Appuntamento
Il vento gelido scorre tra i miei capelli mossi. Li fa fluttuare, ci gioca, li scompiglia.
Le gambe si muovono rapide. I miei piedi, rinchiusi in un paio di stivaletti scamosciati battono senza sosta sul suolo.
Il mio viso stanco, circondato da lacrime è ravvivato dal calore del sole alto e caldo nel cielo.
Quante cose sono successe in poche ore. Venire a conoscenza della vera identità di Lou ha mosso in me più dubbi che certezze.
Io c'entro qualcosa con quel mondo? È da lì che vengo? Nulla di quel posto mi è sembrato familiare, anzi, sembrava di essere in uno di quei racconti fantascientifici che mamma mi legge spesso. Lei non mi ha mai parlato di quest'altra città, non l'ha mai nemmeno nominata, neanche in una delle storie sulla sua infanzia.
Corro incessantemente. Non so più di chi fidarmi, dove andare, cosa fare e come prendere tutto questo.
Lou mi ha chiesto se volevo che diventasse il mio Dom, e questo può solo significare che io sono un Sub.
Mi accascio su una panchina. Il respiro corto, la testa gira freneticamente. Come è possibile che sia tutto vero?
Lou si sarà sicuramente sbagliato. Deve essere così, così e basta.
La vista si fa poco a poco sempre più sbiadita e il mio corpo spossato è più debole che mai. Le palpebre iniziano a serrarsi lentamente, senza che io le possa bloccare, ed il buio più totale mi avvolge in un tenero e familiare abbraccio.
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"Sì Anne, è a casa mia. Era su una panchina quando l'ho trovato, il dottore è già passato e ha detto che si riprenderà presto."
Una voce acuta riecheggia in lontananza. Cerco di muovermi, sotto le mie mani avverto la presenza di un morbido materasso matrimoniale. Apro gli occhi, la vista è ancora leggermente sfocata ma non abbastanza da non permettermi di notare la presenza di un enorme armadio nero stile design appoggiato alla parete davanti a me. Osservo il mio corpo, avvolto in una coperta nera in un ampio letto a baldacchino. Non conosco questo posto e mille ipotesi iniziano a fluttuare senza sosta nella mia mente.
Mi hanno rapito? O hanno fatto peggio?
Esamino con cura le mie braccia, senza notare segni particolari. Stringo tra le dita il lenzuolo, nel tentativo di abbassarlo e controllare il resto del mio corpo. Indosso ancora tutti i miei vestiti, e non ne sono mai stato più felice. Mi agito sul materasso, alla ricerca di un telefono. Non so se il proprietario di questa casa sia buono o meno, e francamente non mi interessa saperlo. Tasto le mie tasche senza trovare alcuna traccia del cellulare, del portafogli e dei miei documenti.
Inizio ad agitarmi. Forse mi hanno preso in ostaggio, forse gli amici cattivi di Lou mi hanno trovato. Sento il cuore battere a mille e un senso di nausea mi pervade totalmente.
Cosa mi faranno? Tornerò mai a casa?
Ai lati del letto scorgo due comodini neri lucidi, mi sporgo per cercare di aprirli e ricavarci qualcosa di utile per la fuga, ma ben presto capisco che sono rigorosamente chiusi a chiave. Impreco silenziosamente, sentendo un innato bisogno di piangere.
Sono terrorizzato, non ho idea di cosa mi sia accaduto. Le ultime cose che ricordo sono la panchina rovinata del parco, gli alberi che frusciavano a contatto con la brezza fredda e piccole margherite tra l'erba verdeggiante. Come sono arrivato qui è ancora un mistero, uno di quelli brutti, che ti auguri di non avere mai tra le mani.
C'è silenzio. Un inquietante silenzio in grado di turbarmi nel profondo. Solo lo straziante rumore dei miei pensieri mi perseguita in questo luogo angusto e poco ospitale. Non c'è altro nella piccola stanza, nessuna finestra, niente bagno privato ma soprattutto neanche un oggetto personale che mi permetta almeno di avere un'idea sull'indole di questa persona.
