1. Hello Bitches
<< Jess, dai ti prego è ora di alzarsi!>> la voce di mia madre si era diffuse per tutta la mia stanza. << Dai, muneca, è ora di alzarsi!>> Nonostante vivessimo a Manhattan da sedici anni il suo accento sud americano non si era del tutto eliminato. Mi alzai dal letto, sollevando con grazia la mascherina da notte. L'avevo presa da Primark, detto tra noi. Ma amavo quella mascherina che diceva: "Svegliami come tu sai." I vestiti che avevo preparato la sera prima mi facevano sentire veramente sentire una bad girl del ghetto mista a Isabelle Lightwood della serie tv "Shadowhunters". Accesi la pill e la stanza esplose nelle note di " Hello Bitches" di CL, proprio come mi sentivo in quel momento. Preparatevi stronzette, Luna sta arrivando. Finii di prepararmi indossando la giacca di pelle. Quel giorno il mio outfit era troppo semplice, pensai, indossavo un top sportivo grigio e blu con dei jeans strappati sul ginocchio e dei tronchetti neri. Troppo semplice, così indossai la mia giacca stile aviatore nera, giusto per dare un tocco naif al tutto. Presi il trucco e indossai solamente dell'eyeliner nero e mascara, ma sulle labbra esagerai...Oh sulle labbra! Cocò Chanel sarebbe stata fiera di me, pensai. Prima di uscire dalla stanza abbottonai il cappotto, se mia madre mi avesse visto uscire di casa così avrei anche potuto iniziare a scavare una fossa e buttarmici dentro. Gettai uno sguardo allo specchio e dissi con voce suadente al mio riflesso: << Eres una gran chula, chica.>> Devo dire che lo spagnolo non riusciva ad abbandonare neanche me. Scesi nella grande sala da pranzo dove incontrai mia madre, la donna più bella che potesse esistere. In una frase "44 anni e non sentirli ma non mostrarli nemmeno!" , lei e mio padre erano il ritratto dell'amore, in tutti i sensi, le pareti della mia stanza non erano di cartone... Mentre mi stavo sedendo sulla sedia per bere il mio frullato ipocalorico, un piccolo fulmine passò sotto la mia sedia. Piccola peste... << Desgraciado!>> urlai, poi continuai non soddisfatta della mia sfuriata. << Miguel, ven aqui que te mato!>> per chi non conoscesse lo spagnolo, le basti sapere che Miguel era in un mare di guai... Mia madre mi lanciò uno sguardo come a dire "non pensarci". Scossi la testa, non sopportavo l'idea che un ragazzino come Miguel riuscisse sempre ad averla vinta, così, per sfogarmi, al posto del mio solito frullato mi versai un sorso del whisky di mio padre nel te verde. Mia madre mi guardò sconvolta mentre bevevo la bevanda. Mi alzai afferrando una banana e girai il tavolo per dare un bacio a mia madre che ricambiò dolcemente. << Oggi la casa sarà invasa dai modelli della mia linea " Bad Boy Big...>> Mi guardò maliziosa. Il mio petto si fermò facendomi assumere la faccia di una nota presentatrice televisiva quando finge compassione. poi aggiunse << Heart! Cosa avevi capito?>> Ridacchiò. Poi continuò sorseggiando il caffe scostando i suoi capelli biondi miele con delicatezza. Che donna elegante mia madre. Io piuttosto sono simile a mio padre, cabello negro y sangre latino, anche se devo dire la verità, vivo a Manhattan più o meno da quando sono nata. << Tesoro mio, ho bisogno del tuo aiuto per scegliere i modelli migliori per la linea di intimo...>> La sua voce risultò seducente, molto seducente. << Se papà scoprisse ciò che mi costringi a fare, sono sicura che ucciderebbe prima te e poi me...>> Poi sul mio viso comparve un sorriso malizioso. << Lo farò proprio per questo.>> Presi la mia banana ed uscii da casa pronta per affrontare un nuovo giorno di scuola. Approfittai dello specchio dell'ascensore per controllare il rossetto, come sempre era perfetto. Anni ed anni di settimane della moda mi avevano insegnato i più oscuri segreti del make up. Appena arrivata nella hall l'attraversai a mo' di passerella, non vedevol'ora di diventare un diavoletto di Juanita's Revelations. L'ampia hall rendevatutto più divertente, l'atmosfera art deco, mi sentivo Lady Gaga durante lasfilata di mia madre. Avrei amato la giacca con le ali che portava. Boom, ali.M olti fischi arrivavano dai ragazzi cheaspettavano i bus per andare a scuola, poveracci, ma le lusinghe non bastanomai, no? << Conservateli, per dopo, chulitos.>> e gli lanciai un bacio. Il facchino era già pronto fuori dal palazzo con la mia Mercedes classe A, il mio meraviglioso regalo per i miei dolci sedici anni. Uscii dalla porta scorrevole con lo zaino a penzoloni, non appena il garsone fu fuori dalla mia bambina mi ci fiondai dentro, pronta a gettarmi nel traffico di New York. Quando riuscii a farmi spazio nel traffico, chiamai la mia amica Ashanti, per avvisarla che stavo per arrivare, ormai come di consueto da un anno.
