Capitolo 9~Blackbirds

[Chester]

Chester era dannatamente nervoso.
Molto dannatamente nervoso.

Se ne stava lì.
Fermo sotto la pioggia, davanti a quel portone del cazzo.
Era indeciso se bussare o no.

Il piercing che si era ritrovato sul labbro la mattina quando si era svegliato gli faceva un male fottuto.

Ma di chi cazzo è stata l'idea, Cristo Santo?
Tua probabilmente, idiota...
Ma perché diavolo non posso essere uno di quei deficienti che danno sempre la colpa agli altri?
Sarebbe tutto più facile, ma no: nella mia fottutissima testa deve essere sempre tutto colpa mia.
In ogni fottuto caso.

Era dannatamente nervoso.
Molto dannatamente nervoso.

Perché sono così dannatamente nervoso?
Sono soltanto davanti a casa di quel cretino di Mike Shinoda.
Per fare un maledetto pseudo-provino da vocalist.
Perché sono così dannatamente nervoso?
Andrà bene questo provino del cazzo.
Perché non dovrebbe?
Se c'é una cosa al modo che so fare, è cantare...

Alla fine decise di bussare.

Solo perché era stufo di sentire la pioggia che picchiettava sull'ombrello.
Solo perché era stufo di sentire la pioggia che picchiettava con quel ritmo da canzone depressa.

Odiava le canzoni depresse.
Erano le sue preferite.
Ci si ritrovava.
A volte, per un attimo, lo facevano sentire meno uno schifo.

Solo per un attimo.

Poi si rendeva conto che per il novantanove per cento quelle canzoni erano pura ipocrisia commerciale.
Il cantante non aveva la più pallida idea di cosa stava cantando.
Il depresso vendeva.
Era un dato di fatto.

Odiava le canzoni depresse.
Erano le sue preferite

-Chester! Ciao!-

Mike venne ad aprirgli sorridendo.
Quel maledetto sorriso...

-Non ci speravo più ormai!-

-Sì, be'...-

Chester si mordicchiò il labbro, cominciando a maledire il mondo già prima di sentire la pelle sotto i denti.
Quel piercing faceva un male fottuto.

Ma di chi cazzo è stata l'idea, Cristo Santo?
Tua probabilmente, idiota...

-Non avevo un cazzo di meglio da fare, così ho pensato di passare.-

-Be'... non è una gran giornata in effetti.-

Mike si spostò per farlo passare.

-Oggi è il mesiversario di Brad e Rob, e hanno preso un giorno di licenza, per così dire, Joe è a letto con l'influenza e Dave... lui doveva venire, ma sono le tre e mezza e non si è ancora visto.-

-Quindi non c'é nessuno?-

-Be', ci sono io.-

Mike sorrise, di nuovo: sembrava proprio un bambino, con le guanciotte, lo sguardo innocente e tutto il fottuto resto...

Era... carino... quando sorrideva.
Chester non riusciva a smettere di pensarlo.
Ogni maledetta volta che lo vedeva... era una cosa stupida, eppure... eppure gli piaceva.
In qualche modo contorto e senza senso.
Gli piaceva.

-Vorrà dire che mi accontenterò di te, Mickey.-

Si lasciò sfuggire a sua volta un sorriso ed entrò in casa.
Non era più dannatamente nervoso. Non troppo almeno.

Perché non sono più dannatamente nervoso?

-Se vuoi possiamo registrare qualcosa sulle basi che ho già, così non devo sclerare a convincere gli altri che canti da Dio.-

Mike si avviò nel corridoio, verso il garage.

-Oppure, che ne so... inventiamo qualcosa?-

-Perché, sai anche inventare canzoni così a cazzo?-

-Diciamo che ho parecchia fantasia.-

Chester ormai conosceva la strada per arrivare in garage.

Non era mai stato un fan dell'imparare le cose a memoria, lo trovava stupido e senza senso.

