Capitolo X: Nella coltre - Rothel
Il giovane rimane per qualche istante all'esterno di casa sua, nel viale, pensando a dove potesse essere sua sorella. E d'un tratto, si ricorda di quando aveva nove anni e si sentiva perso. A quell'età non ricordava nulla del suo passato, e per questo si sentiva l'essere più solo al mondo. Il dover vivere con delle persone a lui sconosciute, per di più, lo metteva a disagio, poiché aveva già una lieve consapevolezza del fatto che quella non era la vita di sempre, quella vita di cui non aveva memoria. E proprio quando si sentiva più perso che mai, Neida lo aveva aiutato a ritrovarsi. La sera in cui Rothel arrivò ad Arenaqua e a casa di Sonha, era spaventato e disorientato. Ma Neida, con la sicurezza che riesce a trasmettere a chiunque, gli aveva detto 'Da oggi tu sei mio fratello. C'è anche Leim, ma lui è troppo piccolo. Dai, andiamo a giocare sulla spiaggia!'
La spiaggia.
Da quella sera, la spiaggia Bhoa è il luogo in cui i due fratelli si ritrovano per confidarsi e scappare dalla realtà, a volte un po' troppo dura da sopportare.
La distesa di sabbia argentea risplende alla luce della Luna Marmorea, ormai alta in cielo.
Rothel si toglie le semplici scarpe beige snodando i lacci neri, si sfila i calzini bianchi e comincia a camminare a piedi nudi verso la sagoma seduta nei pressi della riva. La sabbia calda e soffice gli attraversa le dita, ricordandogli inevitabilmente le intere giornate trascorse qui coi suoi fratelli, quasi gli sembra non siano passati dieci anni.
«Ehi, come va?»
Neida gira lievemente il capo verso quella voce familiare che negli anni aveva sentito mutare, da quella di un bambino a quella di un giovane adulto.
«Va tutto uno schifo, mi sembra ovvio».
Rothel si siede accanto a lei, sulla riva umida. Il profumo di mare e salsedine lo inebria, rilassandolo.
«Ti vedo e ti sento più calma, però. È l'effetto del nostro posto, non è vero?»
Rothel le dà una spintarella e Neida ricambia il gesto affettuoso, avvicinandosi poi al fratello e poggiando la testa sulla sua spalla.
«Già. Perché non possiamo tornare indietro? Tornare bambini? Era tutto così semplice. Dovevamo solo divertirci, nessuna responsabilità, nessuna scelta complicata».
«Lo so, Neida. Sarebbe fantastico. Ma non credi di stare fuggendo, in questo momento?»
Neida guarda il fratello incuriosita, aggiustandosi il ciuffo di capelli castani che le sta davanti agli occhi.
«Certo, sto scappando da una vita che mi renderebbe infelice».
«Non fraintendermi» Rothel prende fiato e si ferma per qualche istante, tentando di formulare bene il pensiero; Neida continua ad osservarlo, aspettando che egli arrivi al dunque. «Ricordi quando avevamo dodici anni? A breve tu ne avresti compiuti tredici, e stavamo stesi proprio qui, a osservare le Novæ (1). Una di esse sfrecciò nel cielo, te la ricordi?»
«Come potrei dimenticare?»
«E ricordi anche che sotto quella Nova ci facemmo una promessa?»
«Si, Rothel. Dicemmo che saremmo sempre stati...»
«Insieme» conclude lui. «L'una accanto all'altro, sempre. Tu mi hai accolto nella tua vita come se mi conoscessi da sempre, mi hai fatto sentire a casa quando non sapevo nemmeno cosa significasse. Mi hai salvato la vita, e io salverò la tua»
Fa un'altra pausa di alcuni secondi, mentre si stringe alla sorella.
«So che per te sarebbe una grossa sconfitta personale, ti conosco. E so che qualunque cosa accada, tu rimarrai la donna determinata che ho come modello».
«Stai per dirmi che domani dovrò presentarmi alla cerimonia, non è così?» gli chiede Neida, sperando profondamente di sbagliarsi.
«Proprio così. Purtroppo non hai alternative, se vuoi sopravvivere. E al momento opportuno, manterrò la mia promessa: io e te fuggiremo da qui».
(1) Nova (singolare) e Novæ (plurale) = le stelle.
***
Il mare questa mattina è un po' più agitato del solito, e un'onda infrantasi più lontano delle altre bagna i piedi di Rothel e Neida, svegliandoli. Come capitava spesso quando erano piccoli, i due fratelli hanno dormito tutta la notte lungo la riva, dopo aver passato diverse ore a chiacchierare ricordando il passato. E, naturalmente, discutendo del loro presente.
«Buongiorno, sorellina. Dormito bene?»
