Capitolo 2: Arma

3 ore.
Rimasi 3 ore immobile.
3 ore con il corpo di mio padre tra le braccia, aspettando un qualsiasi segno di vita.
Mi ci vollero quelle 3 ore per rassegnarmi al fatto che mio padre fosse morto.
"E ora?" Me lo chiesi un migliaio di volte.
Vedevo tutto annebbiato. Sentivo i rumori ovattati; il rumore del vento, il gracchiare dei corvi, tutto risuonava distante.
Le ultime parole di mio padre mi ronzavano in testa: "Vai nel seminterrato, comprendi, cerca lo zio James." Me le ripetevo come un mantra. Se solo avessi avuto la forza di alzarmi.
-Mark? Mark!- mi sentii chiamare.
Guardai nella direzione in cui avevo sentito la voce, mentre la vista si faceva sempre più chiara.
Quando finalmente misi a fuoco, vidi Erik in lacrime e Rachel accanto a lui, anche lei in lacrime.
-Che ci fate qui?- chiesi, totalmente estraniato.
-Hey...- Rachel si avvicinò, abbracciandomi, e cercando di farmi alzare. Poco alla volta mi misi in piedi, lasciando scivolare mio padre sul prato.
Erik si unì all'abbraccio, con i suoi soliti modi energici -Mi hai chiamato due ore fa. Non parlavi. Mi sono preoccupato, sono passato a prendere Rachel e siamo venuti qua. Non immaginavamo che...- gli si ruppe la voce, e seguirono dei singhiozzi.
-Mark- chiese Rachel - Cos'è successo?-
Raccontai loro tutto: lo sconosciuto, il martello, le ultime parole di mio padre.
E rimasero a bocca aperta.
-Mark dobbiamo andare alla polizia.- fu la risposta di Rachel.
-No, no è fuori discussione.- dissi categorico -Ora come ora io devo...- non sapevo cosa dovevo fare.
-Devo portare dentro mio padre.- dissi.
Provai a sollevare il corpo senza vita ma era troppo pesante. Mi reggevo io a malapena in piedi, figuriamoci sollevare anche un'altra persona.
Erik venne in mio soccorso. Ancora con gli occhi lucidi, mi aiutò ad alzare mio padre e a portarlo fino in casa e poi su, in camera da letto.
Lo adagiammo sul suo letto. Era come se stesse dormendo. Ed io aspettavo che si svegliasse.
-Penso che... Debba fare qualcosa.- esordii.
-Che intendi?- chiese Rachel.
-Voglio che mio padre possa riposare, e voglio vendicarmi.- strinsi i pugni.
Erik prese la parola -Mark, sei sconvolto. E in preda al panico. Perché non- lo fermai con un cenno della mano.
-Siamo tutti d'accordo che questa storia è da fuori di testa, vero?- chiesi. Entrambi annuirono.
-Ottimo.- dissi - Ora come ora, prima di seppellire mio padre, voglio esaudire le sue ultime volontà. Dopodiché andrò a cercare quell'uomo, e lo farò fuori.- quasi gridai, in preda alla rabbia.
-Mark questo è...- si massaggiò le tempie Rachel. Erik le mise una mano sulla spalla, -Mark- disse -Facciamo un passo alla volta. Vediamo cosa teneva tuo padre nello scantinato, dopodiché gli darai l'ultimo saluto. E se ancora non ti sarai calmato, vedremo di trovare una soluzione anche per quello. D'accordo?- era serio, più di quanto lo avessi mai visto.
Annuì, in silenzio.
-Bene.- sorrise.

