Parte 40. Appuntamento
Luna non era sicura che andare al castello di Alabaster fosse stata una buona idea. Certo, non aveva prodotto molti risultati, se non la profonda inquietudine che anche dopo essere tornata al faro aleggiava ancora nel suo cuore, quel senso di panico dovuto al fatto di sentirsi alla completa mercé del nemico. Per pochi istanti, mentre osservava le guglie acuminate e le mura di pietra grigia, si era sentita persa, e aveva trovato conforto solo dopo che Sirio era apparso al suo fianco e aveva appoggiato il grosso muso peloso alla fronte di Luna, guardandola con occhi blu acquosi pieni di stelle ed emettendo docili guaiti.
Ora lei e il lupo erano accovacciati l'uno accanto all'altra, nello stesso punto in cui quella mattina aveva incontrato Altair. Mentre la ragazza faceva scorrere le dita nella pelliccia morbida e lucente di Sirio, non poté fare a meno di desiderare che la notte arrivasse più in fretta del solito, così che potesse parlar con lui. Adorava il modo in cui il respiro le si mozzava alla sola vista del ragazzo, come con lui il suo cuore di ghiaccio sembrava non voler battere nella maniera corretta, e qualcosa dentro di lei si frantumava ogni volta che lo vedeva più freddo e disperato. Luna avrebbe voluto capire cosa fosse in grado di turbarlo a quel modo, avrebbe voluto colmare il vuoto profondo nei suoi occhi, avrebbe fatto qualsiasi cosa per rivedere il suo sorriso sghembo e perfetto, per vedere la sua anima brillare, anche se per poco. Ma la notte non voleva saperne di arrivare, e il cielo si tingeva dei colori caldi e luminosi che precedevano il buio terso e freddo.
Luna si alzò, e Sirio la imitò, seguendola fino al portone del faro. Uggiolò quando lei lo scostò per entrare. Ancora cercò di seguirla all'interno, ma lei lo redarguì dolcemente.
-Avanti, Sirio, non penserai mica di entrare, vero? Guarda che non riuscirai a passare dalla porta- rise, mentre il lupo mugolava insoddisfatto. Era come un'adorabile cane gigantesco. Luna affondò il viso nella suo manto argentato.
-Ti prometto che dopo torno- sussurrò, la voce ovattata dalla pelliccia dell'animale.
Il lupo la guardò, e si mise a sedere, osservandola come a volerle dire che l'avrebbe aspettata lì.
-Questa zuppa fa schifo- bisbigliò Vy nell'orecchio di Luna.
-Che cosa ti ho detto riguardo l'uso della parola schifo?- la sgridò lei.
-Hai ragione, scusami. Volevo dire che questa zuppa è disgustosa- si lamentò ancora la piccola.
-Vy...- la sorella la guardò esasperata. Non che Luna non fosse d'accordo, ma forse Vy stava esagerando. Insomma, la minestra di pesce del guardiano, che sembrava essere l'unica cosa che l'uomo era in grado di cucinare, se si escludevano i biscotti e il pane raffermo, era davvero immangiabile. Ma era sempre meglio che morire di fame. E in ogni caso anche il vecchio signore era seduto al tavolo con loro, e dovevano mantenere un certo livello di contegno e rispetto visto che l'uomo aveva lasciato loro il pieno controllo del faro. Luna ingoió ancora qualche cucchiaiata, cercando di nascondere le smorfie, prima di alzarsi e lasciare frettolosamente la cucina.
-Dove vai?- la chiamò Sole.
-Vado a cambiarmi- gridò lei di rimando, già a metà dei gradini. E per cambiarsi intendeva farsi un bagno caldo, rendere i suoi capelli accettabili e prendere il cambio di vestiti meno consumato tra i pochi che avevano portato da casa. Dopotutto, anche se l'incontro di quella notte sarebbe stato piuttosto singolare, quello era la cosa più simile ad un appuntamento che avesse mai avuto. Luna voleva sembrare carina. Per Altair.
