Vecchie conoscenze
"Lou, lascia in pace il mio sedere." Ridacchio, spostando la sua mano dal mio didietro.
"Guasta feste." Si lamenta, mettendo un piccolo broncio.
"Non sono per nulla un guasta feste, mi sto asciugando e la tua mano lì dà fastidio. Inoltre non lo hai lasciato per tutta la durata del bagno, finirai per diventare un tutt'uno con lui e non con me." Rispondo, strofinando l'asciugamano sul corpo bagnato.
Ci troviamo davanti all'enorme specchio del bagno. I nostri corpi gocciolanti sono disposti sopra al tappetino. Siamo completamente nudi, Lou mi abbraccia da dietro, baciandomi la guancia mentre con delle salviette si preoccupa di liberare il mio fisico dall'acqua.
"Mi piace il tuo sedere." Sussurra seducente. è incredibile quanta voglia di me abbia sempre.
"Anche a me piace il tuo, ma non per questo lo stritolo per ore."
"Ne sei sicuro? Poco fa lo hai afferrato con così tanta forza che secondo me è rimasto il segno."
"Quanto sei delicato." Ridacchio, avvertendo la sua bocca sul mio collo mentre le dita vagano dai miei capelli al mio sedere, strizzandolo continuamente.
Fisso il nostro riflesso allo specchio. Combaciamo perfettamente, come fossimo stati creati apposta l'uno per l'altro. Sorrido, godendomi le piacevoli attenzioni che mi riserva.
"Signor Tomlinson, la stanno cercando, dicono sia urgente." Uno dei domestici bussa alla porta, distraendoci dal nostro piccolo mondo.
"Arrivo subito." Sbuffa sonoramente, stringendomi forte a sé. "Non voglio andare." Sussurra nel mio orecchio.
"Prova a vedere cosa ti dicono, magari si può risolvere al telefono." Carezzo il suo capo, lasciando qualche piccolo bacio sulla sua fronte.
"Nulla è risolvibile al telefono, anzi se sono così disperati da chiamarti allora vuol dire che c'è un problema serio."
"Sei il solito negativo. Andrà bene, vedrai." Sorrido, e questo mio piccolo incoraggiamento gli basta a dargli la forza di vestirsi e allontanarsi dal mio corpo non prima di avermi dato un bacio sulle labbra.
"Torno subito." Ammicca chiudendo la porta.
A quanto pare la chiamata era davvero impegnativa perché le prime tracce di Lou le ho avute dopo che mi sono vestito, pettinato e lavato i denti.
"Ehi."
"Ehi."
Fa capolino nella nostra stanza da letto con uno sguardo mortificato, ed è da lì che capisco che hanno bisogno di lui in azienda.
"Devo uscire, ti dispiace aspettarmi per cena?" Pronuncia queste parole guardandomi dritto in viso, come se volesse leggere ciò che penso.
Annuisco.
Osservo l'orologio alla parete che segna appena le quindici. Siamo solo all'inizio del pomeriggio e mi sarebbe veramente piaciuto trascorrerlo con lui. Il primo weekend da fidanzati. Prendo il telefono, constatando con dispiacere che i miei migliori amici sono fuori con i rispettivi partner. Sbuffo annoiato, senza sapere che fare tutto solo in questa grande casa.
Gironzolo per le stanze senza una meta, deprimendomi a morte. Per ammazzare il tempo decido di guardare un film e leggere delle riviste, ma nulla di tutto questo riesce a far sparire il senso di solitudine che avverto dentro. Il bip del cellulare risuona per la stanza. Corro a prenderlo, nella speranza che sia Lou e che dica che sta tornando a casa. Su una cosa avevo ragione, è Lou ma nel suo messaggio dice che tornerà verso le nove.