Non sapeva nemmeno il suo cazzo di numero di telefono.
Tanto nessuno glielo chiedeva mai.

Nemmeno Mike gliel'aveva chiesto... Mike se l'era preso e basta.

Ad ogni modo, il suo cazzo di cervello fumato a malapena riusciva a contenere le impostazioni di fabbrica: chiedere di più sarebbe stato chiedere fottutamente troppo.

La maledetta strada per arrivare in garage se la ricordava, anche se in quella casa del cazzo ci era stato una volta sola.

Non che fosse difficile: solo una curva e una porta.

Quanto vorrei che la mia vita fosse così.
Soltanto una curva e una porta.
Invece no.
Quel figlio di puttana del destino mi fa zig zagare e girare in tondo a vuoto da diciassette fottutissimi anni.

-Carino il piercing. Nuovo?-

La domanda di Mike fu improvvisa.
Lo salvò dai suoi pensieri.

-Quando mi sono svegliato stamattina ce l'avevo.-

E avevo anche un mal di testa fottuto.
E un bel buco nella memoria interna.

-Fatto baldoria ieri notte?-

Mike raccolse una chitarra da terra e si sedette sul divano per accordarla.

Era strano il modo in cui lo chiedeva: sembrava che lo stesse chiedendo e basta.
Così tanto per fare conversazione.
Non come se avesse voluto giudicarlo o chissà che altro. Semplicemente come se fosse stata soltanto una curiosità.

Chester gli si sedette accanto a gambe incrociate.

Si mise a guardarlo.
Gli piacevano le chitarre... gli piaceva la maledetta musica in generale.

La musica è meglio della droga, a volte.

-Già, be'... suppongo di sì. Non è che mi ricordi molto in realtà. Non ho molta voglia di parlarne.-

Era partito con l'idea di dire qualcosa tipo Non mi ricordo un cazzo a dire il vero. Ora mi faresti il favore di farti un po' i cazzi tuoi?

Poi ci aveva ripensato.
Forse era giusto dargli almeno una chance, se proprio voleva essere suo amico, no?

In fondo non era poi così male.

Era dannatamente invadente e il più delle volte gli stava davvero sulle palle, ma aveva quel sorriso da bambino che...

Non lo sapeva nemmeno lui.
Ce l'aveva e basta.

-Come vuoi. E di cosa hai voglia di parlare?-

Perché dobbiamo parlare?

A Chester non piaceva il silenzio.
Lo trovava assordante.

Non gli piaceva parlare per dire cose stupide, anche se sparava puttanate praticamente ogni volta che apriva la bocca.

È difficile dire la verità, tutto qui.
O forse no.
Ma il succo è questo.
A volte la fottuta verità fa più male di un camion di bugie.
È più difficile ripartire da capo e raccontare tutta la storia per com'é realmente, che non aver mai cambiato versione e continuare a raccontare le solite balle, tutto qui.
O forse no.
Ma il succo è questo.

-Non lo so. Di quel cazzo che ti pare.-

-Ok, ehm... il tuo film preferito?-

Mike arrossì un po' nel chiederlo, come se si vergognasse.
In effetti, come domanda non aveva un cazzo di senso.

-Cos'é, un interrogatorio?-

-No, è solo... non lo so, ero curioso.-

Mike abbassò lo sguardo.
Finse di controllare qualcosa sull'accordatore che stava usando per sistemare la chitarra.

-Puoi non rispondere se non ti va.-

-Fight Club.-

Per Chester fu come arrendersi, alla fine.

La cosa divertente è che era sincero.
Era divertente non perché Fight Club non fosse un bel film.

Cazzo, è il mio fottutissimo film preferito, certo che è un bel film!

Era divertente perché gliel'aveva detto per davvero.
Aveva detto qualcosa di non assolutamente insignificante.
Non era nemmeno così importante ma era... Qualcosa.

-Sai suonare il piano?-

Perché cazzo gli fosse venuta in mente quella domanda, poi, non ne aveva idea.
Non centrava niente, assolutamente un cazzo di niente.

