When nothing shines upon
«Twinkle twinkle little star... mhmhmh... eheheh» nel mentre picchietta la propria fronte con la parte bassa del palmo destro. Rannicchiato nell'oscurità della propria stanza ripete quel gesto continuamente, uno dei tanti tic sviluppati nel tempo, canticchia e ascolta i rumori fuori dalla porta blindata: soldati che corrono, gente che urla ordini in preda alla rabbia, un allarme che rompe i timpani. Lui sorride continuando a schiaffeggiarsi la fronte, ridacchia in preda all'isteria e poi comincia pure a dondolare sul posto quando si sentono i primi spari. «S-senti come sono spaventati. Ihihih corrono, corrono, corrono, corrono e urlano come me. Ti ricordi gattino?» quel "gattino" è una palla di capelli, pelle e peli creatasi nel tempo e che continua a espandersi ogni volta che si gratta via della pelle o delle ciocche, ma ci è affezionato come se fosse un vero animale da compagnia e nessuno gliel'ha mai tolta perché un soggetto tranquillo è più facile da controllare visto che non sempre droghe di ogni tipo e collari inibitori funzionano alla perfezione. Ovviamente non ha sopportato solo quelle cose, ma gli hanno essenzialmente fatto di tutto: percussioni, elettroshock, carenza di cibo, acqua e sonno per privarlo delle energie e molestie verbali per abbatterlo a livello psicologico e renderlo pressoché innocuo, però ogni volta che pensa a quel trattamento non sa perché lo abbiano riservato a lui. Non l'ha mai capito, forse sarà perché gli dicono che è un mostro e un pazzo, eppure gli sembra di ragionare bene (gatto a parte s'intende) e uno fuori di testa non riuscirebbe a ragionare, allora perché lui che è in grado di farlo non dovrebbe essere a posto? No, probabilmente hanno ragione. Dopotutto sono quindici anni che glielo ripetono di continuo, perché dovrebbero mentirgli? Meglio non fare più pensieri del genere, appartengono al passato, lui è pazzo e l'ha accettato come il fatto che è pericoloso. Già, lui mette paura. Si sente così stupido ripensando al terrore provato all'inizio per le torture, non aveva motivo di temerle perché lo facevano per timore di lui, ma anche perché temevano e temono ancora tutti gli altri. Ecco perché li rinchiudono in manicomi di quel tipo, lo fanno sempre con le cose che non sanno gestire e che possono causargli problemi come loro, anche se non hai mai fatto nulla di sbagliato ti prendono, ti sbattono dentro e buttano via la chiave per essere sicuri che non uscirai mai di lì. Non sempre però le cose vanno come le persone vogliono, dopotutto anche gli animali scappano dai loro recinti, quindi perché dei mostri come lui non dovrebbero farlo? Continua a martellarsi la fronte col palmo aspettando che la porta si apra per farlo uscire. Questa volta non andrà in qualche stanza per essere torturato, non andrà a farsi sparare addosso con una pompa o a mangiare dei pezzi di pane secchi e un bicchiere d'acqua, questa è la volta in cui sentirà di nuovo l'aria fresca addosso e l'erba umida tra i piedi... che bella sensazione quella. «Gattino no, non fare del male al signor uccellino. È nostro amico, ci tiene compagnia da tanto tempo, non ricordi? Come no? Quando ho pensato di volere un altro amico è apparso. Ecco, lo sapevo che ti saresti ricordato, sei un bravo gatto.» fissa poi davanti a se l'oscurità di quella cella in cui non vi è la presenza di nessun'altra forma di vita, eppure lui vede qualcosa che chiama "uccellino". Però non è stato sempre così, sarà pazzo, ma è convinto ancora di ragionare bene come un tempo. Insomma, quando da bambino giocava nel giardino davanti alla propria casa non hai mai fatto nulla di male e non ha mai messo in pericolo nessuno, allora perché è lì? Perché gli danno del pazzo? In effetti non si ricorda bene la sua infanzia, potrebbe aver fatto qualcosa che ora non gli torna alla mente oppure è impazzito in quell'ospedale... no no, doveva essere sicuramente schizzato prima di entrare lì, glielo dicevano anche mentre lo stavano portando in quella sua nuova casa, non può aver perso la sanità mentale negli anni come tutti gli altri ragazzi lì dentro. È sicuro di essere rimasto sempre lo stesso, sono gli altri a cambiare e ad aver paura di lui per nessun motivo in particolare, dopotutto non hai mai fatto del male a nessuno lì dentro e loro continuano a temerlo, gli danno del mostro come quei dottori e quelle guardie, forse è per questo che nessuno è ancora venuto ad aprirgli la porta? Non vuole stare ancora lì dentro con tutto quello che sta succedendo oltre la soglia, vuole unirsi anche lui a quella festa a cui non è stato invitato dagli altri detenuti che si stanno divertendo insieme ai soldati e ai dottori, non è giusto che lui sia l'unico a rimanere fuori dai giochi. «Forse mi apriranno ora la porta? Magari non hanno più paura di me e decidono di farmi uscire. Gattino? Uccellino? Cosa ne pensate voi? Ma certo, siete animali, cosa ne potete sapere voi?» In un tratto cessa quel tic, si alza in piedi barcollando reggendosi più con le sole ossa che con i muscoli ormai inesistenti. Ha capito che nessuno verrà ad aprirgli la porta, né gli oltre-umani né quelli normali, nessuno verrà da lui per salvarlo o eliminarlo, eppure sorride nell'oscurità della sua cella. Nonostante la minuscola finestrella nella porta, la luce non entra per qualche strano motivo, ma lui vede tutto, osserva quegli esseri viventi che si danno guerra ognuno per il proprio motivo, ma tutto quel rumore inizia a dargli fastidio. Sorride di più nel buio, i denti sembrano quasi brillare mentre con i piedi sposta il collare inibitore. «Non è divertente amici? Sì lo so, ho capito che quel coso non poteva fermarmi tanto tempo fa, ma scappare allora non mi avrebbe divertito come ora. Dai su, non li vedete che vogliono scappare? Eheheh... n-non sarebbe bello ripagarli con la stessa moneta, eh? Ihihih... dai, v-vi ricordate come mi hanno trattato, n-no? Un a-animale, anche loro che s-sono come me. Sì, hanno paura, magari li accontento e faccio il mostro» dice senza interrompere quel sorriso, chiude solo un attimo gli occhi per prepararsi alla panorama che vedrà dopo aver detto «Oblio.»
Vento fresco addosso, erba umida sotto i piedi, apre gli occhi e alza lo sguardo al cielo stellato. Non c'è più nulla di umano lì intorno, l'edificio, tutte le persone, nulla di artificiale, nessun "super", solo lui e la natura. Applaude un paio di volte vedendo quel cielo notturno così bello e luminoso, i suoi due amici gli mancheranno, ma degli altri animali può sempre trovarli in giro. Dopo essere stato una buona mezz'ora a contemplare la natura inizia a camminare verso la strada sterrata vicina a quel luogo, così potrà chiedere un passaggio su una di quelle tante auto che si stanno avvicinando. «Twinkle twinkle little star, how I wonder what you are.»
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