L'ispettore e l'omega ritrovato
" Max, sicuro di sentirtela? Non sei obbligato a farlo e se non te la senti... puoi sempre lasciare stare. Ti prego, non voglio ancora una volta vederti stare male".
"Tesoro... Non devi preoccuparti. Ho deciso di farlo solo per fare conoscere la tua vera storia. Voglio che tutti ricordano. È vero raccontarlo sarà l'ennesima pugnalata ma è giusto così"li rispose, per poi andarlo a stringere tra le proprie braccia forti.
Joel rispose a quell'abbraccio andando a stringere tra le mani la bianca camicia del suo ragazzo. Si lasciò avvolgere da quella dolcezza che ogni volta provava stando con lui e la pace che ogni volta sentiva in sé, sapeva riscaldargli il cuore, avvolgendolo nel proprio torpore. Qualcosa di unico e raro che ogni giorno li univa, proprio come quel legame indissolubile che avevano.
Che niente e nessuno mai avrebbe rotto, ma se mai sarebbe successo, allora questo significava che sarebbe finito con il raddoppiarsi e farsi sempre più grande.
"Ti amo, piccolo mio".
Sussurrò Max, per poi baciarlo fra quei ciuffi castani.
Joel, si beò di quelle piccole attenzioni, nel mentre con la testa sul petto dell'altro, si lasciò cullare da quel battito cardiaco che tanto amava ascoltare.
"Anche io".
Rispose, chiudendo per quegli attimi gli occhi blu.
E quel "ti amo" che si erano scambiati, era un ti amo che racchiudeva molto di più che due semplici parole.
***
Mettere a nudo tutto quello che aveva passato, così come le emozioni che aveva provato, era il solo unico modo che aveva per esternare tutto il dolore che aveva vissuto. Certo faceva male ripercorrere quell'inferno. Ma doveva.
Al solo ricordare gli occhi verdi iniziarono a pizzicare, trattenne le lacrime che lottavano per uscire e poi aiutandosi con la luce che aveva sulla scrivania, prese la penna tra le mani e iniziò il suo racconto.
"La scomparsa del giovane omega Joel Lowel, appena ventunenne, avvenne in una fredda serata del 22 dicembre del 2017. La denuncia di scomparsa fatta dai genitori, avvenne solo dopo le 24h. Da quanto eravamo venuti sapere, il ragazzo era uscito di casa alle 21:00 circa, per raggiungere il bar del centro città di Vancouver, dove si sarebbe dovuto ricongiungere con gli amici..."
"Max, sono io. Posso entrare?"
Chiese un Joel titubante, fermo sulla soglia della porta che aveva semiaperto e con un vassoio contente due tazze di cioccolata che teneva in una mano.
A sentire quella voce dolce, ma un poco triste, Max, lasciò il racconto sospeso, per poi lasciare la penna sul foglio e girarsi. Li sorrise, ma nel vedere che nell'espressione del più piccolo vi era la tristezza più totale, questo lo portò ad accigliarsi.
"Vieni quá Amore".
Lo chiamò, facendogli cenno di sedersi sulle sue gambe.
Il più piccolo annuí, per poi entrare e poggiare il vassoio sulla scrivania. Ma qualcosa che lui sapeva bene catturò la sua attenzione.
"Lo stai facendo?"
Li chiese.
Il più grande, capendo subito a che cosa si riferisse lo prese dal polso e con un gesto brusco se lo portò addosso. Lo strinse a sè come di chi avesse paura di perdere la cosa più importante al mondo, e così era. Joel, era l'unica persona di cui mai li avesse importato veramente.
"Sí e mi dispiace. Sentivo che dovevo... Ma..."
Sussurrò con un nodo in gola, prendendo poi a stringere quel corpo minuscolo più forte, e per poi portare una mano dietro alla sua nuca, stringendo quei capelli fra le dita.
