CAP. V Shopping da paura

Il sole è già tramontato da un po', donando al cielo magnifiche sfumature calde e intense.
Non abbiamo fatto altro che gironzolare per la città, siamo sfinite e — cariche di pacchi e pacchetti — ci accingiamo a tornare a casa da Misael e Mia.

Devo ammettere che questa uscita mi ha leggermente giovata... ed è tutto merito della cara biondina che mi sta accanto.

Passeggiamo silenziosamente lungo il "giardinetto" (è enorme questo posto) del residence in cui abitano i miei amici, quando — improvvisamente — il cellulare di Sonja squilla, insistentemente.

«Oh, no! Scusami tanto, cara, ma è un'urgente telefonata di lavoro e non posso rimandare... devo assolutamente rispondere! Puoi aspettarmi qui due minuti, per favore? Torno subito!»

«Ma certo, tranquilla! Ne approfitto per riposarmi un po' su quella panchina, ok? Non preoccuparti!» la rassicuro.

Si scusa ancora e mi ringrazia, allontanandosi leggermente per rispondere alla telefonata.

Mi accomodo su di una panchina — ombreggiata dagli spessi rami di una quercia, ricoperti di numerose foglie — e osservo la mia amica discutere animatamente al telefono, incurante di ciò che la circonda.

Cavolo! Deve esser successo qualcosa di veramente grave per mandare fuori di testa un animo così mite e controllato come il suo. Di qualunque cosa si tratti, però, non vorrei essere nei panni del suo interlocutore. È sicuramente nei guai, ora che l'ha fatta incavolare per benino... osservo e ridacchio, mentalmente, lasciandomi cullare dal cinguettio degli uccellini e dalla quiete che emana questo posto.

Ma, poi, lo sento! Un leggero fruscio alle mie spalle e subito un braccio mi immobilizza da dietro e una mano mi preme sulla bocca un fazzoletto impregnato di cloroformio, temo...

«Ti ricordi dell'incendio, Safiria-gattina? Adesso giochiamo» mi sussurra, all'orecchio, una voce bassa e roca.

Terrorizzata, trattengo il fiato il più possibile, cercando di liberarmi dalla ferrea presa in cui sono imprigionata... ma nulla! Tento un'ultima mossa per richiamare l'attenzione di Sonja e della coppietta che si sbaciucchia appassionatamente, poche panchine più in là: raccolgo le forze che mi son rimaste e — con un calcio — getto a terra i pacchi più pesanti, i quali cadono con un forte tonfo.

Non ce la faccio più, mi manca l'aria... e inspiro, affannosamente, dal fazzoletto.

No!

Poco prima di perdere i sensi ed essere depositata a gran velocità nel SUV nero, parcheggiato a pochi passi da me, vedo il terrore dipingersi sul volto di Sonja e della coppietta che si è girata a guardarci e sento solo un suono, che mi riecheggia nella mente: "SAFIRIAAA!"

È la voce della mia amica che insegue, disperata, la persona che mi ha rapita e che mi sta conducendo chissà dove...

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