22
Quando Ryan si svegliò si stupì di trovarsi al buio, nel letto. Si stiracchiò, percependo i muscoli stendersi e tirare piacevolmente, ma poi, accorgendosi di quanto spazio avesse a disposizione intorno a sé, si alzò di colpo a sedere.
-Jade? Claud?- chiamò con voce incerta e captò un movimento alla propria destra. Sussultò e la luce inondò la stanza. Il giovane si schermò gli occhi con una mano, borbottando parole senza senso.
-Ben svegliato, amore- disse Claud e Ryan percepì il materasso cedere al suo fianco. Quando gli occhi si abituarono alla luce, vide l'amante seduto al suo fianco, intento a sorridergli, vestito di tutto punto.
-Uhm- fece Ryan con disappunto, allungando una mano verso di lui. Scivolò sul lenzuolo, finendo per rannicchiarsi contro il suo petto e Claud gli baciò i capelli.
-Jade ha lasciato un biglietto: è dovuto andare via perché aveva un colloquio di lavoro e non è ancora rientrato. Abbiamo saltato il pranzo...-
-Sarà per questo che muoio di fame- lo interruppe Ryan, sollevando il viso in cerca delle sue labbra.
-Mi dispiace, amore, ma io non sono sul menù- disse l'uomo e l'altro sbuffò indispettito.
-Come no?-
-Si sta facendo tardi e ho promesso a Jeffrey che avrei ripreso a lavorare, stasera-
-Uffa-
-In realtà... gliel'ho chiesto io. Ho bisogno di riappropriarmi della mia quotidianità e lui ha insistito affinché iniziassi oggi, visto che ci sarà lui al Seraphim-
-Per tenerti sotto controllo- sbottò Ryan, iniziando ad alterarsi e scostandosi da lui.
Claud scosse la testa e gli impedì di sciogliere il loro abbraccio; gli passò una mano sotto il mento, sollevandogli il viso e invitandolo a ricambiare il suo sguardo.
-Mi ha chiesto scusa e ci ha dato la sua benedizione. Non che ne avessi bisogno, io voglio stare con voi, che lui sia d'accordo oppure no. Comunque si è rassegnato e ci lascerà in pace-
-Se lo dici tu...-
-Ryan, Jeffrey è il mio migliore amico e mi vuole bene. Ha sbagliato, ma ha chiesto scusa. Con tutte le volte che io ho sbagliato e non ho mai chiesto scusa...-
-Ho capito- lo interruppe il giovane, nascondendo il viso contro il suo collo. -Lo stesso ho fatto io con Keith, quindi va bene, è giusto. Ma se J. continua a protestare perché il nostro è un rapporto a tre...-
-Non lo farà- gli assicurò Claud. -Voglio fidarmi di lui e credere che la nostra amicizia sia più importante per lui del suo disappunto riguardo il tipo di relazione che c'è tra di noi-
Ryan si scostò da lui e annuì.
-Va bene. Fidiamoci... anche perché è il nostro capo e io non ho intenzione di cambiare lavoro. Ci sto troppo bene al Seraphim-
-Anch'io- disse Claud e gli baciò una guancia. -Adesso vado, altrimenti faccio tardi. Ti ho ordinato la cena: è in cucina. Spero che ti piaccia quello che ti ho preso- aggiunse e gli diede un altro bacio, quella volta sulle labbra. -Spero di potere tornare presto a competere con te per il ruolo di accompagnatore numero uno del Seraphim!- esclamò e Ryan lo mandò a quel paese, poi rise e si lasciò ricadere sul letto, mentre il suo amante andava via, lasciandolo da solo.
Si rigirò tra le lenzuola ancora per un po', sentendosi tranquillo come non gli capitava più da settimane. Si alzò dal letto, indossò un paio di pantaloncini e andò in cucina, trovando la tavola apparecchiata e due confezioni di cartone su cui Claud, a penna, aveva scritto su di una il nome di Ryan e sull'altra quello di Jade, accompagnati da un cuoricino.
