8 Magie, promesse, paure

Il tragitto da casa loro all'Ateneo era stato breve, quattro fermate di Metropolitana...casa loro...a Brooke pareva ancora un bel sogno...ed invece era vero. Dirigendosi alla Columbia University di New York, dove avrebbe assistito, a sorpresa, a una lezione del suo amato professore, si soffermò a riflettere sulle ultime settimane.

Appena Banner aveva potuto togliere i punti alla ferita inferta da Kratos, aveva traslocato, e non ci era voluto molto tempo. Era bastato un unico viaggio fra Park Avenue e Washington Heights con il Maggiolino verde stipato all'inverosimile di un paio di grandi valigie e scatoloni, riempiti grazie all'aiuto dei genitori che si erano mobilitati con cartoni e scotch marrone, per impacchettare i suoi effetti personali: abiti, scarpe, libri e qualche oggetto, di cui pensava di non poter fare a meno.

I Brown non avevano fatto un dramma della sua dipartita, fazzoletti a parte al momento del commiato proprio il giorno del trasloco. Sua mamma passava a trovarla spesso, con una borsa frigo zeppa piatti prelibati in contenitori d'alluminio, che poteva conservare in freezer e scongelare a piacimento; si era informata, carinamente, sui gusti del professore, per cucinare pietanze che incontrassero anche il suo favore, ed approfittava di quei momenti per fare due chiacchiere in confidenza con sua figlia...la vedeva felice...al settimo cielo!

Lei stessa aveva sempre immaginato che vivere con Bruce sarebbe stato splendido ed aveva avuto ragione; ripensava, continuamente, alle parole di Loki, alla storia del grande cuore...quello di Banner era di dimensioni esagerate. Affettuoso, altruista, la coccolava in ogni circostanza e avevano trovato un equilibrio perfetto, nella convivenza.

Quando il suo ragazzo era impegnato con le lezioni, la bruna si recava nell'appartamento dei genitori per scolpire. Gli teneva, viceversa, compagnia in laboratorio durante i momenti di lavoro al Quartier Generale con Stark...ed utilizzavano il metodo di quest'ultimo per l'allenamento: cercare la serenità e lo svago mentale, che, per loro due, aveva un unico significato...stare insieme.

Si era esibita con i colpi d'incanto, sempre più potenti, esclusivamente per il compagno e più volte, alla spiaggia degli Hamptons, poiché non c'era stata la necessità di accompagnare gli Avengers in operazioni o missioni.

Sulla scia dei pensieri felici, raggiunse il lato occidentale di Manhattan, ove si stagliava la Columbia University, scendendo dal treno all'omonima fermata sulla 116esima Strada.

Camminando all'interno del Campus, incrociò la notevole Low Library - la Biblioteca Universitaria - uno degli edifici più scenografici e affascinanti dell'intera struttura, con le sue maestose colonne e la meravigliosa cupola.

Attraversò il piazzale quadrangolare, nei pressi dell'ingresso principale, caratterizzato da un'insolita pavimentazione realizzata in mattonelle rosse, muovendosi come una qualsiasi studentessa fuori corso, respirando l'aria tipica dei grandi atenei americani. Grazie alle conoscenze di suo padre, aveva preso la prima laurea e studiava per la seconda, dando gli esami a casa oppure on line...la vita nel Campus le parve eccitante, entusiasmante!

Si diresse, a passo svelto, verso il padiglione della Facoltà di Biochimica, individuato sulla mappa dell'istituto. Aveva sbirciato nello studio di Bruce e trovato l'orario delle lezioni oltre alla denominazione esatta del corso che teneva.

Ricevette tante occhiate maschili, nel lungo corridoio che portava all'aula che stava cercando; la facoltà era a numero chiuso, gli studenti si conoscevano tutti, almeno di vista, e tra loro vi erano poche ragazze. Nessuna attraente come lei...gli stessi sguardi interessati che riscosse, entrando nell'aula, a forma di semicerchio, coi banchi posti su alte gradinate di fronte la cattedra, a cui Banner, già all'opera, era poggiato col sedere, pantaloni beige e camicia lilla chiaro con le maniche arrotolate, un testo in mano, gli occhiali da lettura sul viso.

Si diresse al banco vuoto in prima fila - estremamente sexy e femminile nell'elegante abito nero coi profili bianchi, che aveva su il giorno dell'evocazione - mentre il professore la fissava...con stupore, sulle prime, e pure con sorriso splendente che tentò di trattenere, dopo.

La Brown gli strizzò l'occhiolino e si mise seduta composta, ascoltando, con attenzione, la lezione appena cominciata.

Gli allievi, passata l'iniziale curiosità, si abituarono alla sua silenziosa presenza. Il professore spiegò per circa un'ora, introducendo, successivamente, la parte dedicata alle domande.

Si svolse un breve dibattito, fino a che, a ridosso del pranzo, Bruce salutò i suoi studenti, dando loro appuntamento alla volta successiva.

Alcuni, tuttavia, riempiti gli zaini e prese le giacche, scesero i gradini dell'aula come furie, per porgli altri quesiti, infervorati dalla materia che volevano approfondire 'Signori...è stato un piacere, come sempre...ma ho un appuntamento'.

Arrossendo fino alla punta delle orecchie, aveva visto Brooke mettersi in piedi per raggiungerlo vicino alla cattedra. Le tese la mano che lei agguantò, avvicinandosi e poggiandogli la destra sul petto 'Lezione interessante, professor Banner, sei bravissimo' orgogliosa, sentì una carezza sui fianchi e, di nuovo, la voce di Bruce 'Vi presento Brooke, la mia fidanzata'.

