Parte 35. Discussioni

Sole aprì cautamente la porta della loro camera, attenta a non svegliare le sorelle. Era ancora troppo eccitata per fare alcunché. Il semplice gesto del ragazzo, così spontaneo e naturale, l' aveva scombussolata tanto che sentiva ancora le guance in fiamme e un enorme sorriso ebete sulle labbra. Un po' la infastidiva essere in quello stato. Come poteva lei, così coraggiosa, estroversa e solare, sentirsi tanto debole al fianco di un ragazzo? Ma neppure quei pensieri riuscivano ad intaccare il suo buonumore. Si accorse solo in quel momento di avere i palmi delle mani, che ancora erano appoggiati alla porta, in fiamme. Si staccò velocemente dal legno, ma rimasero comunque le impronte delle sue mani, annerite dal fuoco. Sole sperò ardentemente che luna non se ne accorgesse. Non aveva voglia di dare alla sorella confuse spiegazioni sul perché aveva perso il controllo. Sarebbe stato troppo imbarazzante. Riluttante, fece qualche passo in direzione della finestra. Si appoggiò al davanzale, l' aria fresca che le accarezzava le guance, chiudendo gli occhi mentre aspettava che il rossore abbandonasse il suo viso. L'odore salmastro del mare e il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli sembravano volerla cullare, e per un momento la ragazza pensò quasi di essere in vacanza. Ogni estate, fin da piccolissime, passavano qualche settimana in qualche località marittima,  e Sole ripensó con nostalgia alle lunghe giornate passate stese al sole o a sguazzare nell'acqua azzurra e cristallina. Ma quella di Orbitron non era una gita al mare. Lì, l'oceano era scuro e tempestoso, la costa un' insieme di insenature e pareti frastagliate, che si stagliavano cupe e minacciose.
Con un sospiro, la ragazza si allontanò dalla finestra. Si avvicinò al letto di Luna, con l'intento di svegliarla, e soffocó un urlo quando se la ritrovò, davanti, in piedi e pronta a scendere. Aveva legato i capelli in una coda di cavallo, le due ciocche candide che ricadevano ai lati della testa, e la guardava leggermente preoccupata.
-Giorno, Sole. Sicura di stare bene?- le chiese.
-Ovvio, come mai me lo chiedi?- fu la risposta.
-Non so...Sembri su di giri, ecco- concluse le gemella, scrutandola con occhi dubbiosi. Sole scosse la testa, come a voler scacciare i pensieri della sorella. Intanto Vy si era svegliata.
-Muoio di fame- si lamentò.
-Andate a fare colazione, forza- le esortò la ragazza.
-Tu non vieni?- le chiese Luna. Sole si strinse nelle spalle.
-Ho già mangiato- disse.
La sorella fissò per un attimo la porta, pensosa, e lo sguardo si posò per un attimo sulle striature bruciate a forma di mano che la ragazza aveva lasciato impresse sul legno. Le rivolse un'ultima, lunga occhiata confusa, prima di dirigersi in cucina, con Vy per mano. Sole cercò di reprimere il sorriso radioso che voleva spuntarle sul volto, e seguì le sorelle, impaziente di scendere in cucina. E rivedere Jason.

Meno di una mezz'ora dopo erano tutti riuniti al tavolo della cucina. Vy stava avendo una singolare chiacchierata con Starly, sembrava stessero discutendo di qualcosa.
-Ma no, Starly, non dire sciocchezze- stava bisbigliando la prima, mentre la stellina ribatteva trillando e sprizzando scintille luminose. Jason le osservava divertito, spostando lo sguardo dalle due a Sole, che si muoveva agitata sulla sedia, indecisa sul da farsi. Luna le rivolgeva occhiate incuriosite, mentre si intrecciava nervosa una ciocca di capelli attorno al dito. Pantu era appoggiato alla sua spalla, stranamente silenzioso. E poi c'era Altair, che li guardava tutti con espressione indecifrabile, incredibilmente pallido alla luce grigia proveniente dalla finestra, seduto rigidamente sulla sedia più lontana possibile dal resto del gruppo. Era arrivato qualche momento prima, rivolgendo un lieve cenno di saluto agli altri, per poi accomodarsi senza dire una parola. Il suo sguardo continuava a passare da lei a Luna, quasi fossero un qualche enigma terribilmente difficile da risolvere.
