Capitolo 10~Iridescent
[Mike]
Mike Shinoda era abbastanza convinto di non essere mai stato così agitato come in quel momento. Si sentiva come una dannata ragazzina la sera del suo primo ballo scolastico... o almeno credeva che la sensazione fosse simile, dato che non era una ragazza e che i balli scolastici tendeva ad evitarli.
I ragazzi erano davanti a lui, stretti sul divano rosso e mezzo sfondato del garage come un esercito di sardine.
Quel povero divano, pace all'anima sua, era stato pensato per due persone, magari anche sane di mente, mentre loro erano quattro adolescenti scalmanati, di cui uno, tra l'altro, diversamente magro.
Un diversamente magro che, tra parentesi, continuava a ridacchiare come un deficiente, e dava la strana quanto sgradevole impressione di starsi divertendo un mondo. Quanto meno non stava dando fastidio solo a lui: Dave lo stava guardando come se stesse valutando seriamente l'idea di spaccargli il basso in testa.
Un uso decisamente gramo di un bel basso come quello, se volete l'opinione di Mike, ma questi sono dettagli.
Gli unici che parevano quasi contenti di quella situazione erano Brad e Rob, che da parte loro sembravano più che felici di starsene belli stretti a chiacchierare amabilmente, mentre Rob si esercitava nella nobile arte di giocare con le mani del suo ragazzo.
Mike li scrutava dall'alto del suo metro e ottanta abbondante, camminando avanti e indietro davanti al divano come un generale prima di una battaglia cruciale in un film di guerra pessimo e anche un po' datato. O come un leone in gabbia in un qualunque circo, difficile dirlo.
Si sentiva uno schifo: non era stato così male nemmeno al suo primo appuntamento... e Gesù, perché diavolo stava così male? Era talmente agitato che non riusciva nemmeno a ricordarsi cosa cavolo dovesse dire, e nei rari momenti di lucidità in cui se lo ricordava, o non riusciva a trovare le parole per dirlo, o gli sembrava una cosa talmente ridicola che gli passava la voglia di dirla.
Alla fine, Dave decise di abbandonare i suoi piani di ammazzare Joe e di sacrificarsi per il bene comune, spezzando quel quasi silenzio snervante con una domanda che ormai stava assillando tutti quanti.
-Hey Mickey.- aveva esordito posando il basso per terra -Perché ci hai fatti venire cinque minuti prima?-
Sì, be', in realtà era la domanda che assillava quasi tutti: Joe sapeva benissimo cosa bolliva in pentola... cosa che, ovviamente, non lo fece desistere dallo scoppiare a ridere.
Bastardo.
Mike non sapeva se esistesse una scala di misurazione degli sguardi assassini e in effetti ne dubitava, perché andiamo: chi è quel malato di mente che si mette a classificare gli sguardi assassini? Probabilmente però se gli sguardi avessero potuto uccidere per davvero, quel pomeriggio Joseph Hahn ci avrebbe rimesso gli arti, le palle e probabilmente anche la pelle. Mike si sentiva più un torturatore che un assassino, in quel momento.
Davvero, perché, tra tutti, aveva dovuto fare amicizia proprio con quel cretino di Joe Hahn? Quello era masochismo. Dannato masochismo allo stato puro.
-Oggi viene Bennington.- spiegò il cretino ridacchiando -E il nostro piccolo Mickey è un po'... emozionato.-
-Ok.- borbottò Rob annuendo -Ma perché cinque minuti prima?-
-Perché Chester è sempre in ritardo e...- Mike si bloccò.
Ecco che tutto quanto diventava ridicolo un'altra volta. Perché doveva avere un cervello così contorto? Come cavolo facevano a sembrargli ridicoli i suoi pensieri?
Il mondo, secondo lui, si divideva in due categorie: quelli che nel panico si pietrificavano e quelli che sotto pressione pensavano meglio. Mike era sempre stato convinto di appartenere alla seconda branca di idioti, ma in quel momento non ne era tanto sicuro. Non era sicuro di un cavolo di niente, se proprio doveva essere sincero con se stesso.
Gesù, quando aveva cominciato ad essere così cagasotto? Doveva solo calmarsi. Doveva stare calmo. Calmo.