Si sentì arrossire per la gioia che gli suscitò quel gesto tanto piccolo, ma dolce. Recuperò il cellulare e contattò Jade, ma il giovane non gli rispose e, quando chiuse la chiamata, ricevette un messaggio automatico dove lesse: Al momento sono impegnato, non posso rispondere. Ti richiamo appena possibile. Si strinse nelle spalle e guardò la tavola apparecchiata con tanta cura. Il suo stomaco brontolò e decise di non aspettare l'altro e di scoprire subito cosa Claud gli aveva ordinato per cena.
-Italiano!- esclamò con un sorriso e scosse la testa, prendendo posto su una sedia.
•
Aveva appena finito di mangiare e provato a chiamare Jade altre due volte e ancora, come risposta, dal suo amante aveva ricevuto dei messaggi automatici. Sbirciò l'ora dal cellulare, constatando che erano soltanto le ventuno e trenta, circa. Troppo presto per andare a letto – dopo avere passato l'intero pomeriggio a dormire – e troppo tardi per un colloquio di lavoro.
"Sicuro ne sta combinando una delle sue" pensò, prendendo in considerazione l'ipotesi che Jade si trovasse da qualche parte con Sue, magari indagando di proprio conto per scoprire l'identità del suo stalker. Ryan scosse la testa, iniziando a percepire un principio di ansia; aveva trascorso una giornata piacevole e non voleva guastarla cominciando ad angosciarsi già d'allora in previsione della rosa che, con tutta probabilità, avrebbe ricevuto anche il giorno successivo.
Chiuse gli occhi e si premette due dita sulle tempie, tentando di scacciare i cattivi pensieri, ma restando solo nel proprio appartamento, con la spiacevole sensazione di avere gli occhi di uno sconosciuto puntati addosso, gli risultava difficile richiamare a sé la calma.
Sbuffò e prese di nuovo il cellulare, scorrendo i messaggi, fermandosi all'icona del gruppo che aveva in comune con Keith, Amber e Isaac.
"Amber starà lavorando, Keith è ancora in ferie... meglio di no" si disse e aprì la chat privata con Isaac, sperando che Bryan non si ingelosisse a causa di quel loro scambio di messaggi.
Conosceva Bryan da diverso tempo, eppure continuava a non riuscire a capire come potesse stare con uno come Isaac. Erano due persone esattamente agli antipodi e per quanto Isaac fosse pacato, gentile e morigerato pure quando era davvero arrabbiato, Bryan era il suo esatto opposto. Come se non bastasse, il giovane trovava, il più delle volte, le sue reazioni totalmente incomprensibili e fuori luogo. Era stato proprio lui a spingere il marito a frequentare un posto come il Seraphim, a obbligarlo, quasi, a costruirsi delle amicizie proprie, ma poi sembrava perdersi in un bicchiere d'acqua con le incredibili piazzate che era solito mettere in scena a causa della gelosia – il più delle volte senza reali motivi che avrebbero potuto accendere in lui qualsiasi tipo di preoccupazione o dubbio riguardo la fedeltà del marito.
Ryan rispettava Isaac e gli voleva bene e quello era il motivo per cui non osava aprire bocca riguardo il rapporto tra i due, ma era anche lo stesso per cui più spesso preferiva accompagnarsi a Keith o Amber quando doveva scegliere uno solo dei suoi amici per trascorrerci insieme un po' di tempo. Non voleva essere fautore delle estenuanti dormite di Isaac sul divano con cui era solito punirlo Bryan quando il marito faceva qualcosa che, a suo dire, era meritevole di biasimo.
Scosse la testa e il suo cellulare emise un bip!, avvisandolo dell'arrivo della risposta di Isaac.
Hai cenato? Andiamo a vedere un film sui tetti?
Lesse e Ryan sorrise.
Sì. Ce la facciamo ad arrivare in tempo?
