Capitolo 4
Il salone era illuminato solamente dalle fiamme del camino. L'urlo di terrore aveva reso la situazione ancora più inquietante di quanto non fosse.
"Qualcosa mi ha toccato!"
Esclamò Manuel che se ne stava in disparte accanto a una finestra.
"Nessuno si muova!"
La voce di Carter rimbombò nella stanza.
"La signora Miller è stata ferita"
Kekoa le stava accanto, si era accasciata su di lei dolorante.
Rafael si avvicinò stando attento a non inciampare. "Dobbiamo spostarla davanti al fuoco"
La posizione della donna non gli permetteva di vedere bene. Non appena tentarono di sollevarla, Madeline si lamentò più forte così Rafael ordinò di lasciarla ferma cercando di capire cosa l'avesse colpita.
"La spalla..."
La voce di Madeline era spezzata. Il medico spagnolo girò dietro il divano insieme a Elettra.
"Santo cielo!"
Anche se con scarsa visibilità, era evidente cosa fosse successo.
"È stata pugnalata alla spalla"
Elettra cercò conferma negli occhi di Rafael senza potere scorgere il movimento del viso, era troppo buio per riuscirci. Si chinò su Madeline che nel frattempo, con l'aiuto di Kekoa, si era raddrizzata.
"Può estrarre la lama?"
Elettra tentava di scrutare l'espressione del medico.
"Se non torna la luce, posso fare ben poco per lei"
Rafael, pur chinandosi, non stabilì l'entità della ferita e non avrebbe mai potuto agire con quell'oscurità.
Odette si alzò dal divano ignorando i rimproveri di Carter e avvicinandosi più rapidamente possibile al dottore.
"Provi così"
La fiamma del suo St Dupon d'oro divampò in un attimo.
"Lo avvicini più possibile"
La donna portò la mano vicino alla ferita permettendo al medico di eseguire una diagnosi più chiara.
Il pugnale, in base al manico, non avrebbe dovuto superare i cinque centimetri di lama e vista la posizione Madeline non rischiava la vita.
"Bisogna comunque tirarlo fuori e suturare"
Rafael non voleva incorrere in complicazioni sgradevoli. "Abbiamo un kit di primo soccorso vicino alla cucina"
La voce di Madeline era tremante
"Ci vado io!"
Solange si mosse prima che la madre la bloccasse.
"Vengo con te!"
Manuel prese l'accendino dalla tasca dei pantaloni della tuta per farle luce attraverso il corridoio buio. Tornarono pochi minuti dopo con il kit di pronto soccorso consegnandolo al dottore.
"Ho bisogno di più luce"
Gli ospiti, però, avevano lasciato gli smartphone in camera dato che quel luogo era rinomato per l'assenza di segnale e il proprietario aveva preferito non installare nessun modem per la connessione ad Internet pur di mantenere il suo chalet incontaminato.
"Un ritorno al passato" Citavano le varie recensioni su Trip Advisor.
Rafael era pronto per operare. Aveva da una parte Manuel, Odette e Logan a fargli luce con gli accendini mentre Elettra e Solange lo avrebbero assistito con la paziente.
"Farà male"
Preparò la donna. Era abituato ad essere sincero con i suoi pazienti. Madeline scolò il bicchiere di Bourbon mono sorso per tentare di stordirsi il più possibile.
"Iniziamo"
Deglutì.
Elettra tagliò i vestiti per dare maggiore visibilità e disinfettò la parte con la bottiglia di scotch facendo sobbalzare Madeline per il forte bruciore. La donna trovò conforto nello stringere la mano di Kekoa la quale non la lasciò un attimo.
Rafael ordinò ad Elettra di premere forte sulla pelle, a destra dell'arma conficcata, lui avrebbe fatto la stessa cosa dalla parte opposta.
"Ci siamo Madeline"
Estrasse senza titubare la lama che fuoriuscì dalla pelle insieme a parecchio sangue. Lei perse i sensi accasciandosi su Kekoa. "Devi fare in modo che stia dritta"
Comandò Rafael con risolutezza preparandosi a suturare la parte.
La bufera incalzava sempre di più durante quella lunga notte, uscire dallo chalet per cercare soccorso risultava impossibile.
"E questo, era l'ultimo"
Rafael tolse i guanti in lattice trovati nel kit d'emergenza disinfettando le mani con il gel. Si strofinò gli occhi provati dalla scarsa illuminazione.
