6. LEVITATING


Arrivai davanti l'uscita del palazzo e vidi la Ford Mustang nera dove la sera prima avevo passato la nottata a parlare con Isidro. Lui era appoggiato alla carrozzeria distratto, appena lo vide mi sorrise. Non appena fui vicina lui mi aprì il portone ed io entrai. Non appena si fu messo al posto del guidatore, chiuse il portone. Io sistemai la borsa tra le gambe e mi misi comoda. "Buenos días princesa" disse sorridendomi. "Un uccellino mi ha detto che non carburi senza un caffè, ed ecco qui" mia madre, pensai, ed alzai lo sguardo al cielo prendendo il caffè dalle mani del ragazzo. "Un uccellino di nome Juanita, non è vero?" Dissi prendendo poi un forte sorso dalla tazza, lui ridacchiò di risposta. La musica era forte in quella Ford, l'avevo già notato durante la notte, nonostante avessimo abbassato il volume della radio per parlare, la musica era predominante in tutto l'abitacolo. "Muñequita..." iniziò Isidro, e la sua voce mi riportò nell'abitacolo da cui mi ero dissolta persa nei miei pensieri. "Riguardo ieri sera, ti ringrazio davvero di cuore." Eh? Isidro mi stava ringraziando per la sera prima? Cosa avevo fatto, vero si che avevo bevuto qualche drink di troppo ma fino a questo punto... "di cosa mi ringrazi, principe?" Dissi del tutto tranquilla. Anche se in realtà non ero proprio tranquillissima... "di essermi stata vicina, non era stata per nulla una giornata semplice, anzi tutt'altro. Non ho aspettato altro che la serata." Mi guardò intensamente "e tu eri stupenda" Lo sguardo intenso e scrutatore di Isidro mi faceva bollire la pelle come se la potesse scaldare con i suoi occhi. "Non hai nulla di cui ringraziarmi, Isidro, davvero. Tu non eri da meno comunque. Divampante direi..." dissi ridacchiando. Lui mi prese la mano, fu un attimo, un gesto totalmente inatteso. "Sai che oggi abbiamo molto da fare, ma stasera ti andrebbe di venire in un posticino carino? Nulla di astronomico intendiamoci..." disse Isidro guardando fisso sulla strada. "Stiamo parlando di un appuntamento?" Dissi io di rimando. Appuntamento, che parolone, era innegabile che tra me e Isidro fosse scoppiato qualcosa, ma non sapevo dargli una definizione corretta e quadrata, insomma, avevamo parlato in macchina per una nottata quasi ma da lì all'altare ne doveva passare di acqua sotto i ponti. Tuttavia avevo calcolato bene la parola, non sono una tipa facile, se mi inviti da qualche parte vuol dire che vuoi sicuramente qualcosa di più, allora è bene che tu sia serio e capisca cosa vuoi, avesse avuto paura Isidro avrebbe potuto tranquillamente far sfumare la cosa, non me la sarei presa. "Appuntamento... se la metti così..." Iniziò Isidro. Eccolo, lo avevo incastrato, la mia tattica era riuscita alla perfezione. Ne sai una più del diavolo Maria Jesus. "Dovrò stirare la camicia buona." Disse lui scoppiando a ridere, era una risata piena, viva è bellissima. Cosa?! Non era intimidito dalla parola? Era sicuro di quello che stava facendo? "La camicia buona? Allora non è un posto astronomico ma ci si deve vestire bene!" Dissi io nascondendo l'imbarazzo. Lui mi guardò negli occhi distogliendo un attimo lo sguardo dalla strada. "Ti farà impazzire princesa." Disse e avvampai ancora una volta. Naturalmente tentai di distogliere lo sguardo per non far notare l'arrossamento. Cosa mi stava facendo Isidro? Mai prima d'ora un ragazzo mi aveva fatto sentire così. "Mettiamo un po' di musica" propose, sarebbe stato meglio, mi ero leggermente zittita presa dall'imbarazzo. Vedo Isidro premere tasti e pulsanti, poi nell'abitacolo scoppia una canzone: "I wanna take you down again, hit that rewind" era la canzone della sera prima, che stronzo, pensai. "Princesa mi hai lasciato qualche graffio sulla schiena ieri..." disse lui, un ghigno beffardo comparve sul suo viso." Eh si, lo avevo marchiato, con le unghie che mi ritrovavo. "Non sono l'unica ad aver lasciato segni, esplendor!" Mi ricordai del bacio sul collo, quello che mi aveva lasciato in preda alla musica. Lui rise, una risata roca e profonda. "Stavamo ballando o abbiamo attentato alle nostre vite?" Dissi io continuando. "È stato magnifico, sei una ballerina divina, lo ripeto" disse. Dopo ancora poco alla fine davanti a noi apparve l'ufficio di mia madre "juanita's confessions" in tutto il suo splendore. "Cazzo è tardissimo, mia madre andrà su tutte le furie!" Dissi tra me e me. Isidro mi notò particolarmente affannata. "Hey chica, stai tranquilla, tua madre non è arrabbiata. Fidati" disse lui prendendomi ancora una volta la mano. Lasciata la macchina all'ingresso corremmo verso la sala delle riunioni per incontrare mia madre. Alla reception incontrai le stagiste e le salutai frettolosamente, Isidro mi seguiva passo passo. "Ciao Beth, Ciao Stacy" dissi mentre attraversavo l'atrio correndo, alla fine raggiunsi l'ascensore e ringraziai il cielo quando ci mise solo pochi secondi ad arrivare. "Se continui così la doccia che hai fatto sarà inutile, muneca" disse Isidro, impeccabile. Era semplicemente impeccabile. Era vestito in maniera abbastanza casual, una felpa e dei jeans comodi e delle air force bianche, il tipico outfit sportivo e senza pretesa, ma le collane e gli anelli che portava alle dita gli davano un non so che di pericoloso. "Vestito così sembri quasi un criminale" dissi scherzando e ridacchiai. "Attenta a cosa desideri, non vuoi vedermi pericoloso, chiquita." Disse lui e afferrandomi mi appoggiò al muro, "ieri mi sono dovuto far disinfettare le artigliate che mi hai lasciato, mi hai fatto al quanto male." Disse lui, tentava di farmi paura? Sapeva che mio padre veniva da Harlem? "Non mi fai paura Isidro, nemmeno un po'" dissi io. "Ah si? Non hai paura? Ma non vedi che ragazzaccio che sono!" Disse lui avvicinando il suo viso al mio. Eravamo vicinissimi, presi da una strana trance, ero uscita fuori di testa e dovevo riprendermi. "Dobbiamo lavorare Isidro. Non possiamo fare cose sconce nell'attico di mia madre." Dissi io guardandolo negli occhi. "Per la seconda volta sedotto e abbandonato." Disse lui lasciandomi un casto bacio sulla guancia. Rispetto a quello che era successo la sera prima lo accettai, era molto più leggero. "Pronto a entrare nel circo della moda?" Dissi io mentre mi risistemavo. "Facciamolo princesa." Disse lui e alla fine le porte si aprirono e ci dirigemmo verso la sala riunioni dove sarebbero iniziati i preparativi della sfilata.

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