-E?-
Joe sembrava sul punto di scoppiare a ridere come un isterico.
Probabilmente era sul punto di scoppiare a ridere come un isterico, conoscendolo.
-E ho bisogno di un po' di tempo per prepararvi.- borbottò continuando ad andare avanti e indietro.
Gesù, sul serio stava borbottando?
Doveva calmarsi, Cristo Santo, così non sarebbe andato da nessuna parte.
Dal punto A al punto B, dal punto B al punto A: doveva solo continuare a muoversi.
Aveva letto da qualche parte che i movimenti ripetitivi aiutavano a calmarsi... ma allora perché a lui stava solo venendo il nervoso?
-Ma che carino! Il nostro piccolo Mickey ci tiene a fare bella figura!-
-Joseph, smettila di fare la fangirl.- lo sgridò Brad -Perché dovresti prepararci, Mike? È così terribile?-
-No!- si affrettò ad esclamare.
Si fermò di scatto e cominciò a gesticolare. Normalmente non gli piaceva gesticolare: insomma, chi era che gesticolava? Solo gli italiani, e probabilmente solo nei film. Però quando era nervoso, o quando rappava non riusciva a farne a meno... forse avrebbe dovuto tentare di smettere. Ma quello non era decisamente il momento giusto per pensarci.
-No, no!- ripeté -Chester non è male, è solo che è un po'... particolare.-
-Uhm... ok.-
Brad tolse la mano da quelle di Rob per passarsela in mezzo ai ricci e sospirò.
-Sei sicuro di volerlo fare? Insomma: di volerlo come cantante? Possiamo sempre trovare qualcun'altro...-
-No, Brad, davvero. Chester non è poi così male, e ha una voce da sognarsela di notte. Basta sapere da che parte prenderlo... voi cercate solo di non parlare di famiglia o di droga e di non fargli domande personali e non dovrebbero esserci troppi problemi.-
Gesù, stava sul serio borbottando.
Di solito evitava di borbottare, e gli dava moderatamente fastidio che gli altri borbottassero: insomma, che cavolo di modo di parlare era quello? Le parole si mescolavano e si confondevano e nessuno capiva più niente. Già, in condizioni normali odiava borbottare, ma quelle non erano condizioni normali e lui non era nemmeno lontanamente nelle condizioni psicologiche di parlare come un essere umano, quindi i suoi cavolo di pet hate* si sarebbero attaccati al tram.
Porca miseria, possibile che fosse davvero così terrorizzato? La cosa divertente, poi, è che non era terrorizzato per modo di dire: era sul serio nel panico. Talmente nel panico che a confronto il suo primo giorno di liceo o la sua prima partita di calcio, la quale, grazie al cielo, era una parentesi della sua vita chiusa a doppia mandata e abbandonata ad ammuffire in uno scatolone in soffitta, sembravano una passeggiata in un campo di fiori. Per farla breve, gli stavano tremando le gambe e non sapeva nemmeno perché: Gesù, stava solo per presentare Chester ai suoi amici, e sapeva anche che sarebbe andata bene, perché Chester aveva la voce di un dannatissimo angelo e come vocalist sarebbe stato perfetto. Perché se la stava facendo sotto, allora?
Tra l'altro Joe lo stava fissando con un sorrisetto compiaciuto che non gli piaceva per niente, e la cosa non lo aiutava. Nemmeno un pochino.
-Joe, potresti per favore smetterla di fissarmi così?- sbuffò.
-Così come, Michael?-
-Come se fosse tutto una serie tv e tu avessi appena visto realizzarsi una teoria che avevi da epoche ma che tutti credevano idiota.-
-Ma in effetti è così, Michael.- gongolò Joe.
-Vaffanculo Joseph.-
-Ok ragazze, ora calmatevi.- disse Dave.
Si alzò dal divano e si piantò davanti a Mike.
-Michael, fermati.- sbottò -Non hai nessun dannato motivo per cagarti in mano quindi vedi di darti una calmata: è soltanto un ragazzo, ok?-
-Gesù Cristo, David: lo so anche io che è soltanto un ragazzo, ma questo non contribuisce a farmi stare meglio!-
Gli girò attorno e continuò a fare avanti e indietro davanti al divano come se niente fosse.