Detesto già questa camera, soprattutto perché non so da quanto tempo sono imprigionato qui.
Mi alzo barcollando, avviandomi lentamente alla porta. Trascino i piedi sopra al pregiato tappeto ricoperto di un morbido tessuto nero, che rende piacevole ogni mio passo. Mi sento stanco come mai prima d'ora, è come se il mio corpo fosse a corto di energie e volesse solamente collassare al suolo. Striscio faticosamente i mie arti a terra, trattenendo a stento un gridolino di gioia non appena la serratura scatta tra le mie dita, permettendomi di accedere ad un ampio corridoio ricco di pregiati lampadari di cristallo. Seguo timoroso una delle tante linee grigie al suolo, sentendomi osservato dai volti dei ritratti appesi ai muri argentati. Li guardo con attenzione. Ogni singolo ritratto è ulteriormente illuminato da un faretto, posto all'altezza della cornice.
Aaron Cole, anni dieci.
Questo è inciso su una placca d'oro accanto al dipinto di un incantevole bimbo dai capelli nocciola e dagli occhi blu. Resto fermo a guardarlo per un attimo. Così minuto e fragile. Accenna un sorriso nei suoi jeans rossi, mentre tiene tra le mani delle bretelle bianche. Ridacchio alla tenerezza di questo bambino che sembra così familiare, innocente e solare. è come una boccata d'aria fresca, tra tutti i quadri questo è il solo a catturare l'attenzione, è l'unico allegro, forse perché il soggetto riesce a emanare luca propria, brilla come una stella preziosa, lasciando chi lo guarda a bocca spalancata. è talmente carino che vorrei portarlo a casa, così da ricevere sempre quel sorriso. Scuoto la testa, allontanandomi da quell'esserino che mi ha fatto perdere la testa in un attimo.
Proseguo per l'androne con un senso di leggerezza in corpo. Quel bambino, chiunque egli sia, è stato in grado di donarmi il coraggio sufficiente a proseguire questa mia pericolosa esplorazione. Continuo a camminare, fino a quando la curiosa linea che avevo sotto i miei piedi viene sostituita da una lunga scala a chiocciola con delle colonne classiche rovesciate al posto di normali gradini.
Appoggio il braccio sul passamano, sfiorando il suolo con le punte dei piedi senza poter trattenere un urlo di stupore quando avverto una scivolosa lastra di vetro sotto i miei arti.
Sono delle vere rovine? Questa persona ha davvero preso dei resti archeologici intrappolandoli in lastre di vetro solo per farli diventare i gradini di casa?
"Cavolo." Bofonchio chinandomi verso il gradino per scrutare nel dettaglio ogni singola colonna spezzata. Mi concentro su ogni dettaglio ammirandolo con venerazione. Non sono mai stato in un museo, non avevamo abbastanza soldi per permetterci delle gite fuori porta e questo è il primo reperto antico che vedo dal vivo. Piccoli disegni colorati, strani segni, simboli e tracce di capitelli corinzi mi si parano davanti agli occhi. è tutto magico e speciale, mi sento come un frugoletto in un negozio di caramelle. Resto bloccato su quelle scale per un tempo indefinito, avvertendo un briciolo di tristezza quando giungo alla fine dell'ampia scalinata.
Appena sotto questa gradinata, degna di un castello fiabesco o di un film sulle principesse, si fa spazio il pavimento in granito rosso con venature d'orate. Poso i piedi sulla superfice fredda, divertendomi a saltellare da una venatura all'altra, come se la parte del suolo rossa fosse bollente come la lava.
Grandi scaffali pieni di premi, fotografie, libri e vari cimeli di famiglia si ergono sulle pareti del piano terra. È senza dubbio uno stile elegante, gotico e cupo. Al centro di quello che suppongo essere il salotto c'è un meraviglioso tavolino di vetro, e proprio dietro di esso una chaise longue nera dell'esatto colore delle lunghe tende che adornano le finestre, impedendo alla luce del sole di entrare. Solo una piccola lampada stile art nouveau illumina di poco lo spazio circostante.