Joel, preso di sprovvista da quel gesto si lasciò stringere. In quel momento sentiva che aveva bisogno anche lui di un appiglio. Qualcosa a cui appoggiarsi e lasciarsi andare e lo abbracciò di sua volta, mentre calde lacrime presero a rigargli il viso.
"Ma se non vuoi, allora ci rinuncio. Forse non ho pensato che forse, tutto questo ricordare avrebbe potuto riaprire ferite ancora aperte. Non ti ho chiesto nemmeno il consenso. Ho fatto tutto di testa mia e mi dispiace. Che ne dici se io strappassi quel foglio e ricominciassimo una nuova pagina. Quel dolore che abbiamo dovuto passare, rimarrà chiuso in un angolo remoto della nostra mente. Lasciamo che quei ricordi spiacevoli brucino all'inferno" disse, perdendosi nei dolci feromoni al cioccolato del piccolo omega che stava ancora stringendo.
"Mi dispiace, tanto. Perdonami".
Aggiunse, sentendosi sul punto di morte.
Parole che in un modo o l'altro ebbero il potere di calmare il piccolo Joel.
"Grazie".
Disse con la voce incrinata, per poi alzare il viso verso quello annacquato dalle lacrime dell'altro e incorniciarglielo fra i suoi palmi.
Questo era il Max che conosceva e di cui si era innamorato.
Il più grande sorrise e poi prese ad asciugare le lacrime amare che ancora scendeva sul viso dell'amato. Baciò con dolcezza quelle labbra che amava e con loro baciò anche quel timido sorriso che fece capolino. Amava tutto questo e più di ogni altra cosa amava vederlo sorridere. Quello era il vero antidoto per tutto il dolore che ogni volta provava.
"Ti amo. Ti amo e Ti amo".
Ripetè prendendogli a baciare ogni parte di quel viso angelico.
Joel, lo lasciò fare e mai come in quel momento si sentiva al sicuro.
"Sei la mia vita, ispettore Max Mckay, non dimenticarlo mai. Ti amo con tutto il mio essere"li sussurrò un attimo prima di prolungare quel contatto di labbra.
Il più grande felice come non mai, accese di passione quel momento. Con le mani andò a cingergli la vita. Joel prese a sospirare e portò le braccia a stringere il collo dell'altro, si lasciò toccare si lasciò baciare.
"Voglio fare l'amore con te".
Mormorò il più piccolo, sentendo la voglia crescere all'altezza del bacino. Voglia che oltretutto capí essere piacevolmente ricambiata.
Max, non resistette oltre e iniziò a sbottonargli la camicia che portava, per poi sfilargliela del tutto. Nel frattempo Joel prese a fare la stessa identica cosa e dopo ciò, senza farlo attendere oltre, presto fecero l'amore, unendosi in una cosa sola e con loro i loro cuori che presero a battere in una sola cosa, dando vita alla loro passione.
Poco tempo dopo, come i loro corpi, molto presto anche le loro labbra si separarono. Si guardarono negli occhi languidi di pura lussuria e con i sorrisi che illuminavano le loro labbra.
"Quanto sono fortunato ad averti, hm? Vieni quí" irruppe con voce roca Max, per poi afferrare il piccolo da un polso e attirarlo a sè.
"No. Sono io quello fortunato ad avere un uomo meraviglioso come te al mio fianco"lo corresse l'omega, baciandogli poi l'incavo del collo in cui il suo viso era sprofondato.
Ed'era vero, perché se la sua sparizione non fosse mai avvenuta, in nessuna circostanza il destino avrebbe deciso di fargli unire e se da un lato era brutto da dirlo, dall'altro era stato meglio così.
Aveva accanto a sé la persona più spettacolare fra tutte e la stella più luminosa di ogni stella che esistesse.
End
Nota Autrice: e con questo piccolo racconto, questa raccolta si conclude e dato che sono quá, ne approfitto anche per darvi un buon Anno Nuovo, che vi porti tanta felicità ❤️
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