-Anzi.- aggiunse.
Dave tornò a sedersi, rosso come un peperone dalla rabbia.
-Ma perché deve essere sempre così fottutamente emotivo?- borbottò dando un pugno a un bracciolo.
-Be', almeno ci hai provato Dave...-
Brad gli mise una mano sulla spalla, in un gesto quasi consolatorio.
Il suono di un pugno sul metallo della porta rimbombò nel garage.
Mike si fermò di colpo.
-Questo dev'essere Chester.- borbottò sistemandosi il colletto della camicia e girandosi automaticamente verso il portone -Ora gli apro, voi cercate di fare i bravi e... vi prego: non spaventatelo troppo.-
[Chester]
Quel giorno non pioveva.
C'era quasi il sole.
Quasi.
A Chester il sole non era mai piaciuto granché.
Troppo fottutamente caldo.
Troppo fottutamente luminoso.
Troppo fottutamente simbolico di felicità ed altre puttanate varie.
Preferiva decisamente la pioggia.
Quanto meno la pioggia non spinge la gente a essere ipocrita.
Il sole fa sentire tutti in dovere di essere felici.
Quando piove puoi sentirti una merda senza che ti giudichino.
Era di nuovo lì.
Davanti al maledetto portone del garage di Mike.
Perché finisco sempre per ritrovarmi qui davanti?
E perché sono ogni volta più dannatamente nervoso?
Prese un respiro profondo.
Si scompigliò i capelli.
Si sistemò gli occhiali.
Perché diavolo mi sto...
Ba', a questo punto tanto vale smetterla di farsi domande...
Bussò.
All'improvviso il chiacchiericcio che veniva da dentro sembrò zittirsi.
Sta calmo Chester, va tutto bene.
Va tutto fottutamente bene.
Cristo Santo, non è normale che io mi agiti così per... per un... per un fottuto ragazzino.
Mike gli aprì la porta.
Sorrise con il suo solito sorriso da bambino.
Cazzo...
-Ciao.-
Mike borbottava.
Strano.
Di solito non borbotta...
-Ciao.-
Chester si mordicchiò il piercing: non faceva più tanto male adesso.
Era un ottimo anti stress.
Di chi è stata l'idea?
Tua probabilmente.
Be' per una volta tanto ho avuto un'idea decente...
-Ciao.-
Il piercing era davvero un ottimo anti stress..
-Come stai?-
Mike sembrava dannatamente nervoso quanto lui. Borbottava.
Era fottutamente rosso sotto il suo solito colorito scuro un po' asiatico.
Chester evitò la domanda.
-Tu?-
Certe domande era meglio evitarle: meglio girarle a chi poteva rispondere.
-Sto bene, grazie.-
Mike borbottava.
Strano.
Di solito non borbotta...
-Hey Mike!-
Qualcuno gridava, dentro il garage.
-Lo fai entrare o hai intenzione di tenertelo tutto per te?-
Mike diventò ancora più rosso.
-Scusa: Joe non è male, ma è un po'...-
-Agitato?-
Chester si lasciò sfuggire un sorriso.
È quasi...
No, Chester non pensare quella fottutissima parola.
Scordatelo.
-Sì.-
Mike abbozzò un sorriso timido e si spostò dalla porta per far entrare Chester.
Chester ormai conosceva quel garage.
Il divano, gli strumenti, la console, la cassa di birra abbandonata sul pavimento.
Chester ormai conosceva quel garage.
Non conosceva i quattro deficienti stretti come fottute sardine sul divano.
Due si stavano guardando come se negli occhi dell'altro ci fosse il fottuto universo.
Brad e Rob.
Uno praticamente saltellava sul posto sorridendo come un idiota.
Joe.
Uno sembrava quasi normale e se ne stava seduto un po' in disparte ad accordare un basso.
Dave. Per esclusione.
-Ragazzi, vi presento Chester.-
Strano.
Di solito non borbotta...
Perché cazzo borbotta?
-Chester, questi sono Brad, Rob e Dave... mentre questo idiota qui è Joseph.-
-Via Mike...-
Joe si fece avanti.
