[sedici]
+scusate per il ritardo ma sono stata super impegnata.
spero che il capitolo vi piaccia ugualmente.
++avverto che stiamo andando verso la conclusione, finalmente.
+++quando concluderò questa storia, se così si può chiamare, la riguarderò e cercherò di migliorarla, non so, vorrei scriverla meglio ma credo di essere negata.
sarebbe utile una beta, che ricontrolla e aggiusta, quindi chi si vuole offrire ahah.
sto sempre a elemosinare io, vabbè.
oppure semplici consigli, fate voi.
Le mani mi tremano, sono agitata, sto per fare qualcosa che ho sempre tollerato poco e che mi rovinerà.
Ma alla fine, c'è sempre una prima volta per tutto, e qualche cazzata adolescenziale devo pur farla.
Anche se tutto questo è per colpa sua.
Apro il pacchetto e tiro fuori una Marlboro, non sapevo quale marca scegliere, per me una vale l'altra.
Frugo in tasca e trovo l'accendino rosa della Bic che ho comprato poco prima e lo sistemo sullo scoglio.
Osservo ciò che ho nell'altra mano e l'appoggio tra le mie gambe.
Analizzo la sigaretta e me la metto tra le labbra, mi accetto che l'accendino funziona e provo ad accenderla.
Sbuffo per la mia goffaggine e decido di bere prima una bella sorsata di birra.
Il liquido freddo mi attraversa la gola e mi viene la pelle d'oca.
Riprendo in mano l'accendino e infilo la sigaretta in bocca, e si accende.
Non so come funziona esattamente, inspiro e dopo due secondi sento un pesante groppo il gola che mi costringe a tossire come un turco.
Non riesco a smettere, non mi passa, mi sembra di soffocare.
Dopo qualche attimo riesco a calmarmi e riprovo, facendo più attenzione.
Tossisco ancora ma molto meno.
Ora alterno un tiro a un sorso di birra.
Mi piace.
Mi piace farmi male in questo modo.
Sento dei passi avvicinarsi sempre di più, la paura mi sale per le vene ma faccio finta di nulla.
«Ah, sei tu» quella voce mi fa deglutire e sbiancare allo stesso tempo.
Avrei preferito fosse la Barbie, avrebbe visto che non sono debole.
Lui si siede di fronte a me, senza problemi, io continuo ad avere lo sguardo basso, verso le onde che si infrangono sulle rocce e la sigaretta ormai quasi finita tra le dita e la bottiglietta di birra ai miei piedi.
Lo vedo inclinare la testa e assumere un'espressione perplessa e confusa «stai..fumando?» chiede con tono incredulo storcendo la bocca.
Alzo le spalle, credo sia ben evidente.
Vorrei dirgli che è per colpa sua che sono finita in questo modo, ma me ne sto zitta.
Non ha senso dipendere da qualcuno quando questo qualcuno se ne frega e vive la sua doppia vita.
«Che stai combinando?» mi chiede in tono accusatorio.
Mi volto verso di lui e lo guardo seria «vivo la mia vita»
«Buttandola via così?» inarca un sopracciglio e indica la mia sigaretta.
Sbuffo seccata «non diventerò una drogata se questo ti può far stare meglio, ma ne dubito»
«In effetti, mi fa stare meglio» sospira e guarda davanti a sè, l'infinito del mare.
«Vivo la mia vita come mi pare, come fai tu» rifletto ad alta voce e subito dopo strizzo gli occhi.
«Che vuoi dire?»
«Non far finta che vada tutto bene, non fare finta di non aver capito» sussurro e inizio a torturarmi le mani.
«Intendi dire..noi due?» dice cauto.
«Tu che dici?» ribatto «hai una ragazza, bella, magra, perfetta e poi baci me, grassa e inutile, ti sembra poco?» mi sfogo con le lacrime che minacciano di uscire «io sono stufa, datti una regolata»
«Mi stai chiedendo di scegliere?» ribatte lui, fissando i miei occhi blu.
«No» mormoro fredda «non ho bisogno di sentirmi uno schifo più di così» butto la cicca in mare, in piena fase di maleducazione e lancio la bottiglia di birra, che si frantuma tra gli scogli.
Mi alzo di scatto, e senza degnarlo di uno sguardo mi incammino verso la casa.
Lui segue i miei gesti ma non fa nulla, non parla, non mi ferma, non mi fa cambiare idea.
Si alza un venticello che scompiglia i miei capelli lunghi, sento l'aria entrarmi nelle ossa e rabbrividisco.
«Potrei stupirti» sento urlare, ma non mi giro, voglio immaginare che lui non esista «potrei scegliere te» parole sussurrate, perse nel vento.
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