Aveva solo visto quel maledetto pianoforte nero in fondo al garage e gli era venuta la curiosità. Tutto qui.

Mike appoggiò la chitarra sul divano.

-Me la cavo. Vuoi sentire?-

Chester si fermò... be', non è proprio esatto dire che si fermò, dato che non si stava muovendo. Fu come se tutti suoi fottutissimi pensieri frenassero all'improvviso. Lasciandogli lo spazio per valutare quell'idea.

L'avrebbe negato fino alla morte, ma era dannatamente curioso.
Molto dannatamente curioso.
Come diavolo poteva suonarlo il pianoforte, uno come Mike?

Annuì poco convinto.

Non aveva la minima idea di cosa aspettarsi.

Lo guardò mentre si alzava e andava a sedersi davanti al piano.

Mike restò fermo quasi un minuto.
Osservando il bianco e il nero dei tasti come se stesse leggendo parole su una pagina.

Chester dovette trattenersi dallo sbuffare.
Tutto si sarebbe aspettato, ma non che quel cretino si mettesse a fare scena.

Quasi senza pensare tirò fuori il telefono e accesse il registratore.
Non sapeva quanto bene si sarebbe sentito da così distante.

Non aveva la minima intenzione di avvicinarsi neanche di un solo fottutissimo passo.

Non riusciva a pensare come al solito quando aveva Mike troppo vicino.

Non riusciva a decidere se fosse una cosa positiva o negativa.
Era una cosa che un po' lo spaventava.
Non ci era abituato.

Mike lo incasinava... ma al contrario.

Non riusciva a decidere se fosse una cosa positiva o negativa.
Era una cosa che un po' lo spaventava.

Era abituato ad avere contatto più fisico che sociale con le persone.
Era abituato a stare vicino a completi sconosciuti anche in termini privati.

Con Mike era diverso.
Non riusciva a controllarsi come con tutti gli altri.

Non riusciva a decidere se fosse una cosa positiva o negativa.
Era una cosa che un po' lo spaventava.
Non ci era abituato.

Quando Mike attaccò a suonare, quasi si spaventò.

Erano qualcosa di strano, le note che stavano uscendo da quel maledetto pianoforte.

Qualcosa di fottutamente nero.
Qualcosa di fottutamente triste.
Malinconico.

Merli sotto la pioggia.

Sembrava stupido persino a lui, ma i merli sotto la pioggia erano una delle cose più maledettamente depresse e inquietanti che gli venissero in mente.
Anche se non sapeva perché.
Sembrava stupido.

Mike era bravo.
Non perché suonasse cose chissà quanto fottutamente complicate.
Per l'espressività, più che altro.

Erano qualcosa di strano, le note che stavano uscendo da quel maledetto pianoforte.

Qualcosa di fottutamente nero.
Qualcosa di fottutamente triste, malinconico.

Mike era bravo.

Merli sotto la pioggia...

Aveva una di quelle bravure che non si notavano.
Che ti facevano accapponare la pelle.
Se solo le ascoltavi per davvero.

Chester chiuse gli occhi.
Si nascose il viso fra le mani.

Perché cazzo gli veniva da piangere?

Cristo, mica sono una ragazzina.
Da quando in qua piango per una fottutissima canzone?

Non era solo quello.
C'era qualcosa, in mezzo a quella fottuta musica, che gli rimbombava dentro.

Era come se...

Avrebbe quasi giurato che ci fosse qualcosa che parlava di lui, là in mezzo.

Erano qualcosa di strano, le note che stavano uscendo da quel maledetto pianoforte.

Qualcosa di fottutamente nero.
Qualcosa di fottutamente triste, malinconico.

Merli sotto la pioggia.

-Hey, tutto bene?-

La musica cessò.
Chester si sentì lo sguardo di Mike addosso.

Bene un cazzo.