Ridacchiando.
Comincia già a starmi sulle palle.
Non mi piace la gente che ride per niente...
-Può chiamarmi Joe. In fondo è un nostro amico adesso, no?-
Aspetta, cosa?
-Certo che non sono un vostro maledettissimo amico, mi prendi in giro?-
Ma che cazzo!
Sono l'unico a questo mondo fottuto che vuole conoscere la gente prima di diventarci amico per la pelle?
-A mala pena so come cazzo vi chiamate!-
-Ti abbiamo detto come ci chiamiamo.-
Joe era serafico.
Il sorriso ancora stampato in faccia.
Ma quanto può essere idiota questo tizio?
-Non è questo il punto Joe.-
Mike mi sta... difendendo?
Con un suo amico?
Per un attimo ebbe una sensazione strana.
Come se si trovasse in piedi sull'orlo di qualcosa di ignoto.
Ignoto e spaventoso.
Sì sentì come se Mike fosse l'unico che potesse salvarlo. Ma durò soltanto per un secondo.
Per un attimo ebbe una sensazione strana, ma durò soltanto per un secondo.
-Ok. Cercherò quindi di vederla in modo prettamente professionale.-
Joe gironzolò per la stanza.
Con le mani dietro la schiena.
Che idiota...
-Quindi mi piacerebbe sentirti cantare.-
Chester si sentì all'improvviso lo sguardo di tutti addosso.
Che giornata di merda.
C'é pure il sole.
La pioggia è meglio.
Quanto meno la pioggia non spinge la gente a essere ipocrita.
Il sole fa sentire tutti in dovere di essere felici.
Quando piove puoi sentirti una merda senza che ti giudichino.
Lo fissavano.
Pieni di aspettativa.
Chester era dannatamente nervoso. Troppo dannatamente nervoso.
Mike sembrava sull'orlo di un collasso.
-Be', sono qui per questo, no?-
Troppo scontroso...
Non devo spaventarli.
Perché no?
Sono i fottuti amici di Mike.
Non i miei.
Perché no?
Fermo Chester: hai deciso di provare a far funzionare questa cosa, ricordi?
Lanciò uno sguardo a Mike.
Sembrava davvero che si stesse vergognando come un ladro.
Si vergogna di me?
Mike gli sorrise.
Cazzo...
[***]
Qualche ora dopo, Linkoln Park
Le foglie scricchiolavano sotto gli anfibi di Chester.
Il sole stava tramontando sul Linkoln Park.
Il sole stava tramontando su quell'ennesima giornata di merda.
E vaffanculo anche al sole...
La pioggia è meglio.
Quanto meno la pioggia non spinge la gente a essere ipocrita.
Il sole fa sentire tutti in dovere di essere felici.
Quando piove puoi sentirti una merda senza che ti giudichino.
Camminava verso la sua altalena.
Il cappuccio alzato.
Le cuffie nelle orecchie.
Una sigaretta e l'accendino già pronti in mano.
Solo che l'altalena a fianco alla sua non era libera.
-Chester!-
Guardò Mike seduto sull'altalena rossa.
Si tolse una cuffia.
Si sedette.
-Mike.-
Che cazzo ci fa qui?
Non può essere ovunque, porca puttana!
Lentamente picchiettò la sigaretta sul palmo della mano, per compattarla.
-Cosa ci fai qui?-
Non fare così. Non spaventarlo.
Hai deciso di provare a far funzionare questa cosa, ricordi?
-Vengo qui a pensare, ogni tanto. Mi piace questo posto... ma se vuoi me ne vado.-
Mike borbottava.
Strano.
Di solito non borbotta.
Borbotta meno di... prima... comunque.
-Questo parco del cazzo non è mica mio, te l'ho detto. Puoi restare quanto ti pare.-
Chester accese la sigaretta.
Non aveva quasi nemmeno voglia di fumare. Quasi.
Era più facile fumare quando pioveva... era più facile avere un motivo per farlo.
Il sole fa sentire tutti in dovere di essere felici...
-Scusa per... per come si è comportato Joe. È un po'... appiccicoso... a volte.-
-Non fa niente. Ti offendi se ti dico che mi sta sul cazzo?-
Prima o poi gli avrebbero dato un premio.