"Sei stato in gamba"
Ascanio gli porse un bicchiere di scotch. Rafael chinò il capo ringraziando l'amico. Poco dopo, la luce tornò e gli ospiti strizzarono contemporaneamente gli occhi per l'improvviso fastidio.
"Arrivare qualche minuto prima, no, vero?"
Rafael ironizzò facendo mezzo giro su stesso e allargando le braccia per poi lasciarsi sprofondare su una delle morbide poltrone.
"Chi è stato?"
Domandò Elettra passando a setaccio gli altri e cercando supporto nello sguardo di Carter che ricambiò.
"Mostrate le mani"
Aveva la voce ferma.
"Ma che sciocchezza"
Secondo Camille Bouchard l'idea rasentava il ridicolo.
"Madame, tra di noi si nasconde un assassino"
Carter mantenne la calma tentando di farla ragionare ma la donna gli voltò le spalle accendendo l'ennesima sigaretta della nottata. Odette si intromise, avrebbe provato a parlarle.
La figlia maggiore sapeva sicuramente come trattare con la madre che, nel frattempo, era uscita dalla stanza.
"Altro da obiettare?"
Il tono più di Carter incontrò ostacolo in un altro degli ospiti.
"Chi le avrebbe dato il distintivo da investigatore privato, signor Lorentz?"
Logan si raddrizzò. I loro sguardi si incrociarono sfidandosi.
"E soprattutto, perché è esonerato dall'essere un indagato?"
Logan Foulgar non aveva intenzione di stare zitto ma Mr.
Lorentz lo esortò a sedersi.
"Devo forse ricordarle che non fornendo un alibi rappresenta uno degli indiziati maggiori per l'omicidio del Signor Miller?"
Carter si guardò intorno, avevano gli occhi di tutti puntati addosso.
"Se consideriamo anche che sua moglie era accanto a Madeline prima che la luce andasse via e prima che la accoltellassero..."
Lasciò la frase in sospeso voltandosi verso la donna ancora seduta accanto alla vittima e notando i suoi grandi occhi scuri fissarlo con terrore.
"Cosa sta cercando di insinuare?"
Logan perse la pazienza.
"Non tiri in ballo mia moglie, lei non farebbe del male a una mosca"
Carter ignorò quelle parole rivolgendosi agli altri e sperando nel loro appoggio.
Poco più lontano, Odette tentava di riportare indietro sua madre facendo in modo che ragionasse. Come immaginava, Camille era una donna troppo arrogante per accettare ogni genere di comando.
"Mamma, ti prego, c'è un assassino e siamo bloccati in mezzo al nulla"
Madame Bouchard sbuffò avvolgendosi nello scialle di cachemire bianco.
"Dobbiamo scappare"
"Ma mamma, non è possibile"
Uscire dallo chalet avrebbe significato andare incontro a morte certa.
"Farò in modo che Gerard mi venga a prendere"
"Per quanto dedito e sottomesso sia, neanche il tuo autista affronterebbe tale tempesta per soddisfare un tuo capriccio"
Camille spinse violentemente la figlia, non tollerava quel tono.
"Dove stai andando?"
La donna non rispose. Percorse il corridoio a passo veloce.
"Eccolo, finalmente!"
Camille aveva trovato il telefono fisso che cercava, era in un angolo dell'ingresso, poco visibile. Alzò la cornetta aspettando di sentire la linea squillare. Sbatté più volte la mano sull'apparecchio che non si decideva a funzionare.
"Non c'è linea, siamo tagliati fuori dal mondo" Sicuramente, il mal tempo ne era la causa.
"Coraggio mamma, andrà tutto bene"
E proprio quando Madame Bouchard si era convinta a seguirla, la figlia notò qualcosa nella mano della madre poco dopo aver appoggiato la cornetta alla parte fissa del telefono.
"Cos'è questa macchia?"
L'afferrò per il polso chiedendo spiegazioni. Camille si guardò il palmo notando la strana chiazza rossa.
"Cielo!"
Esclamò preoccupata.
"é sangue"
Rimasero in silenzio per interminabili secondi.
"Perché la tua mano è sporca di sangue?"
Fissava la madre con sguardo interrogativo. "Cosa diavolo ne so"
Sbottò.
"Non penserai c'entri qualcosa con l'accoltellamento di Madeline?"
Odette abbassò lo sguardo e Camille si liberò con forza della presa di sua figlia.
