28
Era da poco passata ora di cena e Keith si stava godendo quel momento di intimità con il marito, entusiasta all'idea di passare la serata a guardare un film con lui, accocolato al suo fianco sul divano, una gamba abbandonata sulle sue, la testa poggiata contro una sua spalla e una mano di Evan che gli accarezzava la pelle di una gamba, lasciata nuda dai pantaloncini jeans che il giovane indossava.
Non era nulla di speciale, ma era speciale proprio perché riguardava loro due e nessun altro - a parte Rocky e Adriana, ovviamente, che si erano già ambientati a vivere nella nuova casa, nonostante li avessero raggiunti solo da un paio di giorni, e sembrava proprio che adorassero anche loro la vita di coppia.
Proprio Adriana, accoccolata ai piedi di Evan, sollevò il musetto bianco, mettendosi sull'attenti, fissando un punto imprecisato, mentre Rocky, disteso al suo fianco, faceva altrettanto, iniziando a ringhiare sommessamente. Pochi istanti dopo qualcuno suonò il campanello di casa e i due cani abbaiarono, correndo verso l'ingresso.
-Chi può essere a quest'ora?- domandò Keith, alzandosi per andare ad aprire.
-Aspettavamo visite?- gli chiese di rimando il marito e l'altro si strinse nelle spalle. -Sono i tuoi amici quelli che spuntano senza invito- Keith gli fece una linguaccia e sorrise imbarazzato, non potendo negare quello che l'uomo aveva detto.
Sentire abbaiare Rocky e Adriana come due forsennati lo confuse un po' e l'imbarazzo fece il resto: finì per distrarsi abbastanza da non capire più quello che stava facendo e inciampò nel nulla, tra i propri piedi, rischiando di andarsi a schiantare contro la porta, dato che non fu in grado di riacquisire l'equilibrio in pochi istanti. Evan arrivò appena in tempo, lo afferrò in vita e se lo spinse contro, impedendogli di cadere; gli rivolse uno sguardo eloquente mentre l'altro arrossiva e lui apriva la porta di casa, continuando a sorreggere il marito.
Si trovarono davanti agli occhi Isaac e subito compresero che qualcosa non andava. Rocky fece le feste al nuovo arrivato, ma l'uomo, stranamente, lo ignorò del tutto, mentre Adriana restava vicino ai suoi piedi, scrutandolo con estrema curiosità.
-Tutto okay?- chiese Evan, aggrottando la fronte e allungando una mano in direzione dell'amico. Isaac parve sgretolarsi e si slanciò verso di lui, abbracciandolo e nascondendo il viso contro il suo collo.
-Dove sono B. ed R.?- chiese Keith con un filo di voce e corse sul patio, guardandosi intorno in cerca degli amici. Tornò sui propri passi, con il cuore in gola, così terrorizzato da non riuscire a battere le palpebre, sicuro che se avesse chiuso gli occhi, anche solo per la frazione di un secondo, il suo mondo sarebbe finito per crollare.
•
Erano passati pochi minuti dall'una di notte e la porta che si apriva sul parcheggio venne spalancata e alcune persone iniziarono a riversarsi fuori. Si trattava perlopiù di giovani uomini e Jade li osservò mentre si congedevano l'uno dall'altro, battendosi pacche sulle spalle, sventolando una mano, dandosi baci sulle guance. Era evidente che tra di loro scorreva una certa confidenza, ma era pure palpabile un evidente distacco, tipico delle persone amiche soltanto per quello che riguardava le ore che trascorrevano insieme lavorando nello stesso posto. Uno dei serafini volse le spalle agli altri, tirò fuori un mazzo di chiavi e serrò l'uscita, segno evidente che nessun altro sarebbe passato da lì.
Non vide Claud tra di loro, perciò fece il giro dell'edificio, fermandosi pochi passi più in là rispetto la scalinata che introduceva all'ingresso principale del Seraphim. Lì la situazione era ben diversa e trovò Jeffrey, i due buttafuori, Amber, Greg e Claud, intenti a scambiarsi saluti che risaltavano agli occhi come gesti molto più intimi.
Major chiuse a chiave l'ingresso del locale, mentre Amber, scortata da Greg, si allontanava, seguita poco dopo dai buttafuori che presero strade diverse, scomparendo presto nella notte. Jeffrey rimase ancora un paio di secondi al fianco di Claud, si scambiarono parole che Jade non fu in grado di udire a causa della distanza che intercorreva tra di loro; vide i due abbracciarsi con affetto, concludere i saluti con un sorriso amichevole, e prendere due direzioni differenti.
Il caso volle che Claud si incamminasse proprio verso di lui e Jade fece un passo indietro, poggiando le spalle contro un palo della luce, e spinse le mani nelle tasche dei jeans che indossava, in attesa. Claud si accorse quasi subito della sua presenza, gli sorrise da lontano, mentre i suoi denti bianchi brillavano nella penombra del suo viso, e accelerava il passo per portarsi il prima possibile al suo fianco.
