[sette]
"Papà quando torna?"
Chiedo a mia madre mentre scendo in cucina, dopo che quasi mezz'ora fa mi ha fatto sentire un verme.
"Forse domani."
Risponde senza guardarmi, mentre è intenta a scrivere qualcosa su un foglio.
"Bene."
Spero che almeno lui non mi rompa le scatole, non dica cose che so già e che mi fanno male.
Giro lo sguardo verso il giardino e vedo che ci sono ancora tutti quei ragazzi, che si divertono, bevono, fumano, vivono.
Le mie gambe vanno da sole e mi ritrovo sulla porta, e lo sguardo vaga in cerca di qualcuno, e quando i nostri occhi si incrociano mi viene la pelle d'oca ricordando ciò che ha fatto poco fa.
Quando c'è lui nelle vicinanze sono più vulnerabile, faccio cose che normalmente non farei, come lasciarmi spogliare da lui.
Il contatto visivo viene interrotto dalla Barbie che si avvinghia a lui, e non mi resta altro che abbassare lo sguardo e soffrire in silenzio.
"Bea stai bene?"
Veronica, la mia salvezza.
"Sto meglio."
Le sorrido, cercando di essere convincente.
"Quella è una stronza, è gelosa e basta."
"Gelosa?"
Chiedo inarcando un sopracciglio.
"Si, di te."
Ma stiamo scherzando?
La Barbie è gelosa perché sono grassa?
"E di che scusa?"
Lei mi guarda e mi sorride complice.
"Di come Mattia ti guarda."
***
Domenica.
Ho diciassette anni appena compiuti e lui li compie oggi.
Non l'ho più visto da ieri, e rivoglio le sue mani su di me.
Mi ha fatto venire la pelle d'oca e i suoi baci sulle mie ferite mi hanno fatto stare bene, forse per la prima volta da secoli.
Pensare poi alla promessa mi fa venire i brividi per tutto il corpo, credevo davvero che si fosse dimenticato di me, di noi, di ciò che eravamo.
Ho nascosto il vestito di ieri in un cassetto, non voglio più vederlo in vita mia.
Troppo dolore, troppo schifo, troppo grassa.
A volte mi chiedo se sto vivendo o sto solo respirando.
Nessuno mi vuole, mi sento inutile, sono un errore della vita, un sbaglio commesso.
A volte ho quella voglia di spaccare tutto, urlare, gridare fino a non avere più voce, fino a non avere più respiro, fino a morire.
Chissà se qualcuno sentirebbe la mia mancanza se sparissi nel nulla, forse nessuno ci farebbe caso, sono sempre invisibile.
Sto male e non posso farci niente.
Entro nei negozi e le commesse mi guardano male, come se fossi un rifiuto.
A scuola mi guardano tutti, e quando passo per i corridoi tutti si allontanano, manco avessi la lebbra.
E questo mi da fastidio più di tutto: non sono malata, non ho i capelli viola, non mi drogo, non sono pazza, sono solo da salvare ma nessuno lo capisce.
Nessuno sa la verità finchè è troppo tardi, quando tutto è perduto e tanti saluti.
Dovrei aggrapparmi a qualcuno per sopravvivere, per non crollare, ma sono sola con i miei demoni.
Lui mi ha detto di non tagliarmi più, di non cedere, ma come faccio se nessuno mi da la forza di alzarmi?
Da sola non ci riesco, qualcuno mi deve prendere per mano e stringermi forte, e sussurrarmi che non sono sola, che sono forte e che mi salverò.
***
Sono rinchiusa nella mia stanza, protetta dal muro che solo lui è riuscito a scavalcare.
Davanti a me ho la lametta, la mia unica amica, mi tremano le mani, gli ho promesso che non l'avrei più fatto, ma non ci riesco.
Sono persa nei miei pensieri quando senti bussare alla porta, nascondo la mia amica appena in tempo.
"Tesoro che fai tutta sola?"
Mi chiede mia madre, come se fosse una novità la mia solitudine.
"Penso."
A come farla finita.
"Ah lascia stare, perché non vai a fare gli auguri a Mattia?"
"Che?"
La guardo sconcertata.
"Ieri lui è stato gentile, vai a ricambiare dai."
Come se fosse facile, stargli davanti e far finta di niente, fingere che non ci sia niente.
"Non penso sia il caso, magari è con la sua ragazza."
Cerco di convincerla, non voglio ritrovarmi la Barbie davanti.
"Non fare storie, muoviti."
Ed esce dalla mia stanza con un diavolo per capello.
Ma perché tutte a me?
Fa caldo e non so cosa indossare che non mi faccia sembrare un pasticcino.
Odio questo grasso.
Odio me.
***
Sono davanti casa sua e vorrei scappare.
È tardo pomeriggio, magari lui è uscito.
Proprio in quel momento la porta di casa sua si apre e ne esce la Barbie avvinghiata a lui, mentre lo riempie di baci.
Provo una fitta alla stomaco e il mio cuore marcio inizia a pulsare violentemente.
Mi sposto in modo che non mi vedano e cerco di tornare a respirare normalmente, chiudendo gli occhi e appoggiandomi al muro della casa.
"Bea?"
Per poco non urlo dallo spavento, apro gli occhi e me lo ritrovo davanti, sorridente e sorpreso.
"Che ci fai qui?"
Mi chiede alzando un sopracciglio.
"Oh, io ero venuta..a farti gli auguri."
Mando giù il groppo che ho in gola, troppo dolore, ora me ne posso tornare a casa.
"Beh, grazie."
Dice, e non smette di fissarmi.
"Bene, allora vado."
Dico velocemente e mi stacco dal muro, ma lui mi blocca un braccio prima che io riesca a fare un passo.
"Non vuoi salire?"
Mi dice mostrando un sorriso malizioso.
"Che?"
Chiedo confusa.
"Abbiamo diciassette anni Bea, la promessa."
Dice, e mi iniziano a tremare le gambe.
"Si, beh."
Farfuglio, perché non so cosa dire, se non ci fosse lui a reggermi sarei già crollata a terra.
Si avvicina di più a me, ora posso sentire il suo respiro sul mio viso.
"Non vuoi mantenerla?"
Soffia sulle mie labbra, è tremendamente vicino, e non ho la forza di spostarmi.
"Io..ecco."
Come faccio a parlare con lui a due centimetri di distanza?
In questo momento non so neanche come mi chiamo.
"Mi piaci quando ti imbarazzi."
Sorride e si allontana da me, lasciandomi respirare l'aria e non il suo profumo.
"Comunque abbiamo tempo."
Dice infine.
"Tempo?"
Chiedo incerta, ho ancora la pelle d'oca.
"Si, per quello che dobbiamo fare."
Deglutisco, non penso di farcela, non reggerò a sentirlo abbracciato a me.
"Anche se vorrei farlo il prima possibile."
"Sei fidanzato."
Dico, sperando di fargli cambiare idea.
"E quindi? Non me ne frega niente di lei."
Dice alzando le spalle.
Rimango sorpresa, non può veramente aver detto così, anche se stiamo parlando della Barbie odiosa e stronza.
"Non guardarmi così, ci usiamo a vicenda e basta, non c'è sentimento."
Dice sicuro.
"Vi usate a vicenda?"
Chiedo con voce tremante.
"Si, io non la amo e lei non ama me."
"Ma lei prova qualcosa per te."
Altrimenti non mi avrebbe lanciato la coca cola addosso.
Lui sbuffa e alza gli occhi al cielo.
"È possessiva, ma non mi interessa di lei, non più."
Dice, e mi guarda negli occhi, provocandomi brividi per la schiena.
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