Una piccola figura è comodamente seduta su una poltrona all'angolo della stanza. Legge il giornale con una tazza di tè in mano e degli occhiali tondi sul viso. Scruto come la felpa dell'Adidas grigia fascia il suo corpicino longilineo, rendendolo ancora più sexy ed attraente. D'improvviso alza il viso nella mia direzione, i meravigliosi occhi blu scorrono stupiti sulla mia figura.
"Harry, piccolo, non dovevi alzarti." Mi ammonisce subito, precipitandosi da me con una coperta di lana.
"Lou dove mi trovo?" Domando stropicciando gli occhi.
"A casa mia."
"Casa tua? Lou hai quasi vent'anni e già possiedi una abitazione del genere?" Spalanco gli occhi dallo stupore.
"Già, è carina, ma andando avanti potrò permettermi di meglio."
"Di meglio? Cosa c'è meglio di tutto questo?"
"Sono felice che sia di tuo gradimento. Ora vuoi qualcosa da bere? Hai gli zuccheri molto bassi."
Annuisco energicamente, arrancando impacciatamente verso il divano. Le gambe faticano improvvisamente a reggere il mio peso, sono molli e sembrano fatte di gelatina.
"OH" Gemo mentre il mio corpo si fa sempre più vicino ad un impatto con il suolo.
"Eccomi, sono qui." Lou mi afferra appena in tempo per la vita, stringendomi contro il suo petto.
"Tutto bene H?" Domanda estremamente preoccupato.
"S-sì." Mi limito a rispondere, accoccolandomi sul suo addome marmoreo.
"Ho avuto tanta paura Lou." Inizio a piangere sommessamente.
"Lo so piccolo. Ma io verrò sempre a salvarti, anche dopo che abbiamo litigato o quando ci detestiamo a vicenda. Harry io ci sarò sempre per te."
"Anche io Lou. Mi dispiace di come ti ho trattato, mi dispiace davvero!" Inizio a piangere più forte, lasciandomi travolgere dalle emozioni.
"Shh Harry, è tutto finito ora, piccolo." Poggia la sua fronte sulla mia, facendo unire i nostri respiri. Guardo il suo bellissimo viso, il volto stupendo del mio unico e solo salvatore. Il docile nasino alla greca, le guance carnose ricoperte dai primi cenni di barba, le ciglia folte, i capelli castani sempre disordinati e le labbra sottili. Profuma di tabacco e vaniglia oggi e se aveva intenzione di farmi impazzire, ci è riuscito sicuramente. Fisso le sue labbra peccaminose morendo dalla voglia di assaggiarle.
Guidato da un coraggio e un'intraprendenza di cui non credevo di essere dotato, avvicino le mie labbra a quelle di Lou, chiudendole in dolce e casto bacio. Il sapore del suo dentifricio alla menta si irradia dentro di me. Dovrei interrompere questa follia, ma per la prima volta nella mia vita voglio seguire il mio cuore e smettere di pensare alle conseguenze.
Lou resta immobile, probabilmente spiazzato dal mio gesto.
"H piccolo, cosa stai facendo?" Pronuncia senza fiato.
Non rispondo. Voglio sentirlo, ho bisogno di sentirlo di nuovo. Con un gesto rapido schiudo la sua bocca con l'ausilio della lingua. Lou acconsente, lasciandomi assaggiare ogni centimetro della sua cavità orale.
"Devo dire che sono un ottimo insegnante." Geme nella mia bocca, arpionando le mie natiche tra le sue mani.
"Lou." Mi lascio sfuggire, accendendo il desiderio in lui.
Subito mi fa sdraiare sul divano, schiacciando la mia figura con il suo corpo. Si sdraia sopra di me, iniziando nuovamente a divorare le mie labbra. Gli schiocchi dei nostri baci sono ormai diventati il mio rumore preferito.
"Oh Lou." Mugolo non appena inizia a succhiare la mia lingua con fervore.
I miei fianchi si sollevano andando in contro ai suoi. Inizio a strusciarmi su di lui urlando in apprezzamento.