Miglior bugiardo nella storia dell'umanità.
-Anche io ti stavo sul cazzo all'inizio, no?-
-Tu mi stai ancora sul cazzo, Shinoda. Ma a quanto pare rompermi le palle ti diverte.-
Gli sfuggì un mezzo fottutissimo sorriso.
Soltanto mezzo: riuscì a bloccarsi prima che diventasse intero.
Grazie a Dio.
-Va tutto bene?-
Perché deve avere questa fottutissima mania di chiedermi se va tutto bene?
Sono costantemente in piedi sull'orlo della devastazione: ovvio che non va tutto bene.
Non va bene proprio per un cazzo.
Il sole fa sentire tutti in dovere di essere felici.
-Sì, va tutto bene.-
Il miglior bugiardo nella storia dell'umanità.
-Sei un pessimo bugiardo, lo sai?-
Fantastico.
-In realtà io sono un bugiardo perfetto. E anche patologico. Credo. Sei tu che sei troppo cretino per cascarci.-
E questa da dove cazzo mi è uscita?
-In che senso sono troppo cretino?-
Mike sorrise.
Cazzo...
-Nel senso che le mie cazzo di bugie sono pensate per persone intelligenti. Quindi tu che non sei intelligente sgusci sotto lo strato di bugia.-
Mike sorrise. Di nuovo.
-Sei consapevole del fatto che quello che dici non ha senso?-
-Certo che ha senso. Sei tu che sei troppo cretino per vederlo.-
Mike scosse la testa... non borbottava più.
Chester prese un tiro dalla sigaretta, usandolo come scusa per non dover sorridere.
Perché mi sento già fottutamente meglio?
Stupido sole. Il sole fa sentire tutti in dovere di essere felici.
-Va bene, Chazy, mi dichiaro sconfitto. Cosa c'é che non va?-
Chester ci pensò. Ci pensò davvero.
Era indeciso se dire la dannatissima verità oppure no.
-Non so se mi faccia fottutamente bene.-
Di la verità e basta.
Hai deciso di provare a far funzionare questa cosa, ricordi?
-Intendo: non so se mi faccia fottutamente bene stare in mezzo a gente normale. Vedere gente che ha una vita normale e che non... insomma, voi non siete come me e io... francamente la cosa mi rende dannatamente nervoso.-
Ho detto la verità, ma non si è capito un cazzo: e adesso?
-Mettiamola così: la mia vita è un cazzo di macello, ok? Una devastazione totale. E voi... tu... voi siete un maledetto baratro. Non ho la più pallida fottuta idea di cosa ci sia in fondo. Nemmeno vi conosco. E io sono in piedi nel bel mezzo di questo. La devastazione della mia vita e l'orlo dell'ignoto. Tutto quello che vorrei...-
-Sarebbe che qualcuno venisse a salvarti.-
Già... ma non funziona così, Mickey...
-Nessuno verrà a salvarmi. È questo che la gente non capisce.-
-Perché?-
Perché non funziona così, Mickey.
-Tutti abbiamo la nostra fottutissima dose di oscurità dentro. Chi più chi meno. La merda da cui vogliamo nasconderci e che vorremmo non avere. Il buco nero senza fondo nel quale non si riesce mai a smettere di cadere. Qualcuno crede di potersene tirare fuori da solo. Ma sono solo gli idioti. Nessuno si salva da solo. La maggior parte della gente passa la vita ad aspettare che qualcuno venga a tirarla fuori dal maledetto buco nero che hanno dentro... e magari qualcuno ci riesce anche, a tirarla fuori, ma... -
Ma nessuno resta per sempre.
-Ma tutti se ne vanno, vero?-
Come cazzo...?
-Già, tutti se ne vanno. Se anche qualcuno potesse salvarmi, prima o poi se ne andrebbe e io ci ritornerei, in quel buco del cazzo. E sarebbe peggio che non aver mai smesso di cadere.-
Chester spense la sigaretta sotto lo scarpone. Non aveva nemmeno voglia di fumare.
