Magia

Alabaster osservava pensieroso il gruppetto male assortito dalla sua sfera di cristallo. Quegli sciocchi ragazzi sedevano in una grande biblioteca, e discutevano animatamente di qualcosa... probabilmente architettavano un inutile piano per cercare di sabotarlo. Esilarante. Cosa credevano di fare quegli inutili mortali per impedirgli di realizzare il suo, di piano? Lui era invincibile, poteva esercitare tutto il potere che voleva, senza alcun limite. O quasi. Quel quasi, però, cambiava ogni cosa. Sì, perché quel minuscolo quasi faceva proprio la differenza. Quel quasi gli impediva di elevare al massimo la sua forza, e non dipendeva solo dai poteri che cercavano disperatamente di allontanarsi di più da lui ogni secondo, ma da qualcosa di più grande e profondo, che aleggiava nell'aria. Una minima differenza che era come un muro di specchi impossibile da scavalcare. Perché, Alabaster lo sapeva, sugli specchi non ci si poteva arrampicare. E, nonostante questo, ogni giorno ci provava e riprovava, ma scivolava sempre troppo presto, le energie che lo abbandonavano come la forza di un fiume in piena, lavando via tutta la sua magia. Perché sapeva che oramai non mancava molto. Presto lo specchio si sarebbe frantumato in migliaia di pezzi, e nulla avrebbe più potuto fermare il sovrano. E sarebbe stato il caos, un'unico affascinante mondo di paura e incubi. Perciò Alabaster aspettava, e osservare quei giovani mortali alle prese con problemi troppo grandi per loro era il suo più divertente intrattenimento. Proprio come in quel momento. O meglio, lo era stato fino a qualche attimo prima. Ogni traccia di ilarità svanì dal volto del sovrano, vedendo il cacciatore di stelle, il suo cacciatore, disegnare per filo e per segno la mappa del palazzo. Ora non era più tanto sicuro delle intenzioni del ragazzo. Fino a quel momento aveva creduto che Altair stesse dalla sua parte, e il ragazzo si era sempre dimostrato il più fedele degli aiutanti, tanto che anche quella notte era tornato da lui con nuove stelle da prosciugare, ma forse qualcosa stava cambiando. Una rabbia cieca si impossessò di Alabaster, le nocche stringevano la sfera con tanta forza da essere sbiancate. Come era possibile che il cacciatore di stelle, spietato e senz'anima, non stesse eseguendo i suoi ordini? In un impeto furioso, il sovrano scagliò la sfera di cristallo dall'altra parte della sala. L'impatto con il suolo produsse un rumore assordante di vetri spezzati, che rimbombò tra le pareti di pietra. Alabaster strinse i pugni per qualche istante, ansimante dalla rabbia, prima di recuperare il controllo. Forse il cacciatore stava solamente giocando con loro, proprio come lui, e avrebbe solo dovuto aspettare. Dopotutto, rifletté Alabaster, gli occhi scintillanti di follia, se quei piccoli mortali volevano giocare , allora li avrebbe fatti giocare.

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