Passato un attimo di lieve disagio, un ragazzo sui vent'anni, alto, rosso di capelli, sparò una battuta che fece ridere gli astanti, abbassando il livello di imbarazzo 'Hai capito il professore! La solita fortuna! Mi prenoto, casomai avesse un'amica altrettanto carina da farmi conoscere'.

'Puoi dirlo forte, Jack' l'uomo, che conosceva i nomi di tutti i suoi allievi, rispose per le rime, sulla linea della simpatia 'per l'uscita a quattro, evitiamo'.

'Mai una gioia!' il giovane alzò gli occhi al cielo, salutando e uscendo dall'aula, insieme al piccolo gruppo di colleghi, lasciandoli soli.

'Manca qualcosa...' lei lo sollecitò, sbattendo le ciglia, e Banner si chinò, per rincorrere le sue labbra con le proprie.

'Sei soddisfatta?' le domandò, ammiccante.

'No, non basta...' fece un passo indietro, aprì le mani, rivolgendo i palmi verso l'alto e produsse un cuore rosa che si depositò sul torace di Bruce, all'altezza del suo muscolo cardiaco, sopra la camicia viola chiaro.

'Mi fai impazzire con i tuoi cuoricini...più con queste!' si ritrovò a succhiarle di nuovo le labbra, a tenerle nelle proprie, avvinto dal desiderio di impossessarsi anche della sua anima, stringendola in un abbraccio travolgente, catturato in lei, con l'intero corpo.

'Grazie per la sorpresa, non me lo aspettavo...' le palesò, col fiato corto.

'Te lo avevo promesso e mi mancavi; non mi andava di scolpire, oggi...il mio ultimo lavoro mi ha dato talmente tanta soddisfazione da avere difficoltà a trovare un altro soggetto valido da riprodurre' si riferì alla testa di Bruce-Hulk, che aveva il posto d'onore nel soggiorno della loro casa.

'Ti posso invitare a pranzo? Con gli hot dog del Campus ti leccherai i baffi e farò un figurone!' propose.

'Diamine...sono venuta appositamente!' commentò, entusiasta davanti ai mega panini che offriva il chiosco limitrofo alla Biblioteca. Parevano persino più gustosi di quelli venduti sotto l'Empire State Building.

Si erano accomodati, a terra, sul curato prato all'inglese dell'Università, all'ombra di un grande cipresso dalla folta chioma.

Banner si era seduto con la schiena appoggiata al tronco e la Brown fra le sue gambe, con la testa sulla sua spalla.

'Mangia piano' all'ennesimo boccone enorme, Bruce le strappò l'hot dog di mano 'sei peggio di Bucky...'.

'Prepotente! Mai...ridammelo' lei si difese e tentò di riprenderlo, sotto minaccia 'Ti lancio un colpo d'incanto'.

'Per carità' il professore lasciò il maltolto e la bruna lo afferrò, per rimetterlo in bocca, aprendo le labbra come le fauci di una fiera.

'Sei meno carina del solito...' la rimproverò, dandole un bacino sul collo, giocoso.

Al tocco della pelle di Bruce, lei ebbe un tuffo al cuore. Oscillò in avanti, con un brivido gelato lungo la schiena e i peli dritti sull'epidermide, emettendo un lamento.

Il braccio del professore la cinse, con forza 'Visione brutta?'.

Non rispose, incerta se rivelarne il contenuto, il respiro affannato come mai.

'Dimmelo, per piacere, non farmi preoccupare' poggiando il proprio panino a terra sul tovagliolo, le girò il viso verso di sé e insistette.

Brooke aveva gli occhi lucidi di una felicità assoluta 'Non spaventarti...ho visto solo un frammento di immagine, nessun viso. Ma...eravamo noi due, ne sono certa, io ero con questo stesso vestito indosso, e le nostre mani avevano le falangi intrecciate, come facciamo sempre...erano appoggiate sul mio pancione...ero incinta e noi sposati, perché, agli anulari, avevamo due fedi di oro giallo' lo disse, con tenerezza infinita, curiosa della sua reazione, che non tardò ad arrivare.

Bruce la guardò, scoppiando in lacrime come un bambino, un'esplosione di gioia in petto 'Mi fai scoppiare pure il cuore, Little Witch! Non vedo l'ora...ti amo' scoppiò, invece, nel suo abbraccio, con il volto nascosto fra i suoi capelli, assaporando la sua donna, nelle narici il profumo di sandalo e vaniglia.

'Ti amo, professore...mi porti a casa? Vorrei che la premonizione si realizzasse prima possibile...rinuncio addirittura all'hot dog!' si alzò in piedi, invitandolo a seguirla, repentinamente.

***

Le loro labbra erano legate, i loro corpi erano legati...soprattutto le loro anime erano legate.

Rimasero legati l'intero pomeriggio, fino a serata inoltrata, sul talamo della camera padronale.

Vezzeggiandosi fra le lenzuola, come una micetta, Brooke lo interloquì 'Sei stato bravo...ottime performance, data la tua età!'.

Subito le arrivò un pizzicotto su una natica 'Se non la smetti di offendermi, non mi concederò mai più, per le tue maratone di concepimento...'.

'Troverò un altro, allora e senza capelli bianchi' la mano destra corse fra i riccioli sale e pepe, scompigliati 'sembri un porcospino'.

'Sei mia, Little Witch' la bocca di Bruce, amorevole, volò a lambirle l'incavo fra i morbidi globi su cui spiccavano i boccioli rosati.

'Sì, amore, e tu sei mio...ci saranno problemi, per la trasmissione della distrofia muscolare di cui soffrivo oppure dei nostri, ehm, poteri al bambino?' chiese, passandogli la punta delle unghie sul petto.

