Capitolo 1
Lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze perché la vera bellezza si trova nel cuore. (La Bella e la Bestia)
"E vissero tutti felici e contenti." Sussurro dolcemente.
Sorrido, intenerita, vedendo mio fratello Jace dormire profondamente. Gli lascio un bacio sulla fronte e gli rimbocco le coperte.
Chiudo la porta della sua stanzetta e mi dirigo verso la mia camera. Mi fermo non appena sento dei singhiozzi provenire dal piano inferiore.
Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro, sentendo il cuore spezzarsi.
Scendo le scale e mi sporgo verso la cucina, dove vedo la mamma, con le lacrime che le rigano il viso, chinata sul tavolo che fissa delle carte stropicciate. Le bollette di questo mese.
Fisso il bracciale che porto al polso. Lo avevo visto qualche settimana prima ed era stato amore a prima vista, ma sapevo che non potevo permettermelo. Quando, qualche giorno fa, avevo ricevuto il mio stipendio, avevo deciso di farmi un piccolo regalo. In fondo me lo meritavo, no?
E invece no, perché con i soldi che avevo speso per me, avrei potuto comprare più cibo o avrei potuto contribuire alle spese che asfissiavano la mamma.
Con il cuore pesante, divorata dai sensi di colpa, salgo di sopra e mi rinchiudo nella mia stanza, dove permetto alle lacrime di uscire.
Mi infilo sotto le coperte e come ogni sera mi rinchiudo nel mio piccolo mondo fatto di irrealtà.
Sogno una vita in cui io, Jace e mamma viviamo felici e liberi di comprare ciò che desideriamo.
Sogno una casa grande quanto i castelli delle principesse che tanto adoro.
Sogno un principe con cui poter finalmente scoprire l'amore.
Sogno, rifiutandomi di credere che tutto questo non sia reale.
***
"Nives! Alzati, tesoro! Belle tra poco sarà qui. Jace, su, forza, sorridiamo a questa nuova giornata."
Sbuffo, capendo che è il momento di svegliarmi e piombare alla realtà.
Mi alzo, continuando a lamentarmi, e mi preparo velocemente. Sento il telefono squillare, segno che la mia migliore amica è già qui.
Afferro lo zaino e scendo sotto. Do un bacio sulla guancia alla mamma e prendo un paio di biscotti con cui fare colazione.
"Buona giornata, tesoro!" Urla lei, prima che io possa chiudere la porta d'ingresso.
Adocchio la macchina di Belle e mi avvicino, salendo sul sedile del passeggero.
"Buongiorno, amica!" Comincia lei, "Oggi sarà un giorno pieno di conquiste, me lo sen- Accidenti, hai proprio una brutta cera! Cos'è successo?"
"Il solito." Sospiro, affranta.
Lei mi lancia un'occhiata di rimprovero, mi ripete sempre che non devo colpevolizzarmi se ogni tanto decido di fare qualcosa per il mio bene.
La supplico con lo sguardo di cambiare discorso.
"Stavo dicendo" si schiarisce la voce, "che sono pronta a questa nuova giornata. Sono sicura che oggi Fred verrà a parlarmi"
"Se Fred verrà a parlarti, allora io mi scontrerò con Austin." Dico, con voce sognante.
Ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere insieme. Fred e Austin sono le nostre cotte da sempre, ma, inutile dirlo, loro non sanno nemmeno della nostra esistenza. Sono sempre circondati da ragazze che potrebbero far invidia a qualunque modella.
Arriviamo a scuola e ci dividiamo per andare nei rispettivi armadietti. Apro il mio e prendo il libro di matematica, ricordandomi che oggi in prima ora avremo quel mostro del professor Finch. Quell'uomo mi odia, dico sul serio. Non ho mai spiccato nella sua materia, ma ho sempre cercato di impegnarmi per raggiungere dei risultati positivi, non potendo permettermi di fare delle lezioni a pagamento. Ma lui sembra non notare tutti i miei sforzi.
"Indovina chi sono?" Trilla una voce roca alle mie spalle, mentre i miei occhi vengono coperti da due grandi mani. Inspiro il suo profumo familiare e sorrido, riconoscendolo immediatamente.
"Lasciami, stupido!" Dico, ridendo, a Connor, il mio migliore amico.
"Hai proprio avuto una nottataccia, vero?" Mi squadra con lo sguardo.
Sospiro, sapendo che ha già intuito la causa della mia insonnia.
"Forse un bel ragazzo ti ha tenuto compagnia questa notte, impedendoti di dormire sonni tranquilli, eh?" Dice Conn, ironico, facendo su e giù con le sopracciglia.
Io rido, dandogli una gomitata. La mia risata si spezza non appena vedo passare in corridoio Austin. Austin Miller, signori, il bellissimo ragazzo dai ricci capelli biondi e i limpidi occhi azzurri.
Continuo a fissarlo inebetita, finché non entra nella sua aula.
La campanella suona e mi tocca dirigermi verso l'aula di matematica, con Connor al mio fianco che cerca in tutti i modi di farmi ridere.
Entriamo in classe e ci sediamo vicini nei penultimi banchi. Mi racconta della sua ultima conquista e di come stia iniziando a piacergli seriamente.
"Sono felice per te, devi presentarmela il prima possib-"
"Signorina Smith, vedo che comincia sin da subito a distrarsi e ad usufruire della mia ora nella maniera sbagliata. Partiamo male, molto male." Mi rimprovera il professor Finch.
Richiudo la bocca e mi mordo la lingua per impedirmi di rispondergli per le rime. Ma chi si crede di essere per parlarmi in questo modo? Stavo solo chiacchierando con il mio migliore amico, non ballando la macarena sul banco coinvolgendo tutta la scuola.
