Capitolo 13
Capitolo 13
"Come ho fatto a non capirlo prima" Logan, pian piano, stava mettendo insieme i pezzi. Avere la canna di una pistola puntata alla testa, non era per nulla confortante ma era troppo preso dai suoi pensieri e non le diede il dovuto peso.
"Da quanto studiate il piano?"
Non attese nemmeno la risposta.
"è articolato e curato nei minimi dettagli per essere improvvisato"
La risata diabolica alle sue spalle, gli diede conferma che le sue insinuazioni erano esatte.
Il gancio della pistola lo colpì. Crollò per terra in un istante.
Nel salone principale, Camille Bouchard sistemava la legna del camino con l'attizzatoio. Era in pena per il rumore avvertito.
"Più la osservo, più mi domando come Miller abbia potuto tradire una donna come Madeline proprio con lei"
Kekoa, stesa sul divano, la fissava con uno strano sorriso di sfida.
"Sciocca ragazza insolente! Se solo non fossi ferita, ti farei vedere che tipo di donna sono"
Camille aveva la bava alla bocca dal nervoso.
"Mi colpirebbe?"
Kekoa non la finiva di provocarla. Madame Bouchard teneva ancora in mano l'attizzatoio, lo strinse forte.
"Smettila o te ne pentirai"
Lo sollevò, portandoselo sopra la testa. C'era tensione tra le due.
"Madame, santo cielo! Metta giù l'attizzatoio"
Manuel entrò nel salone insieme a Carter e Elettra. A quel punto, Camille abbassò l'oggetto in metallo.
"Appena in tempo"
Kekoa si sollevò leggermente. I tre aspettavano spiegazioni ma Camille cambiò discorso.
"Dove sono le mie figlie?"
Temeva per la loro incolumità.
Nessuno di loro seppe rispondere.
"Ho mandato via Solange, avrebbe dovuto essere qui da un pezzo"
L'affermazione di Manuel agitò madame Bouchard.
"Devo andare a cercarla"
La fermarono. Stare uniti era la priorità.
Fortunatamente, pochi minuti dopo, Solange entrò nella stanza e Camille le corse incontro informandosi se stesse bene. Lei annuì.
"Mamma, ho cercato Odette ma non sono riuscita a trovarla"
Era spaventata, tremava.
"Temevo per la tua incolumità e sono tornata"
Camille la abbracciò accarezzandole i lunghi capelli castani ondulati.
Non era ancora scaduta l'ora dell'incontro, quindi, decisero di aspettare.
"Andiamo di là"
Suggerì Odette, anche se per Ascanio la via d'uscita si trovava nel corridoio opposto. Dividersi sarebbe stato più semplice ma più pericoloso. Non avevano idea di come muoversi attraverso i cunicoli, a differenza dell'assassino.
Proseguirono per il lato suggerito dalla donna. L'esplosione aveva distrutto gran parte delle pareti e bloccato una porzione di tunnel.
Era buio. Il fumo li stava intossicando. L'agitazione cresceva sempre di più.
Il fuoco del camino riscaldava il salone mentre l'orologio a pendolo scandiva il tempo che scorreva lento a differenza dell'ansia, rimanere in attesa risultava davvero difficile.
"Puoi accompagnarmi in bagno, Solange?"
Kekoa si toccò la pancia, aveva urgenza di utilizzare la toilette, disse arrossendo.
"Ti sembra il momento questo?"
Camille trovò strana la richiesta ma la figlia la schernì non trovando la cosa per nulla assurda.
"Dai mamma, è ferita e ha bisogno di aiuto"
Sorrise per tranquillizzarla
"Farò attenzione"
Manuel si offrì di scortarle fino alla porta. Avrebbe aspettato fuori che finissero.
Nonostante fosse giorno, il corridoio era scuro. Non c'era elettricità in tutto lo chalet e il clima, all'esterno, era ancora tempestoso.
Manuel controllò che in bagno fosse tutto a posto.
"Tutto vostro"
Uscì, lasciando loro la dovuta privacy.
Al piano di sopra Logan stava lentamente riprendendo i sensi. Non era da solo. Doveva pensare in fretta ad un modo per sfuggire alle grinfie del suo aggressore. Si guardò intorno e l'unica cosa che aveva a portata di mano era il porta fotografie. Cercò di avvicinarlo più che poté senza farsi accorgere. Doveva agire velocemente, non avrebbe avuto una seconda possibilità.
Balbettò qualcosa contorcendosi, lo fece per assicurarsi la presa sul porta fotografie.