"Piccolo, se non la smetti temo che dovrò scoparti su questo divano." Esordisce con il suo tono roco e profondo.
Rabbrividisco. Piccole scosse di piacere vagano in ogni fibra del mio corpo. Sono elettrizzato ed eccitato all'idea di andare a letto con lui.
Continuo a muovermi, desideroso di ricevere il piacere che solo lui può darmi.
"Ti prego daddy, fammi venire." Biascico senza fiato tra un bacio e l'altro.
"E come vuoi che ti faccia venire?" Sussurra nell'incavo del mio collo, iniziando a riempirlo di succhiotti.
"Toccami, daddy. Ti prego." Spiego a denti stretti, senza smettere di ansimare e gemere.
"Dove deve toccarti il tuo daddy per farti stare bene?" Lecca e succhia il mio lobo, facendomi letteralmente perdere il controllo.
"Qui daddy." Indico il mio membro, già duro e pronto solo per lui.
"Oh il mio piccolo Hazza, ora daddy risolve tutto."
Inizia a posare baci umidi sul mio addome. Le sue labbra toccano ed esplorano ogni singola curva.
"DADDY!" Urlo in preda a spasmi di piacere non appena inizia a succhiare un capezzolo e massaggiare con due dita l'altro.
"Ti piace sweet cakes." Soffia entusiasta sul livido violaceo che ha lasciato all'altezza del mio cuore.
"Sì daddy." Rispondo, consapevole di quanto sia bisognoso di ricevere sempre la mia approvazione.
"Sei così ubbidiente Harry. Impari in fretta come rendere felice il tuo daddy." Fa scivolare le dita sulla mia pancia, fino a raggiungere la cerniera dei miei pantaloni ed abbassarla prontamente.
"Sei il mio bravo bambino, non è così?"
"S-sì daddy, s-sono il tuo bravo bambino." Ansimo quando la sua mano si insinua sotto al tessuto dei miei boxer. Afferra tra le dita la mia erezione ed inizia a pomparla lentamente.
"AH!" Il mio corpo si muove in spasmi incontrollabili di lussuria e piacere.
Avverto la sua mano sulla mia intimità, la bocca a stuzzicare un capezzolo e le dita della mano libera a stimolare l'altro.
"Sto per, s-to..." Inizio ad ansimare.
"Vieni piccolo, vieni per me."
A quelle parole, sussurrate nell'incavo del mio collo, il mio corpo si lascia andare ad un lungo, incontrollato orgasmo. Lou continua a pompare la mia lunghezza accompagnandomi fino a quando il piacere si dissolve come una nuvola nel vento.
"Sei così buono. Ogni lato di te lo è." Lo scorgo a leccare via le tracce del mio liquido dalla sua mano.
Sorrido. Non riesco a fare a meno di pensare che questa è la visione più bella della mia vita.
Si distende al mio fianco osservandomi adorante mentre mi carezza i capelli.
Arrossisco imbarazzato. Sono estremamente rilassato e felice.
"Scusa." Spezzo il nostro momento di tranquillità guidato dal mio senso di colpa. La sua bellissima felpa è macchiata a causa mia.
Lou guarda immediatamente a cosa mi riferisco, ridacchiando sommessamente.
"Non preoccuparti, ho pagato questo completo solo mille dollari." Fa spallucce gettando il capo lontano.
"Davvero?"
"Sì." Annuisce divertito.
"Lo farò lavare allora, oppure te lo ricompro anzi te ne prendo due. Dovrò risparmiare e fare un sacco di lavoretti a casa, sennò posso usare i soldi che ho da parte per il college."
"Harry sto scherzando. È solo sperma, si lava via facilmente!" Mi stringe in un abbraccio, lasciandomi baci su tutta la faccia.
"È bello sapere che sei disposto a rinunciare a qualcosa per me." Fa scontrare le nostre labbra in un bacio appassionato che ricambio subito.
"Mhh." Gemo, tirando appena tra le dita i suoi capelli.
"Ti va di guardare un film?"
"Sì daddy."
"Love Actually?"
Annuisco con il sorriso stampato in viso. Lou si ricorda ancora il nome del mio film preferito.