«Molto. Direi di sbrigarci. Mamma potrebbe stare in pensiero».
Così, si avviano verso casa.
«Rothel» lo chiama Neida «Sono contenta che tu sia mio fratello. Dopo la giornata di oggi, non aspetterò altro che scappare insieme. Magari ci portiamo anche Leim».
I due ridono sonoramente mentre lasciano la Spiaggia Bhoa.
Lungo le strade, hanno già cominciato a posizionare stendardi raffiguranti lo 'Scudo di Ghiaccio' dei Drysir, festoni azzurri, bandiere e manifesti che ricordano a tutti dell'evento della giornata. In contemporanea, la cerimonia si sarebbe tenuta anche negli altri Dominii, tranne a Crateria - nel quale ogni tipo di attività pare essere annullata.
«Si danno da fare, eh?» ironizza Rothel.
«E questo non è niente. Se questo è quello che fanno per un semplice Insediamento, immagina cosa ci aspetterebbe a palazzo» continua Neida, mentre varcano l'entrata della loro abitazione. Ad accoglierli, c'è la loro cara madre, che li aveva aspettati sul divano per tutta la notte.
«Tesori miei, come state? Siete rimasti in spiaggia come quando eravate piccoli?»
Entrati in casa, Sonha li accoglie a braccia aperte e con un sorriso enorme. Neida le corre incontro e la abbraccia, stringendola fortissimo.
«Mi dispiace di essere stata intrattabile ieri» le dice «Ma ho deciso che stasera andrò alla cerimonia»
«So quanto è difficile per te, sirena mia. Però vedrai che è la scelta più saggia per la tua incolumità. Troveremo una soluzione, vedrai» Sonha la stringe ancora più forte, mentre lancia un'occhiata piena di gioia e gratitudine a Rothel, per averla convinta.
«Su, è tardi!» esclama la madre «Che dite, andiamo a prepararci?»
***
«Neida! La carrozza è qui fuori!»
Rothel è l'unico che accompagnerà Neida fino all'Insediamento Reale. Finisce di pettinarsi i capelli ramati, mentre aspetta al piano di sotto la sorella. Il ragazzo indossa un completo di colore azzurro - giacca e pantaloni abbinati - e una camicia blu oltremare. Si reca all'esterno, e nota che l'auriga è alquanto annoiata.
«Giovanotto, siamo pronti?» chiede a Rothel sbuffando.
«Solo un istante, mia sorella è quasi pronta».
La carrozza arriva direttamente da Aguandis, la capitale, ed è molto semplice: legno di colore azzurro con decorazioni in verde. Questa è però molto spaziosa, e accoglie già alcuni passeggeri. I due koharsal scalpitano, peggio del loro padrone.
«Buoni! Stiamo per partire!»
I due animali sono esemplari alquanto comuni di koharsal. Pelo nero, orecchie lunghe e cadenti, zoccoli di grandezza nella media e una coda non molto folta. Rothel si avvicina ai due animali tentando di accarezzarli, ma al minimo movimento i due cominciano a sbuffare e a scuotere il capo.
«Sono un po' fifoni. Qualunque approccio li spaventa» dice l'auriga colpendoli con un frustino di stoffa. «Ma anche molto impazienti. Come il sottoscritto. Allora?»
«Eccomi!» si annuncia Neida. La giovane indossa un vestito color pesca, scarpe leggermente alte dello stesso colore e ha i capelli raccolti in una treccia decorata con piccole conchiglie arancioni.
«Sei bellissima, sorellina»
«Si, si, grazie. Facciamola finita e andiamo» risponde sbrigativa Neida.
I due salgono sulla carrozza e notano alcuni volti familiari tra altri sette o otto ragazzi. Pirazia Bubblefin e Niazid Persikus stanno seduti sulle panche in legno all'interno del veicolo - che a guardarle sembrano alquanto scomode.
«Neida! Rothel! Che sorpresa!» esclama Pirazia.
'E ovviamente si comporta come se non sapesse che due giorni fa è stato il mio compleanno. Grazie degli auguri' pensa Neida infastidita 'Non bastava andare a giurare fedeltà controvoglia, devo anche andarci con questa qui'.
«Pirazia, Niazid, che piacere» mente la giovane «Pronti per la cerimonia?»
«Prontissimi» le risponde in tono fiero Niazid raddrizzandosi gli occhiali minuti. Ha dei capelli ricci e scuri, un po' disordinati, con qualche spruzzata di bianco - forse per lo stress. «Non sto più nella pelle. Diventerò un Guardiano coi fiocchi».
«E io il Paladino più famoso!» si aggiunge Pirazia, i capelli lisci e sottili quasi le si rizzano per quanto è emozionata.
