Donazione di poppybatt

Donazione
di poppybatt

Genere: Fantasy

Oggetto: Trama e personaggi ispirati al Mondo Emerso di Licia Troisi.

Stato:  Storia interrotta, presenza solo del prologo da continuare rispettando la linea generale dei personaggi introdotti. Revisione, possibilmente, minima del prologo su consultazione dell'autrice. Completa libertà sulla storia da continuare – ma sarebbe gradito se si accettasse che facessi da Beta, prometto di non cambiare nulla, mi piacerebbe sapere solo come procede prima della pubblicazione singola dei capitoli e poter consigliare in base a come avevo pensato i personaggi.

Contenuto:

Sono abbastanza lontani i tempi in cui ero appassionata al mondo di Licia Troisi e ai suoi personaggi, ma il mio cuore riserva ancora un posticino per Dubhe, in particolare, e per Sennar. In un raptus di dedizione al Mondo Emerso, anni fa ho steso il prologo di una storia che non avevo ancora chiara in mente, ma sapevo chi ne sarebbero stati i protagonisti: Hæl, uno dei migliori Soldner del Mondo Emerso, da sempre una ladra ora diventata una spietata Morderin; Thea, una ragazza con un destino terribile, la preda della cacciatrice; il Soldner Layo; Thenn e molti altri.

Titolo e ipotetica cover:
"La ladra di sangue"

Citazione/estratto/nota da copertina:

"Quando il sangue è l'unico ossigeno che ti serve per sopravvivere"

