Capitolo 10: The First Letter
Quando si finisce rinchiusi dentro quattro mura, l'aria di colpo svanisce. Si avverte la sensazione di soffocare ma è qualcosa che si percepisce lentamente, s'insinua dentro sotto forma di flebili segnali. Il suono del tuo respiro diventa troppo doloroso, intenso.
Si cerca con lo sguardo il volto delle persone amate senza trovarle.
Non importa cosa ti dice la ragione, non puoi farne a meno.
Il tuo cuore è divorato dalla paura perché, tutto a un tratto, ti sei ritrovato in mezzo a una folla di sconosciuti senza volto e vuoi disperatamente svegliarti.
Non c'è risveglio dagli incubi.
Vivi, respiri, mangi, dormi, ripeti.
Ogni giorno scorre come gli altri e senti che i colori si son dissolti.
Il mondo è diventato un manto grigio che ti priva dei ricordi.
Quei volti sconosciuti, dietro cui albergano anime vuote, diventeranno il tuo.
Quel pensiero ti spinge a tenerli lontani perché sai, con vivida chiarezza, che quello è il destino che ti attende.
Rassegnazione.
Vuoto.
Dolore.
Arrivi alla follia.
Alzi lo sguardo al cielo, in cerca di un sole che non vedrai.
Non puoi uscire.
Sei vincolato alle loro regole. E chi sono loro? Gelidi nemici che ti guardano con disprezzo.
Le vostre anime sono nere e marce!
Lo vorresti gridare fino a morire.
Il mondo ti ha dimenticato.
In quel preciso istante, ogni creatura sta vivendo la sua vita mentre tu sei prigioniera, vincolata a regole che non hai scelto, né cercato.
Perché io?
Diventa una domanda ossessiva che ruba il sonno.
Li senti muoversi intorno a te, vittime del sistema.
Tu non dovresti essere lì, arrivi quasi a scriverlo sulla pelle a suon di unghiate.
È sbagliato.
Profondamente ingiusto.
Rivedi nella tua mente i volti sorridenti di chi diceva di amarti e ti ha tradito...
È colpa loro!
Io non dovrei essere qui.
Diventano mantra ossessivi.
Il momento peggiore è quando calano le tenebre e devi dormire.
Devi.
Non puoi scegliere.
Sei in grado di sopravvivere?
Conti i giorni alla libertà che ti sembra troppo lontana, inarrivabile.
Il terrore che morirai lì, persa in quel limbo di dannati non dà quiete alla tua mente.
Vivevi nell'amore, che ora ti è stato negato, e ciò di cui hai disperatamente bisogno... non importa a nessuno.
Quando la disperazione diventa la tua vita, ti butti in un angolo aspettando di essere dimenticato.
O ne esci più forte o perdi te stesso per sempre.
Caro anonimo salvatore... ti rendi conto di cosa hai fatto ieri? Nel restituirmi la rosa della mamma,
tu mi hai salvato.
Mi hai ricordato che sono ancora viva e vi è un meraviglioso mondo oltre queste gelide mura. Mi hai ricordato il sapore della dolcezza e la freschezza di una risata.
Mi hai restituito la consapevolezza di chi sono.
Ecco perché ti scriverò ogni giorno, nella speranza che tu, quando leggerai queste lettere, comprenderai i miei sentimenti e perché ti sono grata.
Ora so come si è sentita la mamma. Spezzate le catene, non resta che alzarsi e lottare.
Lily
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Come avrete capito, sono una pecora nera ma questa è la mia interpretazione della prigione inteso come metafora della vita stessa. Ognuno di noi vive chiuso in gabbia. Quanti ne sono consapevoli?
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