Conosco un posto niente male a Silver Lake. L'ultimo spettacolo inizia alle 23.50 p.m., dovremmo arrivare in tempo.
Non è dove va sempre Titty?
Esatto! Ci portava spesso A. quando cercava di sedurla. Tranquillo, non ho intenzione di sedurti! Anzi, potrei avere una sorpresa per te...
Mi sembra un'idea fantastica.
Rispose Ryan e corse a prepararsi.
•
-Oh mio Dio!- esclamò il giovane quando giunse all'appuntamento con Isaac a Silver Lake. -Evan mi ammazzerà!- disse, andando incontro a Keith.
-Come sei diventato melodrammatico, tesoro! Adesso sono sposato, ma questo non significa che Evan può obbligarmi a stare ventiquattro ore al giorno attaccato a lui!- esclamò il giovane, abbracciandolo stretto, poi abbassò la voce, sussurrandogli le successive parole in un orecchio. -Avevo paura che ti saresti arrabbiato perché ci sono anch'io. Non volevo essere di troppo, toglierti il fiato o chissà che altro...-
Ryan sciolse il loro abbraccio e scosse la testa.
-Sono felice che siete tutti e due qui! Mi dispiace che non ci sia Amber, avevo davvero voglia di stare un po' con voi-
-Menomale!- esclamò Keith, tirando un sospiro di sollievo, e i suoi occhi azzurri brillarono alla luce del lampione sotto il quale si trovavano.
-Bryan ha avuto da che ridire?- chiese il giovane, rivolgendosi ad Isaac. Nonostante i suoi buoni propositi, quella frase gli era sfuggita di bocca senza che si fosse dato tempo a sufficienza per riflettere. Isaac scrollò le spalle.
-Tranquillo. Credo che mi abbia messo un GPS addosso, quindi lui sta sereno e noi ci godiamo la serata-
-Non ci credo nemmeno se lo vedo!- disse Keith e poi ridacchiò, mentre Ryan restava un passo dietro di loro e gli altri due scherzavano, punzecchiandosi con battute riguardanti la gelosia dei loro uomini.
Ryan finì per aggrottare la fronte udendo i loro discorsi deliranti e gli fu palese quanto entrambi prendessero in giro le insicurezze dei loro sposi, con la convinzione che, appunto, tutta la gelosia di Evan e Bryan fosse frutto di un gioco. Il giovane aveva avuto, in passato, il suo bel da fare con Keith, proprio perché no, all'inizio della loro relazione, le insicurezze di Evan a Ryan non era affatto parse cosa da poco.
Per diverso tempo non lo erano state.
Che poi Evan fosse cambiato, che avesse capito i propri errori, facendo di tutto per farsi perdonare, era una realtà che aveva rincuorato Ryan e che l'aveva reso entusiasta quando aveva saputo che i due si sarebbero sposati. Essere uno dei loro testimoni di nozze, dopo tutto quello che c'era stato, l'aveva visto come un onore immenso, una riconoscenza da parte di entrambi gli sposi.
"Ma con Bryan è diverso" si disse, riportando alla mente la scenata di gelosia che aveva fatto persino quando aveva beccato Isaac a chiacchierare con Jade. Il suo amante gli aveva raccontato dell'accaduto e Ryan, sia durante il resoconto del suo amante che in quel momento, non poteva fare a meno di vedere in quella situazione qualcosa di inquietante.
-Perché gli permetti di starti così addosso?- gli chiese, intrufolandosi tra i due, separandoli dopo che avevano iniziato a camminare a braccetto lungo il marciapiede, procedendo in direzione del palazzo in cui era prevista la proiezione di un film, sul suo tetto.
-Scherzi? Sai quanto diventa adorabile Bryan quando si incazza?- ribatté Isaac, passandogli un braccio intorno alle spalle.