-Se io ti dicessi che ti giuro che non me ne andrò, tu mi lasceresti aiutarti? Non dico che ti tirerò fuori dal buco, ma magari ti darei una mano a smettere di cadere sempre più in fondo.-
Chester sospirò.
Ingoiò una rispostaccia.
Hai deciso di provare a far funzionare questa cosa, ricordi?
-Non mi fiderei. Magari è anche vero che tu non te ne vuoi andare, che cazzo ne so io? Ma a volte non dipende da noi. C'è chi se ne va per i cazzi suoi. Ma c'è anche chi si trasferisce in un altro stato e chi...-
Mike lo guardava.
Non sapeva se continuare a parlare oppure no. Non sapeva perché gli stesse dicendo tutto quello.
Mike... lo spingeva a parlare, lo faceva sentire come se potesse farlo.
-Quando ero piccolo vivevo in Arizona, a Phoenix. Sono nato lì. Avevo un amico che... be', eravamo in giro in skateboard. Lui è caduto e ha battuto la testa. Gli dicevamo di non fare il deficiente, ma... non si è più rialzato. A chi non capita di battere la testa, da piccolo? Lui l'ha solo battuta nel fottutissimo modo sbagliato e non si è più rialzato. Lui non voleva andarsene, però se n'é andato.-
Un volto sbiadito gli occupava la mente. Era passato tanto di quel tempo...
-Quando i miei si sono lasciati e mio padre ha deciso di andarsene da Phoenix io non volevo.-
Balla.
Volevo andarmene.
Dovevo andarmene.
-Ma ero soltanto un bambino del cazzo e nessuno mi ascoltava. Io non volevo andarmene. Ma me ne sono andato lo stesso e di quei quattro o cinque amici che avevo non ne ho più sentito nemmeno uno. A volte non dipende da noi. A volte ce ne andiamo e basta.-
Mike aveva la testa chinata, sembrava maledettamente triste.
-Non so perché ti sto dicendo tutte queste cazzate. Immagino non fosse ciò che volevi sentire.-
Mike scosse la testa.
-Va bene, basta che parli. Non sono uno strizza cervelli, ma credo che ti faccia comunque bene sfogarti.-
-Non sono sicuro che sia così...-
Vedo voi e mi sento freddo e disperato.
Perché non sono capace di essere fottutamente felice come la gente normale?
-Mike, ho passato tutta la vita a cercare di costruire speranze e le ho viste crollare una dopo l'altra finché non ho addirittura smesso. Sono un maledettissimo fallito: è tutto quello che so essere. Perché ce l'hai così fottutamente tanto con me?-
Chester aveva paura di conoscere la risposta.
Mike rimase in silenzio per un po'. Dondolandosi appena.
-Non lo so.-
Chester lo guardò: Mike si teneva con le dita strette attorno alle catene, come i bambini.
-Mi piacciono le cause perse, immagino.-
Chester sorrise.
Idiota...
-Comunque tu non sei un fallito. Dovresti solo... prendere tutta la tristezza e la frustrazione e lasciarle andare. Non puoi restare attaccato a tutto il cataclisma che ti è piovuto addosso, qualunque esso sia, e non andare mai avanti.-
-Non dirmi quello che devo fare.-
Hai deciso di provare a far funzionare questa cosa, ricordi?
Smettila di fare lo stronzo.
O almeno contieniti.
Vide Mike sorridere.
Rimasero in silenzio per un po'. Dondolandosi appena.
Mike si teneva con le dita strette attorno alle catene, come i bambini.
Sorrideva fra sé e sé.
Cazzo...
-And in a burst of light that blinded every angel...-
Chester si voltò di scatto verso di lui.
E adesso che cazzo fa?
-As if the sky had blow the haven into stars...-
-Mike, che diavolo stai cantando?-
Mike ridacchiò.
-Non ne ho idea, sto inventando.-
Ma seriamente?
-You felt the gravity of tempered grace, falling into empty space... No one there to catch you in their arms...-
-Ma tu pensi solo a cantare?-
Mike scoppiò a ridere.
-Non per niente la prima cosa che ho fatto quando sono arrivato qui è stata fondare una band.-
Chester ridacchiò.
Questo come minimo pensa in rap.