Banner rifletté, prima di sbilanciarsi 'Più probabile per la distrofia, ma in tal caso, esiste il farmaco che ha scoperto tuo padre; non sono sicuro, ma credo di no, per le nostre' rise 'abilità...faremo ogni accertamento possibile, come qualsiasi altra coppia, comunque, quando sarà il momento, per stare più tranquilli...'.

'Mi pare un'ottima idea. Bruce, ascoltami bene. La visione è stata molto intensa emotivamente, credimi, la più toccante che abbia avuto. Finora le premonizioni si sono avverate, nessuna esclusa, per cui...non diciamo nulla ai miei genitori e ai nostri amici, prima di avere la certezza che sia rimasta incinta e che il bambino stia bene' lo pregò.

'Certo, con me sfondi una porta aperta, sai quanto sia riservato...' le sfiorò il contorno del viso col dorso della mano 'Sei angosciata, per qualcosa in particolare?'.

'E' che' prese un respiro 'ho sempre creduto che avrei vissuto segregata per via delle mie peculiarità...invece, quando ci siamo conosciuti, è iniziata la nostra favola e...la sera che mi hai fatto danzare, sotto la Metro, ho pensato che era il tempo perfetto perché avevo incontrato te ed eravamo in due...Fra poco saremo in tre e mi sembra impossibile, troppo bello per essere vero...'.

'Però lo è...' sussurrò Bruce 'e tu sei bella, forte, coraggiosa...sei Little Witch, la mia piccola strega...'.

'Grazie, mostro verde...' alzò la testa, per posargli un bacino sulla punta del naso.

'Ho un regalo per te!' Banner si girò, aprendo il cassetto del comodino, da cui trasse un pacchettino.

Brooke, curiosa, messasi a sedere, strappò la carta a pois dell'involucro, con un'esclamazione di sorpresa.

'E' per la porta d'ingresso di casa nostra. Ti piace?' aveva fatto realizzare un'insegna composta da due lettere b, le iniziali dei loro nomi, in legno dipinto, una di verde e l'altra di rosa, unite da un minuscolo cuoricino, anch'esso della sfumatura dei colpi d'incanto lanciati dalla ragazza.

'E' un pensiero dolcissimo...' lo ringraziò ancora, stavolta con lo schiocco di un bacio sulla labbra 'in effetti, i nostri nomi e cognomi iniziano con la b...forse non è un caso...vediamo come ci sta?' senza nemmeno aspettare la risposta, stupendolo, si catapultò, completamente nuda, ad agganciare il regalo sull'uscio, fregandosene di poter essere vista da chicchessia.

'Brooke...aspetta...' il professore si precipitò, seguendola. Voleva fermarla, ma era stata tanto spontanea che soprassedette, godendo dello spettacolo del suo corpo spogliato nel ballatoio del pianerottolo.

'Allora? Che ne dici?' la Brown fissava la decorazione sulla porta.

'Proprio niente male' Bruce, pure lui nudo come un verme, poggiato allo stipite, con la schiena, la rimirava, con sguardo languido e gli ormoni nuovamente in subbuglio 'non ho mai visto nulla di più sexy in vita mia...' la apostrofò, udendo il ronzio che preannunciava l'arrivo dell'ascensore 'e non voglio che lo veda nessun altro' in fretta, si abbassò sulle ginocchia e la prese in braccio, chiudendosi l'uscio alle spalle e depositandola direttamente sul letto, con una battuta, intanto che la bruna, ridendo a crepapelle, gli tappava la bocca con un bacio 'mi farai venire il colpo della strega...sono troppo vecchio per certe cose'.

***

'Insomma, ancora niente...' Bruce accarezzò il pancino liscio di Brooke da sopra la stoffa verde dell'abito corto a mezze maniche col colletto di pizzo bianco che indossava, nel corso dell'abituale passeggiata domenicale al mercatino organizzato nel loro quartiere. Camminavano fra le bancarelle di frutta e verdura a chilometri zero, di spezie, miele, formaggi; c'era anche qualche espositore di libri e oggetti vintage.

'Test di gravidanza, negativo...fretta, professore? Ti manca il terreno sotto i piedi?' lo prese in giro; erano passati quattro mesi dalla sua prima visione del futuro radioso che li attendeva e speravano di realizzare al più presto il loro sogno comune.

'Detesto aspettare...un succo di frutta biologico?' indicò un banco, dove facevano eccellenti spremute 'le vitamine fanno sempre bene'.

'Volentieri...' avvicinandosi per sceglierlo, notò, con la coda dell'occhio, il proprietario di un cane di taglia medio grande, un labrador retrivier, che, a una decina di metri da lei, faticava a tenere a bada l'animale e tentava di bloccare la spinta che quello voleva darsi, per liberarsi del guinzaglio.

L'uomo, di mezza età e di corporatura normale, all'ennesimo strattone, mollò la presa sul laccio, emettendo un grido e richiamando la bestia a sé, senza alcun effetto.

Banner intercettò l'interesse del labrador; puntava, con chiarezza, un bambino biondo di circa quattro anni che passeggiava mano nella mano con la mamma, mangiando zucchero filato da un bastoncino di legno 'Cristo santo' bisbigliò, valutando sia l'opportunità di trasformarsi in Hulk - circostanza per cui gli sarebbe occorso un tempo troppo lungo per difendere il ragazzino - sia di fargli da scudo col proprio corpo, andando incontro, di certo, all'aggressività del cane, la cui bava già colava dai denti aguzzi che stava mostrando.

Nella frazione di secondo in cui si spostò verso il piccolo, fra le urla degli avventori del mercato e della madre del bimbo - che aveva avuto la stessa idea del professore e lo aveva immediatamente preso in braccio, voltandosi di schiena e muovendosi per sfuggire alla certa aggressione - udì la voce della Brown 'Ci penso io, resta dove sei'.

