6

Ryan si trovò così a rivestire il punto di unione tra gli altri due: nell'accogliere Claud dentro di sé e nel dare piacere a Jade, si sentì travolgere da continue ondate di elettrica passione, che si riversavano in lui come una dolce onda, in grado di raggiungere ogni terminazione nervosa e scaldarlo fin nel profondo.

All'ennesima spinta di Claud, il giovane sollevò la testa e gemette, poggiando la fronte contro il petto ansante di Jade, che lo strinse a sé e gli baciò la sommità del capo; poi l'amante gli sollevò il mento e continuò a vezzeggiare il suo viso con tanti bacetti, come se lo stesse ringraziando per il piacere che gli aveva donato pochi istanti prima. Ryan si commosse di nuovo, ma di lì a poco riconobbe quella stessa sensazione che soltanto con loro due aveva scoperto di poter provare: incominciò a sentirsi soffocare a causa dell'emozione, mentre i movimenti di Claud si facevano più decisi e il giovane si lasciò andare contro il suo petto, scosso da spasmi tanto violenti da trovarsi di colpo senza fiato, annaspando con le mani in cerca di un appiglio, sentendosi come in balia di una tempesta.

Le sue ancore di salvezza si rivelerano le mani Jade strette nelle proprie e le braccia di Claud intorno alla sua vita.

Ryan riaprì gli occhi, che neanche si era accorto di avere chiuso, mentre Claud gli baciava un angolo della mandibola. Il giovane si sentiva svuotato di ogni forza, completamente abbandonato contro di lui, tuttavia allargò le braccia e accolse Jade, stringendolo a sé.

In quel momento era certo che sarebbe potuto restare in quella stessa posizione in eterno, senza muovere un muscolo, bramoso di continuare a sentirsi completo e sereno proprio come in quell'istante.

Era felice?

Non credeva di poter ambire a uno stato tanto assoluto di gioia, tuttavia, ciò che provava era sicuramente qualcosa che gli si avvicinava tanto.

Quella mattina Ryan si svegliò che il sole era già alto nel cielo: filtrava attraverso i vetri della finestra della camera da letto, oltre le tende di colore chiaro che la schermavano, inondando la stanza di luce.

Percepiva la bocca impastata, la pelle ricoperta da un sottile, ma fastidioso strato di sudore. Sentiva caldo e, mentre si svegliava del tutto, incominciò a comprendere che parte di quella sensazione era causa diretta dei corpi che lo schiacciavano tra di loro. Si trovava nel mezzo del proprio letto, tra Jade e Claud.

Mugugnò qualcosa privo di senso, mentre cercava di sgusciare dal loro abbraccio, scivolando verso i piedi del letto. Quando riuscì ad alzarsi, ebbe un attimo di smarrimento, venne colto da un capogiro e annaspò con le braccia in cerca di equilibrio. Riuscì a restare in piedi, ma, nonostante fuori da lì la colonnina di mercurio segnasse almeno trentasei gradi, il giovane si trovò ad abbracciarsi il busto, improvvisamente attraversato da un brivido gelido.

Aggrottò la fronte fissando i corpi nudi dei suoi amanti e si piantò le unghie nella carne, impedendosi di correre di nuovo tra le loro braccia.

Non gli piaceva il modo in cui sembrava si stesse totalmente affidando a loro ed erano tanti i dubbi che gli riempivano la mente riguardo la realtà di quel loro sentimento.

Ogni volta che facevano l'amore – ed era capitato soltanto altre due volte prima della notte precedente – pareva che nulla potesse intaccare il loro legame, ma il post-coito gli lasciava sempre l'amaro in bocca. Si sentiva disorientato, non riusciva a comprendere se quello che provava per entrambi fosse amore o soltanto confusione; se i suoi sentimenti fossero uguali nei confronti di Jade e Claud: era possibile una cosa di quel tipo? Amare contemporaneamente più di una persona e allo stesso modo?

Non ne era propriamente sicuro e, nell'incertezza, decise di farsi una doccia e poi di preparare del caffè.

Mentre, una mezz'ora dopo, si trovava in cucina in attesa che il caffè nella sua tazza si raffreddasse un po', evitandogli un'ustione alla lingua, controllò il proprio cellulare e reimpostò la suoneria. Trovò diversi messaggi da parte di Amber che gli implorava perdono per averlo scaricato il giorno prima e il giovane si trovò a sorridere e a scuotere la testa. La sua amica era fatta così, sempre pronta a mostrarsi dura, per certi versi stronza, ma sotto sotto era più dolce e soffice della panna montata.