-Sì.-

Ricacciò le lacrime in gola.
Cercò di stamparsi in faccia un'espressione normale mentre trafficava con il telefono dentro la tasca della felpa.
Per cercare di spegnere il registratore.

-Davvero?-

-No.-

Sta zitto coglione!
Da dove cazzo mi è uscita questa?
Da quando in qua ho smesso di raccontare balle su questa cosa?

-Cosa c'è che non va?-

Mike si alzò dallo sgabello.
Tornò a sedersi vicino a lui.

-Scordatelo-

Chester sbuffò.

-Non mi metterò a parlare con te dei miei problemi del cazzo. Non capiresti.-

-Come vuoi... però magari potresti lasciarmi provare. A capire, dico.-

Al Diavolo...

-Non lo so cosa ci sia che non va. Tutto, credo.-

Gli uscì come una confessione.
Anche se in realtà voleva essere un fatti i cazzi tuoi nemmeno troppo velato.

-Ma non mi va di parlarne.-

-Non ti va di parlarne o non ti va di pensarci?-

Bingo.
Se non ci penso posso fare finta che non sia vero, tutto qui.
O forse no.
Ma il succo è questo.

-Penso entrambi. E tu?-

-Io cosa?-

Mike fece una smorfia che per poco non lo fece scoppiare a ridere.
Era un cretino rompi palle, ma aveva una faccia che era uno spasso.

-Tu come stai?-

Per Chester era una cosa nuova quella: avere qualcuno a cui chiedere Come stai?
Nessuno lo aveva mai chiesto a lui prima che cominciasse a farlo Mike.
A parte forse Elka.
Di conseguenza lui non lo aveva mai chiesto a nessuno.
A parte forse a Elka.
E comunque, dubitava che a Elka interessasse per davvero.

Era assurdo come la gente facesse spesso domande delle quali non voleva sapere la risposta.

-Bene, perché?-

-Perché... no, niente. Era una cazzata. Lascia stare.-

Perché suoni musica triste...

[***]

*Lunedì, a qualche ora durante le lezioni*

Chester era riuscito a tenere quella musica fuori dalla sua testa per tutto il fottuto week end.

Poi la sera prima aveva fatto la cazzata di sbronzarsi.
Perché tanto poteva farlo.

Quella era la settimana del Ringraziamento.
Doveva sopravvivere solo il Lunedì, poi era libero tutta la settimana.
Poteva permettersi un Lunedì di merda.

La sera prima aveva fatto la cazzata di sbronzarsi.
Come ogni maledetta Domenica sera.

Aveva uno di quei mal di testa fottuti che non lo lasciavano nemmeno pensare.

Chester era riuscito a tenere quella musica fuori dalla sua testa per tutto il fottuto week end.

Aveva ceduto sull'autobus.

All'inizio aveva deciso di non mettere le cuffie.
Né altro.

Poi il maledetto casino che regnava in quell'inferno di pullman gli aveva fatto cambiare idea.

Aveva puntato sui Foreigner.

Dopo nemmeno trenta secondi aveva dovuto stoppare la canzone.
Le fitte che si sentiva in testa avevano raggiunto livelli epici.
Meglio ripiegare su qualcosa di più tranquillo.
Solo che non aveva niente di più tranquillo.
Un fottuto cazzo di niente.

A parte la registrazione di Mike che suonava.

Era stato fermo a fissare lo schermo per minuti interi.
Pensando.
Provando a pensare, più che altro.

Poi si era deciso a premere il fottuto tasto play.
Aveva chiuso gli occhi e abbandonato la testa sul sedile.

Niente più sbornie la Domenica.

Era la promessa del cazzo del Lunedì.
La promessa del cazzo che non manteneva mai.

Poi era successa una cosa maledettamente strana.
Aveva spalancato gli occhi di scatto.
Si era rimesso a fissare lo schermo come se ci fosse stato un fottuto conto alla rovescia per l'Apocalisse.
Ignorando l'ennesima fitta dietro la fronte.