Ammonendolo, mosse le mani davanti a sé, ed un colpo d'incanto rosa, una sfera di piccola ma di potente portata, scaraventò il labrador al lato opposto. Il guaito spaventoso risuonò nello spazio aperto, sotto gli sguardi incuriositi e rasserenati dei presenti.

'Brava, ottimo lavoro...' Bruce si complimentò, considerando che la situazione fosse sotto controllo e pure l'opportunità di allontanarsi alla svelta, per evitare domande imbarazzanti.

Non poterono svicolare; la madre del piccolo, una giovane in tuta da ginnastica, messolo a terra, abbracciò Brooke, ringraziandola, quasi con le lacrime agli occhi.

Fra il capannello di persone limitrofe, si fece strada il proprietario del cane, che, constatato che l'animale avesse solo perso conoscenza, si era adoperato per scusarsi con la mamma del biondino 'E' la prima volta che accade una cosa del genere; il mio labrador è sempre stato di indole pacifica, ama i bambini. Ha avuto una reazione inconsulta, inspiegabile...'. Si era giustificato in mille modi, mortificato.

Banner si distrasse dalla conversazione, osservando uno stormo di una decina di rondini che si sfracellava contro il vetro anteriore di un furgone rosso, parcheggiato accanto al marciapiede dove si trovavano. Il tonfo e gli schizzi di sangue provocarono altre grida e allarme negli astanti.

Il professore fece due più due e si allarmò 'Dobbiamo andare, buongiorno'. Prese la bruna per la mano, correndo verso la carreggiata della strada, per chiamare un taxi, che si accostò venti secondi dopo. Diede all'autista l'indirizzo del Quartier Generale, con un profondo sospiro.

'Che succede? Sei pallido...' lei non lo aveva mai visto in quello stato e si preoccupò, moltissimo.

'Ascoltami...l'atteggiamento aggressivo ed anomalo del cane e il volo suicida degli uccellini...credo che il problema sia nel campo elettromagnetico intorno alla Terra...' spiegò, impaurito, prendendo il cellulare dalla tasca della giacca, avvisando Stark che si stava recando alla base e di farsi trovare lì.

La Brown, in pena, toccò il ciondolo a forma di pentacolo che portava al collo, con un gesto che si augurò scaramantico.

'Ciao...' Tony li aspettava all'ingresso del New Avengers Facility, più esangue del fratello scienziato. Appena pagato il conducente dell'auto gialla, che sfrecciò via come un razzo dalla strana struttura, iniziò a parlare, agitato 'E' come dici, avevi ragione, ed è un disastro'.

'Un disastro cosa? Non teneteci sulle spine' intervenne il Capitano, che aveva attraversato la città con la Harley insieme a Barnes, a tutto gas, e era in piedi nella sala in cui si svolgevano le loro riunioni informali, una grande stanza dalle pareti in cristallo antiproiettile, al centro un tavolo ovale di legno chiaro e poltrone di pelle scura, che confinava con il laboratorio scientifico.

'Siamo al completo' Natasha li salutò, entrando per ultima e indicando Thor, che atterrava col martello nel cortile antistante.

'Raccontagli ciò che hai notato' Stark esortò Bruce, che aveva preso posto accanto a Little Witch.

'Il magnetismo terrestre è un fenomeno fisico naturale presente da sempre sulla Terra, che ha due poli magnetici, non coincidenti con quelli geografici; l'inversione dei campi magnetici è anch'essa un evento ordinario, di cui l'uomo nemmeno si accorge' Banner chiarì 'tuttavia, se l'inversione è repentina e radicale, provoca degli effetti, dà dei segni premonitori, e, di solito, sono comportamenti eccezionali di alcune specie animali'.

Brooke lo aiutò 'Oggi, mentre passeggiavamo al mercatino vicino casa, un cane mansueto ha tentato di aggredire un bambino, e, cinque minuti dopo, uno stormo di rondini si è suicidato contro il parabrezza di un camioncino parcheggiato a fianco a noi...'.

'Per orientarsi durante il volo, gli uccelli utilizzano una sorta di bussola biologica all'interno degli occhi, che permette loro di percepire il campo magnetico terrestre. Bruce ha avuto una valida intuizione; ho contattato, immediatamente, l'Istituto Nazionale di Geofisica, che monitora i movimenti tellurici e quanto accade nel nucleo terrestre e' Tony si mise una mano sulla fronte 'due ore fa c'è stata una modifica importante all'interno della discontinuità di Gutenberg, un terremoto di potenza mai registrata'.

'Come? E' impossibile!' Banner si alzò dalla seggiola, reggendosi con le mani al bordo del tavolo, le nocche diventate bianche dall'agitazione con cui vi si aggrappava.

La bruna lo prese per un braccio, obbligandolo a ritrovare la calma e a rimettersi seduto.

'Noi siamo profani...' si lamentò Bucky, cercando di comprendere.

Stark illustrò 'Scusa: dentro il globo terrestre, esistono zone dove si osservano alcune modificazioni brusche della velocità di propagazione delle onde sismiche. Non parliamo di un terremoto che tocca la crosta terrestre e che fa crollare gli edifici, ma di una movimentazione a migliaia di chilometri di profondità. Le zone chiamate discontinuità delimitano i differenti grandi involucri della Terra.

Quella di Gutenberg è situata a circa tremila chilometri sotto la crosta medesima, e segna il limite fra il mantello inferiore e il nucleo esterno...'.

'E quindi, qual è la conseguenza dell'anomalia, animali a parte?' domandò la Romanoff.

