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-Piacerebbe anche a me...- mormorò Ryan, abbassando gli occhi sulle labbra. -Ma non so se...-

Claud non gli permise di portare a termine la frase e lo baciò. Subito l'altro gli rispose, lasciandosi contagiare dalla sua esigenza. Assecondò i movimenti famelici delle sue labbra, le carezze della lingua, dimenticandosi di respirare, tra una cosa e l'altra.

Strinse con forza le bretelle della canotta che indossava, avvicinandolo di più a sé, spalmandocisi contro.

Claud lo afferrò da sotto il sedere e lo sollevò dallo sgabello, mentre l'altro si affrettava a stringergli le gambe in vita, aggrappandosi a lui.

Era incredibile la facilità con cui il suo corpo rispondeva a quei richiami, nonostante Ryan continuasse a percepire quella loro relazione non del tutto "giusta". Eppure, tutte le paranoie si spegnavano nell'istante in cui entrava in contatto con uno qualsiasi dei suoi amanti, senza contare lo stupore di trovarsi con ben due persone in grado di accendere in lui un'esigenza tanto profonda.

Claud lo condusse sul divano ed ebbe un attimo di esitazione mentre adagiava Ryan sulla seduta, inginocchiandosi tra le sue gambe. Gli tornò alla mente un episodio di più di un anno prima, quando al posto dell'altro si trovava lui e a sovrastarlo c'era Keith. Un brivido gli corse lungo la schiena e si stupì nel rendersi conto di quanto la sua vita era cambiata durante l'ultimo anno.

Era stato ossessionato da Keith per tanto tempo e prima ancora da Jeffrey, ma in quel momento era Ryan che stava accarezzando, scivolando con un dito lungo una sua guancia, arrivando alla bocca, per poi vedere le sue labbra accoglierlo e iniziare a succhiare piano.

Claud percepì il cuore rimbalzargli nel petto e correre a serrargli la gola. Sgranò gli occhi, totalmente stregato dai movimenti della bocca di Ryan. Avvicinò il viso al suo e lo baciò, continuando ad accarezzargli la lingua, poi scivolò fuori, toccandogli con il polpastrello umido il mento, il collo, fermandosi sul colletto della maglietta che il giovane indossava. Con l'altra mano fece perno contro la seduta del divano, cercando di mantenere l'equilibrio, puntellandosi sulle ginocchia per non schiacciarlo, e gli sollevò la t-shirt sulla pancia, poggiando il palmo contro la sua pelle bollente.

Chiuse gli occhi continuando a gustare il suo sapore e ad assecondare i movimenti del suo addome che si sollevava e abbassava seguendo il ritmo dei respiri. Ryan gli era entrato sotto pelle con una facilità disarmante e mentre, nei mesi precedenti, aveva perso tempo a prendersi gioco di lui, non si era reso conto di quanto si era scoperto, lasciandogli la possibilità di infiltrarsi tra le crepe della propria armatura, permettendogli di scorgere cose che, per troppo tempo prima del suo arrivo, aveva custodito gelosamente per sé.

Dopo era stato addirittura facile farsi coinvolgere anche da Jade, proprio quando Claud si era trovato più vulnerabile e impaurito. Era felice di essere riuscito ad abbattere le proprie difese ed essere arrivato a stringere tra le braccia qualcosa di tanto importante.

-Mi dispiace per stamattina- sussurrò Ryan e Claud sorrise.
-Jade ha ragione: tutta questa rabbia ti fa male- gli rispose e l'altro annuì.
-Mi sono reso conto che mi accendo subito, per qualsiasi cosa e sono davvero... furioso. Mi fa paura. Non pensavo di potermi arrabbiare tanto-
-Ryan...-

Il giovane scosse la testa e distolse gli occhi da lui, fissando un punto imprecisato sul pavimento, ma continuando ad aggrapparsi alle sue braccia. Le strinse con tanta forza che Claud incominciò a sentire un po' di fastidio: era quasi certo che gli avrebbe lasciato dei segni sulla pelle.

Ryan deglutì sonoramente e si impose di tornare a ricambiare il suo sguardo.

-È un fuoco. Brucia tutto. Non mi lascia neanche la forza di respirare, mi sento consumare da dentro- sussurrò con voce tremula. Poi si accorse di quanto stesse stringendo forte l'altro e aprì le mani, senza, tuttavia, riuscire ad allontanarsi troppo da lui, rimanendo con le palme poggiate sulle sue braccia.
-Non sono la persona giusta, Ryan, non credo di avere le parole giuste...-
-Non voglio le parole giuste- lo interruppe il giovane, aggrottando la fronte.