«Wow, mirate in alto, eh?» ironizza Rothel, mentre col gomito cerca l'appoggio di Neida.
«Lo spero per te, Pirazia. Ma sarai solamente il secondo, più famoso. Dopo di me».
Neida trattiene una grassa risata, mentre Rothel si copre il volto per mascherare la sua. Pirazia lancia uno sguardo assassino alla giovane, per poi girarsi verso Niazid e continuare a confabulare con lui. Intanto, la carrozza parte - con alcune frustate extra ai koharsal - in direzione del luogo della cerimonia.
«L'hai stesa, sorellina».
«Obiettivo raggiunto».
***
È ormai sera, e dopo tre ore di viaggio ad ascoltare i noiosi e molesti discorsi di Pirazia, finalmente Rothel e Neida tirano un respiro di sollievo, giunti quasi a destinazione.
L'Insediamento Reale altro non è che un edificio di rappresentanza del Re. Ce ne sono di vari disseminati in tutta la Regione, quattro, per la precisione. Questi sono dei punti in cui possono essere svolte la maggior parte delle cerimonie reali, contemporaneamente allo svolgimento a palazzo.
La strada percorsa per giungere alla meta si estende per intero lungo la costa, a eccezione del tratto che dal villaggio conduce verso alla cittadina di Waleye, verso Sud, che si fa spazio fra gli alti e imponenti alberi del bosco Searee.
Lampioni d'argento illuminano il percorso sul mare, fino alla strada principale che porta all'Insediamento, illuminando con delle fiamme blu le carrozze in arrivo dai villaggi vicini. In realtà, è il vetro che compone ogni singola lanterna ad essere colorato, le fiamme invece sono alquanto normali.
D'un tratto, l'auriga ferma i koharsal davanti all'ingresso, parcheggiandosi ai lati di una fontana circolare dalla quale getti d'acqua creano figure astratte, illuminate da luci di vari colore.
«Prego, scendete pure» dice l'auriga.
I due fratelli e gli altri giovani eseguono, trovandosi di fronte all'imponente edificio in pietra bianca, con spessì fili d'argento che decorano le pareti disegnando figure astratte che ricordano delle onde. Il portone si spalanca davanti a loro, mostrando la grande sala interna. Rothel e Neida rimangono a bocca aperta nel vedere lo sfarzo di quella sala: enormi lampadari fatti interamente da cristalli a forma di gocce d'acqua, alte colonne decorate con motivi marini, tendoni azzurri scintillanti e, ovviamente, lo stendardo raffigurante lo Scudo, ai lati del quale due rampe di scale circolari conducono ai piani superiori.
A riempire la sala, decine e decine di persone vestite di tutto punto li attendono.
«Troppa gente, mi verrà un attacco di panico» sussurra Niazid.
«Sono qui per noi, attento a non fare brutte figure!» lo ammonisce Pirazia.
Rothel non perde di vista Neida, assicurandosi che non perda la calma.
«Come ti senti?»
«Spaventata. Non credevo ci fosse tutta questa gente».
Qualche momento dopo, sei guardie entrano nella sala, disponendosi attorno al trono.
«Attenzione, sudditi!» Una delle guardie davanti comincia a parlare. «Sta entrando il Comandante Ycetorn, rappresentante del Magnifico Re Vadden».
Ecco che il Comandante fa il suo ingresso nella sala, scendendo dalle scale alla sinistra dello Scudo; ad accompagnarlo, due guardie ben armate. Ycetorn indossa un'armatura argentata e brillante, un mantello azzurro gli cinge il corpo e una spada lucente gli pende dal fianco destro.
Giunto davanti allo Scudo, egli congeda le guardie e avanza verso il centro della sala.
«Buonasera, miei giovani adulti» dice «Prego, un passo avanti. Non siate timidi».
Ycetorn ha dei capelli ricci neri e una folta barba ispida, qualche ruga d'espressione sulla fronte e una catena d'argento che circonda la sua fronte.
Rothel non aveva notato di essere rimasto assieme ai ventenni, per cui si fa da parte, mischiandosi fra le persone che popolano il salone. Il giovane non aveva nemmeno notato che i ragazzi erano almeno una quarantina in totale, tutti arrivati da zone diverse di Violaguna.
«Sapete perché siete qui, giusto? Per servire Violaguna, come è giusto che sia. Davanti a me, rappresentante di Sua Maestà Re Vadden, giurerete fedeltà allo Scudo. Giurerete di proteggere lo Scudo. E giurerete di portare la pace ad Artifisia, così come chi prima di voi ha fatto...»
Una risata interrompe il sovrano.
«Chi è? Chi osa interrompermi? Chi osa ridere di me?»