L'orologio del salotto, ora segna solo le diciassette e trenta. Manca ancora molto al suo arrivo. Sbuffo, pensando a quanti nuovi manga yaoi avrei potuto leggere se solo fossimo usciti per la biblioteca come avevamo programmato. Mi metto a penzoloni sul divano, guardando i profili social di persone che si stanno divertendo e godendo il pomeriggio.
"Accidenti!" Esclamo disperato, rannicchiandomi a terra. Solo il desolante ticchettio dell'orologio è udibile qui dentro. Mi sembra quasi di essere morto da quanta pace c'è. è così deprimente, detesto stare a casa da solo, detesto non poter uscire nel weekend. Una volta che non ho compiti e verifiche ecco che manca qualcuno con cui uscire. Mentre sono ancora crogiolato nella mia infinita esasperazione, ecco che all'improvviso un'idea mi ronza in testa.
"Un momento, chi dice che non posso andare da solo?" Domando a me stesso come se avessi fatto una scoperta di vitale importanza.
"Eureka! Nessuno lo ha detto!" Saltello vivacemente per le stanze, afferro il portafogli, la giacca ed inizio a infilare le scarpe per poi recarmi verso la porta.
"A dopo casetta fredda!" La saluto, come se avesse delle emozioni e inizio a camminare lungo il viale principale della villa.
L'aria gelata della sera mi rimbalza sul viso. Sorrido alla sensazione, beandomi del venticello fresco.
"Signorino Harry." La voce di Paul mi richiama.
"Oh, salve, cosa posso fare per lei?" Lo saluto cordialmente, con le guance già arrossate a causa del freddo.
"Il padron Louis mi ha chiesto di non farti uscire per nessun motivo a meno che fosse essenziale."
"Cosa? E perché?"
"Sono gli ordini."
"E tu non ti incuriosisci mai tanto da domandare il perché?"
"Non è mio compito sapere ciò che lui non desidera dirmi."
"Paul, devo andare in biblioteca, ne ho bisogno davvero. È uscito un nuovo manga e devo assolutamente leggerlo. Ti prego, la possiamo considerare un'assoluta necessità? Sono già stato in casa buono per tantissimo tempo, ti prego, me lo deve il padron Louis."
"Non posso, mi dispiace. Ti prego di ritornare in casa."
Sto per ribattere ma l'ingente numero di guardie mi fa capire che sarebbe tutto inutile. Mi avvio verso casa, chiedendomi perché non posso uscire. Lou non mi aveva parlato di questa norma e poi glielo avevo detto che ci tenevo ad andare in giro quando volevo.
Cammino a testa bassa, fissandoli con uno sguardo da cucciolo ferito nella speranza di fare leva sui loro sentimenti. Avanzo lentamente, senza mollare il viso di Paul che mi fissa impassibile, sto per arrendermi quando un'improvvisa chiamata fa preoccupare alcuni degli agenti che si avviano verso l'auto di servizio. Nella confusione del momento, localizzo un muretto sul quale sembra facile arrampicarsi.
Osservo Paul intento a parlare nel suo walkie talkie con tono preoccupato.
Mi sta fissando quindi decido di proseguire dritto fino in casa.
"Vado a dormire." Bofonchio fingendo di lamentarmi.
Paul mi fa cenno di entrare, così sgattaiolo fino alla camera da letto. Afferro una mia felpa, una palla da basket e dei cuscini solo per inscenare la mia presenza sotto le coperte.
Scendo le scale, avviandomi furtivo verso la porta sul retro. Dopo la chiamata alcuni agenti se ne sono andati, mentre altri si sono riuniti nelle loro sale apposite. Sobbalzo quando Paul entra in casa. Controlla tutte le stanze, le credenze, gli armadi e persino i ripostigli. Ogni cosa. Esco rapidamente dalla villa, sapendo che se non lo faccio ora non avrò più alcuna chance. Giungo al muretto indisturbato, nella parte più distante e segreta della casa. Ricordo di averlo notato per caso un pomeriggio mentre cercavo di dipingere il giardino, ho pensato a quanto fosse strano che non ci fossero guardie in quella zona.