"Cosa?"
L'aggressore gli chiese cosa di ripetere, non riusciva a sentire cosa stesse dicendo.
Si avvicinò, chinandosi leggermente per udire meglio... Nello stesso istante Logan colpì l'assalitore con il porta fotografie e questi indietreggiò abbassando l'arma. Logan si alzò rapidamente.
"Fermo!"
Urlò sparando un colpo che Logan evitò agilmente entrando nel tunnel e correndo veloce indirizzandosi con le pareti.
Corse senza fermassi sperando di incontrare una delle maniglie che gli permettesse la via di fuga.
"Hai sentito?"
Ascanio si bloccò. Odette non rispose subito, stava tentando di capire da dove provenisse.
"è troppo vicino, dobbiamo uscire in fretta"
Si mossero nella direzione opposta dello sparo, verso la parte esplosa minuti prima.
Bisognava allontanarsi, né dipendeva la loro vita.
Elettra guardo l'orologio a pendolo, l'ora dell'incontro era passata da sette minuti.
"Basta! Vado a cercare mia figlia"
Camille Bouchard sbottò, non ce la faceva più ad aspettare. Carter la intimò di rimanere seduta, ci avrebbe pensato lui.
"Come può pensarci lei?"
La donna si riferiva, giustamente, alla sua vista carente e sebbene i suoi modi non furono delicati, non aveva torto.
"Vado io"
Elettra si propose alzandosi dal divano ma Carter la afferrò dal braccio.
"è troppo pericoloso. Non posso permettertelo"
Non sapeva chi avrebbe incontrato dentro il tunnel o in una delle stanze dello chalet.
Contemporaneamente, dei passi veloci si avvicinavano sempre più, allarmandoli. Immaginarono il peggio.
Madame Bouchard raccolse l'attizzatoio. "Dobbiamo difenderci"
Nessuno obiettò. Sembrava un'ottima idea. Elettra afferrò un aggeggio simile, una paletta in metallo per la cenere e si avvicinò alla porta.
Stava per colpire ma si bloccò giusto in tempo.
"Logan, accidenti!"
Era affannato.
"è ferito!"
Non ci aveva fatto caso, era stato colpito di striscio dalla pallottola.
"Dov'è Kekoa?"
"Stia tranquillo, la sua mogliettina è sana e salva"
Il tono di Madame Bouchard era più scocciato del solito.
"è in bagno con mia figlia"
"Maledizione!"
Logan posò il porta fotografie e corse verso il bagno, seguito dagli altri, cogliendo Manuel di sorpresa.
"Cosa c'è adesso?"
Spalancò le braccia. Logan non rispose tentando di aprire la porta. Era chiusa dall'interno.
"Kekoa!"
Bussò forte sulla porta in legno.
"Apri subito o la butto giù"
Manuel lo invitò a calmarsi, le ragazze avevano solamente urgenza di utilizzare il bagno. Logan continuò imperterrito.
"Sto per entrare"
Lo guardavano non capendo perché stesse agendo così impetuosamente, però nessuno provò a fermarlo.
Prese la rincorsa, la porta si scardinò alla terza spallata. In bagno non c'era nessuno.
"Com'è possibile!"
Manuel ricordò il passaggio segreto.
Tornarono nel salone, era la stanza più sicura.
"Mia figlia non sarebbe mai scappata in questo modo"
Camille era preoccupata, cosa stava succedendo e dov'era finita sua figlia?
Logan si appoggiò allo schienale del divano respirando a fondo, ansimava.
"Ho una cosa da dirvi..."
Prese fiato.
"So chi ha ucciso Miller, la stessa persona che si nasconde dietro tutto questo..."
Un applauso rimbombò nel salone, proprio sull'uscio della porta.
"Madeline, grazie al cielo sta bene"
Elettra le stava andando incontro ma Logan la trattenne con la mano.
"Sta ferma"
Lo guardò, non capendo.
Madeline sorrise maliziosamente.
"Dovresti dargli retta"
Li scrutò mostrando la mano che prima teneva dietro la schiena "Seduti!"
Aveva una rivoltella.
"Non costringetemi ad usarla"
Portò la leva indietro facendo in modo che il tamburo ruotasse. Il colpo era in canna.
Ci fu un attimo di silenzio, osservavano la signora Miller. Qual era il motivo che l'aveva spinta a uccidere suo marito e compiere dei gesti così efferati?
"Brutta stronza"
Madame Bouchard non si contenne e Madeline la zittì puntandole la pistola dritta in faccia.