'Le onde sismiche stanno facendo raffreddare il nucleo terrestre...Nat, il campo magnetico, generato dalla rotazione della Terra le fa da scudo ed è attivo proprio grazie al nucleo, proteggendola soprattutto dalle tempeste solari e dai brillamenti, i flares; se ve ne fossero di notevoli, col rallentamento, e senza il campo a fare da barriera, in pochi minuti, il pianeta verrebbe...arrostito, carbonizzato...non avremmo scampo' Bruce lo disse, con amarezza.

'Cosa possiamo fare?' chiese Rogers, attonito 'Accediamo a incredibili tecnologie, una soluzione ci sarà'.

'Dovremmo pensare a rimettere in moto il nucleo ma la potenza richiesta, a mia memoria, non esiste...' mormorò Tony.

'E monitorare le movimentazioni solari' aggiunse Bruce 'giorno e notte, anche se potrebbe non servire...la frequenza dei brillamenti varia da molti in una sola giornata, quando il Sole è particolarmente attivo, a circa uno alla settimana, quando invece è quieto, come si dice in gergo. Ci vogliono ore o persino giorni per innescarsi, ma l'eruzione solare vera e propria impiega pochi minuti per rilasciare la sua energia...e come per i terremoti o per le eruzioni vulcaniche, è impossibile poterli prevedere'.

'Caspita...staremo all'erta, pronti a entrare in azione...' Thor aveva il volto scuro, era evidente che non ci fossero risoluzioni immediate.

'E' un problema che coinvolgerà gli scienziati dell'intero pianeta, speriamo che ne venga fuori qualcosa...anzi, mi hanno invitato ad un simposio per discutere delle questione a Vancouver, in Canada. Professore, ci vogliono entrambi; è per domani, fai le valigie' Stark informò il collega, vedendolo scuotere la testa.

'Vai tu e ragguagliami; mi farai leggere i tuoi appunti, preferisco soprassedere' Banner fu deciso; non avrebbe lasciato New York e Brooke, per alcun motivo al mondo. Le scoccò un'occhiata che valse, ai presenti, più di mille parole e Tony non insistette.

'Teniamoci in contatto, per qualsiasi evenienza' li ammonì il Capitano, salutandoli.

'Bruce...forse era meglio avessi acconsentito alla richiesta di Stark di accompagnarlo' la bruna, rimasta in religioso silenzio per l'intero tragitto in taxi dal Quartier Generale a Washington Heights, rientrata in casa, non si trattenne 'ho capito che l'hai fatto per me...andrò a dormire dai miei genitori, così starai tranquillo...'. Separarsi da lui era l'ultima cosa che voleva, ma la situazione era grave e il suo ragazzo...un genio e un Avenger!

Si ritrovò sospinta dalle sue mani sui fianchi, verso il divano più grande del soggiorno, sulla chaise longue; la fece stendere e le si piazzò sopra 'Piccola strega...nessuno mi ruberà un minuto da trascorrere con te...' soprattutto ora, che la sopravvivenza del nostro pianeta è legata ad un filo, rifletté.

'E' per la visione?' lo interpellò.

'In parte, forse. E' per noi, per la promessa che ti feci, quando ti dissi che non eri sola...' ammise, fissandola negli occhi cerulei, che gli avevano letteralmente rubato l'anima, auspicando che evitasse di persuaderlo a partire.

Lei fece l'esatto contrario; si liberò delle ballerine ai piedi e gli circondò le spalle con le braccia, percependo, compiaciuta, tra la stoffa dell'abito verde e i jeans, il suo desiderio che era anche il proprio 'Non lo sono più, professore e nemmeno tu'. Con un bacio da mozzare il fiato, iniziò il loro nuovo svago d'amore.

***

C'era qualcosa di insano a voler conoscere il proprio futuro? Sapere in anticipo cosa le sarebbe accaduto era un male, perché le avrebbe tolto la sorpresa? Perché avrebbe potuto modificare gli eventi a proprio piacimento? Brooke si era scervellata sull'argomento ed era giunta alla conclusione che non esistesse la risposta giusta.

Quel pomeriggio, sola in casa, si era consolata, pensando che avrebbe potuto dare una sbirciatina, giusto per avere qualche ulteriore dettaglio rispetto alla visione del suo pancione, che, toccando Bruce, si era ripetuta altre tre volte, identica e speculare alla prima.

In fondo, aveva gli strumenti adatti; Loki glieli aveva lasciati, insieme al Tesseract, e li custodiva, più che gelosamente, nella cabina armadio della camera da letto padronale, accanto ai propri vestiti.

Così si era decisa; aveva tirato le tende, per rendere il soggiorno più buio possibile e aveva portato, sul tavolinetto da fumo, la bottiglietta di olio di oppio, una candela sola - giacché che non c'erano altri a formare la catena di energia - e i bastoncini di incenso, oltre a due piattini, gli stessi usati la sera in cui era presente l'asgardiano.

Bruciò i legnetti, in uno dei due piatti, con un accendino recuperato in cucina, e mise alcune gocce di olio sulle mani, per poter ungere per bene la candela scura, di cui fece ardere lo stoppino, stillando un po' di cera liquida nel secondo piattino a far tenere saldo il cero.

Fissò la fiammella, quasi ipnotizzata dalla luce che emanava. Le parve non accadesse nulla di particolare e si scoraggiò, continuando, tuttavia, a concentrarsi sul bagliore stesso.

Avvertì uno strano spostamento di aria alle spalle, un risucchio. Una sensazione di freddo la colse fin dentro le ossa; la brezza funesta si interruppe e la fiamma della candela si ingrandì di dimensioni, creando un cerchio opaco, in cui apparve una sfera rosa e successivamente una verde...un globo enorme e poi un altro, che scomparvero alla velocità con cui si erano manifestati.