Salto il muretto, ritrovandomi per strada. Corro velocemente verso la libreria, indossando il cappuccio del cappotto così da mimetizzarmi tra la folla. Entro nell'edicola, notando davanti ai miei occhi il sequel del mio manga preferito.
Mi precipito da lui, scrutandolo con occhi sognanti.
"Ho dovuto fare i salti mortali per venire da te." Sussurro al viso del protagonista stampato sulla copertina.
Inizio a sfogliarlo, senza poter trattenere l'agitazione. Studio con attenzione ogni immagine, ogni scena, ogni colore e ogni parola, impaziente di seguirne ogni sviluppo.
"Ciao, ragazzino." Una voce che ho già udito prima è fissa accanto a me.
"Micah?" Sobbalzo, nel notare il vecchietto che ho aiutato qualche giorno fa.
"Preferisco essere chiamato signore." Sorride, mantenendo comunque un'aurea di superiorità.
"Oh, ehm... mi scusi."
"Non ti scusare. Piuttosto hai ricevuto il mio pacco? Non ho potuto vederti ieri ma volevo comunque augurarti un buon compleanno."
"Grazie. Ehm, ho ricevuto il suo pacco sì."
"E lo hai gradito? Non conoscendoti non sapevo bene quale fosse la cosa più adatta a te."
Cerco di ignorarlo, riportando gli occhi fissi sul volume tra le mie mani. Vorrei allontanarmi ma il mio corpo è completamente paralizzato dalla paura. Mi guardo attorno, realizzando che siamo gli unici due clienti presenti. Non ho alcuna via di scampo.
"Ti piace quel manga?"
"è la mia serie preferita." Annuisco, senza riuscire a guardarlo in volto.
"Perché non lo acquisti."
"Beh, sto conservando delle monete per comprare piano piano la collana di tutti i volumi. Sono ventisette per ora e li ho acquistati solo fino al decimo."
"Perché non chiedi al tuo fidanzato una mano?"
Sobbalzo, lui sa di me e Lou?
"Oh, scusa. Ho visto ora l'anello. è molto bello, sono sicuro che lui non ha problemi di soldi."
"Non vorrei essere scortese signore, ma non penso che questi siano fatti che la riguardano. Inoltre non mi permetterei mai di chiedere regali o prestiti a lui. Non sono quel tipo di persona che fa di tutto per acquistare le piccolezze che desidera con i soldi altrui. Fa già moltissimo per me, non mi permetterei mai di pretendere altro."
"Devi amarlo molto per parlare così di lui."
Dice, e basta tirare in mezzo Lou per farmi trovare il coraggio di rispondere a tono.
"Come faceva a sapere dove alloggiavo? E cosa significa il messaggio che ha lasciato."
"Beh, ho molti amici per cui non è stata dura trovare dove alloggiava un ragazzo di sedici anni di nome Harry."
"Credo sia violazione della privacy."
"Può darsi, ma avevo bisogno di sdebitarmi. Anche io come te sono molto orgoglioso, non ci tengo ad avere debiti con qualcuno. Spero di non averti spaventato, inoltre sappi che non ti stavo seguendo o altro."
All'udire queste parole un brivido mi percorre la schiena. Non posso restare ulteriormente.
"Scusi, ora devo rientrare, si sta facendo tardi." Poso a malincuore il volume ventisette e afferro il decimo per portarlo alla cassa.
Lo supero, buttando fuori l'aria che non sapevo stessi trattenendo. Quante possibilità c'erano di incontrarlo qui? Dopotutto le guardie di Lou erano in subbuglio pochi istanti fa e ora lui si trova nella piccola libreria a dieci minuti da casa nostra. è troppo strano per essere un caso.
"Stai fissando il signor Micah?" Il cassiere mi squadra da cima a fondo con sguardo circospetto e indagatorio.
"N-no i-io..."
