Capitolo 10
La vita non è un cartone animato in cui canti una canzoncina e i tuoi futili sogni per magia diventano realtà. (Zootropolis)
"No, non ci credo." Scoppio a ridere.
"Ehi, avevi promesso di non prendermi in giro." Mette su un broncio adorabile.
Io e Niger siamo all'interno di una pasticceria e stiamo mangiando una torta al cioccolato deliziosa. Nel frattempo Nig ha deciso di far cadere la sua maschera da bad boy inavvicinabile e mi sta raccontando i momenti più imbarazzanti della sua vita. Ad esempio, quando alla scuola elementare la maestra lo aveva chiamato per un'interrogazione e lui, spaventato perché non aveva studiato, se l'era fatta sotto. Letteralmente.
"Non ci riesco." Dico, non riuscendo a trattenere le risate.
Lui continua a tenere le sue meravigliose labbra costrette in un broncio che trovo troppo carino. Ho seriamente detto che ha delle labbra meravigliose? Mi avete persa.
Mi avvicino a lui e stringo di nuovo le sue guance tra le mie mani, come avevo fatto poco tempo prima.
"Le tue guanciotte sono troppo adorabili. Per non parlare del tuo broncio. Sembri proprio un cucciolino." Lo prendo in giro, trattenendo le risate e cercando di rimanere seria.
Lui mi guarda sconvolto. "Non sei seria, vero?" Mi chiede con aria preoccupata. "Il mio fascino non può esaurirsi così e farmi diventare un cucciolo da strapazzare."
Non resisto più e scoppio a ridere. "Tranquillo, hai ancora tutto il fascino di cui hai bisogno."
"Adesso sono offeso veramente, però non metterò nessun broncio che possa farmi sembrare coccoloso." Mi avvisa.
Io faccio una finta faccia dispiaciuta. "Oh, che grande differenza c'è tra il normale Niger e quello offeso." Gli dico, scherzando.
La sua faccia si fa seria. "Sono veramente così insopportabile?" Un lampo di dolore gli attraversa lo sguardo.
Io scuoto velocemente la testa e avvicino la mia sedia alla sua, fino a quando mi trovo ad un palmo dal suo viso. "Stavo scherzando, Nig. Io so, lo sento, che quando ti comporti in maniera fredda e scostante stai solo indossando una maschera e quello non
è il vero te. So che il vero Niger è quello che mi ha salvata e si è preso cura di me senza volere nulla in cambio. So che il vero Niger è quello che vuole proteggere a tutti i costi la sorella. So che il vero Niger è quello che non mi lascia andare a piedi da sola perché si preoccupa per me. So che il vero Niger è quello che fino a poco fa stava scherzando con me, raccontandomi tutte le sue figuracce." Dico, infervorata.
Voglio che capisca come lo vedo. Voglio che capisca quanto in poco tempo sia diventato speciale per me.
"Magari un giorno mi racconterai cosa ti impedisce di essere il vero te stesso." Aggiungo piano.
Lui alza gli occhi su di me. "Magari un giorno, forse potrò permettermelo." Sussurra. "Sei speciale, principessa, veramente. Chiunque riuscirà a rubarti il cuore, sarà molto fortunato."
Vorrei dirgli che una parte del mio cuore se l'è già presa lui, che se continua così glielo darò tutto intero senza battere ciglio. Vorrei dirgli tante cose, ma mi limito a sorridere commossa per l'intensità delle sue parole.
"Dai, si sta facendo tardi, ti accompagno a lavoro." Mi sorride, alzandosi dal tavolo e dirigendosi al bancone.
Io prendo la borsa e lo seguo. La ragazza alla cassa fa il conto e ci comunica il totale. Io prendo i soldi e li poggio al bancone nello stesso momento in cui lo fa anche Niger.
Lui corruga la fronte. "Cosa fai, principessa? Pago io, mi sembra ovvio."
"Cosa? Non se ne parla. Sono fortemente femminista e credo che la cosa migliore in questi casi sia dividere il conto a metà." Ribatto.
"Principessa, non voglio assolutamente sminuire te o le donne in generale. Ma sono cinque euro, posso pagare io senza problemi. Credimi, di soldi ne ho fin troppi."
Ma io non mi arrendo e passiamo interminabili minuti a discutere su chi abbia ragione.
Veniamo interrotti dalla cassiera. "Ragazzi, offre la casa. State creando una lunghissima fila, quindi per oggi non pagate, la prossima mettetevi d'accordo prima, vi prego." Ci dice, divertita.
Stiamo per ribattere, ma ci zittiamo alla sua occhiata ammonitrice. Riprendiamo i nostri soldi e, dopo averla ringraziata e salutata, ci dirigiamo fuori dal locale.
"Certo che hai la testa dura, principessa." Mi dice con un sorriso divertito sulle labbra.
"Non mi lascio mettere i piedi in testa." Gli faccio la linguaccia.
"Mi piace." Afferma.
"Cosa?" Chiedo confusa, con il cuore che batte a duemila.
"Il tuo modo di essere dolce e decisa nei tuoi ideali al tempo stesso."
Io arrossisco. "Oh, beh, grazie." Tengo lo sguardo basso.
