YOU'RE CRAZY LIKE HIM (NICOLE)


"Portala di sopra, divertiti con lei".

Le parole di Bellick mi penetrano nel cervello come una lama affilata, di ghiaccio, che m'impedisce di ragionare a mente lucida; trattengo il respiro perché so che cosa significano.

Lo capisce anche Teddy e prova a ribellarsi; ogni tentativo, però, è inutile perché i nodi sono troppo stretti.

"Non la toccare" urla "non permetterti di toccarla neppure con un dito"

"Si, Capo" si limita, invece, a rispondere Adam.

Nello stesso momento in cui mi afferra per il braccio destro qualcosa scatta in me, ritorno di nuovo padrona del mio corpo e tento di colpirlo con una serie di calci, dato che ho i polsi bloccati; fallisco miseramente perché lui è molto più forte di me: riesce a trascinarmi al primo piano e mi spinge dentro una stanza vuota, come il resto della casa, chiude la porta alle sue spalle e per la prima volta, da diverso tempo, rimaniamo da soli.

Si avvicina a me e toglie il nastro adesivo che mi copre la bocca, ma non fa lo stesso con le corde che ho attorno ai polsi; lo guardo negli occhi e decido di fare la prima mossa.

Anche se non sono una vera dottoressa ho letto molti libri di psicologia.

Tutto ciò che devo fare è tentare di prendere tempo e sperare che Teddy riesca a liberarsi.

"Adam, ti prego, non farlo. Potresti commettere il peggior errore della tua vita" dico con voce calma, controllata, ma lui mi blocca ed esplode all'improvviso.

"Mi hai preso in giro per due mesi interi" urla, con il volto contratto in una smorfia di sofferenza "fin dal primo momento in cui ti ho vista ho cercato di essere sempre gentile e disponibile nei tuoi confronti, Nicole. Sono stato tra i primi a darti il benvenuto a Fox River e ti ho fatto trovare la colazione sopra la scrivania del tuo ufficio. Non ho mai dubitato di te per un solo secondo, sono quasi arrivato a litigare con Bellick e con le altre guardie quando dicevano che tra te e T-Bag c'era qualcosa. Ho anche consegnato quel flacone di medicine proprio a lui, solo perché sei stata tu a chiedermelo. Ti ho mandato un mazzo di fiori quando sei stata ricoverata in ospedale per il crollo nervoso e durante la rivolta mi hanno trattenuto in cortile con la forza quando ho saputo che eri ancora dentro al Braccio A"

"Ed io ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, ma..."

"Ma non è stato abbastanza. Non è stato abbastanza per farti ricambiare il sentimento che io provavo per te. Come hai potuto innamorarti di quel mostro? Che cosa ha fatto? Che cosa ti ha promesso? Che cos'ha che io non ho?"

"Non mi ha fatto nessuna promessa, è successo e basta. Non ho scelto io d'innamorarmi di Teddy. Non odiarmi per questo, non mi sono mai presa gioco di te" mormoro, tentando di calmarlo, ma è tutto inutile.

"Non ti sei mai presa gioco di me? Quindi questo significa che quando sei uscita a cena con me lo hai fatto per un vero interesse? O lo hai fatto per far allontanare i sospetti da te?" domanda Adam; resto in silenzio e lui scoppia in una risata amara, passandosi entrambe le mani nei capelli scuri "lo sapevo... Lo sapevo... Tu non sei diversa da tutte le altre ragazze... Ed io sono solo uno stupido perché avrei dovuto capire ogni cosa fin dall'inizio. Come hai potuto innamorarti di quel mostro?"

"Te l'ho già detto una volta: non è stata una cosa programmata, è accaduto e basta"

"Allora sei pazza come lui".

Le sue parole mi colpiscono, perché sono simili a quelle che Lincoln mi ha rivolto qualche giorno fa, mentre cercavamo i cinque milioni di dollari.

Per la prima volta mi domando se sono loro due ad avere ragione.

Se c'è davvero qualcosa che non va in me.

Se c'è qualcosa di sbagliato, un ingranaggio rotto, che m'impedisce di vedere T-Bag nello stesso modo in cui lo vedono tutte le altre persone.