Idiota.
-Come cazzo hai detto che vi chiamate?-
-Hybrid Theory. E comunque ci sei dentro anche tu ormai, Chazy. Ai ragazzi sei piaciuto.-
-Hybrid Theory? Non è un po' troppo fottutamente pretenzioso?-
Mike si esibì in un'alzata di spalle un po' ridicola.
Perché diavolo deve tenersi? Nemmeno si sta muovendo...
-Però è figo, e poi è indicativo del fatto che ci piace cambiare.-
-Credo che ci sia una band inglese con lo stesso nome, o comunque qualcosa che ci assomiglia.-
-Be'... questo potrebbe essere un problema: se è vero, immagino dovremo pensare a qualcos'altro. Si accettano consigli.-
Chester represse un sorriso.
Idiota.
Rimasero in silenzio per un po'. Dondolandosi appena.
Chester teneva le braccia incrociate attorno alle catene, come aveva sempre fatto.
-And in a burst of light that blinded every angel...-
Chester si voltò di scatto verso Mike.
Ce l'ha proprio piantata nel cervello...
Se tutto va bene sul serio pensa cantando, cazzo.
Sorrise fra sé e sé.
-As if the sky had blow the haven into stars...-
Sentiva le parole scivolargli dalle labbra.
Era strano, ma gli piaceva.
Mike lo guardò confuso, per un attimo.
Poi continuò a cantare.
-You felt the gravity of tempered grace, falling into empty space...-
-No one there to catch you in their arms...-
Si sorrisero.
È una delle cose più dannatamente idiote che io abbia mai fatto.
Dannatamente idiote in senso buono...
Chi cazzo se ne frega?
ANGOLINO NERO PER UN'ANIMA NERA
Tirate fuori lo champagne gente, siamo al capitolo 10! E con solo due giorni di ritardo (solo. Solo un cazzo.)! Coooomunque. Vi sono mancata? Voi mi siete mancati. Un botto. Ma davvero tanto. Ok, ok, basta con i convenevoli e parliamo del capitolo: nel mio luogo senza wifi l'avevo sistemato per benino, poi ovviamente arrivo a casa, attacco il tablet alla rete e scopro che Wattpad non mi ha salvato l'aggiornamento. Quindi ho dovuto mettermi alle 11 e non so cosa dopo un botto di ore di macchina per arrivare a casa e risistemarmi tutto quanto, ragion per cui non so nemmeno se sia ancora il 19. Nel qual caso non lo sia, chiedo scusa.
Per chi se lo stesse chiedendo, pet hate è un'espressione inglese che sta a significare un odio ingiustificato verso qualche piccola cosa, magari anche stupida. Per farla breve, un pet hate è semplicemente qualcosa che ci da fastidio: uno dei miei pet hates peggiori, ad esempio, è sentire la gente dire cioccolato invece che cioccolata. Non ho un vero motivo per odiare la versione maschile del termine: semplicemente mi da fastidio, anche se so che mi da fastidio.
Allora, tornando al capitolo: la canzone è Iridescent, e non so a voi, ma a me il finale del capitolo piace un sacco. Sono troppo pucciosi Mike e Chester che cantano insieme.
Ok, chiudo con una mozione: ho la seria tentazione di cambiare il tag della storia da Bennoda a Mikester. Tutta colpa di un mio compagno di teatro che grazie a Dio è solo nella parte musicale del fandom e quindi le mie storie nemmeno le legge, ma che che mi prende in giro perché chi è il malato di mente che scrive ff sui Linkin Park?
Morale della favola: non sapeva lo shipname e se n'é inventato uno che mi è rimasto in testa. Votate a favore nei commenti se vi piace l'idea del nuovo tag.
Bene gente, io lo spazio autrice l'ho fatto e quindi mi eclisso.
Notte Soldiers, ci leggiamo il 3 Settembre con uno dei capitoli migliori.
Con affetto,
Cursed_Soldier
P.s.: nel caso vi interessasse: ho trovato un video con una versione piano solo di Blackbirds che rispecchia abbastanza la mia idea e l'ho aggiunto al capitolo precedente. Andate a darci un occhio, perché da pianista posso dire che merita.
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