Amber era la figura di riferimento femminile che Ryan non aveva mai avuto nella propria vita, finché non aveva incontrato lei. Con lui si comportava il più delle volte da sorella maggiore, anche se gli era più piccola di un paio d'anni – Ryan ne aveva compiuti trentatré proprio la settimana prima, anche se a nessuno aveva detto del proprio compleanno – ma spesso assumeva atteggiamenti quasi materni nei suoi confronti e per lui, tutta quella tenerezza, era diventata qualcosa di estremamente prezioso.

Rivolse un breve pensiero anche a Keith che, probabilmente, in quel momento si trovava nella sua nuova casa a Holmby Hills, con il marito – frutto del compresso a cui erano giunti entrambi, decidendo di trasferirsi in un quartiere che fosse quasi al centro tra il Seraphim, di cui Keith era il direttore, e la clinica veterinaria di Evan – intento a godersi il primo giorno di quella settimana da sposini.

Ancora una volta venne attraversato da un inaspettato brivido di freddo e si alzò per avvicinarsi alla finestra della cucina, che dava sulle scale antincendio del palazzo, per chiuderla. Fu solo quando poggiò una mano sulla maniglia della stessa che si trovò a guardare il davanzale, accorgendosi solo in quell'istante della rosa rossa che si trovava lì.

Raccolse il fiore, un po' sciupato, e si sporse per guardare le scale, cercando di capire se qualcuno l'aveva dimenticata lì mentre saliva o scendeva, oppure se era caduta a qualcuno dei suoi vicini dei piani superiori.

Non vide nessuno per le scale antincendio e si strinse nelle spalle, chiuse la finestra, lasciando il fiore fuori, dimenticandosene nel giro di un paio di secondi. Appena si girò per tornare al suo caffè scoprì che i suoi ospiti si erano svegliati.

Entrambi avevano indossato dei pantaloni di tuta che gli appartenevano – quindi avevano frugato nel suo armadio – e tutti e due erano rimasti a petto nudo. Ryan si sentì arrossire, maledicendosi mentalmente per essersi preso una cotta per uomini tanto belli: anche quando cercava di resistergli, la lussuria arrivava a fare capolino con prepotenza nel suo petto, rendendo la sua determinazione a rifiutarli ancora più fragile.

-Buongiorno- bofonchiò Jade, mentre Claud si schermava gli occhi con una mano, infastidito dalla luce. Per quanto quest'ultimo potesse apparire angelico nell'aspetto, in casa preferiva vivere al buio, alla stregua di un vampiro.

Ryan incrociò le braccia sul petto e li fissò mentre prendevano posto intorno al tavolo e si versavano del caffè anche per se stessi.

-Che intenzioni avete?- esordì il giovane, continuando a imporsi di restare distante da loro.
Jade gli rivolse uno sguardo in tralice, restando in silenzio, ma Claud sollevò un sopracciglio, assumendo un'espressione scettica.

-Vuoi il bis di stanotte?- gli domandò con fare malizioso. -Neanch'io credo di potere reggere certi ritmi-
Ryan aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse subito dopo, offeso dalle parole del suo amante.
-Ho vissuto benissimo senza sesso per tanto tempo e le tue capacità amatorie non sono così eccezionali da farmi diventare dipendente- ribatté e la voce gli si fece sempre più incerta e bassa a ogni parola nel rendersi conto di stare mentendo. Soprattutto comprese di avere esagerato, nel parlare a quel modo, nel momento in cui l'espressione di Claud si fece vacua e impenetrabile.

-Bene. Così avrò tempo di passare da Palm Springs mentre tu ti impegni a trovare qualcun altro con cui scopare- disse l'uomo, senza alcuna emozione nella voce.
Ryan trasalì e cercò aiuto in Jade, ma anche l'altro si era sentito ferito a causa della sua battuta infelice, quindi sorseggiava il proprio caffè con ostentata indifferenza, come se non si trovasse lì con loro due, intenti a litigare già di primo mattino.

-Vai a trovare tua madre?- sussurrò Ryan e Claud reclinò il capo da un lato, cominciando a giocherellare con una ciocca dei propri capelli, facendo sì che gli molleggiasse davanti agli occhi. Jade sbuffò e gli diede uno schiaffetto al dorso della mano e l'altro aggrottò la fronte.
-Pensavo di andare a cercarmi compagnia in qualche hotel- esclamò il biondo con fare allusivo, fissando Jade. -Magari qualcuno più simpatico di voi-

-Mi dispiace- si affrettò a dire Ryan, seguendo i propri impulsi e correndo a occupare la sedia di fianco a Claud. Una volta sul posto, chinò il capo e la sua espressione si fece colpevole e mortificata. L'altro si pentì di essere stato tanto infantile con lui e allungò una mano sul tavolo, con il palmo rivolto verso l'alto, in attesa che il giovane facesse la prima mossa. Ryan lo fissò di sottecchi e poi cercò con lo sguardo Jade, trovandolo intento a guardarlo con un'intensità tale da farlo rabbrividire. -Mi dispiace- ripeté sentendosi sul punto di piangere. Il naso iniziò a bruciargli e la gola parve riempirsi di aghi che ostacolavano in modo doloroso la deglutizione.

