Parte 8

Io odiavo l'Inghilterra, poiché l'erba non aveva lo stesso profumo di quella della mia terra e questo mi metteva di cattivo umore, così come odiavo gli inglesi che mi irritavano al punto da riuscire a individuarne uno lontano un miglio. Forse era per questo motivo che, in certi momenti, avrei voluto non avere parte del sangue di mia madre: per fortuna i geni di mio padre occupavano una parte considerevole del mio DNA, per cui mi consideravo per lo più irlandese. L'unico inglese che tollerassi era mio zio. Mi divertivo a pungolarlo scherzosamente dicendogli che, sicuramente, nella sua precedente vita, doveva essere stato un irlandese. Per questa mia considerazione avevo rischiato di prenderle bonariamente. Da buon fratello maggiore, non aveva mai approvato il matrimonio dei miei genitori, a causa della sua radicata intollerabilità verso gli irlandesi. D'altra parte anche mio padre non faceva molti sforzi per celare la sua totale insofferenza nei confronti degli Evans. Questa situazione, quindi generava non poche tensioni tra lui e mia madre. Per molto tempo ho creduto che, se non fosse morto prima, lei avrebbe cercato di annullare il matrimonio. Neanche da morto riusciva a meritarsi una parola buona da parte di Grace, e il fatto che io fossi tanto uguale a lui non faceva altro che farla incazzare ulteriormente, portandola, il più delle volte, a maledire il giorno in cui lo aveva incontrato. Negli ultimi anni, prima della prematura morte di Jonathan, i rapporti tra loro due si erano fatti fin troppo tesi. Lui le rinfacciava di essere diventata come Benjamin, suo padre, e quindi arida e priva di amore. Probabilmente aveva ragione, visto come si comportò in seguito con me, quando ebbi la "sfacciataggine" di rifiutare il lavoro nel confetturificio di famiglia.

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