-Allora... cos'è che vuoi?- gli chiese Claud accarezzandogli le labbra con le proprie.
-Non lo so nemmeno io- ammise Ryan con un sospiro, salendo ai lati del suo viso, lasciando che i suoi capelli gli sfiorassero le dita.
-Di cosa hai paura?- insistette il suo amante e il giovane si trovò a stringergli un paio di ciocche tra le mani.
-E se... diventassi come loro?- gli chiese in un sussurro, in preda al panico, e i suoi respiri si fecero più brevi.

Claud si scostò subito, dandogli la possibilità di respirare.

-Calmati, per favore- disse, poggiandogli una mano sul petto, ma l'altro scosse la testa e iniziò ad ansimare.
-Se diventassi un violento? Se tutto quello ch'è successo avesse rotto qualcosa dentro di me? Se mi stessi trasformando in un mostro? E se...-
-Ryan!- urlò Claud, stringendogli il viso tra le mani, fissandolo intensamente negli occhi. -È questo che ti rende diverso da loro!-
-Non capisco...-

-Credi davvero che loro si pongano domande del genere? Tu non sarai mai come loro. Hai affrontato persino di peggio e sei rimasto sempre coerente a te stesso. Hai sempre risposto al male con la tua dolcezza e sono sicuro che continuerai a essere forte...- disse con voce risoluta e l'altro scosse la testa, di nuovo, interrompendolo.
-Non puoi saperlo. Dio! Magari è questo: sono già diventato un mostro!- rispose Ryan tra le lacrime e Claud tornò ad accostare le proprie labbra alle sue, soffiando un po', come se stesse praticando una respirazione bocca a bocca.

Ryan lo lasciò fare e poco per volta sentì i muscoli rilassarsi. Chiuse gli occhi e si trovò a baciarlo con dolcezza, abbattendo tutte le proprie difese. Claud si accorse del mutamento avvenuto nel suo amante e lo abbracciò in vita, ricambiandolo con lentezza.

Se un paio di mesi prima gli avessero detto che sarebbe finito per donare il cuore a una persona tanto complicata, Claud era certo che si sarebbe limitato a ridere in faccia al malcapitato. Per troppo tempo si era comportato in modo egoistico, calpestando i sentimenti altrui con facilità sorprendete, affamato di un desiderio di riscatto per tutto ciò che la sua vita da adolescente lo aveva privato.

Ma si era innamorato di Ryan che aveva bisogno di attenzioni, aveva bisogno di coccole e tenerezze, tutte cose che Claud non sapeva di essere in grado di donare; tutte cose che Claud aveva sempre bramato per sé, tentando di ottenerle dagli altri attraverso qualsiasi mezzo - il più delle volte con presunzione e arroganza. Eppure, ogni volta, anche se poco prima aveva affermato il contrario, si stupiva di se stesso e della facilità con cui riusciva a calmare il suo amante. Vederlo attraverso i suoi occhi scuri scacciare la tempesta che gli si agitava dentro soltanto con una sua carezza, una parola pronunciata con un tono di voce più gentile, lo riempiva di orgoglio e di gioia.

Temeva sempre l'errore, ma quell'eventualità preferiva non prenderla in considerazione, impegnandosi con tutto se stesso a non fallire mai, non quando si trattava di provare a curare le ferite di Ryan.

Smise di baciare la sua bocca, lasciandolo ansimante e con le labbra lucide, e gli sfilò la maglietta, abbandonandola poi sul pavimento. Si protese verso di lui, leccandogli il petto, accarezzandogli al contempo i fianchi, scendendo con le mani lentamente verso il centro, sotto l'ombelico, percorrendo con un dito la sottile striscia scura di peluria che scompariva oltre l'orlo dei pantaloncini in jeans che indossava, fermandosi proprio lì. Aprì il bottone e calò la cerniera con una lentezza tanto estenuante che Ryan tremò, attraversato da un brivido di impazienza.

Claud sorrise soddisfatto e lo vide arrossire, rendendosi conto che avevano appena comunicato tra di loro senza alcun bisogno di formulare parole a voce. La sua espressione si fece di colpo seria e l'altro aggrottò la fronte, mentre i suoi occhi si riempivano di una muta domanda. L'uomo scosse la testa e i suoi ricci biondi gli accarezzarono il collo e le spalle. Poi si chinò su di lui, di nuovo, e tornò a sorridere e a baciarlo con una gioia incontenibile a brillargli in fondo al cuore.

-Voglio smettere di arrabbiarmi- mormorò Ryan, steso a pancia in giù sul divano, una guancia schiacciata contro la seduta, mentre muoveva le dita sul pavimento, a caso, percorrendo le venature scure dei mattoni di marmo. Claud gli baciò una spalla e si sollevò su un gomito, accarezzandogli con gentilezza la schiena, con fare distratto, sentendosi ancora squisitamente appagato dopo avere fatto di nuovo l'amore con lui.

