Parte 62. Cattiva

Luna si svegliò di soprassalto, la fronte imperlata di sudore. Sentiva la testa incredibilmente pesante, ma era come se fosse stata estraniata dal suo corpo troppo a lungo, e ora non riuscisse più a riprendersi completamente. Si sentiva scossa, incredibilmente vulnerabile, e fu assalita dalle vertigini al pensiero che Alabaster era riuscito a entrare dentro di lei. L'aveva usata come una marionetta. Una bambola usa e getta. Una pedina. L'aveva usata, privata di sé stessa. E ora Luna non riusciva a contrastare il disagio e il senso di alienazione che provava. Si sfregò le braccia, per scacciare quelle sensazioni, guardandosi intorno. Era ancora nella sua stanza, ma era tutto esageratamente tranquillo, troppo silenzioso...i ricordi degli ultimi momenti vissuti la assalirono con prepotenza, e lei fu colta dalle vertigini. Aveva cercato di uccidere Vy. O meglio, Alabaster l'aveva fatto, e lei era rimasta a guardare, inerme, in una bolla di confusione, le mani rigide che stringevano un pugnale argentato, scattando per dilaniare la gola della sorellina. Solo che la lama non aveva mai raggiunto la pelle immacolata di Vy, perché Sole era riuscita ad intervenire. Luna aveva visto il suo sguardo, tradito e colmo di orrore, e per un momento anche Alabaster era sembrato interessato alla sua voce. Il petto sembrava bruciarle ancora, e respirare era doloroso dopo che la gemella le aveva scagliato addosso la sfera di fuoco. Sole non poteva saperlo che in quel momento lei non aveva il controllo del proprio corpo, non sarebbe mai riuscita a immaginarlo...eppure se non fosse intervenuta Vy sarebbe morta. E sarebbe stata colpa di Luna, almeno in parte.
Ma come era riuscito Alabaster a fare una cosa del genere?
Doveva saperlo perché era successo proprio a lei, che cosa la legasse con il sovrano al punto che questi poteva prendere il possesso della sua stessa anima... Probabilmente le risposte alle sue domande erano tutte contenute nel Grimorio. Luna scese dal letto, raggiunse velocemente la porta, mise una una mano sulla maniglia...quando provò ad aprire, però si accorse di essere chiusa dentro. E in quel momento si rese conto di una cosa. Se gli altri non sapevano che non era stata una sua scelta quella di assassinare la sorellina, molto probabilmente ora non si fidavano di lei. E forse facevano bene. Dopotutto, neanche lei si fidava molto di sé stessa. Solo che se tutti ora la ritenevano una minaccia, probabilmente non l'avrebbero fatta uscire di lì. E lei invece doveva assolutamente andarsene, doveva raggiungere il palazzo del sovrano e trovare Altair prima che Alabaster si stancasse di lui. Sempre che il ragazzo fosse ancora vivo, ovviamente. Luna provò più e più volte a forzare la maniglia, ma questa non voleva saperne di aprirsi, e il respiro della ragazza si fece affannoso. Altair non poteva morire, doveva trovarlo prima che fosse troppo tardi...la porta si aprì dall'esterno, e lei barcollò all'indietro, confusa.
Sole era ferma sulla soglia, e la guardava con occhi dubbiosi.
-Sei sveglia, allora- disse con voce incerta, come se temesse che l'istinto assassino della sorella si potesse risvegliare da un momento all'altro. Oh, quanto si sbagliava.
-Per quanto? Quanto a lungo ho dormito?- chiese Luna con urgenza.
-Tre giorni-
No, no, no. Era impossibile, non poteva essere rimasta priva di coscienza così a lungo. Luna senti le ginocchia cedere.
-Sole, ora devo andare, ti prego, fammi uscire...-
Sole scosse la testa, indietreggiando di un passo, come se davvero potesse avere paura di lei. Come se davvero la credesse cattiva, capace di compiere un gesto tanto imperdonabile...Luna si sentì sprofondare in un abisso di tristezza e solitudine.
-Non...non posso- la sorella stava scuotendo la testa.
-Sole, per favore, tu non capisci...- la implorò. Ma la ragazza non la stava ascoltando. Puntó gli occhi lucidi di uno sguardo accusatore su di lei.
-Come faccio a fidarmi di te, dopo quello che hai fatto?- le chiese con voce rotta.
-Ma lo sai che non farei mai nulla del genere!- protesto Luna, sull'orlo della disperazione.
-Io non so di cosa tu sia capace, Luna-
La guardava ancora come se non la riconoscesse più, e la ragazza si sentì inondare da una furia gelida. Sole non capiva proprio nulla. Povera, sciocca, Sole, che viveva ancora nell'illusione che la realtà potesse essere soltanto bianca o nera. Non aveva idea di quante sfumature ci fossero in mezzo. Di quanto fosse sottile la linea che separava il bene dal male...
Luna sorrise, un sorriso gelido e divertito.
-Hai ragione. Non hai proprio idea di cosa io sia capace di fare. Dovresti avere paura, però, a startene qui di fronte alla tua gemella malvagia, senza neppure Jason a farti da scudo... chissà che non mi venga voglia di fare del male anche a te...- le parole le uscivano taglienti, e per la prima volta Luna non fece nulla per fermarle. Voleva che Sole soffrisse, avesse paura come ne aveva sempre avuta lei...
La sorella indietreggiò ancora, spaventata, e Luna si godette quel momento. Sole voleva credere che lei fosse cattiva? Allora lei l'avrebbe accontentata.
-Ora devo andare- sussurró Sole, lasciandola di nuovo sola. Luna sentì distintamente il suono della serratura scattare. Solo quando sentì i passi dell'altra allontanarsi l'adrenalina abbandonò il suo corpo, e lei non fu più tanto sicura di riuscire a reggersi sulle proprie gambe.

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