Capitolo 9: Lacrime d'Inverno
Londra, 1888
«Ebbene si, sono stato io a parlare e non intendo più smettere! È ora che mi prenda i miei spazi!» ruggì Lily. Essere un lupo nero era divertente, pensò. Quel omuncolo dal naso a becco la guardava sconvolto, rannicchiato contro il divanetto del suo studio.
«Non sono mai stato come tutti gli altri e sono stanco di sopportarti» proseguì Lily.
Lanciò un incanto sui libri e questi presero a volare in aria intorno a lui, tirandogli i lembi del vestito per poi farlo ruzzolare sul tappeto.
Con una mossa lesta, Lily gli piantò le zampe sul torace, sentendolo tremare.
«Che qualcuno mi aiuti!» squittì.
«Finché sarai il direttore di questo posto, farai quello che vorrò!» gli disse mostrandogli i canini.
«Lascerò tutto ad Adam!»
Bastò questo per spingerla a lasciarlo.
Mentre quell'uomo fuggiva, senza neppure fermarsi a raccogliere i suoi effetti personali, una lettera firmata di suo pugno, in cui nominava suo nipote come nuovo direttore, comparve sulla linda scrivania.
Lily sorrise. Per puro caso si era ritrovata a passare davanti a quel tetro edificio mentre quel tipo ne oltrepassava il cancello con accanto una bambina. Bionda, grandi occhi blu, indossava un abito grigio in tinta con il mantello, del tutto inadatti per quella fredda sera di novembre.
Ma ciò che aveva stretto il suo cuore erano state le lacrime trattenute sul suo visino e la scritta: orfanotrofio fissa nel ferro battuto.
Qualcosa era caduto a terra ai piedi della piccola e lei si era affrettata a raccoglierla con mani tremanti: una bambola fatta con ritagli di stoffa di colori diversi, i capelli di lana rossa.
«Ti avevo detto di non portarla!»
Quell'uomo aveva osato strappargliela vai, scatenando un grido disperato.
«È il ricordo della mamma! Per favore, Mr. Lee!»
«Qui non potete avere oggetti personali!» aveva sbraitato lui.
Lei aveva puntato i piedi, beccandosi un sonoro ceffone.
«Milly, smettila!»
Un grosso cane scuro, legato a un catenaccio a terra, aveva preso ad abbaiare furiosamente e Mr. Lee lo aveva indicato lestamente. «Vedi? Hai fatto arrabbiare, Rufus! Sei una bambina maleducata e cattiva!»
In realtà, quel vecchio cane desiderava mordere lui, non Milly, che aveva preso a piangere senza freni.
«È tutto ciò che mi resta... di lei!» ripeteva fra i singhiozzi.
Chi poteva restare indifferente?
Per tutta risposta, Mr. Lee aveva gettato la bambola verso Rufus, trascinandola via di peso.
Il rumore di quel portone in legno massiccio che si chiudeva aveva riscosso Lily dal torpore, strappandole un sussulto.
Non poteva andarsene così...
Parlando con Rufus, aveva scoperto che quell'uomo senza cuore aveva un nipote, Adam, dall'animo gentile che amava i bambini e che loro consideravano un padre ma, poiché non era lui il direttore, era sempre stato costretto a fare attenzione.
Prima di andarsene, Lily sfruttò il suo potere per ritrovare Milly, che giaceva addormentata in un misero letto insieme ad altri bimbi e, fra le mani, le materializzò la bambola.
Seppur nel sonno, vide un piccolo sorriso curvarle le labbra.
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È stata scritta per il contest degli ambasciatori ma so già che non va bene... però perché rinunciare a pubblicarla? Spero vi sia piaciuta.
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