Capitolo 5: Una lettera per Sherlock Holmes
Come aveva osato sbatterglielo in faccia? pensò Lily indignata.
Solo poco prima si stava crogiolando al calduccio, nella dimora londinese di zio Sherlock. Si erano conosciuti quando lei, in una delle sue avventure, era finita a casa sua ed erano diventati amici. A differenza degli altri umani, l'aveva accettata così com'era e lei adorava il suo umorismo pungente!
Poi era arrivata quella dannata lettera. Lily si era accucciata sulle sue gambe, osservando incuriosita il suo nobile profilo dal naso aquilino, cercando di intuire il corso dei suoi pensieri, finché giunse l'annuncio inaspettato: «Ah!» aveva detto sprezzante. «Una rima infantile è più difficile da decifrare! L'autore di questo scritto, però, deve avermi sottovalutato. Inoltre, è evidente che mira ad attirare la vostra attenzione, Lily» aveva aggiunto. «Ho urgenza di andare nel vostro mondo. Watson è stato preso in ostaggio.»
Lily si era sinceramente preoccupata per Watson. Dall'aria angelica ma dalla forte volontà, era sempre stato gentile con lei, viziandola con leccornie di ogni tipo.
Sfortunatamente, il rito per aprire una via per Katree richiedeva diverse ore di preparazione.
«Niente che non si possa risolvere facilmente» aveva asserito Sherlock.
Lui, il genio delle indagini, le aveva fatto i grattini sulla pancia e tanto era bastato per farle sputare una porta temporale!
«Eccoci a destinazione» aveva detto lui soddisfatto, guardando il tetro maniero. Notando il suo sguardo incredulo, aveva aggiunto: «Elementare, Lily. Non sapendo dove vuoi andare, i portali sono costretti a improvvisare. Ho solo chiesto di condurci dall'autore della missiva.»
Quale umiliazione, la maga era lei!
Il piano era semplice: lei avrebbe distratto il nemico mentre lui liberava Watson. Appena entrata, si era ritrovata davanti quel tipo, vestito da lord inglese, con un caschetto nero e gli occhi di ghiaccio.
«Sono Lex» si era presentato con freddezza.
Seppur avesse un'aria familiare, solo quando aveva iniziato a spiegare, era diventato tutto chiaro.
«La vostra visita a Firenze ha causato la distruzione del trattato di San Lorenzo, mio fratello ha perso la sua dignità sposando quella strega ma ciò che non posso dimenticare sono i colpi che avete inferto alla sua nobile persona.»
Le guance di Lex erano arrossite, una luce languida aveva illuminato il suo sguardo mentre posava le mani a terra, mostrandole il deretano. «Colpitemi con tutta la vostra virile forza!»
Quel brutto pervertito era un masochista?
«Idiota!»
In pochi secondi, Lily distrusse il maniero e, con perfida soddisfazione, lo osservò volar via lontano.
«Oh cara, non vi era bisogno.» la rimproverò Sherlock. «Credevo fosse sottinteso che la vita di Watson non è mai stata in pericolo. Mirava a farvi infuriare, oltre che a comprendere la natura del nostro rapporto.»
Lily fu lieta di vedere Watson intento a mangiare un dolce.
«Trovarlo è stato semplice» annunciò Sherlock compiaciuto. «Appena arrivati, ho notato che nell'aria vi era il tipico odore della cucina inglese, cosa a cui non siete abituati. Quindi poteva essere solo in un posto.»
Watson le lanciò un'occhiata d'intesa. Vedi cosa mi tocca sopportare ogni giorno?
Oh sì che capiva...
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