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Alla fine, Ryan non era riuscito a farsi dare un passaggio da nessuno dei suoi amici.
Keith ed Evan erano spariti presto dalla loro stessa festa, lasciando Rocky e Adriana – la cagnolina di Evan – alle amorevoli attenzioni di Jack e Francine. Quest'ultima aveva avuto modo di scambiare due parole con la consuocera e, chissà perché, poco dopo anche Loreen era sparita dalla circolazione, ponendo fine ai propri maldestri tentativi di parlare con Keith.

Amber si era subito rifiutata di dare un passaggio all'amico, con la scusa che avrebbe passato la notte in casa del compagno e Greg abitava troppo distante da Korean Town per potersi permettere una deviazione nel proprio tragitto.

La stessa scusa gli avevano rifilato Bryan, Isaac e Titty.

"Come se Korean Town si trovasse a due ore da L.A.!" pensò con stizza il giovane, mentre si muoveva tra gli invitati cercando di individuare qualcuno che non fossero Jade e Claud a cui chiedere di essere riaccompagnato a casa, "Eppure per arrivare al Topanga, a fanculo!, nessuno ha avuto problemi!"

Stava già incominciando a vedere in quei rifiuti qualcosa di ambiguo, quando chiese a Jeffrey un passaggio e, alla risposta affermativa dell'uomo, subito si intromise Daniel, liquidandolo con una scusa. "Lo stanno facendo apposta! Lo sapevo!" si disse Ryan in preda allo sconforto, ma venne raggiunto dai suoi amanti, che non avevano fatto altro che fissarlo da lontano in attesa che fosse pronto ad ammettere la propria sconfitta.

-Siete due serpi- borbottò quando venne affiancato dai due e sia Claud che Jade ignorarono la sua battuta. Il primo gli passò un braccio intorno ai fianchi e l'altro gli prese una mano in una delle proprie. Ryan trasalì, sentendosi scuotere da un brivido caldo, che corse a penetrargli fin dentro le ossa, facendogli battere forte il cuore.

Sospirò sconfitto e si lasciò guidare da loro fino all'auto di Jade.

Il tragitto verso casa sua, come spesso capitava tra di loro, fu silenzioso e carico di una tensione palpabile. Era un po' come se, il trovarsi rinchiusi nello stretto abitacolo dell'auto di Jade, non desse più spazio per fuggire dalle incomprensioni e quelle finivano per trasparire da ogni respiro, da ogni più piccolo movimento, portandoli al tacito accordo di preferire il silenzio anziché correre il rischio di un confronto diretto.

Jade posteggiò nel garage sotterraneo del palazzo in cui si trovava l'appartamento di Ryan e spense il motore dell'auto. I secondi che seguirono a quella sua azione insignificante parvero crepitare, prima che l'equilibrio venisse spazzato dal movimento repentino di Claud che, senza attendere un invito diretto di Ryan, scese dall'auto e iniziò a camminare in direzione degli ascensori. Gli altri due lo seguirono un po' titubanti e restarono in silenzio finché Ryan non si trovò con le chiavi di casa in mano, a fissare la toppa, e nessuna intenzione di aprire la porta del proprio appartamento.

Jade poggiò una spalla contro il telaio e distolse gli occhi da lui, cercando quelli di Claud.

-Che ti ha detto Jeffrey?- gli chiese con voce priva di ogni emozione.
Claud si strinse nelle spalle.
-Soltanto di non affrettare i tempi. Di essere meno me, meno impulsivo, meno superficiale e più saggio-
Jade sollevò un sopracciglio con scetticismo, mentre Ryan sbuffava e apriva la porta di casa: si sentiva un cretino a stare lì fermo, con le chiavi in mano, in attesa che i suoi amanti prendessero commiato da lui, quando era evidente che non avevano alcuna intenzione di lasciarlo solo.

-Wow!- esclamò Jade senza alcun entusiasmo, seguendo Ryan dentro casa, mentre lui accendeva le luci e si muoveva come un robot, guardandosi costantemente le spalle. -Ci vorrebbe un miracolo!-
-Hey!- borbottò Claud e gli diede un pizzicotto a una guancia. Jade ridacchiò, si massaggiò la pelle lesa e si girò verso di lui, mentre l'altro si chiudeva la porta alle spalle, cingendogli la vita; gli sfiorò la linea dritta del naso con la punta del proprio e subito Claud sorrise e gli accarezzò le braccia, stringendogli piano i gomiti.

-Se il favoloso Claud Blake diventasse di colpo saggio, sicuro non sarebbe più tanto favoloso- soffiò Jade sulle sue labbra e l'altro scosse la testa.
-Mi preferisci stronzo e superficiale?-
-Ti preferisco quando sei te stesso, quando sei sincero. Anche se stronzo e apparentemente superficiale- sussurrò il giovane, corteggiandogli le sue labbra con le proprie.