<<Ash, sbrigati, sto arrivando, manca poco ormai.>>
Una voce assonata rispose.
<< Jess? Sono già le otto?>> disse con la voce assonnata.
<<Complimenti per la scoperta Sherlock, ora sbrigati o arriveremo in ritardo al test.>>
Avevo un diavolo per capello, mi ero vietata delle uscite per studiare quel test, ci tenevo allo studio e non avrei sprecato il mio weekend di studio di chimica organica per colpa di quella pigra di Ashanti, Ashanti, ma le volevo troppo bene, era la mia migliore amica, l'unica che mi sostenesse veramente ed io lo facevo con lei. Un'amicizia del genere era difficile da trovare a Manhattan dove il massimo che potevi trovare erano delle ragazze che ti pugnalano alle spalle. Ma io avevo Ashanti e lei aveva me. Non appena fui sotto il palazzo di Ash le mandai un messaggio per avvisarle del mio arrivo. "Ash sbrigati sono qui. Dai, dobbiamo prendere A+ oggi! :*" E dopo averle inviato l'S.M.S, presi il mioquaderno e ripetei gli appunti che mi ero preparata... << I composti organici costituiti solo da atomi di idrogeno ecarbonio sono detti idrocarburi e ...>> Poi una voce molto familiarecompletò la frase <<ad esempio il metano, avente formula chimica CH4, è il più semplice degli idrocarburi.>>Ashanti era finalmente arrivata e mi strinse in un fortissimo abbraccio. Comesempre si era vestita con uno dei suoi completi rosa. La pelliccia le affinavail viso e la camicia bianca contrastava con la pelle color cioccolato. <<Tesoro, noi prenderemo A+ te lo assicuro. Ma d'altronde non sarà unanovità.>> Si sistemò la cintura e riaccesi il motore pronte per andare ascuola... << Wakiti, Takiti!>> la mia canzone preferita esplose nellamacchina. << Gozen, mis hijos, gozen.>> Adoravo la Materialista,era così trash, così taaaanto trash. Finalmente raggiungemmo il parcheggio della mia scuola privata nel centro della città. Uscimmo dall'auto prendendo il nostri zaini, pronte per affrontare il test di chimica con una carica esplosiva. Entrammo nell'istituto e raggiungemmo i nostri armadietti. Il mio era un piccolo tempio buddista dove tutto aveva il proprio spazio. Adoravo il feng shui, soprattutto quando serviva a sfrattare gente dal banco mio e di Ashanti.
<< E dopo scuola cosa fai, brutta zingara?>> Ashanti era la finezza reincarnata...
<< Devo dare una mano a mia madre...>> Vagheggiai.
<< Ma... Tu odi dare una mano a tua madre!>> Disse Ash sconvolta.
