1.

                                                                                        «Una donna dovrebbe essere due cose:
chi e cosa vuole.»
(Coco Chanel)

«Dovrebbe dormire di più la notte, signorina. Guardi che occhiaie!» due polpastrelli ruvidi tracciano il contorno dei miei zigomi per invitarmi a guardarmi allo specchio. Occhiaie violacee contornano la pelle lattea del mio viso, contrastando con il grigio perla dei miei occhi, con il miele colato dei capelli appena acconciati. Un delicato diadema di cristallo brilla tra le ciocche lucenti che scendono come fili di seta d'oro fino alla curva della vita. Orecchini pendenti dello stesso intreccio del diadema mi sfiorano le spalle nude, lasciate scoperte dal tessuto leggero del vestito regale. Cristalli sulle maniche, cristalli lungo il contorno della scollatura, cristalli sparsi tra le balze della gonna color polvere.

Io stessa sono una bambola di cristallo, pronta frantumarsi da un momento all'altro.

«Cerca di coprirle, Adeline» sospiro rassegnata, tornando a guardarmi intorno per evitare di incrociare nuovamente lo sguardo assente di quella ragazza allo specchio.

Quella non sono io.

Poso gli occhi sulle pareti d'alabastro della mia stanza, sul soffitto affrescato di ogni sfumatura di bianco, sulla finestra alla mia sinistra: oltre i vetri coperti da un ghiaccio perenne, si estende il mio Regno.

Mi correggo, il Regno di mio padre.

Una donna non può possedere qualcosa che non siano vestiti e gioielli, queste sono le tradizioni di noi Aeterni.

Casette di ghiaccio dai tetti spioventi si susseguono senza sosta ai piedi delle montagne innevate, sagome sbiadite percorrono la strada principale costeggiata da cipressi e dai padiglioni del mercato invernale, carrozze di ghiaccio trainate da cavalli bianchi avanzano tra i cittadini. Mentre qualcosa di soffice inizia a sfiorarmi il solco profondo delle occhiaie, attraverso la specchiera osservo le tende costellate di fili di perle del letto a baldacchino, le calde coperte di lana grigia, i morbidi cuscini bianchi e la testiera dello stesso alabastro chiaro delle pareti.
La camera della Principessa del Regno di Yakamoz, conosciuto come Regno di Ghiaccio. Gli abitanti di questo territorio controllano l'elemento naturale dell'acqua, più precisamente dell'acqua allo stato solido.

Mi correggo, gli abitanti maschi.

Le donne non sono dotate di poteri, è questo ciò che ci viene insegnato.

Quando da piccola domandavo a papà perché non potessi allenarmi in giardino con gli altri bambini, la risposta era sempre la stessa: «Sei donna».
Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza a guardare dalla finestra della mia camera i maschi che si allenavano con spade, scudi, frecce...con le mani producevano scintille d'acqua sotto lo sguardo severo dei Maestri, venivano addestrati a cristallizzare una superficie liquida, imparavano a memoria i punti più vulnerabili di ciascun animale del bosco. E io nel frattempo li guardavo mentre Adeline mi insegnava a ricamare, a suonare il pianoforte, il violino, il flauto. Li guardavo mentre, quando lo domandavo, mi veniva proibito anche di leggere e di studiare.
Così ho passato diciassette anni della mia vita a sgattaiolare in biblioteca durante la notte, ad evitare le guardie che si aggiravano tra gli immensi corridoi del Palazzo, a tornare in camera all'alba e fingere di essere sempre stata lì. Non ho mai compreso appieno la presenza di guardie armate nei nostri territori; ogni Regno ha il dovere di mantenere la pace all'interno e all'esterno dei propri confini da oramai due secoli, dalla Scrematura, quindi non c'è la necessità di difendere qualcosa che non ha bisogno di protezione.