Claud scivolò sulla sua schiena, fermandosi soltanto quando arrivò sul suo sedere, che strinse, schiacciandosi contro il suo bacino e al contempo si avventò sulle sue labbra, mentre Jade gli prendeva il volto tra le mani.

Luce e ombra.

Dio e demone.

Ryan percepì la salivazione azzerarsi nel guardare gli altri due baciarsi e toccarsi. La pelle del viso gli si fece calda e la gola gli si serrò per l'emozione. Tentò invano di deglutire, ma alla fine si trovò a tossicchiare, mentre Claud rimuoveva la giacca di Jade, lasciandola cadere sul pavimento. Il giovane seguì bramoso la traiettoria dell'indumento e poi corse a fissare di nuovo le dita del biondo, che si muovevano sicure sul tessuto morbido della camicia del suo amante.

Jade si lasciò sfuggire un gemito e Ryan sussultò e si trovò a fissarlo mentre le sue labbra si muovevano incontro a quelle di Claud. Sembrava sereno, pareva addirittura che sorridesse e nel frattempo accarezzava i ricci dell'altro e Ryan percepì il desiderio di fare altrettanto.

In verità, già da un po', il giovane teneva le mani chiuse a pugno, conficcandosi le unghie nei palmi, imponendosi di restare immobile, di non cedere alla tentazione di farglisi vicino e prendere parte a quanto stava accadendo.

Erano stati entrambi chiari: Ryan sapeva cosa sarebbe successo se avesse permesso loro di entrare in casa sua, eppure, anziché imporsi e impedire loro di seguirlo, aveva preferito restare in silenzio, lasciandosi condurre dalla situazione, anche se sapeva a priori come sarebbe andata a finire.

"Perché non li ho rifiutati? Ho passato tutto il giorno a ignorali, sono settimane che sono arrabbiato con loro. Avrei potuto continuare, avrei potuto mandarli a quel paese..." e nel pensare ciò, il giovane percepì gli occhi riempirsi di lacrime. Era estenuante lottare contro i propri impulsi, soprattutto quando si sentiva tanto debole e fragile.

Si trovò a sollevare gli occhi dal pavimento, rendendosi conto soltanto in quell'istante di avere smesso di fissare gli altri due, e finì per specchiarsi in quelli celesti e limpidi di Claud che, con estrema gentilezza, gli accarezzò le spalle, arrivando al colletto della camicia che il giovane indossava. Gli sciolse il nodo della cravatta e fece scivolare i bottoni fuori dalle asole, accarezzandogli in punta di dita la pelle che andava scoprendo.

Alle proprie spalle, Ryan percepì il calore del corpo di Jade che iniziò ad accarezzargli le gambe, da sopra il tessuto sottile del pantalone, arrivando in vita, mentre gli depositava casti baci sulla nuca, sul collo, dietro un orecchio, e gli sfibbiava la cintura, per poi aprire il bottone e intrufolare una mano, con la quale gli toccò l'inguine.

Ryan ansimò e sgranò gli occhi: era impotente e niente di ciò che gli altri due stavano facendo suscitava in lui una qualsiasi tipo di reazione tra le sue gambe, tuttavia il cuore gli tamburellava nel petto, la pelle era divenuta bollente e il desiderio gli mozzava i respiri, rendendoli discontinui e tremuli.

Le dita di Jade scivolarono sotto l'orlo degli slip indossati dal giovane e Ryan si lasciò sfuggire un singulto e la sua mente venne sopraffatta dall'eccitazione, dal desiderio di lasciarsi andare. Claud approfondì il loro bacio e, senza che l'altro se ne rendesse effettivamente conto, rimosse del tutto i vestiti che celavano la parte superiore del suo corpo, lasciandolo a petto nudo. Come se si fossero messi d'accordo in anticipo, Claud iniziò a baciargli l'incavo tra le due clavicole, scendendo lungo il suo addome, mentre Jade gli mordeva un fianco e poi saliva, lentamente, depositandogli soffici baci al centro della schiena, fino ad arrivare alla base del suo collo. Gli girò il viso, afferrandolo per il capelli, e si appropriò della sua bocca.

Claud aveva già notato come sia lui che Jade avevano finito presto per incentrare le proprie attenzioni su Ryan. Calò i pantaloni del giovane e fissò entrambi dal basso mentre si baciavano e lui si sfilava i propri abiti. Sapeva quanto fosse essenziale per Ryan ricevere tutte quelle attenzioni al fine di aiutarlo a provare piacere, se non proprio fisico, almeno mentale.

