From Jamie

Caro papà...

Be', non sono granché sicura che sia giusto chiamarti così, dato che ho chiamato papà un'altra persona per tutta la mia cazzo di vita... e non è che abbia smesso di considerare Mike mio padre ora che so che tecnicamente non lo è, ma... non lo so.

Sembrava sensato quando l'ho scritto, ma ora non lo so.

Forse dovrei chiamarti Chester. Forse sarebbe più... non lo so, corretto. E poi mi piace come nome.

Probabilmente se fossi qui per leggere questa lettera ti chiederesti perché all'improvviso, alla veneranda età di diciotto anni, diciannove anni dopo la tua morte e tre anni dopo che ho scoperto che biologicamente sei mio padre ho deciso di scriverti... ma se devo dire la verità, non ho idea del perché lo stia facendo.

Diavolo, sto seriamente considerando la possibilità di accartocciare questo stupido foglio del cazzo e lasciar perdere tutto, ma... ma non voglio farlo. Voglio farlo ma non voglio farlo: un po' ridicolo, eh?
Comunque, la morale della favola è che sono qui e che in qualche modo voglio scriverti, quindi ci provo, ok? Non giudicarmi se non sono in grado.

Penso che una delle prime cose che vorrai sapere sia chi diavolo io sia, dato che non mi hai mai visto: sono tua figlia... ma ok, questo ormai l'ha capito anche il primo coglione che passa per la strada, quindi andiamo avanti.

Mi chiamo Jamie. Jamie Valentine Shinoda. Sono nata il 24 settembre di diciotto anni fa, perciò oggi ho esattamente diciotto anni e tre quarti.
Sono alta un metro e sessantasei, e mia nonna dice che sono troppo magra. Papà dice che l'ho presa da te questa cosa: che mangiavi come un lupo e che adoravi cucinare, ma restavi una stecca... anche a me piace cucinare.

Ho i capelli castano chiaro e gli occhi color caffè... papà dice che ho preso da te anche quelli. Porto gli occhiali da quando avevo quindici anni e non ho mai avuto i capelli lunghi in vita mia. Non so perché... mi piacciono corti e basta immagino.

Mi piace la pioggia e bevo troppo caffè, preferisco il mare alla montagna e adoro i viaggi lunghi in macchina in cui si ascoltano i CD di vent'anni fa e si gioca a C'é un cane, anche se preferisco non guidare io. Mi piacciono i film di fantascienza e i libri fantasy, e suono il pianoforte credo da sempre. La mia materia preferita a scuola è inglese, ed è tipo l'unica materia in cui vado bene sul serio. Nelle altre non è che vada male, solo non riesco davvero a trovarle interessanti.

Non so cosa farò da grande... ultimamente ogni volta che ci penso, mi rendo conto che tu avevi più o meno la mia età quando te ne sei andato, e mi chiedo cosa volessi tu dalla tua vita. Mi chiedo quali fossero i tuoi sogni e chi avresti voluto diventare, o se l'hai sempre saputo che non saresti mai cresciuto.

Papà dice che eri un mostro a cantare e a scrivere canzoni, e che da giovane era sicuro che avresti sfondato. Mi ha fatto ascoltare qualcosa, l'anno scorso. Una registrazione venuta male in cui c'eri tu che cantavi una canzone scritta da voi e poi all'improvviso scoppiavi a ridere. La tua voce mi ha fatto un effetto strano... sembravi contento, pieno di vita e... diavolo: non era esattamente così che mi aspettavo che fossi. Ti immaginavo diverso.

I miei genitori, o almeno quelli che ho sempre pensato fossero i miei genitori, si chiamano Elka e... be', ovviamente Mike, e sono dei bravi genitori, davvero.

Ho sempre vissuto con mio padre. A Los Angeles, per lo più, ma abbiamo sempre viaggiato parecchio. Fa l'architetto adesso, però a volte suona ancora. È stato lui a insegnarmi a suonare il pianoforte, anche se quando ero piccola cercava di suonare il meno possibile: ha ricominciato a suonare seriamente solo un paio d'anni fa. È bravo, ma questo tu già lo sai.