La Scrematura fu l'ultima leggendaria battaglia fra Aeterni e umani, terminò con lo sterminio della razza dei mortali. Essa era diventata un ostacolo per il potere assoluto bramato dai re degli Aeterni. Non esiste un mondo in cui possano convivere morte ed eternità; le nostre fattezze possono cambiare fino ai vent'anni, poi rimarranno giovani e forti fino alla fine dei giorni. Gli umani al contrario, erano deboli, mutavano continuamente il loro aspetto, i loro guerrieri non erano all'altezza dei nostri nonostante avessero scoperto il materiale in grado di ucciderci: il legno di Eucalipto. In ogni caso gli alberi che lo producevano -già rari all'epoca- sono stati definitivamente sradicati dai Re dei quattro Regni in supericie: Regno di Ghiaccio, Regno di Terra, Regno di Fuoco, Regno d'Aria.

Dopo la Scrematura il nostro Mondo venne squarciato in due parti non comunicanti: Abisso ed Empireo. Ombra e luce, dannazione e salvezza. Il nostro è il mondo in superficie, l'Empireo: prospero, pacifico, spensierato. O almeno così appare. Si narra che nell'Abisso invece regni il caos e che a capo di quest'ultimo ci sia il cattivo più pauroso di tutti: Il Principe dell'Abisso. Descritto da alcuni come un mostro a tre teste, protagonista dei più svariati racconti diffusi nell'Empireo, nessun Aeternus della superficie ha mai visto realmente le sue fattezze. Si racconta che abbia poteri inimmaginabili, al di là di quelli posseduti da re e cittadini dell'Empireo. Ecco perché non esiste - a quanto ci insegnano Maestri e tutrici- un collegamento percorribile fra le due metà del Mondo.

«Se non fai la brava il Principe dell'Abisso verrà a prenderti» è la frase che da sempre mi ripete Adeline.

'Preferirei lui a questo inferno travestito da paradiso' vorrei risponderle ogni volta.

«Ho saputo che ci sarà anche il Re del Regno di Fuoco al Ballo, per ora è il pretendente preferito di vostro padre...non siete entusiasta di conoscerlo?» la voce di Adeline mi distoglie dalle poltroncine grigie in filigrana d'oro nell'angolo accanto al letto.
Il Regno di Fuoco eguaglia il nostro in splendore e ricchezza. Il suo Re tuttavia, è uno degli uomini più spregevoli di cui io abbia mai sentito parlare. Le voci corrono da un Regno all'altro dell'Empireo e quelle che riguardano il pretendente preferito di mio padre non sono di certo tra le più rassicuranti.

«Perché dovrei essere entusiasta di conoscere un uomo che ha quarant'anni in più di me e che non possiede alcun pregio degno di nota, Adeline?» domando retorica, sentendo le mani della donna bloccarsi a mezz'aria vicino al mio viso. L'individuo in questione è ancora un ragazzino per questo mondo immortale, ma nessun Re dell'Empireo ha mai abusato del suo potere come fa lui, per questo più volte è stato richiamato all'ordine. Non conosco precisamente le vicende che si svolgono all'interno del Palazzo di Fuoco, d'altronde, sono poco più che una bambina se messa a confronto con i centocinquant'anni di Adeline, o con i trecento anni di mio padre.

«Beh, perché i suoi possedimenti sono immensi e il suo Palazzo è tra i più belli dell'Empireo. Tuttavia, se non gradite lui, chi è il vostro favorito fra i tanti?» le sento dire dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio.

«Nessuno» mi limito a rispondere, socchiudendo gli occhi e sistemandomi meglio sullo sgabello, studiando allo specchio la figura della mia tutrice: i capelli castani raccolti in una semplice treccia e le iridi scure, cozzano leggermente con la pelle candida, mentre gli zigomi spigolosi conferiscono- con il naso affilato e le labbra sottili- un aspetto severo ma cordiale alla sua intera figura.

«Impossibile, ci sarà qualcuno che ha catturato la vostra attenzione quando i corteggiatori sono arrivati qui a Palazzo ieri...che ne pensate del Barone del Regno d'Aria? O del Principe del Regno di Terra? Oppure-»
«Niente. Non penso niente, Adeline» ripeto pensando alla giornata di ieri. Dalla finestra della mia camera ho assistito al corteo delle decine di carrozze dei miei pretendenti, che ora sono ospiti del Palazzo fino al Ballo di dopodomani. Due giorni e verrò promessa in sposa ad un uomo interessato unicamente al patrimonio di mio padre, due giorni e avverrà la scelta definitiva del mio futuro marito.