Tuttavia, appena il giovane gli fu abbastanza vicino da poterlo vedere bene in volto, il suo sorriso tremò e arrestò la propria corsa, mentre l'entusiasmo di rivederlo si smorzava un po'.
-Ciao! Che bella sorpresa! Che ci fai qui?- gli chiese con fare titubante.
-Sono venuto a prenderti. Aspettavo che finissi di lavorare-
-Hai una brutta cera... stai bene?-
Jade sospirò e fece un passo in avanti, poggiando la fronte contro una sua spalla. Non sapeva da che parte incominciare per metterlo al corrente di quello che stava accadendo e il senso di colpa non lo aiutava a formulare frasi di senso compiuto nemmeno tra i propri pensieri.
Il giovane sollevò il viso in cerca degli occhi dell'altro e gli accarezzò una guancia, finendo per catturare nella stessa mano una ciocca dei suoi capelli. Accostò le labbra alle sue, rubandogli un bacio morbido ed effimero. Jade percepì la stanchezza travolgerlo di colpo e fu grato di trovarsi tanto vicino al suo amante da riuscire a restare in piedi, facendo perno su di lui. Claud intuì che qualcosa non andava e abbracciò il compagno, stringendoselo al petto, percependo tutto il suo disperato desiderio di conforto.
Aveva paura a domandargli cosa lo stesse facendo stare tanto male, poteva darsi delle risposte guardandosi alle spalle, a quello che erano stati gli ultimi mesi delle loro vite, ma Jade era sempre stato quello che tra loro tre aveva saputo manifestare una forza maggiore, una presa mentale di gran lunga più ferrea rispetto alla sua e a quella di Ryan. Ma pure Jade era umano ed era probabile che stesse accusando il colpo di quello che avevano subito, anche se con ritardo.
-Amore...- soffiò Claud in un suo orecchio e Jade trasalì, stringendo con forza un lembo della sua maglietta.
-Ho fallito- mormorò il giovane in risposta, rifuggendo dal suo sguardo.
-Non hai fallito affatto. Siamo qui... è stato un periodo difficile, proprio orribile. Ma abbiamo deciso che ci saremmo impegnati per rendere la nostra relazione meravigliosa nella normalità. Hai solo bisogno di sfogarti e lasciarti le cose brutte alle spalle...- disse Claud, prendendogli il volto tra le mani e poggiando la fronte contro la sua.
Era affascinato dal fatto che entrambi, alti uguali, ad ogni abbraccio finissero per aderire alla perfezione l'uno all'altro, come due pezzi dello stesso uno che tornavano a unirsi. Era bello abbracciare pure Ryan, percepirlo come un cucciolo tra le braccia, bisognoso di coccole e vederlo scomparire contro di sé, a causa della differenza d'altezza che intercorreva tra di loro. Erano due situazioni diverse, ma che lo commuovevano nella loro semplicità e unicità, perché glieli rendeva entrambi insostituibili.
-Sto bene- mormorò Jade, stringendosi di più a lui. Era terrorizzato dall'idea di aprire bocca più del dovuto, di raccontargli quello che era successo, di incassare la sua reazione, la sua possibile rabbia, la delusione, il dolore e vederlo allontanare da sé attribuendogli le stesse accuse che già lui muoveva contro se stesso.
-Allora perché sei così triste?-
-Tu hai sentito Ryan, oggi?-
-Uhm... non lo sento da stamattina. Stanotte l'ha praticamente passata in bianco con Bryan e Isaac, per sollevarsi su di morale, dato che noi due eravamo impegnati. Mi ha detto che stasera sarebbe andato a cena con loro...-
-Sì- lo interruppe Jade e gli rubò un altro bacio.
Claud lo percepì salato sulla punta della lingua, disperato e colmo di incertezza. Un improvviso senso di allarme gli tese i muscoli, ricoprendogli la pelle del viso e delle braccia di brividi pungenti. Interruppe il loro bacio e tornò a prendergli il volto tra le mani, scoprendo le guance di Jade umide di lacrime.
-Cosa sta succedendo?- gli chiese con un filo di voce e Jade provò a liberarsi dalla sua presa, ad allontanarsi da lui, non più tanto sicuro di volere essere proprio lui a dirgli come stavano le cose. -Jade!- tuonò Claud e l'altro si sentì pietrificare. -Perché mi hai chiesto di Ryan? Tu non l'hai sentito? Avete litigato?-
"Amore mio... ingenuo e bellissimo" pensò Jade e l'altro recuperò il proprio cellulare, facendo partire una telefonata al numero di Ryan.