Ecco, ora hai più o meno un'idea di chi io sia, quindi immagino di poter andare avanti... anche se non ho la più pallida cazzo di idea di come dovrei farlo.

Papà ha parlato spesso di te negli ultimi tre anni.
Non ti aveva mai nominato prima: l'unico indizio che avevo della tua esistenza era il modo in cui diventava strano il 24 di giugno di ogni anno, e... be', il disegno che ho trovato nel suo cassetto la prima volta che siamo venuti a passare l'estate qui, quando avevo undici anni... ora invece ti tira in ballo abbastanza di frequente.
Mi ha raccontato tutta la vostra storia quando avevo quindici anni, e da allora ogni tanto ci aggiunge un dettaglio.

Non sono sempre cose importanti: a volte sono stronzate, tipo il fatto che adoravi il cibo spazzatura e che sostenevi che la birra fosse il miglior alcolico esistente, o che ti piacevano i Foreigner, o... che ne so, che tuo fratello si chiama Brian.

Le cose importanti, però, quando saltano fuori saltano fuori all'improvviso, e non è sempre facile capire quanto fottutamente importanti siano.

Ad esempio una volta, l'anno scorso, stava cercando di finire il progetto di un edificio che dovevano costruire a New York, ma non riusciva a concentrarsi e si è messo a scarabocchiare fiammate blu su un foglio che aveva sulla scrivania. Settimane dopo, ho rivisto le stesse fiamme sui tuoi polsi, in una foto che avevo trovato non so nemmeno dove, e diavolo, allora ho capito.

Oppure c'é stata quella volta, due anni fa, che gli ho detto che uscivo con uno per San Valentino e lui mi ha augurato che finisse come il suo primo San Valentino con qualcuno: ci ho messo dei giorni a capire che il suo primo San Valentino lo aveva passato con te.

Immagino che probabilmente ti piacerebbe sapere come stia lui... cioè, non lo so a dire il vero, se ti piacerebbe. È passata una cazzo di eternità e... be', comunque immagino che ti interesserebbe.

Papà, cioè Mike, non se la passa male. Zio Joe dice che è migliorato da quando ha ricominciato a parlare di te... da quando so cosa è successo, in pratica, anche se prima io non mi ero mai accorta veramente che stesse male: sapevo che era una persona un po' malinconica e che a volte quando sorrideva sembrava che non avesse la minima fottutissima voglia di farlo, ma cercava sempre di essere allegro e sembrare felice quando era con me e non stavo lì a pensarci più di tanto.

Adesso finge meno di stare bene, ma è anche più rilassato e quando ride, sai che sta ridendo per davvero. In un certo senso, è come se fosse più reale, e lo so che era una persona vera anche prima, ma credo che adesso sia veramente lui e credo che un po' alla volta stia accettando il fatto che non ci sei più... il problema è che non so se lo sto accettando io, ed è stupido perché non ti ho nemmeno mai conosciuto davvero.

Lo so che non c'entra un cazzo: stavamo parlando di Mike e ora ci sto infilando i miei sentimenti un po' a caso, ma okay.
È dall'inizio di questa lettera che sto andando alla cieca, quindi fanculo, giusto?

Dicevo: non so se io sto accettando il fatto che non ci sei, Chester. Perché negli ultimi anni ho imparato un po' a conoscerti attraverso quello che mi ha raccontato Mike e diavolo: sembravi fuori come un balcone, ma anche una persona meravigliosa.

Ed eri mio padre, dannazione.

Voglio dire, in un certo senso eri mio padre.