-Cazzo.-

Aveva guardato lo schermo un altro paio di secondi.

-Questa roba si può cantare.-

Non che cambiasse qualcosa, alla fine.

Si rivelò una cosa positiva soltanto quando si ritrovò all'ora di matematica.
Senza la più pallida maledetta idea di cosa fare.

Lui la odiava matematica.
Cazzo, la odiava per davvero.
Probabilmente non esisteva un altro professore noioso come il suo in tutto il fottuto pianeta Terra.

Quel coglione si stava esibendo nella sua lezioncina del cazzo.
Gironzolando per l'aula con il suo completo di tweed da sfigato.

Chester continuava a sentire la registrazione a ciclo continuo.
Si mordicchiava distrattamente il piercing.
Aveva un auricolare infilato su per la manica.

Ascoltava.

Si chiedeva come cavolo avesse fatto Mike a inventarsi una cosa del genere così a caso.

Che ne so io se se l'è inventata o no?

Eppure sembrava una cosa fottutamente da Mike.

La stava riascoltando per quella che probabilmente era la cinquantasettesima volta.
Non seppe come successe.
Non seppe quando avesse cominciato a scrivere.

Prima la pagina era bianca.
Dopo non lo era fottutamente più.

Sembravano solo strofe a caso sul suo fottuto quaderno.
Un paio delle strofe a caso che riempivano tutti i suoi fottuti quaderni.
Solo dopo si rese conto che quel paio di fottute strofe a caso sul suo fottuto quaderno andavano a ritmo con Mike che suonava.

I shiver and shake the warm air cold...

Batteva il tempo sul banco con una matita.
Muoveva le labbra per formare le parole.

Funzionava, cazzo.
Funzionava!

I'm alone on my own...
it's harder starting over
than never to have changed...

Sono da solo, ed è più facile ricominciare da capo che non aver mai cambiato...

Era dannatamente strano.
Molto dannatamente strano.

Era come se stesse decifrando un maledetto codice.
Era come se Mike avesse già messo in conto quelle parole.
Era come se Mike le avesse nascoste nella musica, in modo che lui le tirasse fuori.

Cosa stai cercando di dirmi, Mickey?

Batteva il tempo sul banco con una matita.
Muoveva le labbra per formare le parole.

With Blackbirds following me
I'm digging out my grave...
they close in
swallowing me
the pain it comes in waves
I'm getting back
What I gave...

I merli!
Cazzo, lo sapevo che centravano i fottuti merli!

Chiuse gli occhi.
Strinse di più la matita in mano.

Funzionava, cazzo.
Funzionava!

I sweat through the sheet as daylight fades
As I waste away...

Era come se Mike avesse preso un pezzetto di lui.
Era come se Mike quel pezzetto lo avesse messo in musica.
Facendo in modo che lui potesse cantarlo.
Facendo in modo che potesse cantare un dannatissimo pezzetto di se stesso.

Era inquietante, come idea.

It traps me inside mistakes I've made
That's the price I pay...

Batteva il tempo sul banco con una matita.
Muoveva le labbra per formare le parole.

-Bennington, cosa diavolo stai farneticando?-

Il maledetto professore a un certo punto si era intromesso.
All'improvviso.
Chester lo aveva ignorato completamente.

Aveva altro a cui pensare.

Tipo il fatto che c'era un pezzo che non si poteva cantare.
Troppo lungo da lasciare come pausa strumentale.

Era bloccato.
Non gli veniva in mente niente.

-Sul serio Bennington, mi piacerebbe molto che tu condividessi le tue conversazioni interiori con il resto della classe. Chissà che non ci sia qualcosa di interessante che dovremmo sapere.-

Ma questo sfigato figlio di puttana non ha proprio un cazzo di meglio da fare?
Tipo forse spiegare matematica a qualcuno a cui interessi?

I'm getting back what I've gave...

Forse l'aveva pensato.
Forse l'aveva sussurrato.
Difficile esserne sicuri.