Capitoli scritti:
Prologo - La caccia parte I e II

Prologo

Con il naso all'aria fiutava il vento disgraziato: sangue fresco. Si stava avvicinando. Affrettò il passo avidamente e si diresse verso le prime tracce umane che trovò, alcune orme sbiadite e poche gocce rosse. Peccato che fosse ferita, la voleva intera.
La lingua schioccava furiosamente contro il palato e le labbra carnose tremavano già di rosso piacere, mentre gli occhi fendevano il buio come fossero la lama del suo pugnale, attentamente nascosto nell'interno coscia.
Pochi chilometri prima di uscire dalla foresta sentì alcune voci rauche. Si erano già accampati quando i primi filamenti dorati erano ancora lungi dal sorgere?
Dilettanti. - Pensò, mentre un orrendo ghigno le deformava le labbra.
Uno dei tre aiutanti azzardò timidamente guardando di sottecchi la prigioniera.
«Capo, non credi che dovremmo svegliarla e farle mangiare qualcosa?»
Nessuna risposta. Layo era più preoccupato per il fuoco; nonostante mancassero poche ore al risveglio del sole, il freddo mordeva ancora le carni e non permetteva al bandito di pensare lucidamente. Era lui che doveva mangiare e poi decidere il piano per i giorni seguenti.
«Vai a cercare della legna.» Ordinò con appena un filo di voce, che il crescente vento aveva già disperso prima che l'ordine potesse arrivare a qualcuno dei tre ladri che si trovavano con lui. Gli costò girarsi e con un'occhiata trapassare tutti e tre i corpi «Legna!» Latrò furioso. I tre si dileguarono in un fracasso che Layo si promise che avrebbe costato loro parecchio. - Imbecilli. Se ci sente qualcuno siamo morti.
Spostò lo sguardo sulla ragazza: aveva accennato una mossa con la testa. Se si fosse svegliata prima del tempo sarebbe stato un problema bello e buono. Uno dei tre ragazzi era tornato e aveva depositato a terra una prima bracciata di rami secchi.
«Portami le erbe e la pozione, sono nel fagotto.» Gli ordinò indicando un ammasso di cuoio accanto alle loro scorte di acqua. Doveva preparare l'impacco prima che la prigioniera ritrovasse i sensi e la Bestia in lei si destasse di nuovo. Era stata una faticaccia la sua cattura e anche sufficientemente dolorosa. Doveva evitare un altro incidente del genere o non sarebbero arrivati dal mago in tempo.
Si era mossa di nuovo. Una smorfia le aveva deformato l'espressione dormiente del viso, ma si stava risvegliando, e con lei anche il gemello rinnegato.
L'agitazione saliva nel corpo di Hæl e il sangue ribolliva sempre più rimescolandosi come in un torrente. La furia addormentata nel corpo di Thea stava già stuzzicando i sensi della cacciatrice, i cui muscoli iniziavano a guizzare impazienti di mettere in moto la macchina da guerra che spiava tra le foglie da due giorni.
Nella mente addormentata di Thea regnava il caos più totale. Si sentiva soffocare da una nebbia così lattiginosa da sembrare reale, sulla schiena sentiva ardere un fuoco maledetto e altre piccole ferite pizzicavano sul resto del corpo. Ora ricordava: uno scontro. Aveva fallito. Era prigioniera? Tentò di muovere le mani, ma non capì se fu impossibilitata da qualche fune che cingeva i polsi o dalla droga che rendeva ancora pesante ogni singola fibra di carne.
Ad un tratto qualcosa di gelido le bagnò la spalla bruciante di dolore. La differenza di calore fu così rapida che i suoi muscoli si contrassero m a i sensi quasi del tutto vigili le permisero di stare attenta a non farsi notare. Alcuni fasci di luna le proiettarono sul terreno di fronte l'ombra di una figura china sulla sua schiena. Era indaffarata a coprire il marchio con qualche strano impacco. Per un secondo una speranza balenò nei profondi occhi della ragazza. Che fosse...
«Tehn..?» Sussurrò speranzosa.
«Ti ci porteremo appena sorge il sole. Abbiamo bisogno di riposarci.» Fu la figura a parlarle; aveva appena finito di fasciarle la spalla. Doveva pur arrivare intera e innocua a destinazione, si immaginò la prigioniera. Appena aprì meglio gli occhi, Thea vide un altro uomo seduto su un tronco tagliato, più giovane della voce che aveva parlato.
La ragazza notò che l'ombra che aveva riposto una sacca vicino a un gruppo di cavalli, fino ad allora rimasti nascosti poco più lontano dal fuoco che il giovane Ken'rar stava tentando di accendere, continuava a darle le spalle, così che lei non potesse vedergli i tratti del volto. Le sembrò comunque di aver già visto da qualche parte quella corporatura robusta fasciata in abiti scuri e quel mantello ornato di rune che si era appena rimesso per coprirsi la testa arruffata con il cappuccio.
Era finalmente desta e in grado di muoversi, giudicò la cacciatrice. Il bastardo non era attento, due erano ancora a cercare legna e l'altro sembrava troppo stanco e giovane per poter svegliare i sensi in tempo o avere una qualche esperienza. Era il momento perfetto. La luna si era nascosta dietro un banco di dense nuvole e sembrò invitarla ad agire il più in fretta possibile. Il desiderio di possedere la giovane assassina ebbe il sopravvento su qualsiasi altro sentimento.
Un attimo di distrazione e fu l'inferno.
*
Estrasse il pugnale dall'interno coscia ancora prima di uscire da dietro i cespugli che l'avevano nascosta per tutto quel tempo. Con tagli netti e decisi vennero tracciate rosse linee curve che disegnavano nell'aria un oscuro labirinto di morte. Il corpo danzava con i primi raggi del sole che l'accompagnavano nei movimenti. La prima testa cadde: fu quella di Ken'rar. Come previsto, il ragazzo non fu abbastanza sveglio da poter reagire in tempo; ora giaceva contorto sopra le prime braci del fuoco.
Il rapitore si girò appena sentì il tonfo della testa mozzata sul tappeto d'erba ai suoi piedi. Mano allo spadone e fu pronto, appena in tempo, per parare il pericoloso affondo di un pugnale affilato e lucido come la luna piena. Parò altri due, tre, quattro rapidi attacchi ininterrotti. Il panico e la rabbia iniziavano già ad annebbiargli la vista.