"Non sai da quanto tempo ho voglia di farti saltare la testa"
Camille rabbrividì sedendosi. Gli occhi della donna erano carichi di odio.
"Ha intenzione di ucciderci?"
La voce era bassa.
"Piccolo Righetti, sei sempre stato il più sfrontato della tua famiglia ma devo confidarti una cosa"
Ammiccò.
"Sei sempre stato il mio preferito"
Madeline era divertita ripensando agli anni passati e alle volte che il ragazzino scorrazzava indisturbato per lo chalet.
"Cosa vuole da noi? Perché tutto questo?"
Carter andò dritto al punto e la donna ne fu compiaciuta.
"Voglio un jet privato. So che ne possiede uno e sono certa che non avrà obiezioni ad esaudire la mia richiesta"
L'intenzione di Madeline era quella di lasciare il paese e aveva bisogno ci fosse anche lui a bordo per non incorrere in problemi. Ma con quella tormenta in corso, nessun pilota avrebbe mai volato"
"Aspetteremo si calmi la bufera"
Rabbrividirono all'idea di dover stare, chi lo sa quanto tempo, in una stanza con un'assassina però, non vedevano alternative.
Al piano di sopra e più precisamente dentro il tunnel, Ascanio e Odette non ne venivano a capo: erano bloccati e non trovavano una via di fuga. Esausti di camminare in quegli spazi angusti e con il fumo che gli aveva invaso i polmoni, si trascinavano sulle gambe, tossendo di continuo. Gridare aiuto era inutile.
"Guarda!"
Ascanio indicò un tenue spiraglio di luce. Accelerarono il passo dirigendosi verso quella che sembrava essere una porta.
"è aperta!"
Si gettarono per terra respirando l'aria a pieni polmoni.
"Siamo in camera mia, in bagno"
Odette riconobbe la sua trousse sul lavandino e la macchia di sangue poco sotto.
Presero fiato per alcuni minuti prima di scendere al piano di sotto e raggiungere gli altri. Sapevano di essere in ritardo di parecchi minuti. I tappeti attutivano i passi, arrivarono davanti alla porta del salone trovandosi davanti una scena che non avrebbero mai immaginato: Madeline teneva gli altri in ostaggio, sotto tiro con una rivoltella.
Si nascosero dietro il muro giusto in tempo, la donna si era voltata notando uno sguardo diverso di Manuel.
"Cosa hai visto?"
Urlò puntando la pistola contro di lui che riuscì a mentire con una scusa banale.
Ascanio e Odette si mossero piano. Senza fare il minimo rumore, si rintanarono in cucina.
"Dobbiamo fare qualcosa"
Odette tremava. Una mossa falsa sarebbe stata letale, almeno per uno di loro.
Qualche istante più tardi erano nuovamente nascosti dietro il cornicione della porta, pronti per agire.
"Madeline"
Odette entrò nel salone con le braccia sollevate e le mani bene in vista.
"Abbassa l'arma, parliamo"
Si muoveva lentamente verso la finestra attirando Madeline su di sé.
"Sta ferma o ti uccido"
La teneva sotto tiro.
"Se fai del male a mia figlia..."
Camille intervenne ma la donna non le diede importanza.
"Ho detto ferma!"
Odette obbedì, annuendo. Aveva inteso facesse sul serio.
"Dai, ancora qualche passo"
Ascanio ripassava il piano nella mente: Odette avrebbe fatto in modo che Madeline avesse le spalle completamente rivolte verso la porta così da permettergli di coglierla di sorpresa, disarmandola. Aveva con sé una padella.
Odette mosse ancora un passo cercando di parlarle, si trovava quasi nel punto prestabilito.
"Mi hai scocciata"
Madeline stava per premere il grilletto ma Ascanio la colpì alla testa con la padella. Cadde per terra facendo scivolare la pistola che l'uomo raccolse immediatamente.
Manuel e Camille abbracciarono i loro cari. "Dobbiamo trovare Solange e Kekoa"
Elettra suggerì di muoversi per potarle in salvo.
"Kekoa sta bene"
Logan fissava le fiamme scoppiettare.
"Sa dove si trovano le ragazze?"
Domandò madame Bouchard. Lui negò muovendo il capo. Lo squadravano senza comprendere.
Logan camminò verso il tavolo, prese il porta fotografie e si rivolse a Camille.
"Madame, riconosce qualcuno in questa foto?"
La donna la analizzò per poi afferrargliela dalle mani.