Osservo ogni centimetro del suo fisico allontanarsi, sentendo un calore avvampante dentro di me non appena il mio sguardo si focalizza sul suo enorme sedere. Lo osservo ancheggiare nella stanza accanto, per poi tornare qualche minuto dopo con un'altra coperta di lana e una ciotola di popcorn al burro.
"Mhh, hanno un buon profumino." Chiudo gli occhi, annusando a fondo il delizioso odorino.
"Sono piuttosto bravo in cucina." Ridacchia.
"Davvero? Credevo che in una casa come questa ci fossero almeno una decina di dipendenti."
"So far cuocere dei semplici popcorn da solo Harry." Rotea gli occhi, spingendo il mio corpo contro il suo. Mi accoccolo a lui, sentendo subito tutti i miei nervi rilassarsi.
"Scusa." Mi stringo nelle spalle, odiando il fatto di vederlo seccato.
"Scusa cosa piccolo?"
"Lou." Mi lamento, sapendo benissimo che desidera essere chiamato daddy.
"Che c'è. Lo dirai solo quando vuoi qualcosa in cambio da me?" Passa il polpastrello sul mio labbro inferiore, facendomi rabbrividire.
"Sì." Arrossisco.
"Mhh penso sia un'ottima idea. Rende il momento ancora più speciale." Mi bacia, mi stringe e mi accarezza dolcemente, dandomi un assaggio di come sarebbe la mia vita ogni giorno con lui.
"Sei pronto bimbo?"
"Sì daddy Lou." Rispondo con finto tono ingenuo, avvertendo i suoi muscoli irrigidirsi di colpo.
"Non hai proprio intenzione di rendermi le cose facili eh?"
"Sono un bimbo cattivo in realtà, hai sbagliato a definirmi ubbidiente."
"Vorrà dire che mi inventerò un modo per farti cambiare." Sussurra al mio orecchio, iniziando a massaggiare rudemente entrambe le mie natiche.
"Daddy!" Mi lascio sfuggire senza potermi controllare.
"Oh daddy!" Urlo più forte quando avverto il suo membro strusciare contro il mio attraverso la stoffa dei pantaloni.
"Sì Harry?" Domanda soddisfatto, con un sorriso compiaciuto dipinto in viso non appena sente le mie parti intime indurirsi.
"D-daddy" Arranco senza fiato, accecato dalla lussuria.
"Vuoi che ti faccia venire di nuovo Harry?" Soffia sensuale queste parole nel mio orecchio, iniziando a mordicchiarlo.
"S-sì da-daddy, ti prego."
"Sei stato un bravo bambino per me oggi Harry?"
Sento il cavallo dei pantaloni così stretto, come se il mio membro potesse scoppiare da un momento all'altro.
"Sì daddy, sono sempre bravo per te." Inizio a muovere il bacino contro il suo, dando ai nostri corpi la giusta frizione.
"Mhh ne sei sicuro?"
"Oddio! Sì!" Gemo quando mi spinge sopra di lui, arpionando i miei fianchi per fargli eseguire movimenti circolari sul suo pube.
Poggio le mani sul suo petto, stuzzicando i suoi capezzoli con le dita.
"Voglio che tu mi chiami daddy quando non siamo in pubblico." Geme, prendendo la mia nuca tra le dita per trascinare il mio collo verso la sua bocca affamata della mia pelle.
Inizio a muovermi in autonomia su di lui, sentendomi in controllo. Avvicino le mie labbra al suo collo, iniziando a baciarlo dolcemente.
"Succhia." Ordina. Ed io eseguo, sentendomi ancora più eccitato di prima.
Piccoli ansimi escono dalla sua bocca. Gli piace, e lo capisco dagli occhi serrati, dal respiro ansante e dall'espressione di piacere che gli contorna il viso. Alla vista del suo meraviglioso muso pervaso dal piacere, raggiungo il mio climax.
"Daddy!" Emetto con tono acuto, accasciandomi su di lui senza più alcuna forza.