Dopo qualche minuto di completo silenzio, a eccezione del lieve battibecco tra Starly e Vy, Sole capì di dover prendere una decisione. Non potevano rimanere lì tutto il giorno a fissarsi negli occhi, ma qualcuno doveva pur cominciare a parlare. Luna era troppo timida per incominciare a parlare, e in ogni caso non ci sapeva proprio fare, con le persone, Jason era troppo gentile per mettersi a comandare, mentre Altair... beh, lui era Altair. Così la ragazza decise di prendere il controllo della situazione. Si schiarì la voce.
-Allora...- esordì, leggermente in imbarazzo. Cinque paia di occhi si spostarono istantaneamente sul suo viso.
-Abbiamo circa un mese di tempo...- continuò.
-Ventinove giorni, per l'esattezza- la interruppe Luna.
-Ehm, grazie. Abbiamo ventinove giorni di tempo per recuperare l'ultimo pezzo del flauto, capire come usare uno strumento musicale per sconfiggere un sovrano pazzo, e sconfiggere Alabaster- Sole si interruppe, per riprendere fiato.
-Direi che sarebbe utile affrontare i problemi uno alla volta, concentrandoci su obbiettivi minori e senza dare troppa importanza al quadro generale- intervenne Jason. Sole lo ringraziò con lo sguardo per l'aiuto, e lui le rivolse un mezzo sorriso.
-In pratica non avete la più pallida idea di cosa fare. Non sapete quanto è forte Lux, quali sono i suoi punti deboli, conoscete a malapena i vostri poteri. E vorreste ignorare il quadro generale?- disse Altair, con un sorriso ironico. Era il discorso più lungo che avesse mai pronunciato da quando era arrivato. E le sue parole erano incredibilmente fredde e taglienti, così come l'occhiata che ora rivolgeva a Sole. Lei sostenne il suo sguardo, gli occhi pieni di odio bruciante.
-Hai forse qualche idea migliore tu?- quella domanda, chissà perché, suonava tanto come una minaccia.
-Guarda che non sei mica obbligato a restare, puoi andartene anche adesso, se lo desideri- continuò, imperterrita, la rabbia che ribolliva nel petto. Che faccia tosta che aveva, quel ragazzo, a mettere in dubbio le loro idee e dimostrarsi tanto scettico, quando loro lo avevano accettato nel gruppo senza neppure una domanda sul fatto che lo avessero trovato in un pianeta in mezzo al nulla, senza una valida spiegazione. Sentiva le guance in fiamme, e la sua furia non si attenuó, neppure quando le tornò in mente che, se Altair non fosse corso in loro aiuto, forse Luna sarebbe morta.
-Calmati, Sole- Jason le mise una mano sulla spalla, e la ragazza si rilassò un poco, senza smettere di lanciare occhiatacce ad Altair.
-Certo che però Altair ha ragione- intervenne Luna, senza alzare gli occhi dal tavolo -Non abbiamo idea di cosa ci aspetti. Dovremmo almeno capire da dove cominciare le ricerche- aggiunse poi, con più sicurezza.
-Per questo posso aiutarvi io- la voce del guardiano sopraggiunse dal fondo della cucina. Sole si voltò. L'uomo era appoggiato a una lunga canna da pesca, il lungo mantello del giorno prima sostituito da una maglia a righe sbiadite e pantaloni logori. In una mano stringeva un grosso secchio di metallo, dal quale proveniva l'odore inconfondibile del pesce. La ragazza intravide qualche pinna e parecchi occhi vitrei, e dovette reprimere a fatica un conato di vomito. Il guardiano appoggiò il secchiò sul tavolo della cucina, e Sole voltò la testa dall'altro lato, nauseata.
-Che state aspettando? Avanti, seguitemi- il vecchio incitò i ragazzi, che simultaneamente si alzarono, in attesa.
Salirono le scale, Sole appena dietro al guardiano, che storceva il naso. Anche il guardiano puzzava di pesce. Jason la guardava divertito.
-Che c'è?- chiese lei brusca, anche se riuscì a stento a trattenere una risata. Fece la linguaccia al ragazzo e spostò la sua attenzione ai gradini, attenta a non inciampare nei piedi dell'uomo che camminava davanti a lei.
Poco dopo il gruppo si fermò davanti a una porta.
-Qui c'è la biblioteca, vi do il permesso di usarla, a patto che rimettiate tutto in ordine quando avrete finito- spiegò il guardiano.
-Lo faremo, signore- gli assicurò Vy.
-Evvai! Libri!- disse sarcastica Sole, mentre spalancava la porta.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top