-Hai un piano?- gli chiese e Ryan aggrottò la fronte.
-Non prendermi in giro- ribatté con voce petulante e l'altro trattenne a stento un sorrisino, cercando di non offenderlo.
-Puoi arrabbiarti con me quanto vuoi e sfogarti-
-Non voglio-
-Io posso sopportarlo-

Ryan si sollevò sulle mani e si girò nella sua direzione.

-Io non voglio- ripeté, scandendo le parole. -Voglio...- disse, ma poi si morse le labbra, interrompendosi.
-Cosa?- lo incalzò Claud, accostando il viso al suo e accarezzandogli una guancia.
-Mi piacerebbe... quello che hai detto tu. Io, te e Jade-
-Non sei più arrabbiato con lui?- gli chiese e Ryan abbassò gli occhi sul suo petto, tornado a stendersi, ma nascondendo il naso contro di lui.

-Hai ragione: non poteva resisterti- borbottò il suo amante con voce infantile e fece un respiro profondo prima di riprendere a parlare. -Sono geloso. E mi arrabbio con lui perché ha tutto quello che ho sempre desiderato anch'io e lui se ne sta privando... per cosa, poi? E se stando insieme scoprissimo che ciò che ci lega è solo il nostro trauma?-
-E se fosse amore?- gli domandò Claud, baciandogli i capelli.
-Come fai a esserne sicuro?- gli chiese di rimando l'altro, alzando il viso e fissandolo dal basso.

Claud gli accarezzò una guancia e poi scese con un pollice a ridisegnargli il contorno delle labbra.

-Tu come fai a essere sicuro che non è amore?-
-Non lo so. Non so cosa sia l'amore- rispose Ryan con semplicità, perché era vero e gli sembrava stupido negarlo e darsi a spiegazioni filosofiche prive di fondamento, tentando di mostrarsi per una persona più forte e meno ignorante di quello che era riguardo quel determinato argomento. -Stavo con un ragazzo da poco, pochissimo. E Redonald l'ha scoperto. Ricordi quando voleva "iniziarmi"?- gli chiese con fare retorico, fuggendo dal suo sguardo, mentre i suoi occhi diventavano opachi, svuotandosi di ogni emozione, e continuò a parlare senza attendere una sua risposta. -Voleva che ammazzassi proprio lui. Non l'ho fatto. C'ha pensato Redonald- disse in un sussurro. -E poi ha punito me, sperando di... "guarirmi". Per questo ho raccontato all'F.B.I. tutto questo, perché è stato lui a...- ma la voce gli venne meno e Ryan si interruppe.

Claud lo strinse a sé: era una cosa a cui era arrivato da tempo e di cui Jade, non senza qualche reticenza, una sera delle precedenti dove si erano trovati a discutere sull'argomento, gli aveva dato ulteriore conferma, annuendo una sola volta, senza guardarlo in viso, subito dopo che Claud gli aveva posto una domanda diretta a riguardo.

Le emozioni che aveva provato nel ricevere quella conferma lo avevano lasciato confuso per un paio di giorni. Si era trovato a oscillare tra una rabbia accecante, desiderio di vendetta, paura, ma anche tanta stanchezza.

Ryan aveva patito anche fin troppo male e Claud voleva davvero lasciarsi ogni cosa alle spalle e andare avanti, cercando di rendere la sua - e la loro - vita piena di cose belle.

-Poi è arrivato Max. Adesso ci siete voi. Mi fa paura tutto: che con voi sia solo un abbaglio; che finirò per scoprirmi innamorato soltanto di uno di voi due, ferendo l'altro. E se davvero non fosse amore? E se Redonald tornasse per farvi del male?-
-Non ho risposte per queste domande, tesoro- sussurrò Claud baciandogli la fronte. -Però mi piacerebbe scoprirle insieme e, se Dervinshi dovesse tornare, abbiamo sempre la nostra guardia del corpo personale pronta a difenderci!- esclamò, tentando di smorzare la tensione con una battuta.

Ryan mise il broncio e tornò a nascondersi contro il suo petto, per non fargli vedere che le sue parole gli avevano strappato un sorriso.

"Mi piacerebbe davvero... lasciarmi andare. Un salto nel vuoto, fidarmi, e sperare che di sotto ci siano loro, pronti a prendermi. E se così non fosse, per allora spero di avere imparato ad aprire il paracadute" pensò e sospirò piano, tornado a chiudere gli occhi, lasciandosi guidare nel sonno dal suono delicato dei respiri di Claud.

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