La Brown ne fu rassicurata, potevano essere solo suoi colpi d'incanto, e non ci badò; fu delusa, per il resto. Cercava un indizio per un problema personale e diverso...lo ebbe...la conferma delle sue precedenti visioni...davanti a sé, improvvisa, l'immagine di una pancia gravida, con due mani strette fra loro, la sua e di Bruce, con fedi nuziali di metallo dorato agli anulari, lei vestita con l'abito nero con la decorazione bianca sul petto che piaceva al suo compagno e che era anche il suo prediletto. Erano loro due, certamente, ancorché non poté vedere i volti delle due figure. La proiezione svanì, con la medesima velocità con cui le si era presentata.

Dubbi sul futuro non ne aveva più...svanirono anch'essi.

Il moro principe asgardiano lo aveva ribadito più volte; l'incertezza era sul quando, non sul se. Era una mera questione di pazienza, capitata in un periodo della sua esistenza in cui scalpitava, in cui voleva bruciare le tappe.

Spense la candela e i bastoncini, riponendo gli oggetti che aveva utilizzato, preparandosi per l'invito misterioso che aveva ricevuto da Banner per il tardo pomeriggio.

In un elegantissimo paio di pantaloni palazzo rosa antico, una maglia di seta nera, con le maniche corte ed il colletto alla coreana, delle open toe di pelle nera, con un tacco dieci, pochette abbinata, orecchini e collana di perle, Brooke scese nell'androne del palazzo, all'ora prestabilita.

Bruce, completo scuro senza cravatta e camicia bianca - che aveva portato con sé dal mattino e indossato nella propria stanza all'Università - era già lì ad attenderla, in mano un corsage da polso per lei, molto romantico, con un nastrino bianco e delle rose intrecciate nella parte superiore, a vista, della specie 'Antico amore'.

Rimase a bocca aperta, davanti alla bellezza della dea che gli veniva incontro. Gli mancavano le parole, aveva la gola secca; si sforzò, non volendo lasciare solo al suo sguardo eloquente l'emozione che gli salì dallo stomaco alla gola 'Sei un incanto...amore mio...'.

Si mosse verso di lei, aprendo le braccia, nelle quali la Brown volo, letteralmente, stringendolo a sé.

'Sei splendido anche tu...meno mostro verde' rise, leggera, per stemperare il suo turbamento interiore, interessandosi al corsage.

'E' meraviglioso...' stese il polso destro, per farselo agganciare.

'Ho pensato che ti fossi persa il ballo del liceo, per colpa della reclusione forzata nella torre d'avorio dei tuoi genitori ed ho voluto recuperare!' le avrebbe dato il mondo, qualsiasi cosa...

'Non era il momento giusto, evidentemente; lo è con te, amore, adesso' lo baciò, sul marciapiede, senza remora alcuna...esistevano loro due...e basta! 'Dove mi porti?'.

'E' una sorpresa; andremo in Metropolitana, è più semplice' la condusse sotto la fermata, per arrivare col treno a quella dell'Upper West Side.

'La meta è il Museo di Storia Naturale? Ci sono stata con mio padre'.

'Non esattamente. La struttura annessa, il Planetario' Banner indicò un futuristico cubo di vetro di enormi dimensioni, che conteneva un globo gigantesco, illuminato di azzurro intenso, sospeso nella struttura.

'All'interno della sfera che vedi si trova l'Hayden Planetarium, dove, a rotazione, vengono proiettati filmati sulla volta celeste e altri mondi...volevo starmene con te a guardarli con il naso all'insù' le confidò.

Attesi pochi minuti per l'acquisto del biglietto, erano stati accolti all'interno dell'anfiteatro del Planetario, e si erano accomodati in due poltroncine, disposte nelle file a cerchio, a testa alta, per ammirare intorno, a trecentosessanta gradi, l'illustrazione in tre d della nascita della Terra.

'E' uno spettacolo...' la ragazza gli aveva poggiato la testa sulla spalla, contemplando, a seguire, un cielo stellato che aveva iniziato a brillare, sopra i loro capi, e il viaggio aveva avuto inizio... un viaggio fantastico!

Una voce narrante aveva spiegato loro l'origine dell'Universo.

'Riesci a immaginare come la materia oscura influenzi la tua vita?' il professore, assorto, aveva domandato.

La bruna non aveva risposto...ragionava su quanto la sua esistenza fosse radicalmente cambiata, da quando era insieme al suo dolce compagno; gli si strinse di più e lui ne intuì i pensieri, facendo altrettanto.

Godettero di un'infinità di proiezioni, che li resero edotti sui moti dei pianeti, sul Sistema solare e le galassie più vicine e, infine, sulle Costellazioni.

'Questa parte è bellissima, mi intriga' con un programma ad hoc, che simulava come riconoscere proprio le Costellazioni, impararono ad individuare i raggruppamenti di stelle conosciute col nome di Andromeda, Cassiopea, Cigno e così via.

'E' vero, sono immagini meravigliose, sembra di essere al cinema, pure meglio' nel buio dell'anfiteatro, con gli astri che brillavano, l'atmosfera si era fatta quasi poetica, e dover lasciare la sala, al termine dei filmati, fu una piccola delusione.

'Sarei rimasta per ore...giurami che torneremo' chiese a Bruce, entusiasmata.

'Ogni volta che vorrai!' le promise, trascinandola nel percorso a spirale attorno alla sfera, che ripercorreva la storia dell'Universo, attraverso modelli in scala di galassie, stelle, pianeti e altri corpi celesti, per completare la visita.