-Lo chiamo io. Se avete litigato sicuro che potete anche fare pace. Non mi piace che state in rotta di collisione- disse Claud che non vedeva altri motivi per cui Jade si era presentato a lui in quello stato pietoso, ma il compagno scosse la testa, si schiarì la gola, tentando di darsi un contegno, e gli sfilò il cellulare, chiudendo la telefonata prima che l'altro si rendesse conto che non avrebbe potuto ricevere alcuna risposta.
-Jade... mi stai spaventando- sussurrò Claud.
Il giovane trasse un profondo respiro, espirò piano e si ricompose, asciugandosi il viso e fissando un punto imprecisato sul petto dell'amante. Nonostante la sua espressione tradisse emozioni contrastanti, la sua voce risuonò calma e priva di sfumature mentre gli raccontava ogni cosa, con la stessa apatia con cui avrebbe potuto leggere le informazioni contenute all'interno di un elenco telefonico.
-Sì. Ryan è andato a cena con Isaac e suo marito. Quello che non sai è che, da una settimana circa, Ryan riceve giornalmente delle rose da parte di qualcuno. All'inizio sospettavamo che si trattasse di un messaggio da parte di Redonald, ma poi è venuto fuori che erano opera di Max...-
-Max!- lo interruppe Claud, afferrandolo per le spalle con forza. -Il suo ex!-
Jade annuì.
-Red non ha mai guardato in faccia a nessuno e ha sempre usato gli altri come marionette, muovendosi alle loro spalle, tirando i fili per ottenere ciò che voleva, senza alcun rispetto mai nemmeno nei confronti di quelli che erano i suoi più fidati scagnozzi- disse l'ex agente.
-Ha sacrificato Boka per scappare- rammentò Claud, allentando la presa su di lui, e Jade si trovò ad annuire di nuovo.
-Ha umiliato Pashkà, obbligandolo a sedurti, ha sacrificato Boka, ha deciso di fare fuori l'unico parente di sangue che gli era rimasto a piede libero. Quando si è trovato solo ha agito come sempre, cercato e trovato una nuova pedina da manovrare: Max. Un uomo abbastanza stupido da farsi manipolare senza rendersene conto, finché non è stato troppo tardi. Non so cosa passasse per la mente di Red, perché pensasse di poter trovare un alleato in lui...-
-Max è un mostro. Tra mostri si saranno capiti...-
-Non mi riferivo a lui-
Jade scosse la testa e si lasciò sfuggire un sospiro colmo di stanchezza.
-Ha avuto bisogno di tempo per architettare tutto, per questo ci ha lasciati in pace finora, ma quello che voleva, come sempre, è riuscito a ottenerlo: ha fatto in modo di fare evadere Rozaf Dervinshi, suo padre, e l'ha aiutato a raggiungerlo qui...-
-Che cosa?!- urlò Claud in preda al panico e quella volta fu Jade ad afferrarlo per le spalle, sostenendolo, mentre l'altro, istintivamente, tentava di fuggire dalla sua presa, di scappare.
-Rozaf... non è come Red. Una mentalità completamente diversa, e scoprire che il figlio aveva sacrificato l'intera organizzazione per salvarsi la pelle non deve essergli piaciuto... e l'ha ammazzato. Si è sbarazzato dell'unico testimone che avevamo, Max, e adesso...-
-Dobbiamo andare da Ryan! Subito! Devi dirgli tutte queste cose! Dobbiamo proteggerlo!- urlò Claud e l'espressione di Jade parve sgretolarsi. Lo afferrò per un polso e lo strattonò verso di sé, impedendogli di correre via da lì e da lui; lo strinse a sé e l'altro, forse iniziando a intuire il più ampio disegno di quella situazione, tremò e sgranò gli occhi, senza più fiato e parole.
-Ho provato a proteggerlo... a proteggervi e ho fallito. Non sappiamo ancora come, ma è riuscito a localizzarlo-
-Dov'è Ryan, Jade?- sussurrò Claud in preda al panico e l'altro, ancora una volta, scosse la testa.
-L'F.B.I. li sta cercando. Hanno chiesto collaborazione alla polizia, per avere più persone...-
-Parli al plurale-
-Mio padre era già qui e io non lo sapevo. Hanno trovato la nave container su cui ha viaggiato Rozaf clandestinamente per arrivare a L.A. e...-
-Chi altri è finito in mezzo a questa storia per colpa mia?!- urlò Claud e Jade sgranò gli occhi.
-Non è colpa tua, amore, come ti viene in mente?-
-Davvero? Se non fossi stato così superficiale e stronzo, lo scorso inverno, Ryan sarebbe sempre rimasto Ryan, nessuno sarebbe tornato a tormentarlo...- singhiozzò Claud e Jade spalancò la bocca incredulo.
-Sapevano già che Ryan era vivo, era questione di tempo, Claud. Ti hanno usato e fatto male per arrivare a lui...-
-Chi altri!- urlò e Jade si morse un labbro, ma alla fine gli rispose:
-Bryan. Ha preso anche lui-
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