-Uhm. Io mi sentirei soffocare, al posto tuo. Penso che la gelosia sia addirittura superflua in un rapporto di coppia dove c'è vero amore-
-Giusto- convenne Keith, annuendo, schivando un paio di passanti nel tentativo di continuare a camminare al fianco di Ryan, anche se risultava difficile farlo nello stretto marciapiede che stavano percorrendo, in mezzo al caos di gente che continuava ad affollare le strade anche a quell'ora, nonostante fosse un giorno infrasettimanale e fossero ormai prossimi alla mezzanotte.
-Guarda che anche tu, con Evan...- borbottò Ryan, mentre si indispettiva nei confronti di se stesso, e gli si palesavano nella mente le similitudini della discussione a cui lui stesso stava dando il via con quella che tanto lo aveva infastidito e fatto arrabbiare qualche giorno prima, quando dall'altra parte stava lui e i "ficcanaso" erano, ai suoi occhi, gli stessi di cui stava giudicando, in quel momento, le proprie relazioni.
"È una cosa spontanea. Ma come ha fatto male a me, dovrei evitare di fare con loro..." si disse con rammarico.
-Oh, ma io litigavo sempre con mio marito quando si dava a quel tipo di gelosia- disse Keith. -Ma ci sta. Nel senso che se avesse continuato a quel modo, di certo lo avrei lasciato, anche se lo amo. Però poi Evan è cambiato-
-Lo penso anch'io, ma Bryan no-
-Beh. Io spero che non cambi mai...- disse Isaac.
-Ma perché? Non ha motivo di essere tanto geloso di te, sa che lo ami. Che male c'è se ogni tanto usciamo insieme senza di lui?-
-Nessuno!- esclamò l'uomo sorridendo e i suoi denti bianchi parvero brillare nell'oscurità della notte. -Ti ricordo che io ho degli amici perché Bryan mi ha spinto a trovarne, a uscire di casa, a circondarmi di persone che non fossero lui, Maria o colleghi di lavoro- aggiunse Isaac, fermandosi davanti l'ingresso di un palazzo. -È chiuso!-
-Siamo arrivati in ritardo, l'ultimo spettacolo deve essere già iniziato. Mannaggia al traffico di L.A.!- borbottò Keith, puntellandosi i fianchi con le mani.
-Ma allora... perché ti mette a dormire sul divano?- gli chiese Ryan, del tutto incurante riguardo il cambio di programma che gli si prospettava. Si stava godendo la compagnia con i suoi amici e come avrebbero ingannato il tempo non gli importava granché, anzi, a essere sinceri, era contento di avere una buona scusa per non zittirsi e sedersi a guardare un film; preferiva di gran lunga continuare a chiacchierare con loro.
Isaac sollevò un sopracciglio con fare scettico e rivolse un'occhiata divertita in direzione di Keith e l'altro arrossì.
-Che mi è sfuggito?- domandò allora Ryan, aggrottando la fronte.
-Io non ho mai dormito sul divano- rispose Isaac, trattenendosi dal ridere e l'altro sgranò gli occhi, colmo di stupore.
-E tutte le volte in cui lui...- balbettò il giovane, in preda all'imbarazzo, sentendosi sempre più indiscreto, ma impossibilitato a porre un freno alla propria curiosità.
-È un gioco, R., un gioco di quel tipo. Lui fa il "cattivo" marito e io lo... punisco. Hai capito? Di quelli che si fanno dentro al letto, ma anche fuori. Tipo messaggio in codice: quando lui fa così io... tiro fuori le corde-
-Oddio, Isaac, ci stanno persone!- protestò Keith – che sapeva bene di cosa l'altro stava parlando – guardandosi intorno con profondo imbarazzo e l'uomo non riuscì più a trattenersi e rise di gusto, deliziato dalle espressioni quasi sgomente dei suoi amici.
-Che ne dite? Lo facciamo un salto al Seraphim?- propose Isaac, alla fine, e Ryan annuì, sentendosi ancora un po' scosso dalla scoperta che aveva appena fatto.
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