Lou si muove contro di me ancora un paio di volte prima di emettere un urlo soffocato tremendamente virile, abbracciandomi stretto mentre i nostri respiri si regolarizzano.
"Film, subito."
Senza aggiungere altro, afferra il telecomando facendo partire la proiezione. Dagli ampi finestroni si può scorgere il sole tramontare, dipingendo il cielo di bellissimi colori. Mi stringo sempre più tra le braccia di Lou, coprendo con cura i nostri corpi mentre sgranocchio i popcorn.
Una raffica di sono felice con te, sei bello e coccole mi accompagna lungo tutto il corso del film.
Anche io mi sento al settimo cielo.
"Cosa ti ha detto il dottore?"
"Come? E tu come lo sai naughty boy." Ride, solleticandomi i capelli. "E poi manca una parolina importante nella tua frase." Picchietta appena l'indice sulla punta del mio naso.
Sbuffo, indossando un broncio.
"Ti ho sentito parlare al telefono con mia madre daddy, non si è preoccupata troppo vero?" Appoggio il mento sul suo petto, scrutando a fondo i suoi occhioni oceano, mantenendo il broncio per colpire a pieno i suoi sensi di colpa.
"Sta bene, sa che con me sei al sicuro. Le ho detto che ti riporto a casa domani mattina, secondo il dottore è rischioso spostarti in questo momento. Hai avuto un calo di pressione, probabilmente dovuto alla stressante giornata che hai passato." Conclude triste.
"Adesso hai fatto in modo di rimediare al mio stress daddy Lou." Gli strizzo un occhio, usando un tono dolce e casto.
"Cosa ho fatto per meritarmi un bel ragazzo come te." Ridacchia, riempiendomi di baci.
"Dovresti essere arrabbiato, è causa mia se sei stato male, di nuovo aggiungerei." Afferra il mio viso tra le sue piccole mani, sollevandolo abbastanza da permettergli di posare le sue labbra sulle mie.
"Non è vero. Io ho insistito per sapere chi eri, sono io che ho trasformato il nostro appuntamento istruttivo in qualcosa di più complesso." Bofonchio tra un bacio e l'altro.
"Ci sarà un'altra occasione. La tua salute viene prima di tutto."
Sorrido, accoccolandomi nuovamente sul suo petto, cercando di godermi il film e mettere a tacere le vocine nella mia mente che bramano di chiedere a Lou di più su di me.
Sforzo il mio sguardo sullo schermo, ridendo fintamente alle battute pronunciate dagli attori, mugolando in apprezzamento ogni volta che Lou mi fa i grattini e i massaggi sulle spalle.
Non voglio rovinare questo momento, eppure i miei dubbi e le mie insicurezze sono talmente grandi da non poterli accantonare nemmeno per un secondo.
"Devi dirmi tutto quello che sai su di me e sul mio legame con il tuo lato della città. Ti prego daddy." Bofonchio nervosamente, quando la schermata del televisore diventa nera e i titoli di coda iniziano ad apparire.
Lou mi guarda stupito, bloccando i movimenti circolari delle sue dita sul mio avambraccio.
"Ok, lo farò domani, ora devi riposare. Hai sentito quello che ha detto il medico." Mi strizza dolcemente una guancia, bisbigliando un 'sei così morbido, bimbo.'
"No Lou. Non riesco più a vivere con l'ansia, ti prego." Sovrappongo le mie labbra assumendo uno sguardo tenero e supplicante. È impossibile resistere.
Lou mi osserva a fondo, sembra terrorizzato e pensieroso.
"Quando compirai diciassette anni io diventerò il tuo Dom."
Spazio autrice:
Cosa? Aspetta, che ha detto Lou?
Colpo di scena, tan tan tan taaaann!!
Apparte gli scherzi , spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto!!
-A presto!!! 💙💚
PS ho in serbo una doppia sorpresa per voi ihhi (non sono capitoli ma due piccole sorpresine che vi piaceranno sicuramente tantissimo!! Ci ho lavorato su tutto ieri e all'interno del primo capitolo che posterò ci sono dei segni molto simpatici che spero capiate. Non farò ulteriori spoiler ahha)
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