"Sei stato fortunato che oggi si sente buono e ti ha lasciato entrare."
"In che senso? Questo è un luogo pubblico."
"Certo che sei ingenuo. Non ti chiedi mai perché ogni domenica chiudiamo alle sei invece che alle sette?"
"I-Io credevo fosse perché è un giorno festivo."
"No, lo facciamo perché in questo modo il signor Micah può stare qui a leggere in tranquillità. L'affitta sempre tutta per sé, in effetti è strano che ti abbia lasciato qui fino ad adesso, di solito caccia tutti in modo scorbutico."
"Oh." Rispondo semplicemente. Probabilmente viene qui per stare lontano dal caos della libreria in centro. Quasi nessuno sa della sua esistenza, ci sono sempre le solite facce, ecco perché mi piace venire.
"Yuu, non sgridare il ragazzo. Non lo sapeva e poi non mi infastidisce per niente la sua presenza."
"Ok sensei. " Si inchina leggermente per poi rivolgersi a me in tono seccato. "Grazie per aver fatto acquisti da noi, speriamo di rivederti presto."
Prendo la mia borsa, restando sempre più allibito.
"Harry." La voce di Micah mi richiama. Pare così simile a quella di Lou, anche i suoi modi di puntualizzare ogni cosa sono simili.
"Sì?"
"Tieni, prendi questi quattro volumi, così completerai la tua collezione più in fretta."
"Signore, non posso accettare, davvero. Ha già fatto molto per me e io non avrei nulla da darle in cambio."
"Non voglio niente. Per favore prendili." Me li porge ed io rimango fermo come uno stoccafisso indeciso sul da farsi. Una parte di me vorrebbe davvero afferrarli e tornare a casa felice mentre l'altra è troppo orgogliosa per accettare.
"Mi ricordi molto mio figlio sai? Io e lui non andiamo per niente d'accordo, mi duole ammetterlo ma mi manca. Anche se nel periodo precedente alla nostra separazione definitiva non facevamo altro che litigare e esprimere parole di odio, senza di lui la mia vita non è stata più la stessa. Tu gli assomigli in molte cose. Non sono stato in grado di rendere felice lui, permettimi almeno di fare qualcosa di piccolo per rendere felice te."
Ha le lacrime agli occhi e la mente altrove, forse perso nei meandri dei ricordi.
"Ok, va bene, ma sono gli ultimi che accetto." Preciso, afferrando i volumi e riponendoli nella borsa senza riuscire a nascondere un ampio sorriso. Questa sera avrò un sacco di letture da fare.
"Certo Harry. Ti ringrazio di aver fatto un'eccezione per me." Mi fissa con i suoi occhi scuri, sono profondi e comunicano solitudine e sofferenza. Non so perché Lou lo definisca un uomo spregevole. Tutto quello che vedo in lui sono angoscia e vulnerabilità, tutte caratteristiche insolite per un cattivo.
Mi allontano dal negozio con il cuore in gola. Dire che è stato strano è un vero e proprio eufemismo. Osservo l'interno dalla vetrina. Micah se ne sta seduto su una poltrona con un sigaro, del caffè e un libro in mano. Yuu dal canto suo riordina e sistema gli scaffali, preparando il negozio alla chiusura. Poso lo sguardo sull'orologio, realizzando che sono già quasi le diciannove. Solo cinquanta minuti sono passati da quando sono scappato di casa e francamente, credevo che mi avrebbero trovato più in fretta visto che sapevano dov'ero. Cammino lungo la stradina, trovando tutta questa storia illogica e strana. Insomma, è vero che per arrivare al muretto sono sgattaiolato per il sentiero buio del labirinto d'edera e sono uscito in una zona del giardino piena di rovi, tronchi caduti e un muro alto, superabile solo se ci si arrampica sull'edera alla parete, ma pensavo che Lou fosse molto più interessato e attento alla protezione. Perché mai dovrebbe impedirmi di uscire di casa se poi è facile persino per uno come me sgattaiolare fuori. Se ha così tanti nemici, non sarebbe più sensato rendere sicura la proprietà?
