24

Quella mattina il paesaggio ritagliato dalla cornice della finestra appariva oltremodo suggestivo e incantevole. Il cielo era nuvoloso e il sole arrivava a intervalli, meno violento del solito, frammentadosi in cristalli di luce tra le fronde degli alberi del giardino che divideva il palazzo in cui si trovava l'appartamento di Ryan da quello di fronte.

Pareva che ogni cosa fosse sospesa nel tempo, come all'interno di un bellissimo quadro o una fotografia. Il caos cittadino era un sottofondo lontano, così come le voci confuse e l'abbaiare di un numero imprecisato di cani, di cui di un paio era persino possibile scorgere le sagome, mentre erano intenti a giocare nel giardino con i loro padroni.

-Non c'è- mormorò Ryan, rompendo il silenzio imbarazzato che aveva irrigidito gli amici al suo fianco. Keith rimase a fissare il davanzale della finestra – un davanzale normalissimo, le cui parti metalliche dell'esterno, parti integranti della scala antincendio, erano leggermente arrugginite in più punti.

Isaac si schiarì la gola e incrociò le braccia sul petto.

-Di solito le trovavi qui?- chiese e Ryan si limitò ad annuire.
-Giuro che fino a ieri ne ho ricevuta una!- esclamò con enfasi, voltandosi nella sua direzione con gli occhi sgranati, pallido in viso. -Non sto mentendo!- urlò. -Anche Jade...-
-Ryan- lo richiamò Keith.
-Sul serio! Se non mi credete...!-
-Ti crediamo- disse Isaac.
-Era lì! Ogni giorno una! Da dopo il matrimonio di Keith! Le ho sempre buttate...Avrei dovuto fare delle foto!-
-Ryan!- tuonò Isaac, afferrandolo per le spalle e scuotendolo un po'. -Ti crediamo- tentò di rassicurarlo, ma l'altro sembrava non riuscire a sentirlo. Scosse la testa e si portò le mani tra i capelli, iniziando a singhiozzare.

Isaac lo strinse a sé, con forza, percependo contro il proprio corpo i suoi tremori.

-Va tutto bene. Ti crediamo- sussurrò in suo orecchio e il giovane si sentì sopraffare da un senso di impotenza profondo.
-Sono confuso... non capisco più nulla- disse con un filo di voce.
-Hai provato a contattare di nuovo Jade?- gli chiese Keith e l'amico annuì con un po' di difficoltà, a causa della presa ferrea di Isaac, ma non osava chiedere all'altro di allentare il loro abbraccio, timoroso di rovinare sul pavimento se si fosse trovato costretto a reggersi in piedi con le sole proprie forze.

-Non mi risponde- disse.
-Okay... allora basta- disse Keith, incominciando a innervosirsi. Vedere l'amico ridotto nello stato pietoso in cui si trovava gli smosse una rabbia inaspettata nei confronti di Jade, di se stesso, di Claud, di tutti. -Non puoi continuare a stare così- aggiunse, mentre la sua voce si faceva più acuta e la parole lasciavano la sua bocca sempre più velocemente. -Sono stanco di vederti in lacrime, sempre spaventato! Sempre solo! Hai due amanti e nessuno dei due è qui! Capisco tutti e quello che non capisco cerco di farmelo andare bene, ma non mi va più bene di vedere te sempre sul punto di crollare!-
-Keith...- tentò di interromperlo Isaac, ma l'altro continuò come un treno in corsa, ignorandolo.

-Che cazzo di fine ha fatto l'F.B.I.? Perché non sono qui? Perché Redonald può permettersi di continuare a spaventarti così senza che nessuno muova un dito?-
-Magari stanno indagando e per non compromettere l'indagine...-
-Cos'è, Isaac?- tuonò il giovane, furioso. -Un cazzo di film?! Questa è la vita di Ryan, di una persona vera! Non ci sto più a dare loro la possibilità di giocare con la vita del mio amico!-
-Okay- tentò di dire l'uomo, percependo Ryan, ancora aggrappato a sé, farsi più silenzioso. -Cosa credi di potere fare tu? Cosa pensi che potremmo fare noi se...-
-Andiamo alla polizia- disse Keith e voltò loro le spalle, dirigendosi di corsa verso l'ingresso dell'appartamento.

Isaac sospirò e si trascinò dietro Ryan che rivolgeva a entrambi sguardi confusi, colmi d'ansia.

-C'è sicuro un'indagine in corso- disse l'uomo tentando di fermare l'amico, ma l'altro aveva già recuperato le chiavi del suo pick-up e aperto la porta d'ingresso. -Se smuoviamo le acque potrebbero esserci delle conseguenze spiacevoli-
-Ti mandano il resoconto mensile delle loro indagini?!- lo interrompe Keith mentre gli sfuggivano le chiavi dalle mani, cadevano sul pavimento del corridoio che fungeva da pianerottolo, le recuperava con gesti rabbiosi per poi correre in direzione degli ascensori. Pigiò più volte i pulsanti di chiamata, ma poi si spazientì e aprì con un colpo secco la porta di fianco, che conduceva alle scale.