Si diresse in camera, si avvicinò al suo zaino e si bloccò, la gola improvvisamente secca. Uno strano rumore proveniva da qualcosa posto nella tasca laterale, qualcosa che soffiava e gemeva come il vento che ululava tra le rocce. Una profondo inquietudine si impossessò del suo cuore. La ragazza si avvicinò, attratta da quel suono innaturale come una falena è attratta dalla luce. Con lentezza, tirò la cerniera, che si aprì sibilando, rivelando il barattolo di vetro nel quale le Ombre erano intrappolate. Sospirò, buttando fuori il respiro che si accorse di aver trattenuto fino a quel momento. Ma poi dentro di lei un'altra sensazione prese il sopravvento, un desiderio incontenibile e irrazionale. Mentre osservava quelle creature fatte di incubo graffiare e contorcersi nella loro prigione di vetro, Luna si chiese cosa sarebbe successo se avesse aperto il barattolo e le avesse fatte uscire. Sarebbero scappate? L'avrebbero attaccata? O forse sarebbe stata in grado di controllarle, proprio come era in grado di comandare il buio? Spaventata dai suoi stessi pensieri, rimise in fretta il barattolo al suo posto. Era questo ciò che intendeva, quando diceva di essere cattiva. Perché solo i cattivi sono attratti dal buio come falene. Luna serrò gli occhi, e la sensazione svanì così come era arrivata, lasciandola terribilmente scossa. Le parole di Bellatrix le tornarono improvvisamente in mente, come un avvertimento.
Tutti hanno un lato oscuro, Luna, che cerca incessantemente di soffocare quello buono. C'è chi lo accoglie a braccia aperte, chi lotta con le unghie e con i denti per tenerlo a bada e chi, nonostante tutti i suoi sforzi, ne è sopraffatto
Luna, il suo lato oscuro, lo avrebbe tenuto a bada. Al momento c'erano faccende più urgenti da sbrigare, come ad esempio i suoi capelli.
Davanti allo specchio del piccolo bagno, la pelle pulita e profumata dopo aver passato dieci minuti nell'acqua gelata della vasca, armata di spazzola Luna cominciò a districare le ciocche di capelli corvini che sembravano non essere mai state più intricate. Quando ebbe finito osservò scettica le due strisce candide che continuavano a ricaderle davanti agli occhi. Legò i capelli in una coda alta, studiando il suo riflesso che ricambiava il suo sguardo dubbioso dallo specchio. La pelle pallida e immacolata, gli occhi color del mare circondati da ciglia lunghe, le labbra rosse e morbide, i lineamenti delicati come il resto del suo corpo. Insomma, tutto come al solito. Abbastanza soddisfatta uscì dalla porta del bagno.
Luna non era sicura delle emozioni che provava mentre aspettava in riva alla scogliera. Si sentiva calma e rilassata, ma allo stesso tempo in pensiero per Altair. Doveva forse essere nervosa? Aveva sentito che era questo che accadeva alle ragazze durante il primo appuntamento. Eppure le sembrava terribilmente giusto passare del tempo con Altair. Quando stava con lui, riusciva quasi a dimenticare il suo cuore di ghiaccio, o quel lato oscuro della sua anima che premeva per sovrastarla. Quando era con quel ragazzo dallo sguardo triste e vuoto ma che nascondeva un'uragano di sentimenti, con la pelle fredda come il ghiaccio e le labbra livide, Luna si sentiva completa. E cosa importava se non riusciva a ricordare come respirare o se il suo cuore perdeva qualche battito quando stavano troppo vicini? Lo sguardo freddo e magnetico di Altair la destabilizzava, le faceva battere il cuore di un amore sbagliato, eppure terribilmente sincero.
-Luna- un brivido fin troppo piacevole percorse la schiena della ragazza quando udì il suono della sua voce.
-Altair- salutò lei di rimando. Quando il ragazzo si sedette, fissandola con quei meravigliosi occhi azzurri di specchi infranti, Luna dimenticò tutto ciò che la circondava. O quasi.