Mio padre aveva detto di guardare nel seminterrato, di capirci qualcosa.
Scendemmo al piano di sotto.
Sembrava un posto totalmente diverso. La porta era lì. Dov'era sempre stata, da quando l'avevo vista per la prima volta. Una immensa porta di legno massiccio, adornata da decorazioni in metallo, finemente lavorato, messe a formare dei disegni insensati che davano nell'occhio.
Ci passai una mano sopra. Mi sentì di nuovo un bambino. Mi aspettavo che mio padre arrivasse da un momento all'altro a sgridarmi, a dirmi di stare lontano da lì.
Ormai non sarebbe più potuto succedere.
Erik e Rachel erano dietro di me, aspettando che la aprissi. Deglutì, per farmi coraggio.
Abbassai la maniglia e la porta si aprì verso l'interno.
Il seminterrato era buio, tranne per un unico raggio di sole che arrivava dal tetto, dove il martello lo aveva sfondato. Erano presenti molti mobili coperti da lenzuola. Su un tavolo, al centro della stanza, c'era una cartina del Canada, con delle puntine messe in alcuni punti, tra cui Vancouver e la Baia di Hudson.
Sulla parete in fondo, c'erano quelli che mi sembrarono degli scudi, con vari motivi geometrici e simboli.
Al disotto, sopra un mobile non coperto, erano esposti quelli che credo fossero corni. Erik mi tolse ogni dubbio, disse che li aveva gia visti da qualche parte e che erano dei corni usati per brindare nelle epoche antiche.
Rachel si guardava attorno circospetta -Cosa stiamo cercando?- chiese, alzando un lenzuolo da sopra un mobile.
-Non lo so con certezza- dissi, alzando un altro lenzuolo -Ma ogni cosa potrebbe aiutare. Se trovate qualsiasi cosa dove si vede un martello, avvisatemi.-
Passammo non so quanto tempo a cercare qualsiasi indizio o indicazione che potesse fare luce su, non so bene cosa.
Alzammo lenzuola, cercammo nei mobili, dietro gli scudi, sotto al tavolo. Nulla.
-Non ha senso.- dissi -Qui non c'è nulla. Cosa avrei mai potuto cercare qua!- diedi un calcio al primo mobile che avevo a portata, una libreria ancora coperta.
Lo scossone fece cadere il lenzuolo.
-È una perdita di tempo!- dissi, irato, avviandomi verso l'uscita.
-Forse non del tutto...- sentii alle mie spalle.
Erik stava guardando la libreria. Prese un libro da essa ed iniziò a sfogliarlo. Più lo sfogliava più strabuzzava gli occhi.
-Mark, forse ho trovato qualcosa.- disse.

-"Miti e leggende Nordiche: storie della buonanotte per bambini"?- lessi il titolo del libro che Erik mi passò -Vorrai scherzare vero?-, lui scosse la testa -Ci stavo rimuginando da un po', da quando mi hai detto del martello. Non sarò un genio, ma conosco un po' di mitologia, e quello che mi hai descritto sembra essere il martello di Thor, Mjolnïr.-
-Ah si? Dici che Chris Hemsworth lo vuole indietro?- dissi sarcastico -Non farmi ridere Erik.- dissi serio.
Lui alzò le mani in segno di resa -Dico solo: e se? Quanto di tutto questo- con un ampio movimento del braccio indico la stanza -ti sembra da fuori di testa?-
Non aveva tutti i torti ma, andiamo: Thor, Mjolnïr, Odino? Era fin troppo.
-Okay, leggi qua.- mi prese il libro dalle mani -"Il martello poteva creare tuoni e fulmini, e se veniva lanciato tornava sempre nelle mani di Thor".- mi guardò come a dire "Ti suona familiare?"
-Però non è tornato.- dissi, invalidando la sua tesi.
-Beh ma comunque!- fu la sua risposta.
-È tutto troppo strano.- dissi, passando un dito sui libri ancora nella libreria.
Mi soffermai su uno, dalla copertina rovinata.
Sembrava un diario. Lo presi e inizia a sfogliarlo.
Dalla prima pagina cadde una busta che Rachel prontamente raccolse -Oddio!- esclamò.
-Che c'è?- chiesi allarmato. Mi passò la busta su cui c'era scritto "Per Mark", -Credo sia di tuo padre...- disse, con voce flebile.
La calligrafia in effetti era la sua.
La aprii con le dita tremanti, estraendone il contenuto: una lettera, scritta a mano.
Ne lessi il contenuto ad alta voce.
- "Mark, se stai leggendo questo molto probabilmente io sono morto. Mi fa piacere che tu abbia seguito le mie indicazioni. So che sarai spaventato e sconvolto, ma puoi credermi : andrà tutto bene. Fai attenzione: ti verranno a cercare, per dei crimini che non hai commesso. Ma tu saprai difenderti. Il martello ti sarà d'aiuto. Forse l'hai già capito, ma sì: è esattamente quello che credi."- deglutì, per mandare giù questa notizia assurda.
Sentii Erik gongolare in sottofondo -Lo sapevo!-
Lo guardai storto e lui si scusò. Continuai a leggere -"Appena avrai finito qui, contatta lo zio James. Il numero è sul mio cellulare. Digli di venire al più presto, se ti dovesse chiedere il perché digli solo..."- mi fermai.
-Che succede?- chiese Rachel
-Questa parola, non so come pronunciarla.- aggrottai la fronte cercando di capire.
-Fa vedere.- disse lei, leggendo la parola -Credo si legga "Giotunn".- disse fiera di sé.
Erik diede uno sguardo alla lettera -No, è una "J", non una "G". Si legge "Jotunn".- la corresse.