Il rischio che correva, però, era quello di mettere da parte Jade e le sue esigenze. Perciò Claud continuò a stimolare Ryan, ma si aggrappò con una mano alla cintura di Jade, strattonandolo per i pantaloni. L'altro gli rivolse uno sguardo in tralice e lo aiutò a slacciarsi la cintura, lasciando il biondo libero di agire come meglio credeva. Claud ne approfittò subito e strattonò Ryan a sé per un polso, facendosi sì che si inginocchiasse al suo fianco.

L'altro sgranò gli occhi e arrossì all'inverosimile e Claud gli accarezzò con gentilezza una guancia.

-Va tutto bene- mormorò sulle sue labbra e Ryan annuì, anche se non sembrava molto convinto. Si avvicinò a Jade e ne prese il sesso in una mano, iniziando a stimolarlo con un certo timore reverenziale che all'uomo non piacque per niente, difatti Jade lo allontanò da sé e finì anche lui sul pavimento, gli strinse le spalle e aggrottò la fronte, fissandolo negli occhi.

-Non mi devi nulla, Ryan- gli disse con voce sicura, mentre Claud aderiva con il petto alla sua schiena e gli prendeva il lobo di un orecchio tra le labbra.
-Non vogliamo obbligarti a fare qualcosa che tu non vuoi- gli soffiò, dentro lo stesso orecchio, il biondo, accarezzandogli l'interno cosce. -Siamo uguali. Ha ragione Jade, tesoro, non ci devi nulla. Rilassati, siamo tutti e tre uguali- tentò di rassicurarlo e Ryan tremò tra le sue braccia, rendendosi conto che la tensione, la paura che provava avevano in sé l'ombra dell'amore malato che aveva condiviso con Max, il suo ex, che spesso tornava a galla senza che lui se ne accorgesse, con fare istintivo, facendosi sì che lui si ponesse a un livello inferiore, nella propria mente, rispetto al proprio amante.

Non aveva mai avuto altre esperienze intime prima di Max e lui lo aveva sempre trattato alla stregua di un giocattolo sessuale; Ryan non aveva mai avuto modo di provare piacere nello stare con lui, senza contare che era un violento anche fuori dal letto. Tuttavia, proprio per via dei suoi natali, quella violenza Ryan se la portava nelle vene, fin da quando il suo nome era stato Roan e il suo ruolo quello di fratello minore di Redonald Dervinshi.

Tutto quello che aveva vissuto gli aveva riempito l'anima di ferite profonde e la mente di cose sbagliate. Per quanto Jade e Claud si stessero sforzando di mostrargli un amore diverso rispetto a ciò che lui aveva imparato a chiamare amore – ma amore non era – spesso agiva come un automa, tornando a rivestire il ruolo che gli era appartenuto per troppo tempo, rimanendo stupito di fronte la loro dolcezza, le carezze delicate, le attenzioni che gli riservavano e alle quali non era abituato.

Tra le loro braccia si sentiva un essere umano, il ché poteva apparire assurdo, visto da fuori, ma lui era stato per troppo tempo l'errore di suo padre, la marionetta di suo fratello, il giocattolino di Max: doveva ancora abituarsi all'idea di essere Ryan Doyle, una persona reale e indipendente, libera di pensare con la propria mente.

-Hey- mormorò Jade, sfiorandogli una guancia con le labbra e il giovane si rese conto solo in quell'istante di stare piangendo. -Va tutto bene- lo rassicurò e lo baciò con una certa titubanza, ma Ryan si aggrappò a lui e approfondì il loro contatto, subito assecondato dall'altro, che rimase spiazzato da quella reazione, ma non si tirò indietro.

Claud lo afferrò per i fianchi e iniziò a farsi spazio dentro il suo corpo. Ryan ansimò nella bocca di Jade e scese con una mano sulla sua pancia, arrivando al suo sesso, che stimolò con una ritrovata sicurezza, piacevolmente sorpreso, persino lusingato dalle reazioni che, di lì a poco, arrochirono la voce del suo amante. Le spalle di Jade tremarono e si allontanò dalla sua bocca, ansimando a piena voce, e Ryan scese ad aiutarsi con le labbra, mentre le spinte di Claud gli mozzavano i respiri, rendendo i suoi intenti più difficili da portare a termine.

Stretto tra i suoi amanti, a Ryan parve che nulla al mondo potesse riuscire a infiltrarsi tra le sottili insenature che si creavano tra i loro corpi in movimento. Si sentiva al sicuro, protetto dal loro affetto.

Litigavano anche fin troppo spesso; le incomprensioni erano di casa e non aveva ancora il coraggio di rispondersi sulla reale natura del sentimento che li univa. Tuttavia, Ryan era assolutamente certo della purezza di quel rapporto, dove ognuno di loro si legava all'altro come all'interno di una treccia, rimanendo se stesso, unico, ma parte di un insieme.

Era amore? Disperazione? Stress post-traumatico?

In quel momento, a essere sinceri, non gliene importava granché.

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