E poi? Che cazzo metto dopo?

-Bennington, sto aspettando.-

Il maledetto professore aveva cominciato a tamburellare ritmicamente con le dita sulla cattedra.
Come mai in questa maledetta classe c'è un'acustica così maledettamente fantastica?

Chester era seduto in ultima fila.
Avrebbe potuto rappare sul suono delle sue dita che battevano sul legno.
Se solo avesse saputo rappare.

Hey, fermi tutti: cazzo, Mike sa rappare.
Questa roba si può rappare.

-Bennington, ti do due possibilità: o fai anche solo finta che la lezioni ti interessi o esci da quest'aula.-

Chester non l'aveva nemmeno guardato.
Chester non gli aveva nemmeno risposto.

Aveva fatto fagotto.

Era andato a rintanarsi in biblioteca, a finire di scrivere quella benedetta canzone che gli ronzava per la testa.

Venti minuti dopo era ancora lì.
Indeciso se premere o no il fottuto tasto Invio.

[Mike]

Mike Shinoda aveva, nel corso degli anni, sviluppano una sua personale teoria sulle sveglie. O sui telefoni. O su qualunque cosa avesse la fastidiosa abitudine di mettersi a fare rumore nei momenti meno opportuni: lo facevano apposta.
Avrebbe potuto scommettere l'anima che lo facessero di proposito, soltanto per il gusto di vedere un'orda di poveri umani diventare scemi. Quella teoria fu per l'ennesima volta provata quando il suo maledetto cellulare decise all'improvviso di mettersi a vibrare nel bel mezzo dell'ora di storia dell'arte.
Decisione che, tra l'altro, in teoria non avrebbe dovuto essere in grado di prendere, visto che, sempre in teoria, avrebbe dovuto essere spento.
-Chi è che ha il telefono acceso?- sbottò la professoressa mollando lo schema sull'arte greca che stava facendo alla lavagna.
Figurarsi se quella vecchia del cavolo poteva non essersi andata a far riparare l'apparecchio acustico proprio il giorno prima.
Ovviamente, doveva avere l'udito di un cane da caccia proprio nell'unico maledetto giorno in cui lui si era dimenticato di spegnere il telefono.
Tipico. Maledetta ironia cosmica.
Roteò gli occhi rivolgendo un insulto all'universo, mentre tirava fuori quell'aggeggio infernale dalla tasca per dare una sbirciata allo schermo: chi lo sa, magari era importante.

10.13 a.m.
1 nuovo messaggio da: Chazy :)