"No, io non sono pazza. Semplicemente ho fatto quello che nessuno di voi ha mai avuto il coraggio di fare: l'ho guardato negli occhi e ho capito molte cose. E non mi ha mai sfiorato con un solo dito" rispondo, sempre con voce ferma.

Non so se è causa delle mie parole o a causa del tono che ho usato, ma Adam colpisce la parete alle sue spalle con un pugno, creando così una piccola crepa nell'intonaco.

La porta si apre ed appare la figura robusta di Bellick; mi degna appena di una veloce occhiata prima di chiedere al suo sottoposto se ha finito con me.

"Si, me la sono spassata" mente lui, perché in realtà non mi ha toccata.

Forse non ha mai avuto la reale intenzione di farlo, ma non ne sono sicura.

Adam si avvicina a me e taglia la corda che ho attorno ai polsi con la lama affilata di un coltello; ci guardiamo negli occhi per pochi secondi prima che lui e Bellick spariscano nel corridoio.

"Chissà se lui ti vorrà ancora adesso che sei un giocattolo di seconda mano" dice l'ex capo delle guardie, con un ghigno, prima di chiudere la porta.

Sento i loro passi allontanarsi sempre di più, ma non mi muovo: resto seduta sulle assi del pavimento, con le braccia avvolte attorno alle ginocchia, senza riuscire a controllare un solo muscolo del mio corpo.

Quando trovo la forza per alzarmi la porta si apre e compare Teddy.

Il mio sollievo, però, svanisce dopo pochi istanti: il suo viso è una maschera di sangue raffermo, dai lineamenti irriconoscibili, l'occhio sinistro è gonfio, quasi completamente chiuso, ed è nuovamente sprovvisto della mano sinistra.

"Teddy..." balbetto "che cosa ti hanno fatto? Dov'è la tua mano?"

"Dobbiamo andarcene, tra pochi minuti arriverà una pattuglia" risponde lui, ignorando la mia domanda; mi afferra per il polso destro e mi trascina all'esterno della casa.

Saliamo in macchina, ma solo qualche minuto più tardi T-Bag è costretto a fermarsi nel parcheggio di un centro commerciale perché le sue condizioni fisiche non gli permettono di continuare a guidare.

Appoggia la fronte sul volante, senza dire una sola parola, ma io lo invito a girarsi verso di me ed a guardarmi negli occhi: non ha fatto nulla di cui vergognarsi, non deve sentirsi responsabile di ciò che è successo dentro quella casa, ma non ho il tempo di dirglielo perché mi sorprende per l'ennesima volta, mostrandomi un altro dei suoi lati nascosti.

Scoppia in un pianto disperato.

Non uno di quelli finti, con il volto nascosto tra le mani per celare un ghigno che preme per uscire.

Un pianto vero, con lacrime, gemiti e singhiozzi.

Per una volta lascia cadere tutte le barriere, ed io riesco a vederlo per ciò che è in realtà: un uomo solo, terribilmente solo e disperato, che ha imparato a sopravvivere indossando una maschera diversa a seconda della persona che ha davanti a sé.

Ma una maschera non può nascondere per sempre.

"Mi dispiace, mi dispiace" dice con voce spezzata "avevo promesso che ti avrei protetta e non sono riuscito a farlo. Ti prego, non mi lasciare, ho perso mio cugino e mio nipote. Tu sei tutto ciò che mi è rimasto, non lasciarmi da solo".

Appoggia la testa sulle mie gambe e continua a singhiozzare violentemente; gli accarezzo i capelli per tranquillizzarlo, provo a mormorare qualche parole, ma è tutto inutile: la crisi passa solo quando si addormenta un'ora più tardi.

Lo guardo in silenzio, senza smettere di accarezzargli i capelli, mentre un velo di lacrime salate mi appanna la vista.

Adesso sono io ad essere vicina ad un crollo di nervi.

"Oh, Teddy" mormoro, trattenendo a stento un singhiozzo "quante cose avrebbero potuto essere diverse se ci fossimo incontrati prima".