"Ehi Harry!" Una voce risuona lontana alle mie spalle. Un ragazzo biondo, con abiti borchiati si avvicina a passo spedito.
"Aidan?"
"In persona." Posa le mani sui suoi fianchi, cercando inutilmente di nascondere la gioia che prova nel rivedermi.
"Come stai? Hai bisogno di qualcosa?"
"Sto bene, è un caso averti incontrato qui. Non pensavo fossi di queste parti."
"Neanche io pensavo tu lo fossi."
"In effetti vivo nella zona opposta, ma un mio nuovo amico mi ha suggerito di andare con lui in un locale qui vicino."
"Hai trovato degli amici alla fine, è stupendo! Spero ti sia integrato bene."
"Sì, sì è successo."
"Stai pensando ancora di lasciare la città?"
"Per ora no, e tu?"
"Per ora no."
"Senti, ti va di venire con me."
"Ecco, io non amo andare nei bar la sera."
"Oh avanti Harry, desidero così tanto mostrarti il mio nuovo amico e poi anche tu sei mio amico, come potrei lasciarti fuori."
Osservo l'orologio che segna le sette passate. Anche se tornassi a casa ora, non ci sarebbe nessuno.
"Posso solo fino alle otto però, poi devo scappare."
"Certo! Mi hai appena dato un'ottima notizia Harry! Sei fantastico!" Mi abbraccia calorosamente, strofinando la mano sulla mia schiena in un gesto tenero ed amorevole.
"Sei davvero arrossito? Wow, sei davvero sensibile." Strizza una guancia, giocherellando con il mio viso.
"Sei talmente morbido. Pari proprio un bambino!"
"Ehi, stai per portarmi in un bar quindi direi che non sono proprio un bimbo!"
"Già, ma puoi scordarti che ti permetterò di bere alcolici." Incastra una mano sulla mia spalla mentre con le dita inizia a tirare piano i miei capelli.
"Non te lo avrei chiesto." Mi lamento, seguendolo nell'edificio.
La musica assordante e l'odore di alcol sono le prime cose che riesco a notare con concretezza. Le luci stroboscopiche donano al locale un'aria di mistero. Ci sono molti clienti nonostante sia relativamente presto, i loro visi non sono nitidi a causa del gioco di luci. Se mi dovessi perdere, temo che non sarei in grado di riconoscere più Aidan.
Stringo forte la sua mano, nel timore di finire in mezzo a qualche gruppo di uomini ubriachi e sudaticci.
"Stai tranquillo cucciolo, non ti lascerò sfuggire." Bofonchia sorridente al mio orecchio, strizzando nuovamente la mia povera guancia fino a farla arrossare.
"Ahi." Mi lamento scocciato, strofinando il punto indolenzito.
"Ehi Zay, devo presentarti una persona."
Mi blocco seduta stante. Questo nome, non sarà mica quello Zayn?
"Harry? Come mai sei qui? Aidan, non dirmi che l'hai portato tu, ma lo hai visto? Direi che non è il luogo adatto a lui." Prende la mia mano stringendola alla sua. Con i polpastrelli ne solletica il dorso, facendomi sentire molto a disagio.
"Non fare tutte queste storie, resterà solo per una mezz'ora, poi gli ho già detto che non berrà niente." Risponde Aidan, scocciato dalla ramanzina dell'amico.
"Siete amici?" Chiedo curioso, ottenendo l'attenzione di entrambi.
"Ti sembra strano? Ci siamo conosciuti ad una gara di moto clandestine qualche settimana fa, se vuoi un giorno ti ci portiamo."
"Questa sì che un'idea fantastica Zayn, io non devo portarlo ad un bar ma tu puoi portarlo in un ambiente simile?"
"Mi hai stufato, vai a prendere da bere, io ed Harry andiamo a ballare."