«Sai che hai battuto strada inutilmente, vero, Morderin?» Layo scandì l'ultima parola sillabando pesantemente, con la speranza che quell'insulto ferisse la nemica più di un'arma. Pessima scelta. Hæl digrignò i denti e velocizzò le mosse. In pochi secondi la lama sottile come un filo aveva raggiunto la gola dell'avversario e stava premendo sulla vena carotide pulsante di terrore. Gli occhi verdi sbarrati per la sorpresa e la bocca spalancata si trasformarono in un'espressione di piacevole angoscia.
«Morire per mano di una delle migliori Soldner è quasi un onore, Hæl Morderin», sussurrò come meglio poté sotto la pressione del pugnale. «Mi spiace solamente di non essere stato alla tua altezza, così da poter godere di questo duello più a lungo.»
La ladra lo guardò con furia da dietro la leggera tenda di ombre che si erano scomposte e che le ricadevano ora in piccole ciocche disordinate davanti agli occhi. I riflessi smeraldini guizzavano dal suo furente occhio di zaffiro che lo teneva inchiodato insieme a quello nero, alla sua tenda di capelli che le mascherava il volto e nuovamente alle grandi iridi dai colori diversi. Hæl ridusse d'istinto a due fessure le pupille appena si rese conto che lui la stava osservando con improvvisa calma. Fu allora che si spinse lentamente in avanti al punto di sfiorare con le labbra l'orecchio sinistro del ladro, e sussurrò: «ma io non ho finito con te, verme.»
«Nemmeno io», fu l'inattesa risposta del ragazzo. L'espressione famelica di Hæl si irrigidì quando percepì un sibilo di metallo fendere l'aria lì dove si trovava appena prima di saltare via. Fortunatamente la sua agilità le venne in aiuto e riuscì a schivare l'attacco di uno dei due ragazzi che erano tornati, probabilmente sentendo provenire agitazione da dove si erano accampati. Inizialmente erano rimasti entrambi paralizzati dalla scena, ma uno dei due si riscosse e subito accorse anche il compagno. Hæl era stata costretta a mollare la presa su Layo e a indietreggiare di alcuni passi per scansarsi. Ora erano tre contro una e la situazione, per lei, era un piacevole solletico sotto i piedi. Lanciò un breve urlo di eccitazione e ripartì all'attacco.
Con le mani ancora legate, Thea era spettatrice del combattimento scatenatosi di fronte ai suoi occhi. Osservò ammagliata l'agilità e la forza con cui quella ragazza si muoveva e colpiva mortalmente. Un ladro era già a terra e si divincolava tra gli ultimi spasmi di vita. Un secondo si stava difendendo, quello dopo un invisibile pugnale lo aveva colpito al fianco prima che se ne rendesse conto. L'ultimo rimasto in vita, a cui non si potevano dare più di sedici anni, corse a perdifiato verso la foresta, ma la stessa arma che aveva precedentemente ferito il suo compagno lo raggiunse in volo e gli si conficcò sotto la scapola sinistra. Inciampò e cadde con la faccia a terra. Era rimasta solo l'ombra misteriosa che si era mantenuta di spalle fino ad allora.
Il sole stava sorgendo freddo arrivando a illuminare la piccola chiazza di verde piano dove si erano appostati. Riconobbe, infine, la figura femminile e mise a fuoco anche il suo curatore: erano la Morderin e uno degli ospiti della locanda "Tre spade" che si era gentilmente offerto di portarla da Thenn, catturandola poi mentre erano in viaggio. Un fulmine colpì mentalmente Thea e la risvegliò dall'inconscio in cui era rimasta per chissà quanto tempo.
Di certo non posso fidarmi né di uno né dell'altra. O finirò ancora preda dei satanici riti di quella indemoniata, o prigioniera di quel mercenario da quattro soldi - rifletté la ragazza. Approfittò della situazione che impegnava i due pretendenti per slegarsi e scappare. Si divincolò per qualche minuto e sfregò tra logo le mani per allentare la corda. Riuscì a sciogliere il nodo della fune che le stringeva i polsi e si liberò anche le caviglie; sbirciò il momento migliore per sparire dietro un masso e infine via, lontano, oltre gli alberi della foresta.
Il vigile occhio di Hæl catturò all'angolo del suo campo visivo l'immagine della sua bestiola qualche secondo prima che sparisse nel sottobosco. La furia aumentò nel suo sangue, il cuore le pompò più adrenalina e lei riuscì a colpire definitivamente l'avversario, come se fino a quel momento avesse solo giocato. Il suo pugnale Fen morse la carne morbida nel collo di Layo, girò un paio di volte tra l'intrico di tendini, fasci di muscoli e vene e finalmente lasciò la presa, staccandosi con immenso dispiacere e facendo schizzare il sangue vivo con un getto che bagnò i seni mezzi scoperti e parte delle braccia della ladra.
La lingua avida leccò un paio di rubini dalla lama di metallo. «Sei sempre stato delizioso, Soldner», concluse soddisfatta la ragazza. Si leccò anche qualche ferita superficiale, più per rifocillarsi di energia che per curarle, e partì subito all'inseguimento della preda. - Piccola peste, sei mia!
Hæl si inoltrò nel buio verde del bosco lasciandosi l'alba rossastra alle spalle.

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Note: Non esiste propriamente una trama, non sono definiti tutti i personaggi, ma vorrei che la storia venisse adottata per essere portata finalmente in vita. La mia mancanza di tempo e di ispirazione le ha fatto un torto e vorrei sdebitarmi in qualche modo. Proprio perché non è troppo impostata credo sia adatta per chi ama il Fantasy e vuole svilupparla liberamente in qualcosa di meraviglioso. Spero soltanto che il prologo non venga distorto troppo e che il futuro autore mi permetta di fare da Beta almeno per la forma e lo stile; o altrimenti di fare da Primo Lettore, ossia poter leggere in anteprima i singoli capitoli prima di venire pubblicati – si sa mai che un consiglio in più possa essere utile.

Non intendo abbandonare quell'adorabile e pazza Morderin, non di nuovo.

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