«Ma Signorina, il Ballo è dopodomani...non avete ancora un Favorito?» le mani delicate della donna tornano tra i miei capelli, facendomi intuire che con il viso ha terminato. Mi guardo allo specchio della toeletta per controllare il lavoro di Adeline e per fortuna non c'è più alcuna traccia violacea sotto gli occhi.

«La scelta del Favorito è una tradizione senza alcun valore, visto e considerato che alla fine è sempre il padre della sposa a scegliere il futuro marito di sua figlia. Non accrescerò l'ego già smisurato di un uomo che non conosco scegliendolo come mio Favorito, né ora né mai» taglio corto alzandomi di scatto dallo sgabello e allontanandomi dalla sagoma minuta della donna. Un lieve bussare alla porta della camera distoglie entrambe dal mio gesto avventato.

«Avanti» dico con tono autorevole, sistemando meglio il diadema sul capo e ignorando l'espressione sbigottita dipinta sul volto di Adeline.
Un valletto mai visto prima supera la soglia della porta con un breve inchino, spostandosi in modo impacciato delle ciocche ribelli dalla fronte. Quando alza lo sguardo, ho la certezza di non averlo mai visto a Palazzo.
«Buongiorno Signorina, sono qui per condurvi a lezione di portamento»
«Come vi chiamate?» chiedo scettica, ignorando la sua affermazione e avvicinandomi di qualche centimetro al nuovo arrivato. Lui sembra bloccarsi per la sorpresa prima di rispondere.

«Malik, Signorina»

«Mai sentito, lavorate per qualcuno dei pretendenti? Perché in questo caso vi informo che so benissimo raggiung-»
«Sono uno dei valletti di vostro padre, Sua Maestà il Re Uriel» un altro goffo inchino segue la sua affermazione, facendogli cascare sul pavimento l'orologio da taschino. Prima che possa abbassarsi nuovamente a raccoglierlo, lo precedo e finisco a poca distanza dal suo viso rosso di vergogna.
«Mi perdoni, Signorina...sono sempre così sbadato!» bisbiglia con un filo di voce prima di riprendere l'oggetto e tirar fuori un fazzoletto dalla tasca destra della divisa.

«Non mi interrompete più come avete fatto prima, Malik» dico ergendomi in tutta la mia modesta altezza mentre il valletto si asciuga qualche goccia di sudore dalla fronte.
«C-cert-» inizia balbettando, deglutendo appena viene interrotto dalla mia voce.
«Bene, possiamo andare» asserisco prima di voltarmi verso Adeline, che dall'arrivo del valletto non si è mossa di un millimetro dalla sua posizione iniziale. Mi avvicino a lei lentamente, lasciandomi il valletto alle spalle e abbozzando un sorriso incoraggiante prima di prenderle le mani tra le mie. Sento le sue dita sottili tremare a contatto con il palmo della mia mano.
Adeline mi ha cresciuta, è stata la madre che non ho avuto e il padre che a volte preferirei non possedere.
Spaventarla è l'ultima cosa di cui ho bisogno.

«Principessa Lilith...» con gli occhi lucidi mi implora di renderla partecipe delle mie intenzioni un'ultima volta.
Ma io non sono più la bambina insicura che si confidava con lei ogni volta che aveva un timore.
Sono cambiata, sono cresciuta, ed è ora che anche lei insieme a tutti gli altri se ne renda conto.

«Non prostrerò la mia eternità ai piedi di un uomo, Adeline» sussurro dolcemente.

Prima di cogliere la sua reazione le volto le spalle, facendo scivolare via le mie mani dalle sue e dirigendomi verso il valletto che mi aspetta sulla soglia, pronta a seguirlo senza più voltarmi indietro.

~Spazio autrice~
Iniziare una nuova storia è sempre una gioia e lo è ancora di più ritrovare tutti coloro che mi hanno sostenuto fino ad ora.
Siamo ancora al primo capitolo, é vero, però ci sto mettendo tutta me stessa per costruire qualcosa che possa far compagnia a me e a voi.

Ora però mi farebbe piacere ascoltare il vostro parere: cosa ne pensate di questo primo capitolo?

Leggere i vostri commenti è forse la cosa che mi aiuta di più durante la scrittura dei capitoli❤️

Restate connessi per il prossimo aggiornamento!

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