Mi trascina in pista, ignorando le mie suppliche contrariate.
"Zayn, no!"
"Oh avanti, sei molto nervoso ma questo è un luogo in cui ci si deve divertire. Fai come me, andrà bene." Inizia muoversi in modo deciso e sensuale. Non avevo idea che facesse gare clandestine, sono piuttosto sicuro che sia illegale e sono ancora più convinto che Liam non ne sappia nulla, neppure della sua profonda amicizia con Aidan.
"Sei perso nei tuoi pensieri?" Mi abbraccia da dietro, continuando a strusciarsi sul mio sedere. Dalla sua bocca esce un'aroma pesante di vodka misto a whiskey che mi fa venire il voltastomaco. Si trova talmente vicino a me che avverto il suo respiro sul mio collo.
"Sarei grato se non dicessi nulla a Liam delle cose che stanno accadendo stasera."
"Sono il suo migliore amico, come pretendi che stia zitto." Sbotto leggermente irritato.
"Non è un reato uscire con gli amici." Soffia queste parole nel mio orecchio, facendomi venire i brividi.
"Ma le corse lo sono."
"Non essere pignolo, mi ricordi tanto lui quando fai così. Delle volte siete davvero seccanti voi bravi ragazzi."
Il suo tono è offensivo ma al tempo stesso mi fa venire la pelle d'oca. Non mi infastidisce il suo tocco, non lo sposto da me. Qualcosa in lui, di pericoloso e misterioso mi attrae come una calamita. So che è sbagliato, so che non porterà a nulla di buono, ma in questo momento non posso farne a meno.
"Non ti scansi eh? Cosa ne direbbe il tuo fidanzato di questa cosa." Guida il mio volto verso il suo. Le nostre facce si avvicinano pericolosamente. Avverto il suo respiro sulle mie labbra. Siamo così vicini, come se ci stessimo per scambiare un bacio. Un momento, mi sta per baciare? Io sto per baciarlo?
Rinsavisco, sfuggendo al tunnel della seduzione in cui ero caduto. Lo allontano spintonandolo dal petto, fuggendo dal locale più velocemente che posso.
Cosa stavo per combinare?
Cammino rapidamente fino a correre disperatamente verso casa. Ho commesso uno sbaglio imperdonabile. Ma cosa mi è accaduto?
"Signorino Harry, non è necessario che rientri dal passaggio." Paul mi blocca mentre tento goffamente di arrampicarmi al muretto. In effetti non avevo pensato a come rientrare nella proprietà.
La casa è buia e silenziosa. Solo la luce della stanza matrimoniale al piano di sopra è funzionante. Tolgo le scarpe, appendo il giubbino e il sacchetto con i manga all'appendiabiti.
"Quando hai scoperto che ero scappato."
"Quasi subito direi."
"Come? E perché non sei venuto a prendermi? Sapevi dov'ero."
"Non è compito mio spiegare il perché." Detto ciò richiude la porta d'ingresso, piazzandosi davanti ad essa.
Ma cosa significa?
Infilo le mie ciabatte bianche, sbuffando sconsolato. Riuscirò mai a capirci qualcosa?
Un forte odore di cibo aleggia dalla sala da pranzo a qui. Guardo l'orologio, notando che sono le otto e venti.
Un forte gorgoglio proviene dalla mia pancia, ho molta fame, dopotutto oggi non ho nemmeno fatto merenda. Seguo il profumo con gli occhi chiusi, muovendomi con maestria mentre cerco di indovinare cosa c'è per cena.
"Ciao." La voce fredda di Lou, scalfisce il silenzio della stanza immersa nel buio più oscuro.
Si trova sul divano, proprio accanto al tavolo imbandito con i miei piatti preferiti.
"Oh, c-ciao." Pronuncio appena, guardando verso il basso.
COSA CI FA QUI? DOVEVA TORNARE TARDI!