"Tu sei fuori di testa, come tua sorella"
Camille si diresse verso le scale, aveva necessità di stare da sola.
"Non posso permettertelo mamma. Perdonami"
Odette aggiunse che se non l'avesse seguita di sua spontanea volontà, avrebbe fatto in modo che qualcuno la andasse a prendere per portarla nel salone.
"Ti pentirai di questo"
Camille Bouchard era solita a minacce che si impegnava a portare a termine.
Odette le indicò il corridoio dandole la precedenza.
L'atmosfera che si respirava nel salone era tesa, soprattutto tra Carter Lorentz e Logan Foulgar tanto che Ascanio dovette intromettersi per fare in modo che si placassero.
"Siamo tutti nella stessa posizione e se non ci aiutiamo a vicenda, rischiamo di morire intrappolati come topi"
Le sue parole li aiutarono a ragionare.
"Il signor Lorentz non deve permettersi di accusare me o, tanto meno, mia moglie"
Non accettava che qualcuno toccasse la donna che amava, nemmeno in una situazione così disperata. Kekoa appoggiò delicatamente Madeline alla spalliera del divano e raggiunse il marito.
"Posso parlare in privato con mio marito, signor Lorentz?"
Kekoa abbozzò un sorriso, aveva un fascino semplice e disarmante. Era una donna sui trent'anni, di una bellezza tropicale, aveva la pelle ambrata e lunghi capelli ondulati neri e nonostante fosse coperta da un largo maglione, il suo fisico era proporzionato e snello.
I due si spostarono in corridoio. Quando fecero ritorno in mezzo agli altri, Logan pareva essere più rilassato.
"D'accordo Mr. Lorentz, avrà tutto il nostro aiuto e appoggio"
Gli porse la mano in segno di pace e Carter la strinse con vigore chinando il capo verso Kekoa per ringraziarla. Lei sorrise di rimando.
"Mamma, Odette, finalmente!"
Solange si alzò correndo loro incontro.
"Ho una cosa da dire"
Odette si schiarì la voce, aveva un'espressione cupa. Il suo sguardo incontrò quello della madre carico di rabbia.
"Il telefono non funziona"
Si schiarì la voce.
"Dobbiamo contare solo sulle nostre forze e restare uniti" Odette non aggiunse altro. La madre respirò a fondo mostrando un viso meno duro dato che non aveva divulgato quel segreto.
"Suppongo, debba ringraziarti"
Disse Camille quando la figlia maggiore si avvicinò ma Odette preferì non rispondere. Madame Bouchard si versò qualcosa da bere lasciando le sorelle da sole.
"Cosa sta succedendo? E non mentirmi, non sono stupida"
Odette spiegò alla sorella che la madre aveva la mano sporca di sangue e non era stata in grado di fornirle nessuna spiegazione sensata.
"Non mi fido di lei. Non le è mai piaciuta Madeline. La terrò d'occhio"
Manuel avvisò che Madeline si stava risvegliando così Rafael si avvicinò per controllarle il battito e la ferita.
"Mi sento stordita"
Rafael le spiegò brevemente provocandole ulteriore agitazione.
"Prima il mio povero marito e adesso io... Perché?"
Pianse. Quella disperazione era sensata visti gli eventi ma chi era a muoveva i fili?
"Scopriremo chi si nasconde dietro tutto questo e la pagherà amaramente"
Manuel le si sedette accanto, strinse i pugni mostrando la sua voglia di avere l'assassino tra le grinfie.
"Ha detto di essere stato toccato da qualcosa subito dopo che Madeline fu ferita"
Carter ripensò a ciò che avesse detto.
"Esattamente... Ma più che qualcosa, qualcuno"
Raccontò di aver ricevuto una spallata e quando allungò le braccia per tentare di afferrare il colpevole, andò a vuoto.
"Chi c'era accanto a te prima che andasse via la luce"
Manuel tentò di ricordare.
"C'ero io accanto"
Logan aveva la voce ferma.
"Anche il dottore"
Manuel indicò Rafael che rise in modo sarcastico.
"E lei"
Indicò il lato opposto della stanza, puntando il dito su Madame Bouchard intenta a sorseggiare il suo drink, la quale stava per sbraitare quando incrociò lo sguardo della figlia maggiore che dissentì muovendo leggermente il volto. Camille sospirò profondamente volgendosi verso la finestra e perdendosi nella bufera di neve che si faceva ogni ora più violenta tenendoli bloccati in quell'incubo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top