-Sul serio- continuò Ryan, notando che gli altri due non sembravano voler cedere in alcun modo alle sue scuse. -Non volevo essere tanto stronzo. È vero che ho passato tanto tempo senza sesso e non m'interessava, ma poi ho conosciuto Max- disse, sentendosi soffocare. -Non è vero che non siete bravi... oddio! Prima di voi non avevo mai... Ho esagerato, mi dispiace. Sul serio!- urlò e sollevò la testa mentre Claud si alzava di scatto dalla sedia e si slanciava verso di lui, stringendolo forte tra le braccia.

Ryan si aggrappò all'uomo e i brividi di freddo che aveva provato fino a un attimo prima si sciolsero presto, come ghiaccio sotto il picco del sole. Inspirò a pieni polmoni il profumo della sua pelle e quando cercò con lo sguardo Jade lo trovò impassibile, le braccia conserte, a fissarli con un certo distacco. Ryan allungò una mano nella sua direzione, con titubanza, ma l'altro distese subito la propria espressione, sospirò piano e la prese tra le proprie, portandosela poi alle labbra per baciargliene il dorso.

-Questa rabbia ti fa male, Ryan- disse Jade, continuando ad accarezzargli la mano e il giovane si trovò ad annuire, accarezzando con i capelli la pelle nuda di Claud.
-Non so come liberarmene-
-Postresti incominciare smettendo di odiarmi soltanto perché ho lasciato l'agenzia...-
-Io non ti odio!- lo interruppe Ryan, scostandosi da Claud e strattonando le mani di Jade verso di sé. -Non capisco...-
-Te l'ho spiegato una quantità di volte ormai imbarazzante!- ribatté Jade, sbuffando frustrato. -Ho lasciato l'agenzia per mio padre. Non per te, non per Claud, ma a causa del Direttore Hayes, mio padre- disse, scandendo bene ogni singola parola.

-Ma...-
-Ryan! Stiamo parlando che io ho fatto sesso con Claud mentre mi era stato affidato il compito di sorvegliarlo...-
-Non potevi fare altrimenti, io ti ho sedotto- lo interruppe il diretto interessato e Jade gli rivolse un'occhiataccia.
-Peccato che io stessi lavorando. Sono stato richiamato in agenzia dopo essere stato a letto con te e ho ricevuto una ramanzina con i contro cazzi, benissimo! Ma nel frattempo tu sei rimasto scoperto e i Dervinshi ti hanno rapito-

Ryan ritirò la mano da quelle dell'altro in modo repentino, come se si fosse scottato. Conosceva bene quella parte della storia, ma nella sua mente, fino a quando Jade non l'aveva esposta in modo tanto crudo, era rimasta fumosa e priva di delineamenti.

-Mio padre... mi ha coperto. Mi ha risparmiato gli Affari Interni, il licenziamento. Per colpa mia, Claud ha rischiato di rimanerci secco e io ho pagato solo con il "supplizio" di una ramanzina- disse Jade, poggiando le spalle contro lo schienale della sedia e distogliendo gli occhi da loro. -Ho sempre lottato per essere un agente migliore degli altri, affinché nessuno potesse dire: "Quello che ha è tutto merito di papino". Mi sono fatto il mazzo, ho fatto richiesta per entrare nell'F.B.I. senza dire niente a nessuno, in famiglia. Mio padre è il direttore dell'agenzia di New York. Mia cognata è un'agente speciale nella stessa agenzia. Mio fratello maggiore è un ex agente che adesso lavora come investigatore privato. E non ti dico la quantità di cugini, zii da parte di mio padre che stanno nelle forze dell'ordine di ogni tipo! È tipo una tradizione di famiglia- sbuffò.

-È stato difficile essere Jade, al lavoro, quando tutti mi hanno sempre visto come "il figlio del Direttore Hayes". Solo Sue mi trattava come suo pari, ma lei si è trasferita qui. Anche volendo chiedere trasferimento qui, rimango il figlio di un pezzo grosso dell'F.B.I. e capisco mio padre, davvero, che c'è rimasto male quando mio fratello ha mollato e lui ha incentrato tutte le sue aspettative su di me. Ma io ho ventisei anni e vorrei incominciare a camminare sulle mie gambe, senza più sentire il suo fiato sul collo, con il terrore di deluderlo ancora- concluse il giovane e Ryan serrò le labbra: di tutto quello che Jade aveva detto finalmente ne aveva compreso il senso, tuttavia, aveva trovato un nuovo motivo per essere arrabbiato con lui.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top