La mia voce interiore strilla dentro di me, intuendo un enorme pericolo.
"Ora che sei arrivato che ne dici di mangiare?" Si alza, accomodandosi a tavola. Le luci si accendono improvvisamente, mostrando il volto fin troppo calmo di Lou.
Mi siedo rapidamente, senza mai alzare lo sguardo. Mi sento sporco, non perché sono uscito senza il suo permesso ma perché stavo per baciare un'altra persona.
Francamente non so come potrò spiegare tutto quello che è accaduto. Lui non sa nulla, e non so se confidargli tutto ora sia la scelta migliore.
"Dove sei andato." Sibila.
"I-Io ho comprato il mio manga mensile e ho letto la nuova uscita."
"Penso che Paul ti abbia detto di stare a casa anche se io non l'ho fatto esplicitamente."
"Scusami. Mi stavo annoiando, ho cercato di distrarmi ma ha funzionato solo per qualche ora. Non ci tenevo a trascorrere la domenica pomeriggio a casa da solo."
"E questo ti è sembrato un buon proposito per disobbedire?"
"I-Io..."
"Cosa hai fatto dalle sei alle otto? La biblioteca chiude alle sei."
Boccheggio. Come posso dirgli con chi sono stato fino ad ora?
"Ecco... sono riuscito a comprare dei volumi prima della chiusura e sono rimasto al parco a leggere." Dico la prima bugia credibile che mi viene in mente. è arduo mentire quando i suoi occhi rabbiosi mi scrutano così a fondo da sembrare che vogliano leggermi dentro.
"Sicuro?"
Cerco di mantenere la calma e di non far trasparire tutta la mia agitazione. è sbagliato mentirgli e finora l'ho fatto su varie questioni, le ho sempre reputate bugie buone, ma in questo caso di buono non c'è niente.
"Non farmelo ripetere di nuovo Harry, è l'ultima possibilità che hai. C'è qualcosa che devi dirmi o che dovrei sapere?"
Deglutisco. Sembra quasi che sappia qualcosa, anzi che sappia ogni cosa.
"N-no, ho detto tutto." Non posso, non riesco ad ammettere quello che è successo.
"Spogliati." Ordina impassibile.
"C-come?" Per la prima volta nella serata lo guardo dritto in viso. Il suo sguardo è fatto di pura rabbia.
"Non farmelo ripetere, altrimenti sento che perderò il controllo."
"Cosa, cosa vuoi farmi?" Chiedo impaurito mentre piano piano procedo a slacciare i jeans e a farli scivolare sulle mie caviglie assieme ai boxer. Sono spaventato. Cosa gli è successo? Come mai è così adirato?
Piccoli singhiozzi e lacrime cadono dal mio viso. Poso le mani sulla mia faccia, sperando di coprirli.
"Stai piangendo?"
"I-Io..." Sento la paura traboccare. Non l'ho mai visto così e non ho idea di cosa possa farmi.
"Sdraiati pancia in giù sulle mie gambe." Nonostante la sua voce sia più dolce, non riesco a trattenere le lacrime dallo scendere di nuovo.
Come posso dirti la verità? Non mi amerai più dopo questa, lo so perché ti conosco e tu non dai mai seconde possibilità.
Il mio corpo pietrificato dalla paura si muove senza il mio consenso, assecondando tutti i desideri di Lou.
Non appena mi dispongo come vuole, trascina i miei fianchi verso l'alto, mettendo in mostra le mie natiche.
Le accarezza come fossero di porcellana, fissandole incerto e turbato, come se non sapesse cosa fare.
"Ora ti colpirò cinque volte, alla fine di ogni volta mi dovrai ringraziare chiamandomi signore e dovrai contarle. Se perdi il conto o non dici ciò che ti ho chiesto, il numero si raddoppia." Esala freddo. Il briciolo di incertezza che aveva scompare, lasciando spazio ad un'espressione dura ma con gli occhi lucidi. Sembra quasi che non voglia farlo davvero ma un qualcosa lo costringe.