-Non sappiamo nulla! Nulla! Ryan è in pericolo e nessuno ci dice niente! Nemmeno Jade! Non ho nessuna intenzione di aspettare di vederlo sparire di nuovo!- urlò, scendendo le scale di corsa, mentre gli altri due cercavano di stargli dietro.
-Credi davvero che nessuno stia facendo nulla? Pensi sul serio che Jade sia sparito perché si è rotto le palle e ha deciso di mollare tutto?- disse Isaac, infervorandosi a sua volta.

Keith si bloccò di colpo e si girò per fronteggiarlo, rischiando di scontrarsi con l'amico, infatti gli premette una mano sul petto, allontanandolo da sé un istante prima che la loro folle corse si concludesse con una testata.

-Non sto dicendo questo-
-Allora dovresti darti una calmata!- tuonò Isaac. -Lo stai spaventando ancora di più- disse indicando con una mano Ryan, stretto a un suo fianco.

Keith si guardò intorno, sentendosi frustrato, mentre il senso di impotenza si faceva strada nel suo petto, scacciando la rabbia.

-Mi dispiace... non volevo- disse senza fiato, tentando di calmarsi un po'. Allungò le braccia in direzione di Ryan, guardandolo con un pizzico di paura. -Mi dispiace, non volevo spaventarti- disse, ma l'altro scosse la testa e abbandonò il fianco di Isaac per stringersi a lui.
-Tu abbracciami e basta- sussurrò e Keith fece come Ryan aveva detto. -Anch'io voglio che tutto questo finisca-

-È pure vero che noi siamo all'oscuro di tutto- disse Isaac, poggiando le spalle contro una parete e incrociando le braccia sul petto. -Alla polizia ci andiamo lo stesso-
-Adesso non hai più paura di interferire con le incredibili indagini dell'F.B.I.?- gli chiese Keith, senza potersi impedire di risultare sprezzante nel pronunciare quelle parole. Isaac si limitò a rivolgergli un breve sguardo di rimprovero; sospirò e distolse l'attenzione da entrambi.

-Certo che ho paura di farlo. Cerco sempre di essere obiettivo, di non fermarmi alle emozioni. Tra di noi c'è già fin troppa gente che fa del proprio istinto un'arma di guerra- disse, tornando a fissare l'amico con espressione truce. Keith si sentì punto nel vivo e distolse gli occhi da lui, poggiando una guancia contro i capelli di Ryan, cullandolo nel proprio abbraccio, mentre l'altro pareva calmarsi sempre più.

-Però... senza dare il via a una scenata epica- continuò Isaac e Keith arrossì, sollevato dall'essersi deciso, poco prima, di nascondere la propria espressione all'amico, così anche quel rossore, di cui percepiva il sangue pulsare contro la pelle delle guance, rimase celato ai suoi occhi. -Con calma, senza più mettere ulteriore ansia addosso a Ryan, adesso andiamo alla polizia e denunciamo questo stalker. Magari metteranno qualcuno a sorvegliare l'appartamento, non so...-
-Non voglio restare solo- disse Ryan e Isaac gli rivolse un sorriso rassicurante.
-Se dovessero risponderci invitandoci ad aspettare, ti porto con me, stasera-
-E gli altri?-
-Chi?-
-Claud, Jade, tuo marito... che diciamo a loro?-

-Nulla. Claud ha ripreso a lavorare e quindi capisco che voglia stare per conto suo per non disturbare te e Jade, visti anche gli orari del Seraphim. Non sa nulla, tu non vuoi dirgli nulla, se più tardi vorrà vederti, puoi sempre andare a casa sua: vive a Malibu, a due isolati da me- disse l'uomo, stringendosi nelle spalle. -Jade sicuro sta cercando di aiutarti a modo suo, meglio lasciarlo libero...-
-Ma io ho paura che possa capitargli qualcosa-
Isaac scosse la testa.
-Tesoro, il tuo compagno è un agente speciale...-
-Ex- precisò Ryan.

-Non cambia molto. Penso che prima o poi Jade tornerà al suo vecchio lavoro, è la sua vocazione, ce l'ha nel sangue. Tutta la sua confusione è dovuta alla pressione di suo padre, della sua famiglia. È in piena fase di ribellione adolescenziale, ma vedrai che gli passa. È quello che è e lo dimostra il fatto che stia agendo così-
-Lo sto supponendo io- mormorò Ryan. -Non mi ha dato conferma, è sparito, ma non voglio pensare che gli sia successo qualcosa-
-Sparito... è una parola grossa. Hai detto che ai primi messaggi ti ha risposto-
-Mi sono arrivati messaggi di risposta automatica- precisò Ryan, tornando ad agitarsi.

