Chapter 3
-Una bionda, grazie.
Mi siedo sulla sedia davanti al bancone del bar sotto casa mia, lo scudo appoggiato al legno del bancone davanti alle mie gambe.
Allungo un dollaro al barista che piazza davanti a me un bel boccale di birra schiumante, come piace a me.
Sono forse troppo giovane per bere alcolici, ma sono maggiorenne e questo mi basta e avanza.
Afferro il bicchiere e mando giù il primo sorso del liquido amaro ma con un retrogusto quasi dolce e piacevole. La porta si apre ed entra il classico club di motociclisti tutti grandi, grossi e tatuati.
Istintivamente porto una mano sulla tasca della mia inseparabile giacca nera, accertandomi di tenere ben salda la provetta attraverso il tessuto.
Ho già il presentimento che il mio scudo servirà.
Il tipo pelato con la classica bandana nera in testa si avvicina al banco e ordina per se e per gli altri delle birre abbastanza alcoliche, io ci vado molto più leggera.
Non appena guardo tutta la banda dei gangster un po' troppo vecchi loro si tolgono bandane e cappelli.
-Salve signorina.
Vedo che la cavalleria non è ancora morta.
Alzo il bicchiere verso di loro a mo di saluto.
-Gentiluomini.
Loro si rimettono i copricapi e si siedono tutti insieme al tavolo appena davanti alla finestra del bar, iniziando a parlare di ogni pazzia che passa per le loro teste tatuate.
Non posso fare a meno di sorridere quando sento le loro scorribande più disparate, bevendo birra per fissare il vuoto e il ragazzo tutto elegante che serve da bere ai clienti.
Dietro di me i nonni cazzuti hanno iniziato ad animarsi, l'alcol che probabilmente avrà iniziato a circolare dentro di loro porterà ad avere una rissa da bar nel giro di pochi minuti. Chi possono pestare oggi? La coppietta che si scambia frasi d'amore alla mia destra oppure i due ragazzi con mezzo spinello in tasca alla mia sinistra?
Faccio per alzarmi ma il barista mi blocca, tirando fuori dal suo grembiule una pistola carica e puntata verso il mio viso.
-Ehi ehi ehi, che succede qua? Lascia giù quella pistola ragazzo o...
Il capo della banda si mette vicino a me con un braccio davanti per proteggermi, ed è un secondo che passa dal vederlo in piedi per salvarmi a vederlo a terra con un buco nella fronte e lo sguardo spento.
Lo guardo stralunata e con la prima mano afferro lo scudo, chiudendo gli occhi non appena sento altri spari far tacere le voci rabbiose dei compagni del tipo.
Tutti gli altri scappano impauriti.
Sono morti perché io sto scappando e non esiste luogo dove posso nascondermi. È colpa mia. Quelle persone erano dei gentiluomini vestiti da teppisti e questo barista è una bestia vestito da gentiluomo.
Mai fermarsi alle apparenze giusto?
Fisso con apparente calma il ragazzo giovane che tiene ben salda la mira su di me.
-Neanche il tempo di finire la birra.
Ironizzo io, alzando lo scudo per proteggermi dal primo proiettile.
Potevo proteggere quei tizi,ma ero ancora scioccata dalla vista della prima persona che ha perso la vita per colpa del mio passato, non posso più permettermelo.
Troppe persone si fanno male quando ci sono io attorno.
Scavalco il bancone e corro senza esitazione verso il barista, spingendolo con lo scudo a forza verso il retrobottega, dove nessuno a parte noi si farà del male.
La giornata inizia come sempre e finisce come sempre, un classico.
La rabbia inizia a prendermi e incanalo la forza che mi attraversa sulle braccia, stringendo in una mano la pistola che era già pronta a spararmi, puntandola verso il muro dietro di noi.
Tiro un calcio nello stomaco al ragazzo e riesco a lanciargli via l'arma, iniziando così a prenderlo a pugni e a fendenti dello scudo sull'addome e qualche volta sul viso.
Ha ucciso delle persone innocenti, non si è limitato a cercare solo me.
E io? Troppo scioccata per agire, tse, che mucchio di stronzate. Ero là, lo scudo recuperabile e invece di salvare della povera gente che cercava di proteggermi l'ho lasciata morire perché era la prima volta che mi capitava di vedere un uomo morto di fianco a me.
Io, che vivevo nel Bronx spaventata da un colpo di proiettile verso un uomo innocente.
Mi sfogo sul ragazzo artefice di tale dolore e, prima che gli spacchi seriamente la faccia, percepisco qualcosa appicciarsi alla mia schiena e tirarmi su con uno strattone, facendomi trovare sul tetto del palazzo.
Non faccio in tempo a tirare lo scudo contro qualcosa che si muove dietro di me che sento la mia arma scivolare via e le mie mani attaccarsi al parapetto del cornicione.
Guardo i fili bianchi aggrovigliati tra loro che mi bloccano le mani, non riesco a liberarmene anche usando tutta la mia forza.
Guardo davanti a me e vedo un tipo vestito di rosso e blu con un ragno stilizzato sul petto, il costume decorato da sottili linee nere che lo fanno assomigliare ad un ragno e quella maschera con gli occhi bianchi che si restringono quasi per magia.
Lo fisso sempre più stranita.
Noto che tiene il mio scudo e mi fissa a sua volta.
-Abbiamo finito?
*mamma mia se mi piace questa ff da scrivere! Sarà una cosa davvero figa, credetemi. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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