Il mio sguardo si fece malizioso. << Non quando devi selezionare i migliori modelli in intimo per la sfilata.>>
Ashanti aprì la bocca sconvolta. << Sei davvero una pervertita, Maria Jesus!>> Scossi la testa ridacchiando poi ci dirigemmo verso il laboratorio di chimica, pronte per distruggere il professore. Ash si sedette accanto a me ed insieme ci facemmo il segno della croce prima di cominciare. << Se vi becco a copiare, giuro che il compito l'annullo con una bella F>> La voce del professore di chimica tuonò nell'aula. << Quell'uomo ha bisogno di una bella scopata...>> Ash mi sussurò piano nell'orecchio, affinché nessuno sentisse. Sempre più fine la ragazza. Il test era semplicissimo, lo superai senza difficoltà avendo studiato tutto il weekend. Non appena l'ora finì io e Ashanti ci fiondammo fuori per raggiungere l'aula di giapponese, la signorina Hamaki si sarebbe veramente infuriata se non fossimo arrivare in orario. La nostra corsa verso la classe venne ostacolata da Ashanti che non riusciva a correre sui tacchi... Ma chi non riesce a camminare rapidamente sui tacchi a Manhattan, mi chiedo? La giornata passò rapidamente e, dopo le ore di francese e tedesco, uscimmo da scuola e ci dirigemmo a casa di Ashanti, i provini erano alle sedici cosi decisi di fermarmi a pranzo da Ashanti, amavo il cous cous che preparava sua madre. Parcheggiai la macchina nel parcheggio sotterraneo di Ashanti e per poi risalire verso casa sua. Mentre salivamo le scale mi fermò. <<Ho un dubbio...>> Mi disse portandosi l'indice sotto il mento. << Ma i modelli di intimo vengono scelti in base alla dimensioni?>> Mi disse. <<Non ne sono sicura...>> Salimmo le scale, finalmente, i dubbi di Ash mi fanno veramente venir voglia di vomitare, non ero uno stinco di Santo ma in ogni caso non avevo proprio voglia di dover misurare pollas tutto il pomeriggio... Come sempre la casa di Ashanti mi dava tranquillità. Appena mettevi piede in casa sua ti ritrovavi a Trinidad e Tobago, suo paese natale. La madre di Ashanti ci accolse come sempre con calore e ci disse che il pranzo era quasi pronto. Il pranzo fu molto rapido anche perché dovevo raggiungere casa per prepararmi al meglio per l'arrivo dei ragazzi, ero la figlia dei proprietari di Juanita's Revelations nonché una delle modelle dello shooting, dovevo apparire al meglio. Così mangiai il cous cous e mi diressi verso casa, pronta per incontrare i modelli. Non dovevo dimenticare però il numero di qualche bell'afroamericano per Ash, sicuramente ce ne sarebbero stati quel pomeriggio... Nella macchina la melodia di Bad Romance di Lady Gaga mi faceva impazzire, adoravo cantare quelle canzoni a squarciagola senza nessuno che m'interrompesse. Purtroppo tutta Manhattan decise di uscire in macchina invece di usare i mezzi pubblici cosi efficienti... Verso le 15 riuscì ad intravedere il mio palazzo finalmente. Meno male, avevo tutto il tempo per rifarmi trucco e parrucco. Non appena accostai vicino al palazzo fui accolta da un garzone dell'albergo che parcheggiò la macchina al posto mio. Finalmente riuscii a tornare a casa, ero veramente stremata dalla mattinata scolastica, e non era finita, avrei passato un pomeriggio a giudicare ragazzi, non male pensai... Stavo camminando quando qualcosa mi si piazzò davanti facendomi cadere, si, ero molto abile sui tacchi ma quando un essere ti si blocca davanti... Davanti a me a me così un ragazzo alto ad occhio e croce 1,80. Ecco cosa mi fece cadere... mi irritai non poco. << Sei cieco o cosa?>> Il ragazzo fece un tiro della sigaretta che teneva in bocca. << Scusami?>> Mi lancio uno sguardo pieno d'arriganza. << Ero qui da prima di te, Chiquita. Semmai sei tu che non guardi dove vai.>> Chiquita, chi? Pensai. <<Lo siento es que todavía no conozco tu madre...>> Detto questo lo spostai e mi diressi verso l'ascensore, che maleducazione... Che stronzo!
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