Alzo gli occhi al cielo e cerco di seguire ciò che sta dicendo.
Le sue parole sembrano arrivare alle mie orecchie e neutralizzarsi prima che il mio cervello possa comprenderle.
Comincio a scarabocchiare sul mio quaderno, lasciandomi trasportare dalla fantasia.
Al suono della campanella mi riscuoto. Guardo il foglio e noto che ho disegnato un grande castello. Imbarazzata, lo chiudo immediatamente e mi giro verso Connor.
"Belle ci sta aspettando davanti al suo armadietto, così andiamo tutti insieme alla lezione di spagnolo." Gli dico.
Lui annuisce e comincia a prendermi in giro per la figuraccia fatta con il professor Finch.
Arriviamo davanti all'armadietto della nostra migliore amica ma lei ancora non c'è.
Inarco le sopracciglia e mi chiedo dove sia finita, solitamente è molto puntuale.
Dopo qualche secondo, mi sento afferrare e mi giro verso chi mi sta stringendo un braccio. Mi ritrovo davanti al viso un sorriso a trentadue denti e un urlo acuto mi perfora i timpani.
"Io lo sapevo che oggi era il giorno giusto! Lo sapevo, me lo sentivo!" Urlacchia Belle.
Io sgrano gli occhi.
"Non mi dire che-" Non riesco a terminare la frase.
"Si, si! Fred mi ha parlato" Dice entusiasta lei.
"Oddio, oddio! Cosa ti ha detto?" Comincio a saltellare sul posto, felicissima per la mia migliore amica.
"Mi ha chiesto di spostarmi perché stavo occupando l'ingresso dell'aula." Saltella anche lei, tenendomi strette le mani.
Il sorriso mi muore sulle labbra e metto su un broncio.
"E io che mi aspettavo qualcosa di romantico." Dico, leggermente delusa.
"Almeno sa che adesso esisto." Ammicca lei, felice.
Sorrido anch'io. Poi mi giro confusa alla ricerca di Connor, dato che sembrava essere svanito nel nulla.
Lo vedo intento a parlare al cellulare, mentre gesticola animatamente.
Sto per chiede a Belle se sa cosa succede al nostro amico, che si comporta in modo sempre più strano ultimamente, ma la campanella mi interrompe.
Conn ci raggiunge. "Andiamo in classe?" Chiede, con un sorriso tirato.
Io e la mia amica annuiamo contemporaneamente.
***
Il resto della giornata trascorre lentamente e senza risvolti entusiasmanti, ad eccezione di una marea di compiti assegnati dai prof durante la giornata. Che bella notizia, se continuano così posso anche dimenticarmi di dormire.
Dopo aver salutato i miei due amici, mi incammino verso la fermata dell'autobus e mi siedo, aspettando che arrivi.
Dopo venti minuti di attesa, guardo l'orario che compare sul display del mio vecchio telefono. Preoccupata, fisso la strada deserta.
Se l'autobus non arriva entro dieci minuti, arriverò sicuramente in ritardo a lavoro e la strigliata che mi farà quel vecchietto antipatico non la dimenticherò più.
Lavoro in un piccolo super market poco lontano da casa come cassiera. Qualche volta, quando nessuno mi nota, regalo delle caramelle ai bambini che vengono al negozio per farli felici. Veder comparire sul loro visino un sorrisino sdentato mi è di aiuto per arrivare a fine giornata, senza smettere di sognare una vita parallela da favola che prima o poi spero diventerà reale.
Lavorare in quel supermercato non mi piace per niente, ma devo, anche se la mamma inizialmente era contraria perché diceva che mi distoglieva dallo studio. Alla fine si era arresa alla mia testa dura.
Passano altri quindici minuti e l'autobus non è ancora arrivato. Mi rimangono solo due alternative: continuare ad aspettare o cominciare a correre come se non ci fosse un domani, per cercare di arginare il mio ritardo.
Senza pensarci troppo scelgo la seconda e corro a perdifiato.
Quando arrivo davanti al negozio, il vecchio proprietario è davanti alla porta d'ingresso del locale. Io arrivo di fronte a lui e mi accascio, posando le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato.
"Mi...perdoni...l'autobus...non...quindi...a piedi.." Cerco di mettere insieme una frase di senso compiuto, fallendo miseramente.
"Oh, non cercare di inventare altre scuse. Sono stanco di sopportare i tuoi continui ritardi. Vedi di portare la tua fastidiosa presenza fuori dai miei confini vitali. Sei licenziata!" Sputa con cattiveria.
Sgrano gli occhi. "No, non può farlo. Questo lavoro mi serve, sa la mia situazione, sarà impossibile trovare un altro lavoro alla mia età." Ribatto impaurita.
"I tuoi problemi personali non mi riguardano. Sei li-cen-zia-ta! Vorrei poter dire che è stato un piacere averti a lavorare da me, ma mentirei. Quindi addio." Detto questo, mi sbatte la porta in faccia.
Sento gli occhi riempirsi di lacrime e tutte le mie certezze sgretolarsi piano piano.
Forse dovrei smetterla di vivere sognando e planare con i piedi per terra, in questa triste realtà.
Spazio autrice:
Il primo capitolo arriva immediatamente😂
Cosa ne pensate? Vi siete già fatti un'idea sulla personalità di Nives?
E di Conn e Belle?
Capitolo introduttivo in cui ancora non vediamo il nostro principe azzurro. Ma, presto, arriverà😏
Se volete, mette una stellina 🌟 e/o commentate con le vostre impressioni sul capitolo o con qualsiasi cosa vi passi per la mente😂❤️
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