'Sei un secchione, Banner...ci butteranno fuori, fra cinque minuti...stanno per chiudere e il custode ha già alzato gli occhi al cielo' lo prese in giro, mentre lui leggeva le indicazioni scritte in piccolo sui modellini, tenendosi gli occhiali da presbite sul naso.

'Hai ragione e poi la nostra serata continua; ho una fame da lupo...' la sollecitò verso l'uscita e riuscì a stupirla, nuovamente. Aveva scelto il ristorante più romantico dell'intera New York City, dove arrivarono in taxi in pochi minuti.

'Sei ammattito? Peggio di Tony' commentò, salendo nell'ascensore del 'Rainbow room', lo storico locale al sessantacinquesimo piano del Comcast Building al Rockefeller Center.

'E' il primo ristorante ad essere stato ubicato all'interno di un grattacielo e il secondo più alto della città. Poiché ti era piaciuto l'Empire, non mi sono voluto esimere' chiarì, entrando nella sala principale - arricchita da lampadari di cristallo, luci soffuse rose e complementi d'arredo di gran pregio - per essere accompagnato al tavolo prenotato sulla terrazza, che affacciava sulla parte sud di Manhattan, in stile più semplice e minimale, ma ugualmente elegante.

Nella cornice dell'incanto notturno newyorkese, Brooke sedette; lo skyline era mozzafiato e davanti agli occhi aveva proprio l'Empire State Building...capì non fosse casuale e che Bruce avesse riservato esattamente quel posto per lei...ed anche che avesse riservato l'intera terrazza, giacché erano completamente soli!

Unì le falangi della mano destra alla sua, intanto che il cameriere si avvicinava per le ordinazioni, versando l'acqua minerale nei loro bicchieri 'Scegli tu per me'.

'E' facile, tesoro' deciso, si rivolse all'addetto, ripiegando il menù e poggiandolo sul tavolo 'una porzione di pollo al parmigiano ed una pizza bianca coi funghi'; suscitando una risatina ed un sorriso splendente alla Brown, Banner continuò 'e una bottiglia di champagne rosé Brut Veuve Clicquot'.

Non appena il cameriere si allontanò, la ragazza commentò 'Proposta enogastronomica eccellente...sei impazzito? La terrazza solo per noi? Ti sarà costato un patrimonio, sei più megalomane di Tony...è fantastico!'.

'Nulla di meno, per la mia piccola strega!' ribatté l'uomo, al settimo cielo.

'Ci sono novità per il campo magnetico?' si informò, vedendolo fare una smorfia di disappunto; lo domandava tutte le sere e non fece eccezione 'Anche se siamo insieme nel locale più modaiolo e raffinato del mondo, e credimi lo apprezzo immensamente, non posso scordare il resto...'.

Il professore bevve un sorso d'acqua 'No...purtroppo...aspettavamo notizie confortanti dagli studiosi che Stark ha incontrato a Toronto, il mese scorso. Non ne hanno'.

'Quindi il nostro pianeta potrebbe essere spazzato via da un brillamento solare da un momento all'altro?'.

'Sì, è così, ne abbiamo parlato tante volte'.

'Non so...' era titubante; si mise il pollice sulle labbra, giocherellando con l'unghia fra i denti.

'Per piacere...non voglio segreti fra noi' la invitò ad aprirsi, afferrando che avesse qualcosa da confidargli.

'Non arrabbiarti. Oggi pomeriggio ho ripetuto l'incantesimo che mi ha insegnato Loki. Desideravo capire qualcosa in più sulle premonizioni della mia futura gravidanza' mormorò, con il viso rivolto al sottopiatto d'argento.

'Brooke...Little Witch...sei libera di fare ciò che credi, non devi mica chiedermi il permesso. Sono il tuo fidanzato, non tuo padre' si rammaricò.

'Noi condividiamo ogni cosa, avrei dovuto avvisarti della mia intenzione...comunque, ho visto la stessa immagine delle volte precedenti...' ridacchiò 'per cui, dato che, per la gestazione di un essere umano servono nove mesi e ancora non sono incinta...'.

'E le tue premonizioni si sono sempre realizzate...dovrai sopportarmi per i prossimi dieci mesi almeno, giusto?' era evidente che un po' di tempo lo avevano 'e che forse non tutto è perduto...' commentò Bruce, osservando le squisite pietanze che il cameriere posizionava sul tavolo, mescendo al contempo lo champagne nei loro calici.

'Esatto' la Brown gli fece l'occhiolino ed alzò il bicchiere, nel gesto di un brindisi 'festeggiamo? Fino all'alba di domani mattina?' propose, ammiccando, maliziosa, facendo tintinnare il vetro del flûte con quello di Banner, con i piedini, incorniciati dalle open toe che gli carezzavano le gambe, attraverso il fresco lana dell'abito elegante.

Il professore prese fiato; uno struggimento di sensi lo aveva colpito in pieno, insieme a un formicolio che saliva dal punto in cui percepiva il sandalo di Brooke fino all'inguine e dintorni, per risalire alla base del cranio.

Lei si accorse dell'effetto che stava avendo sul compagno, dall'espressione frastornata e dalla dilatazione delle pupille scure, diventate piccole come spilli. Con la mano, sotto il tavolo, lo carezzò sulla coscia per lambirlo sul torace, all'altezza della fila dei bottoni della camicia bianca, aperti, sfiorando con il dorso delle dita la pelle sotto il collo, strappandogli un gemito 'Dovremmo cenare...'.

'Scusa, non mi contengo a fianco a te e facevo pensieri impuri' prese la mano fra le sue e la portò alle labbra per baciarla.

'Vergognati' la bruna lo ammonì, simpatica e afferrò un pezzetto di pollo con la forchetta, mugolando, per la bontà del boccone.