Cercammo ancora nello scantinato. Il libro che avevo preso dalla libreria era in realtà un diario, scritto da mio padre. Parlava di alcune ricerche fatte in passato da lui e zio James, ricerche sul loro passato, sugli antenati della nostra famiglia e su alcune, come le chiamava nel diario, "reliquie". Sostenevano che ne esistevano almeno sei, sparse in tutto il Canada.
Tuttavia erano solo appunti, a fine diario c'era una nota: tutti i risultati ottenuti erano in un altro diario. Cercammo in tutti i libri, ma non trovammo il secondo diario. Forse zio James avrebbe saputo dov'era.
-Beh, credo che abbiamo guardato dappertutto. Vogliamo fare il punto della situazione?- chiese Erik, dopo quelle che furono 4 ore di ricerca.
Ci spostiamo sul tavolo con tutto il materiale che avevamo trovato: il diario di mio padre, dei vecchi libri sui popoli norreni, alcuni appunti sulle leggende Nordiche e sulle "reliquie" che papà e zio James stavano cercando e l'immancabile libro per le favole della buonanotte.
-Allora- presi la parola - diciamocelo chiaramente: tutto questo è reale. I miti, le leggende... Tutto vero.-
I due annuirono.
-Fatta questa premessa, per quanto strana sia, sappiamo che mio padre era in possesso del Mjolnïr. Dai suoi appunti possiamo ipotizzare che lo abbiamo trovato, qui.- puntai un dito sulla cartina, sull'isola di Ellef Ringnes.
-Sappiamo che oltre al Mjolnïr esistono altre 5 reliquie. Abbiamo idea di quali siano?- chiesi ad Erik, intento a sfogliare il libro per bambini.
-Non lo so amico. C'è ne sono un paio, è difficile restringere il campo a 5.- disse, preso dalla lettura.
-Le puntine - chiese Rachel, indicandole - a che servono? Cosa indicano?-
-Non lo so con precisione.- risposi - Forse dei luoghi dove cercare o posti in cui hanno cercato. Qui- agitai il diario - non lo spiega.-
Ci fu un attimo di silenzio. Rotto da un sussulto di Erik.
-Che ti prende ora?- lo sgridò Rachel, presa alla sprovvista.
-Ho realizzato una cosa.- sgranò gli occhi.
-Cioè?- lo incalzai
-Se tutto questo- indico il tavolo e la stanza in generale - è vero, allora anche creature come nani, elfi e giganti potrebbero esistere.-
Non era una cosa scontata. E nemmeno così campata per aria. Se veramente gli déi di Asgard sono realtà, allora lo sono anche le creature di fantasia della mitologia norrena.
Ci fu un altro momento di silenzio.
-Forse è ora di chiamare mio zio.- dissi.

Fu una delle telefonate più difficili della mia vita.
Come fai a telefonare a un parente che non vedi da anni per dirgli che suo fratello è morto e che ha lasciato una parola in codice?
Nonostante questo, digitai il numero e telefonai.
Dopo qualche squillo rispose.
-Si, chi è?- la voce non era cambiata molto da come la ricordava. Sempre roca dal fumo delle sigarette, stizzita per il solo fatto di aver risposto al telefono.
Rimasi in silenzio. Non sapevo cosa dire.
-Se mi state facendo uno scherzo, vi avverto: sono incline ad incazzarmi.- aggiunse sempre più innervosito.
Dopo alcuni ulteriori secondi di silenzio, parlai.
-Zio James?- dissi solo.
-Mark? Sei tu, ragazzo?- il tono era molto più gentile ora, addirittura felice -Che succede?- chiese.
-Ahm..- mi morsi il labbro-Si tratta di papà.- una lacrima si stava già facendo strada.
-Che ha combinato? Mark, che è successo?- il suo tono si fece allarmato.
Ebbi appena la forza di dire -Jotunn!- tutto d'un fiato prima di iniziare a singhiozzare.
Zio James rimase in silenzio, per quello che mi sembrò un tempo infinito.
Poi disse solo -Sto arrivando, ragazzo.- prima di chiudere la telefonata.




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