"Questa donna con i capelli rossi, è Madeline da giovane"
Aggiunse che quando la conobbe aveva esattamente lo stesso caschetto rosso.
"Di un rosso sbiadito"
La guardò con disprezzo mentre era a terra svenuta. Però, non aveva idea di chi fossero gli altri.
"L'altra donna in foto, quella dai tatti orientali, è la madre della bambina..."
Logan dovette schiarirsi la voce e volse lo sguardo ancora sul fuoco.
"La bambina è Kekoa, mia moglie".
Quella rivelazione li lasciò a bocca aperta.
"Continua a sfuggimi il legame tra Madeline e sua moglie"
Elettra espresse il pensiero comune e poco prima che Logan aprisse bocca, Camille si intromise.
"Oh cielo, è tutto chiaro adesso!"
Lo sguardo dei presenti si spostò sulla donna.
"Kekoa è figlia di Madeline, nata dalla relazione extraconiugale di cui mi parlò Tom il mese scorso"
Borbottò alcuni aggettivi poco adatti ad una donna del suo rango.
"L'ho scoperto solo poco fa"
La voce di Logan era carica di rammarico. Amava quella donna più di sé stesso e, invece, lei lo aveva usato per raggiungere uno scopo.
"Mi dispiace amico"
Carter gli batté la mano sulla spalla lasciandogli il tempo di metabolizzare i fatti.
"Venite a guardare"
Odette mostrava il porta fotografie, era aperto sulla parte posteriore. Doveva essersi rotto nell'impatto.
Lo aprì definitivamente, c'era qualcosa dietro.
"è un foglio"
Disse Elettra incoraggiandola a leggere. "Credo sia una lista"
Odette rimase in silenzio mentre i suoi occhi si muovevano sul foglio.
"Una lista di nomi"
Fece una pausa.
"Ci siamo tutti"
"Che accidenti significa?"
Manuel le strappò il foglio per accertarsi di ciò che diceva.
"C'è altro"
Ascanio mostrò un'altra foto che ritraeva il salone dello chalet datata 1994, ai tempi era tutto diverso.
I coniugi Miller seduti in pole position a capotavola.
"Sbaglio o sono mamma e papà questi?"
Manuel indicò la coppia seduta al tavolo, sulla destra.
"E quella, sono io"
Camille si intromise puntando il dito sulla sua immagine.
"Ci sono anche i miei genitori"
Logan aveva appena guardato l'immagine sgualcita.
"Il ragazzino accanto, sono io"
Si riconobbe.
Studiando la fotografia, notarono che al tavolo c'erano seduti anche Ascanio e Odette adolescenti mentre i più piccoli, Manuel e Solange giocavano sul tappeto insieme ad un'altra bambina dai capelli scuri.
"Lasciatemi indovinare"
Esclamò Carter. "Kekoa!"
A quanto pareva, c'era anche lei quell'inverno.
"E loro?"
Elettra mostrava una coppia molto giovane. "Mi ripetete l'anno?"
"1994"
Odette rispose prontamente.
"Mistero risolto, eravamo io e la mia ex fidanzata dei tempi"
Carter si sforzò focalizzandosi sull'immagine.
"Sebbene la vista non mi aiuti più di tanto, riconosco l'acconciatura che portavo"
La scoperta fu più inquietante che scoprire che Madeline fosse la madre biologica di Kekoa.
Ma com'era possibile che gli ospiti, a distanza di anni, si fossero ritrovati tutti sotto lo stesso tetto?
"Non credo alle coincidenze"
Esordì Carter, ma nessuno attribuiva i fatti ad una banale casualità. Solo Elettra non era presente quell'anno, non aveva mai messo piede allo chalet prima.
Si spremevano le meningi, sembrava davvero essere uno strano scherzo che il destino gli avesse giocato.
"Il destino c'entra ben poco"
Kekoa comparve sulla porta, teneva una pistola puntata alla tempia di Solange.
"Non provare a fare del male a mia figlia"
Camille stava per avvicinarsi ma Kekoa le suggerì di stare buona e zitta.
"La tua voce stridula mi fa venire mal di testa"
Logan la guardava, non disse nulla. Era stato un durissimo colpo che non aveva ancora incassato e trovarsela davanti, armata, non fu facile.
"Lasciala andare"
La voce gli si spezzò in gola.
"Tesoro mio, non intrometterti in faccende che non ti riguardano"
Kekoa lo mise a tacere concentrandosi sugli altri.
"Siamo finalmente giunti alla resa dei conti"
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