Troppo occupato a guardare il suo viso sofferente non mi accorgo della prima sberla. Arriva dritta sulla mia natica sinistra, colorandola di un rosso intenso. Il dolore è indescrivibile. Non avrei mai immaginato che potesse colpirmi con tanta forza.
"Conta." Ringhia furioso.
"U-Uno... grazie signore." Pronuncio con voce rotta, mentre le lacrime mi trafiggono il viso. Nascondo la faccia tra le mani, cercando di ovattare i miei singhiozzi e magari anche il mio dolore.
"AW!" Urlo di dolore, sentendo tutto il mio corpo trascinato in avanti da quanto le sue sberle sono potenti.
"D-Due..." Respiro affannosamente, cercando di recuperare più ossigeno possibile. "G-grazie signore."
"TRE!" Emetto un grido strozzato, perdendo il conto del livello di dolore a cui sono sottoposto. "G-Grazie signore."
"Q...UAT...TRO." Dico tra i vari singhiozzi. "GRA..ZIE..SI..GNO..RE."
"AH!" Morsico le dita, per evitare di torturare ulteriormente le mie labbra sanguinanti da quanto ci ho ficcato i denti per trattenere i lamenti.
Lou non dà alcun segno di pietà o umanità finché non arrivo al quinto colpo. Mi colpisce con sempre più intensità e sempre nello stesso punto. La mia povera natica pizzica e brucia talmente tanto che sono sicuro che l'impronta della sua mano ci resterà per settimane.
"Alzati." Mi spinge sulla sua sedia, allontanandomi da lui come fossi spazzatura.
Non ho idea se la mia punizione sia finita, ciò che so è che voglio nascondermi e piangere fino a svenire. Resto fermo con il viso sofferente e rigato dalle lacrime. Continuo a piangere. Soffro a tal punto che il mio corpo trema e la mia pelle è piena di brividi.
"Harry." Si avvicina, cercando di scuotermi. Il suo tono sembra essere tornato quello di sempre ma non riuscirò mai a perdonarlo per questo. Ho sbagliato, è vero, ma non penso di meritarmi una castigazione.
"N-Non mi t-toccare." Sobbalzo, allontanandomi dal suo corpo. Mi stringo in una piccola pallina come a proteggermi da lui. Non lo guardo in viso, non ho il coraggio di verificare che è stata la persona che più amo a farmi questo.
Continuo a piangere, senza riuscire a farle smettere. Ho così tanta paura, voglio tornare a casa mia. Nessuno si era mai permesso di schiaffeggiarmi così, e mai avrei pensato che sarebbe stato lui.
"Metti la crema, calmerà il bruciore." Tenta di parlare, avvicinandosi piano.
"Non voglio niente di tuo, stammi lontano!" Sibilo a denti stretti, correndo nella mia camera per chiudermici a chiave. Mentre mi muovo il dolore è insopportabile, come se avessi mille aghi conficcati nella pelle. Mi butto sul letto desiderando per la prima volta in assoluto di abbandonare Lou per sempre.
"Harry, ti prego apri la porta. Non costringermi ad andare a prendere le chiavi di scorta."
"Se osi farlo, sappi che mi butterò giù dalla finestra."
"Cosa?! Cosa stai combinando lì dentro!"
"Voglio che mi porti a casa."
"Harry, fammi entrare, parliamone insieme."
"VOGLIO ANDARE A CASA! PORTAMI A CASA PRIMA CHE FACCIA QUALCOSA DI CUI POTREI PENTIRMI!" Urlo, alludendo al mio passato da autolesionista.
Ci sto pensando. Sto seriamente pensando di tagliarmi di nuovo.
"Harry, non mi piacciono queste minacce. Apri la porta."
Ho rovinato tutto. Io con la mia testardaggine ho rovinato tutto. Ho contribuito ad annientare i miei sentimenti per lui.
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