Ormai sono abituata a svegliarmi nella più completa solitudine, di conseguenza non sono sorpresa di trovare il sedile affianco al mio vuoto quando sollevo le palpebre.

La mia preoccupazione non nasce dalla domanda 'perché Teddy non è con me?', ma da un'altra di simile: dov'è Teddy in questo momento?

La risposta arriva appena qualche minuto più tardi, nello stesso istante in cui un uomo bussa al mio finestrino, mostrandomi la busta marrone di una colazione d'asporto.

"Buongiorno, signorina Baker. È davvero bellissima questa mattina" dice T-Bag con un sorriso.

È tornato ad indossare la sua solita maschera: l'uomo della notte precedente, che piangeva rannicchiato sulle mie gambe, è sparito e credo che non lo rivedrò mai più.

"Stavo per gridare! Credevo fossi..."

"Un maniaco?" mi domanda lui, con un sorrisetto compiaciuto, mentre entra nell'abitacolo.

"No, un poliziotto. Dove sei stato?"

"A prendere la colazione per entrambi, non è evidente?"

"Teddy, puoi anche fregare le altre persone, ma non provare a farlo con me. Dove sei stato?" gli chiedo una seconda volta; esita per qualche istante, probabilmente apposta, prima di infilare la mano destra nella tasca della felpa e mostrarmi un piccolo oggetto nero, su cui continua a lampeggiare una luce rossa.

Non ho mai visto nulla di simile e così corruccio le sopracciglia, chiedendogli poi spiegazioni.

"È un GPS. L'ho comprato quando sono uscito a prendere i fiori, i cioccolatini ed il mio completo"

"E per quale motivo hai comprato un GPS?"

"In caso qualcuno rubasse il nostro bottino" risponde Teddy, tranquillamente.

Spalanco gli occhi e socchiudo le labbra, perché finalmente capisco dove è stato mentre io dormivo.

"Hai ucciso Adam e Bellick?"

"No, non è andata in questo modo. Non ho trovato Bellick e non ho ucciso Adam. L'ho semplicemente colpito con una bottiglia di champagne ed ho aspettato che esalasse l'ultimo respiro. Non hai nulla di cui preoccuparti: nella suite dell'albergo ho trovato uno scontrino a nome di Brad... La colpa ricadrà sulle spalle di quel grasso maiale. Immagina la scena, Nicole: da capo delle guardie di un carcere di massima sicurezza a detenuto"

"Perché lo hai fatto?" chiedo, sconvolta al solo pensiero della sofferenza, del dolore e della paura che Adam deve aver provato "perché non lo hai ucciso con un colpo di pistola?".

Teddy mi guarda con un'espressione sconcertata, come se avessi appena detto una follia.

"Un proiettile è un modo troppo semplice e veloce per togliere la vita ad una persona. Un colpo al cuore... Un colpo al cervello... Si, è vero, avrei potuto farlo. Ma quell'animale meritava una fine diversa dopo quello che ti ha fatto, Nickie"

"Ma lui non mi ha toccata!"

"Che vuoi dire?"

"Non ha abusato di me, credo... Credo che non ne abbia avuto il coraggio"

"Questo non cambia nulla. Lo avrei fatto comunque. Ormai erano entrambi una minaccia per noi"

"Mi avevi promesso di non uccidere più, sono sicura che c'era un'altra soluzione..." rispondo, passandomi entrambe le mani sul viso; T-Bag scoppia a ridere e scuote la testa: infila la mano destra nella busta di carta marrone e mi porge un muffin ai mirtilli.

"E quale soluzione, Nicole? Che cosa avresti fatto al posto mio?"

"Io non... Io non lo so" balbetto, facendolo ridere una seconda volta.

"Vedi? È proprio questo il succo del discorso. Ci sono situazioni in cui sei costretto a fare la scelta più estrema. Spesso equivale anche alla più sbagliata, ma non puoi tirarti indietro perché non esiste una seconda opzione" si blocca per qualche istante e poi mi guarda con gli occhi socchiusi "preferisci il cappuccino o la cioccolata calda?".

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