Mio padre è Mike: mi ha cresciuta lui e mi ha insegnato a vivere lui, ma tu... tu sembravi un tipo a posto, e le canzoni che scrivevate sono stupende e la tua voce era stupenda e... cazzo, non ti ho mai conosciuto e non ti conoscerò mai, ok? Eppure ho la sensazione che tu mi avresti capita, e che saremmo andati d'accordo, che ti avrei voluto bene e che saresti stato il mio eroe, che ti avrei preso come esempio perché saresti stato quello che dal buio se n'era tirato fuori e... be', è stupido, ma è come se tu fossi uno dei miei migliori amici, anche se tecnicamente sei mio padre e... be', non ti ho nemmeno mai visto.

E fa male, perché lo so che è stupido, ma fa male.

Non è che non abbia tutto questo con Mike: Mike è un padre fantastico, non avrei mai potuto chiederne uno migliore e gli voglio un bene dell'anima... e in un certo senso vorrei che tu fossi qui anche per lui.

Perché non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe stato tutto questo se tu ci fossi stato. Non riesco a non chiedermi come sarebbe mio padre se non fosse stato costretto a essere mio padre, e non riesco a non chiedermi come sarei io se tu fossi qui. E lo so che è stupido chiederselo, ma non riesco a non farlo... perché le persone cambiano non tanto per se stesse quanto per altre persone, e nessuno è del tutto ininfluente. È come se fosse tutto una gigantesca equazione: se togli qualcuno, il risultato cambia.

Ma, come ho detto prima, è stupido chiedersi quale sarebbe stato il risultato dell'equazione se tu ci fossi stato, perché non ci sei e non è una cosa che si può cambiare.

Hai fatto la tua scelta, e per quanto vorrei che non l'avessi fatta, è una cosa che rispetto in un certo senso: non posso dire che capisco, e posso dire che vorrei tanto averti conosciuto, ma non ce l'ho con te. So che avevi le tue ragioni e so che non avevi intenzione di fare del male, e tanto mi basta.

Papà dice che ti ha odiato per un po' dopo che te ne sei andato... per un po', dopo aver scoperto che esistevi e che eri il mio vero padre, credo di averti odiato un po' anche io, perché mi sentivo come se mi avessi abbandonata.

Ma poi, crescendo, ho capito un paio di cose: so che non l'hai fatto per abbandonare me... immagino che probabilmente odiassi l'idea di lasciarti indietro qualcuno: la persona di cui Mike parla lo avrebbe odiato. Non so perché hai fatto quello che hai fatto, Chester, e... vorrei che non l'avessi fatto, ma è okay.

Non ce l'ho con te, e immagino che alla fine sia questo il vero motivo per cui ho deciso che volevo scriverti:

Non ti conoscevo, mi manchi, ma non ce l'ho con te.

Spero che tu sia in un bel posto adesso. Spero che tu sia felice: da come papà ti descrive, penso che ti meriteresti di esserlo...

Adesso devo andare, ma forse tornerò qui prima o poi, a scriverti di nuovo senza sapere cosa scriverti.

Con affetto,

Jamie

ANGOLINO NERO PER UN'ANIMA NERA
Ok, ammetterò che non so esattamente che cazzo sia questa cosa. Teoricamente é una lettera che Jamie scrive a Chester nel diciannovesimo anniversario della sua morte, ma non so se abbia senso o se sia anche solo passabile. Ci ho provato, mettiamola così.
Avevo questa idea da un po', e ieri sera un commento mi ha fatto partire l'istinto di provare effettivamente a scriverla... giusto in tempo per pubblicare oggi.
Il 20 marzo è una data abbastanza importante, come tutti sappiamo: oggi Chester compirebbe quarantadue anni, due anni fa questa storia ha avuto inizio e un anno fa è finita, otto mesi esatti fa Chester se n'é andato.
Ora non starò qui a dilungarmi in cazzate filosofiche, dico solo che quell'uomo era il mio eroe e che non mi sembra ancora vero che non ci sia più.
Non so che altro aggiungere, quindi evaporo.
Notte Soldiers, sempre vostra

Cursed_Soldier

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