Non aveva voluto prendere in considerazione nemmeno una volta che Jade non fosse sparito perché impegnato a indagare di propria volontà sull'identità dello stalker, perché se avesse lasciato la mente libera di vagliare ulteriori possibilità, era certo che le risposte che si sarebbe dato non sarebbero state affatto piacevoli. Tuttavia, in quel momento, percepì il proprio inconscio sussurrargli quelle risposte alternative in un angolo della mentre, facendolo rabbrividire.

-E se gli fosse successo qualcosa?- sussurrò. Keith, rimasto in silenzio fino a un istante prima, riponendo la propria fiducia nelle capacità balsamiche di Isaac, aprì bocca con l'intenzione di dire qualcosa a sua volta, ma l'amico scosse la testa, facendolo desistere dai propri intenti. Il giovane aggrottò la fronte e contrasse la mascella, assumendo quella sua tipica espressione infantile che, tuttavia, gli fece comprendere che fosse effettivamente più salutare che lui restasse a coccolare Ryan, mentre le rassicurazioni a voce continuavano a essere un compito riservato al moro.

-Ti ricordo ch'è riuscito a tenere testa a una banda di mafiosi, proteggendo sia te che Claud, da solo- gli rammentò Isaac e Ryan scosse la testa.
-C'era Pashkà a lottare con lui... Non voglio che qualcun altro muoia a causa mia. Forse dovrei andare da solo alla polizia...-
-Invece- lo interruppe l'uomo. -Facciamo una cosa incredibile!- esclamò facendoglisi vicino; gli prese il volto tra le mani e gli asciugò le guance con i pollici, raccogliendo i rimasugli delle sue lacrime con gentilezza. -Adesso andiamo alla polizia, tutti e tre, fai la tua denuncia e noi ti aspettiamo, non ti lasciamo solo. Poi riaccompagniamo Keith dal suo sposino e tu vieni a casa con me, ci stai?- gli propose, parlandogli come se fosse un bambino, ma, nonostante tutto, quel tono di voce tanto accondiscendente non offese affatto Ryan, anzi, gli strappò un sorriso e in cuor suo ringraziò Chiunque della vita era il protettore, per avergli permesso di incontrare, nel suo cammino, degli amici veri. 

Alla fine, fecero esattamente come Isaac aveva loro suggerito. Keith non fu entusiasta di essere "licenziato" e rispedito a casa, a differenza di Evan che mandò un messaggino colmo di cuoricini e "grazie" ad Isaac. L'uomo lo fece leggere anche a Ryan ed entrambi risero, mentre varcavano l'ingresso della villa dell'uomo.

Subito vennero accolti da Maria, che rimase interdetta nel notare il loro inatteso ospite.

-Stasera Ryan resta qui da noi- disse il padrone di casa e la donna si limitò a scambiare un breve sguardo con lui, per poi riportare la propria attenzione sul giovane.
-Vieni qui, tesoro, mi sembri un po' palliduccio. Hai mangiato?- gli chiese e Ryan si sorprese a scuotere la testa.
-Ultimamente salto i pasti senza neanche rendermene conto-
-Oggi siamo stati così presi che pure io non me ne sono accorto- ammise Isaac; fece l'occhiolino in direzione dell'amico, esortandolo con un cenno del capo a seguire Maria in cucina. -Vi raggiungo tra un po'- aggiunse, prima di voltare loro le spalle e dirigersi in giardino.

Fece il giro della proprietà, arrivando alle spalle dell'edificio, davanti la casupola che un tempo era stata un garage, ma che Bryan aveva trasformato in serra. Trovò il suo compagno proprio lì. Indossava un grembiule verde e dei guanti dello stesso colore, sporchi di terra. Era così preso a travasare una piantina che neanche si accorse del suo arrivo.

Isaac si concesse qualche secondo per fissarlo, accarezzando con lo sguardo la curva delle spalle, i capelli azzurri e la pelle chiara, che non si abbronzava nemmeno dopo ore al sole. Il massimo del risultato che Bryan poteva ottenere era una dolorosa scottatura, dalla quale, dopo una decina di giorni, alla guarigione tornava nuovamente color latte.

Gli si fece vicino, poggiandogli le mani sui fianchi, e Bryan sussultò, ma, appena si accorse che si trattava di lui, subito si rilassò e gli sorrise. Isaac attese che rimuovesse i guanti, poi l'altro gli prese il volto tra le mani, accostando il viso al suo.

-Ciao, amore mio- soffiò Bryan sulle sue labbra; lo baciò e Isaac non poté fare a meno di domandarsi se, per aiutare un amico, non avesse finito per mettere in pericolo l'uomo che amava.

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