Dalla folla, a sinistra di Vadden, una sagoma nera si fa strada verso il Comandante, dalla destra.
«Sono stata io» risponde quella che dalla voce pare essere una donna. Porta una maschera scura e anonima che le altera la voce, raffigurante un volto amimico. Indossa una lunga mantella nera che le copre la testa con un cappuccio, scendendo fin sopra le spalle, e un vestito ugualmente nero e con sfumature viola.
«Chi saresti? Come osi interrompere la cerimonia, ridendo di me, per giunta? Chi ti credi di essere?!».
La figura mascherata fa qualche passo in avanti. Calza delle scarpe nere con delle zeppe molto alte e un paio di guanti di pelle, rigorosamente in nero.
«Rido per non piangere, Ycetorn. Sei ridicolo. Proprio come il tuo Re».
«Ora basta. Guardie! Acciuffate questa intrusa!»
Le otto guardie presenti nella sala sguainano le spade e impugnano le lance, mentre le altre persone indietreggiano verso le pareti della sala.
«Ma così non vale, sono in svantaggio» continua quella, con un finto tono lamentoso.
Poi emette un fischio molto acuto, ed è così che la porta d'ingresso, rimasta aperta, si chiude sbattendo con violenza. A chiuderla, un'altra figura scura. Questa è molto più alta della prima e indossa una maschera con una protuberanza lunga che ricorda un naso, ha delle trecce nere sollevate sopra la testa come fossero dei rami e gli stessi abiti e accessori dell'oratrice.
Subito dopo, una terza figura si fa strada tra la folla, questa volta dalla sinistra di Ycetorn. Anch'essa è vestita uguale alle prime due, ma è molto bassa e la maschera che indossa non ha nessuna particolarità.
«Così va meglio» sghignazza quella.
Il trio è al centro della sala, circondato dalle guardie. Due di queste ultime, si avvicinano impugnando la spada e prendendo di mira la più alta delle tre. Questa alza un braccio, muovendolo come se stesse scacciando un insetto, scaraventando in aria i due energumeni. Un'altra guardia, carica la più bassa impugnando una lancia, ma l'arma gli si sbriciola in mano. Questa volta, però, pare che non ci sia stato bisogno di usare le mani. Le altre guardie indietreggiano, spaventate.
I presenti nella sala sono interdetti e spaventati, cominciando a sussurrare cose come 'Questo è il Maleficio?' 'Sono Primordiali?' 'Moriremo tutti!'.
Rothel rimane di stucco. Cerca di avvicinare Neida, ma non vuole farsi notare. Si limita a fissare sua sorella, aspettando che ella si giri per guardarlo.
«Bene, basta così, sorelle» dice la prima figura. «Direi che può bastare. Possiamo iniziare con le presentazioni! Noi siamo Le Ombre, e siamo qui per dirvi tutta la verità. Colui che ha il coraggio di farsi chiamare 'Re', in realtà è solo un assassino. E quest'uomo che lo rappresenta, un suo complice.»
Ella si muove col volto diretto verso i presenti, con le mani che si muovono in segno di incitamento.
«Unitevi a noi, aiutateci a far sì che il regime del terrore di questi sovrani decada per sempre!» fa una pausa e abbassa le braccia, poi conclude con tono più pacato: «Abbiamo bisogno del vostro aiuto».
Tutte e tre le Ombre, all'unisono, allargano le braccia e una coltre di fumo nero si sparge per tutta la sala. Un attimo dopo, delle piccole luci rosse compaiono laddove dovrebbero esserci i loro occhi, e si girano contemporaneamente incrociando lo sguardo di una persona: Rothel.
Il ragazzo si accorge che le tre lo stanno fissando, fin quando il fumo nero non si leva alto, impedendo di vedere qualunque cosa.
Fra le urla di Ycetorn che ordina di acciuffare quelle criminali, le persone che scappano e gridano tentando di uscire, Rothel cerca di raggiungere sua sorella. Corre nella direzione in cui aveva visto Neida per l'ultima volta, ma qualcosa gli blocca il passaggio: l'Ombra più bassa. Il ragazzo sussulta, perdendo l'equilibrio e cadendo di schiena sul pavimento.
La piccola e inquietante si avvicina a lui, le lucine rosse ancora brillano. Ella allunga il suo braccio minuto verso Rothel, tendendogli qualcosa con la mano. Egli è paralizzato.
«Cosa...?» prova a chiedere. Ma ella non risponde. Evidentemente di fretta, gli lancia addosso l'oggetto, indietreggiando nel fumo e svanendo.
Il ragazzo guarda cosa gli avesse lanciato addosso. È un foglio di carta nero, ripiegato in modo da raffigurare una Nova dalle numerose punte.
Ha tutta l'aria di essere...
...un invito.
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