Bruce la seguì, attaccando la pizza, senza usare le posate, direttamente con le mani. Un triangolo finì in pochi secondi, come il resto del pasto, tra chiacchiere, risate e provocazioni, fino al momento di andare.

'Lo champagne made in Stark...lo abbiamo scolato' commentò Brooke, che aveva consigliato di farsi chiamare un taxi dalla reception del ristorante. Erano piuttosto allegri e vogliosi di tornare a casa.

Trascorsi dieci minuti, dell'auto gialla non si vedeva l'ombra, cosicché lei, scocciata dell'attesa, lo trascinò fuori, muovendosi verso una stradina laterale, piuttosto isolata.

'Che succede?'.

'Non ho la scopa, ma mi difendo' in un lampo, lo avvolse a sé con le braccia attorno alla vita e si librò con lui nell'aria, ridendo come una bambina.

'Sei impazzita? E' pericoloso, potremmo precipitare e potrebbero vederci...' Banner tentò di dissuaderla, abbassando lo sguardo sull'asfalto che si allontanava sempre più.

'No, so levitare con...destrezza. Dammi fiducia, sarà splendido' lo contraddì.

La sensazione di volare era meravigliosa, farlo con lei, in quel modo, entusiasmante. Si vergognò di volerle tarpare le ali, in senso letterale, e abdicò, cingendola con forza 'Sei la mia piccola strega, non mi aspettavo niente di meno...e sia, portaci a casa!'.

Volteggiando, fin sopra il grattacielo che li aveva ospitati, la Brown scelse il tragitto meno illuminato e meno ricco di possibili occhi indiscreti, bypassando finestre accese e terrazze gremite.

La brezza della sera sferzava, leggera, i loro visi, che erano finiti guancia a guancia, con i capelli lunghi di lei attorcigliati su entrambi.

'Non mi sono mai sentito così bene...' riconobbe l'uomo; la sensazione di estrema libertà e il coinvolgimento emozionale con la donna straordinaria con cui era congiunto lo aveva riempito di un benessere mai provato. Era la felicità completa e assoluta dell'amore.

'Hai organizzato una serata che ricorderò per sempre, e mi sembrava carino contraccambiare con un regalo molto personale' un bacino a fior di labbra, gli spiegò come le fosse venuta quell'ispirazione.

'Indimenticabile...ti prego di andare piano, per favore, così il tragitto durerà più a lungo' utilizzò la stessa frase che lei gli aveva detto in auto, al ritorno dal Lavo Restaurant, mesi prima.

'Tutto quello che vuoi, amore mio' teneramente, acconsentì, coinvolgendolo in una lenta traversata da sogno, durante la quale godettero di un panorama unico e della reciproca vicinanza. Dato un ultimo sguardo al Ponte di Brooklyn e all'affascinante città che li ospitava, atterrarono sul terrazzino del loro appartamento, limitrofo alla camera da letto, la cui finestra era rimasta accostata.

'Lo avevi premeditato?' le domandò il professore, dato che la tenevano sempre chiusa, quando uscivano, per evitare problemi di furti.

'L'ho scordata, forse inconsciamente...' entrò nella stanza, liberandosi delle scarpe e sganciando la collana di perle, davanti lo specchio sopra il comò.

Bruce aveva riposto la giacca su una stampella, appendendola nella cabina armadio, e si era seduto al centro sul letto, lo vedeva dalla superficie riflettente. Aveva uno sguardo...sorprendente, insolito...non riuscì a leggergli nella mente...era strano!

'Vieni qui...' con la mano, batté sul materasso, chiamandola a sé.

Lei si collocò alla sua destra, interdetta, il battito accelerato 'Non farmi preoccupare tu, stavolta'.

'Vuoi sposarmi, piccola strega? Non posso lasciarmi sfuggire una donna come te! La tua voglia di condividere e donarmi emozioni, mi ha contagiato...ti voglio per sempre e pure oltre' lo chiese, timidamente, molto spaventato di un suo rifiuto.

Lo amava alla follia, come lui, d'altronde, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. E il figlio in arrivo, oggetto delle visioni, tanto cercato, era un segno tangibile del loro legame...ma lui aveva sempre il doppio dei suoi anni ed era...un mostro verde, il Giano bifronte della scultura in bella mostra in soggiorno.

Brooke avvicinò il proprio viso a quello di Banner, rispondendo con un gesto...con la mano accanto alla bocca, soffiò un bacino e, immediatamente, comparve un cuoricino rosa che gli si depositò sulle labbra.

Dopo il colpo d'incanto, intrecciò carnalmente la bocca con la sua, in una bacio vero di una durata infinita. Nessuno dei due avrebbe potuto dire quanto fosse durato, se minuti, secondi, oppure ore.

Il tempo intorno a loro si era fermato, nuovamente; il piacere della reciprocità del loro amore e della loro intimità, oltre alla consapevolezza di essersi promessi l'una all'altro per la vita e oltre, aveva portato le loro anime e i loro cuori fino a toccare le stelle del cielo, più splendenti di quelle ammirate al Planetario.

***

N.d.a.

Continua l'idillio fra Little Witch e il suo amato professore, fra dolci momenti, paure per il futuro e un'inevitabile proposta di matrimonio.

Ringrazio Sis, che mi ha tenuto la mano, aiutandomi per la parte scientifica, che, grazie alla sua collaborazione, è realistica e plausibile. Ciò che avete letto del brillamento solare e annessi è stato oggetto di approfondimento serio e scientifico, ovviamente adattato da me, che non sono specializzata in astronomia e scienza, alla linea narrativa e temporale seguita in una fan fiction che si compone di dieci capitoli.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top