-Tu vieni da Orbitron- gli disse, e il viso preoccupato del ragazzo confermò ogni suo dubbio.
Mentre camminavano per il villaggio, aveva percepito un curioso senso di familiarità con quel luogo, che solo dopo aver rivisto il ragazzo le tornò in mente. Perché lei, mentre percorrevano il viale acciotolato fino al castello, l'aveva vista, la bottega del vecchio orafo. Inconfondibile anche con le imposte serrate e le pareti rovinate dalle interperie. C'era solo una cosa che non tornava...
-Come puoi esserne sicura?- Altair non sembrava arrabbiato, solo curioso. E triste. Molto, molto triste.
-Perché volevi tenerlo nascosto?-
-Te l'ho detto, ti avrebbe fatto soffrire-
-Non è vero-
-Non ancora, ma presto lo farà-
Erano seduti vicini, troppo vicini, le loro dita quasi si sfioravano. Altair osservò ancora per qualche istante l'oceano che imperversava sotto di loro, prima di tornare a parlare.
-Non hai ancora risposto alle mie domande-
-Hai ragione- Luna si morse il labbro, imbarazzata, ma poi qualcosa la spinse a continuare.
-In realtà, anche se potrebbe sembrarti assurdo- cominciò, accennando un sorriso timido -le due cose sono collegate-
-Ecco, diciamo che potrei averlo sognato-
-Che cosa?-
-Il villaggio, la bottega dell'orafo, tu...-
-No-
-Sì, invece-
-Non è possibile- Altair sembrava scosso.
-Cosa succede?- Luna era preoccupata di vederlo così devastato.
-É complicato- cominciò lui titubante.
-Vedrai che capirò-
Altair sorrise.
-Non ho dubbi che lo farai. Il problema è che capirai fin troppo, e questo non va bene-
-Ti ascolto-
-Vedi, Luna, anch'io ti ho sognata- quelle parole caddero nel silenzio, fendettero la notte lasciandola senza fiato.
-Non...non vedo cosa ci sia di male-
-E invece è terribile. Perché finché sono io quello che soffre, allora posso accettarlo, ma tu...tu non meriti tutto questo-
-Hai detto che avrei capito, invece sono piuttosto confusa. Per favore, dimmi cosa c'è che non va, posso aiutarti se me lo permetti-
Altair la ignoró.
-Hai mai letto una fiaba, Luna?-
La ragazza ridacchiò.
-I miei genitori mi hanno cresciuto con succo d'arancia la mattina e fiabe alla sera-
-E cosa succede nelle fiabe?-
Luna era in difficoltà.
-Beh, ci sono un principe e una principessa, superano insieme le difficoltà e poi vivono per sempre felici e contenti-
-Hai dimenticato qualcosa- Altair sorrise, quel sorriso sghembo e mozzafiato.
-Ecco, in ogni fiaba c'è un cattivo ma...-
-Esatto-
-Esatto cosa?-
-In ogni fiaba c'è un cattivo-
-Altair, ma che stai dicendo...- Luna lo guardava confusa.
-Luna, devi ascoltarmi- quel tono sofferente la faceva impazzire. Ma poi Altair le prese le mani, mani fredde e ghiacciate e morbide, e il cuore di Luna cominciò a battere all'impazzata.
-Io sono il cattivo- scandì lentamente.
-Non ci credo- ribadì lei, convinta.
-Sul serio Luna, ascoltami- la stava implorando.
-No- gli strinse più forte le mani, sfidandolo. Dopo un momento interminabile, Altair si arrese.
-Ti renderò tutto più difficile-
-Nah, non credo- Luna appoggiò la testa alla sua spalla, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e lui non si scostò. Annusò il suo profumo, il tessuto ruvido della sua maglietta premuto sulla guancia e guardò il cielo. Le stelle illuminavano la notte, sfidavano il buio splendendo come centinaia di diamanti. Luna chiuse gli occhi. I cattivi non potevano avere un profumo tanto delizioso, né tantomeno permettevano di appoggiare la testa alla loro spalle.
-É magnifico- sussurrò.
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