-Io prof!- esclamò.
Vide lo sguardo basito di Joe mentre si alzava e sventolava il telefono in aria, ma lo ignorò.
Doveva uscire immediatamente da quella maledetta classe: magari Chester stava male o era stato pestato di nuovo.
Magari aveva bisogno di lui... il che, ok, era improbabile, soprattutto a quell'ora, ma con lui non si poteva mai sapere.
-Mi scusi, ero convinto di averlo spento.- aggiunse, tanto per non sembrare troppo maleducato.
-Certo Shinoda, certo. Ora fammi il piacere di accomodarti fuori dall'aula. Io e te faremo i conti dopo.- borbottò la donna con sufficienza.
Che razza di stronza... e poi la gente si stupiva che la maggior parte degli studenti odiassero storia dell'arte, in quella maledetta scuola.
-Sì professoressa. Mi scusi ancora.-
Mike raccolse la sua roba imprecando contro il Karma, l'ironia cosmica e tutto il resto, e uscì in corridoio. Si sedette per terra, vicino alla porta, e aprì la cartella dei messaggi.
Quello che vide fu una lunga serie di versi strani, come una canzone, con allegato un file audio.
-Ma che roba è?- si chiese mentre tirava fuori le cuffie e le collegava al telefono.
Fece partire il file e un pianoforte appena un po' scordato prese a risuonare nella sua testa. All'inizio fu un po' confuso: era piuttosto sicuro che quello fosse il suo pianoforte, ma non capiva come diavolo... poi si rese conto del fatto che quella musica lui la conosceva, e la cosa si fece ancora più strana: era piuttosto sicuro di aver suonato una cosa simile a Chester, Sabato... e be', in effetti avrebbe anche avuto senso, dato che quel dannato file audio arrivava da Chester.
Si stava ancora chiedendo se Chester lo avesse registrato di nascosto, quando all'improvviso qualcosa cambiò: smise di essere una cosa inventata al volo guardando un ragazzo seduto sul divano nel suo garage e diventò una canzone cantata dal ragazzo seduto sul divano nel suo garage.
-I shiver and shake the warm air cold, I'm alone, on my own.-
Mike rimase ad ascoltare attonito tutto il tempo, finché non sentì la voce fuori dal mondo di Chester spegnersi e le proprie dita di due giorni prima staccarsi dal piano.
-Io... be'... non so come mi sia passato per la testa di fare una cosa del genere, ma... non lo so.- disse la voce di Chester quando la musica diventò silenzio -L'ho buttata giù di getto, e probabilmente farà cagare. Non sono un cazzo bravo con le parole, ma... mi pareva giusto condividere. La musica è tua. Ti ho allegato il testo, e... ci sono due parti rap in più. Io non so proprio rappare, ma non sapevo che altro ficcarci dentro. Ciao Mickey. Oh, e: post scriptum. Anche se in effetti non ha un cazzo senso dire così perché non sto scrivendo. Suoni il pianoforte fottutamente bene, Michael Shinoda.-
Mike chiuse gli occhi per un attimo e prese un respiro profondo.
Da quando in qua Chester faceva complimenti? Rilesse il testo della canzone, poi scrisse un messaggio e premette invio.

To: Chazy :)
Stai bene?

La risposta arrivò praticamente subito.

From: Chazy:)
Non più del solito, perché?

Mike sospirò e rilesse di nuovo una delle strofe.

I drop to the floor like I did before
Stop watching/I'm coughing/I can't be more
What I want and what I need are at constant war
Like a well full of poison/a rotten core
The blood goes thin, the fever stings
And I shake from the hell that the habits bring
Let the sick ones down/the bells will ring
Put pennies on the eyes/let the dead men sing

Cado a terra come avevo già fatto
smettetela di guardarmi/sto tossendo/non posso essere più di così
quello che voglio e quello di cui ho bisogno sono in guerra continua
come un pozzo pieno di veleno/un nucleo che marcisce
mi indebolisco, la febbre scotta
e mi scrollo dall'inferno che i vizi portano,
lascia i malati a terra/le campane suoneranno
metti i penny sugli occhi/lascia che i morti cantino

To: Chazy :)
Perché scrivi canzoni tristi.

ANGOLINO NERO PER UN'ANIMA NERA
La stronza stavolta è tornata in anticipo! Siete contenti sì o no? Non so esattamente di quanto sono in anticipo perché non sono sicura di che giorno sia (è gia passata mezzanotte?), ma sono in anticipo e tanto mi basta.
Purtroppo Venerdì parto per un posto senza Wifi e non so se riuscirò ad aggiornare, quindi ho anticipato a oggi (qualunque giorno sia oggi) l'aggiornamento del 3 Agosto, e per quello del 17 vedrò cosa riesco a fare... ma questi sono dettagli tecnici, passiamo ora al capitolo :)
Come vi è parso? Personalmente è uno dei miei preferiti, un po' perché adoro la canzone (chissenefrega del fatto che la conosciamo soltanto io, Dio, e un altro paio di sfigati), ma soprattutto perché è davvero significativo per i nostri ragazzi: Chester comincia a fidarsi di Mike e di qui in poi... No, niente spoiler 😊
Va be', non ho idea di che ora sia, ma so che è tardi, quindi notte Soldiers😘
Con affetto,

Cursed_Soldier

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