Arriviamo alla macchina. Questa volta mi tiene la portiera aperta e la richiude dopo che sono entrata. Potrei abituarmi senza problemi a questa versione di Niger.
Sale anche lui e partiamo. Improvvisamente mi ricordo che l'ultima volta che sono stata a lavoro è stata quella notte.
Comincio a muovermi agitata sul sedile, cercando di scacciare la sensazione opprimente che sento posarsi sul petto.
La situazione, però, mi sfugge di mano quando passiamo davanti alla fermata dell'autobus e vedo quella stessa stradina. I ricordi mi invadono la mente e comincio a sudare, la vista mi si appanna e le orecchie fischiano. Il respiro accelera insieme ai battiti.
Sento la macchina inchiodare di colpo e Niger che slaccia sia la mia che la sua cintura di sicurezza. Mi prende il viso tra le mani.
"Cazzo, principessa, guardami, ci sono io con te. Ti proteggo io, va bene? Quei mostri non ti infastidiranno più, dovranno prima passare sul mio cadavere."
Comincio a calmarmi leggermente ma il cuore non ne vuole sapere di rallentare. Sono nel bel mezzo di un attacco di panico, era da un po' che non si presentavano.
"Principessa, guardami, sono qui. Respira insieme a me. Uno. Inspira ed espira. Due. Inspira ed espira." Cerca di farmi calmare.
Restiamo lì per non so quanto tempo. Finalmente il panico abbandona il mio corpo e io mi accascio su Niger sfinita.
Le lacrime cominciano a scendermi sulle guance, facendo colare il mascara che avevo messo con tanta cura quella mattina.
"Non puoi lavorare in queste condizioni, non te lo permetterò."
"Ma, Nig, non posso assentarmi, quel lavoro mi serve e, se Annie mi licenzia, io-" La voce mi si rompe.
"Ma chi? Annie? È così buona che ti pagherebbe anche se andassi lì solo per passare tempo. Ci parlo io con lei." Sentenzia.
E così fa. Ripartiamo e poi accosta di fronte alla libreria. Scende per andare a parlare con la signora e dopo pochi minuti torna.
"Allora? Mi ha licenziata? Lo sapevo. Aiutami a trovare un altro lavoro, non posso stare senza." Lo riempio di domande.
Lui ride. "Mi ha detto che puoi assentarti senza problemi e che domani quando tornerai, se te la senti, troverai i suoi speciali biscotti."
Faccio un sospiro di sollievo. "Sia lodata la signora Annie."
Poi inarco le sopracciglia quando noto che imbocca l'ingresso per il vialetto di casa sua.
"Che fai? Non mi accompagni a casa?"
"No, in casa non c'è nessuno e non ho niente da fare, quindi mi terrai compagnia."
Tutto ad un tratto ripenso alla scena di stamattina, a pranzo. "Perché non chiami la tua formosa morettina? Sono sicura che saprà come farti passare il tempo. Meglio lei che una sfigata come me." Butto fuori, infastidita.
Lui si rabbuia. "Non mettere mai a confronto una come lei con una come te."
Sento le lacrime salirmi agli occhi. "Certo. Non bisogna toccare la tua fidanzatina, mi dispiace se l'ho offesa in qualche modo. Io sono sicuramente un gradino più in basso di lei."
"Ma che hai capito? Non è mica la mia ragazza."
"Beh, non ti facevi tanti problemi a baciarla come se fosse tale."
"L'ho baciata solo perché c'eri tu."
Spalanco la bocca, pronta a chiedere informazioni, ma lui mi interrompe. "E poi intendevo che non si può mettere a confronto una ragazza dolce e innocente come te con una come lei, che spalanca le gambe ad ogni individuo maschile. Non puoi mettere a confronto una come te che combatte per i suoi ideali con una come lei che acconsente ad ogni cosa che dico. Tu sei migliore di lei, per me. Cazzo, tu sei migliore di ogni persona presente in questo pianeta. Sei troppo buona per questo mondo."
Il suo discorso mi lascia senza parole. Non mi aspettavo che avrebbe detto qualcosa del genere. Mi fiondo tra le sue braccia, sperando solo che non mi rifiuti.
Lui, al contrario di quanto mi aspettassi, ricambia l'abbraccio.
"Perché l'hai baciata davanti ai miei occhi?" Sussurro ferita, tenendomi stretta al suo petto caldo.
"Perché volevo che dimenticassi come mi ero comportato bene con te negli ultimi giorni. Ma, a quanto pare, tu hai questa capacità di far uscire il buono in ogni persona. Non riesco a tenere la mia maschera fredda e distaccata con te."
Resto in silenzio.
Lui si allontana leggermente, ma poi appoggia la mia fronte alla sua. "E questo potrebbe essere un serio problema." Sussurra ad un centimetro dalle mie labbra.
Oh, Niger, ma cosa mi stai facendo?
Spazio autrice:
Ehilà, come va?❤️ Il decimo capitolo di #Likeinafairytaile è online😍
Capitolo interamente dedicato a Niger e Nives🥰 Se lo meritavano un po' di tempo da soli questi due poveretti😂
Se volete, mettete una stellina 🌟 e/o lasciate un commento. A presto!❤️
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