Prologue

Bentornati a tutti i vecchi lettori di Lily e benvenuti ai nuovi lettori di questa nuova versione "parodica" della medesima.

Il mio intento è molto semplice: provare a rileggere questa folle storia cercando di capire di quali potenti droghe mi ero fatta per poterla pensare... e poi avere anche il coraggio di scriverla e pubblicarla.

Rileggerò capitolo per capitolo, commentando la storia e vergognandomi del disagio che la mia mente malata è riuscita a progettare.

Beh non so come terminare quest'introduzione. Buona lettura. Spero sopravviviate. Buon disagio. Divertitevi. Commentate ciò che c'è di imbarazzante con me. Sostenetemi mentre vado a sotterrarmi. Ciao.

————————————————————————

Non ricordo molto bene la mia infanzia, ma quel giorno lo ricordo bene. Era un un giorno qualunque, senza un significato particolare.

Ricordo che in quella mattina di settembre, la mia tata Sally mi portó al parco.

Avevo 5 anni e il giorno dopo sarebbe iniziato il mio primo anno di scuola.

Era una giornata calda, indossavo un vestitino giallo limone, il mio preferito e avevo i capelli mori legati in una coda alta.

Sally mi comprò un gelato al pistacchio, quello che preferivo.

E fin qui tutto bene raga.

Mi lasciò scorrazzare nel parco con in mano il mio grande gelato sgocciolante.

Solo a me il termine "scorrazzare" fa pensare ad una gallina?

Ricordo ancora il cigolio dell'altalena dove mi ero comodamente seduta guardando gli altri bambini giocare.

Poco dopo che ero lì a gustarmi il gelato gusto pistacchio arrivò un bambino dai lunghi riccioli color del sole.

E fu subito un colpo di fulmine!
Ah, no.

Si fermò a fissarmi. Aveva gli occhi verdi. Mi guardava tenendo le mani sui fianchi, come se fosse un supereroe dei cartoni che guardava sempre mio fratello Josh.

Era buffo, mi faceva ridere.

Lo sfidai con lo sguardo: se quello che voleva era l'altalena, per nessuna ragione al mondo gli avrei ceduto il mio posto. Non avrei mai lasciato il mio posto ad un maschio! Loro erano disgustosi! La mia amica Sarah mi diceva sempre che i maschi si mettevano le dita nel naso.

Bambina cazzuta. Ce piasce.

"Quello là dice che sei una strega e mi ha mandato qui a dirtelo in missione speciale" il bambino indicò un altro bambino alle sue spalle dai capelli rossi e le lentiggini. Era Brian, il più antipatico del pianeta.

A casissimo. Grande Brian! Sei tutti noi!

Allora capii: Riccioli d'oro era un segugio di Brian!

Perspicace.

Che poi... "segugio"? Ma che è?

Arrabbiata mi alzai dall'altalena e in maniera altezzosa spiaccicai ciò che restava del mio gelato al pistacchio sulla testa del bambino davanti a me e scappai via verso la panchina dov'era seduta Sally.

Le virgole sono un optional: parte 1.

Che poi... io per nulla al mondo avrei sprecato così il mio gelato, ma okay Lily, okay.

A metà strada mi voltai di scatto con una giravolta facendo svolazzare il vestito giallo e incrociando un'ultima volta gli occhi verdi di Riccioli d'oro e vidi il mio gelato spiaccicato sulla sua testa.

Le virgole sono un optional:
parte 2.
La grammatica,
pure.
Questa è poesia amisci.

Ricominciai a correre verso Sally seduta su una panchina a leggere una rivista.

Sally era un donna giovane e bella, e giocava sempre con me.

Descrizione assolutamente inutile, ma tanto a noi piacciono le frasi a casaccio.

Mi avvicinai a lei e la tirai per un lembo della gonna rossa.

"Tirai" che cosa? Sally? Come? La metto in una macchina delle torture e la tiro?!?
Questa frase non ha senso raga.

"Andiamo via?!" Le chiesi insistente. Avevo imparato che se iniziavo a piagnucolare potevo ottenere tutto quello che volevo.

I CONGIUNTIVI.
Ma io le ho fatte le elementari?!

Si voltò a guardarmi e sorridendomi chiuse la rivista, raccolse le sue cose dalla panchina e mi portò via dal parco.

"Dov'è il tuo gelato?" Mi chiese dubbiosa Sally mentre mi teneva stretta per mano.

"Finito" risposi mentendo senza farmi troppi problemi.

Però oh, alla fine dei conti sta nanerottola ha spaccato.

***

Asterischi osceni.

Il giorno dopo la mamma mi accompagnò a scuola, ma purtroppo arrivammo in ritardo e dovetti sedermi al banco da sola perché gli altri bambini avevano già stretto amicizia.

Poraccia.

I banchi erano già tutti occupati e la mia amica Sarah era finita in un'altra classe.

Qualche minuto dopo in aula entrò un bambino. Lo riconobbi subito, era Riccioli d'oro.

Sappiamo già tutti come va a finire, quindi taglia corto Lily.

Ma io non lo voglio in classe con me! pensai.

Sì, che lo vuoi, bambina stupida.

Quello scemo si stava avvicinando al banco affianco al mio e si stava per sedere proprio accanto a me!

Nuoo!! Ma che stai dicendoo? Ma davveroo?! Non l'avrei mai detto.

"Non puoi sederti qui!" Gli dissi con aria quasi disperata.

"A sì? E perché?" Chiese lui altezzoso.

"Perché qui c'è seduto il mio amico immaginario!" Risposi a tono.

"E come si chiama, si può sapere?" Chiese insolente.

"Steve" risposi secca facendo spallucce.

"Tu non hai un amico immaginario di nome Steve!" Disse stravaccandosi sulla sedia e smascherandomi.

Uffa! Io non voglio stare affianco ad un maschio!

"Comunque, tu sei la strega?" Chiese con aria arrogante e soffiandosi via dalla faccia un ricciolo ricaduto sul volto.

"E tu sei Riccioli d'oro!" Esclamai ribattendo.

"Io non mi chiamo Riccioli d'oro" piagnucolò lui "mi chiamo Jace" si presentò.

"Bene Riccioli d'oro, io sono Lily e noi saremo nemici per la pelle, okay?" Gli dissi sorridendo.

"Okay" approvò lui ricambiando il sorriso.

Tutto chiaro.

***

Comunque facevano veramente pena sti tre asterischi per separare le varie scene...

L'unico colore che vedevo tra i miei pensieri, l'unico colore che percepivo... era il verde... presa ancora dal ricordo di quel giorno al parco, iniziai a creare linee, gialle come i ricci di Jace e il mio vestitino color limone. Gli spruzzi di blu del cielo di quella giornata piena di sole davano vita ad un'esplosione di mille tonalità di verde: dagli alberi, al prato, al gelato al pistacchio, fino agli occhi del bambino dai capelli color del sole.

Ed io che pensavo che sto paragrafo desse un tocco di poesia a sto prologo... bah. Ma che complessi irrisolti avevo nella mia vita? Facciamo che non commento, va bene? Meglio eh. Ciao.

————————————————————————

Bene. Sono sopravvissuta al prologo, ma sono quasi sicura che sia successo solo perché ancora non siamo arrivati nelle terrificanti aule del liceo.

Mi metterò le mani nei capelli nel prossimo capitolo. Aiuto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top