THE ADDRESS (T-BAG)
Sul volto di Denise appare un sorriso luminoso quando mi vede entrare nell'ufficio postale: non c'è nessun altro, ad eccezione di noi due, perché ormai è il momento della chiusura giornaliera.
"Ehi..." mi saluta, posandomi un bacio sulle labbra "va tutto bene?"
"Si" rispondo con un semplice monosillabo, scrollando le spalle: in realtà non va tutto bene, anzi, ogni cosa sta andando letteralmente a puttane perché sto perdendo Nicole.
Denise capisce che la mia è una bugia, così insiste, cercando di strappare la verità dalla mia bocca; mi passo la mano destra tra i capelli e poi sospiro, rivolgendo lo sguardo altrove.
"Sam, lo sai che puoi dirmi qualunque cosa. Lo so che ci stiamo frequentando da pochissimo tempo, ma se c'è qualcosa che vuoi dirmi... Qualcosa che devo sapere... Voglio che tu sia completamente sincero con me"
"Mentre venivo qua ho ricevuto una brutta notizia: ieri notte è venuta a mancare mia zia. Io e mia sorella eravamo molto legati a lei, sai... Da piccoli è stata nostra zia ad occuparci di noi due. Ci ha cresciuti come se fossimo figli suoi... Poi, a causa di un litigio, me ne sono andato da casa e non ho più rivisto né l'una né l'altra. Non prendermi per pazzo, ma sono venuto qui perché mi era stato riferito che mia sorella abitava proprio in questa città con i suoi figli... Però deve essersi trasferita... Scusami, la mia vita è un completo casino. Non voglio annoiarti con queste cose. Sono un uomo di quarantasei anni e devo imparare a risolvere da solo i miei problemi, senza coinvolgere altre persone" rispondo, con una bassa risata, agito la mano destra e cerco di cambiare argomento "allora... Ti va di fare una passeggiata?"
"Come si chiama tua sorella?"
"Susan Hollander"
"Forse posso fare qualcosa per risolvere il tuo problema. Solitamente noi impiegati non dovremo divulgare queste informazioni, ma in questo caso sono sicura che si possa fare un'eccezione"
"Ohh, Denise... No... No... Non voglio farti perdere il lavoro a causa mia"
"Siamo soli, non lo verrà mai a sapere nessuno" dice lei, con un sorriso; si siede davanti ad un computer ancora acceso, digita qualche parola e dopo pochi minuti mi porge un foglio appena stampato, su cui c'è scritto un indirizzo "sei fortunato, Sam. Tua sorella si è trasferita poco lontano da qui. Senti, sabato sera vengono a cena da me i miei genitori, che ne dici se...".
Denise si blocca all'improvviso ed i suoi occhi azzurri si spalancano, sta fissando qualcosa alle mie spalle e capisco subito di che cosa si tratta: in una bacheca, su cui sono appesi diversi avvisi, spicca la mia foto segnaletica.
Nonostante i capelli biondi, lei mi ha riconosciuto subito.
"No, no, no" mormoro, amareggiato, scuotendo la testa "non avresti dovuto vedere quella foto, Denise. Adesso sono costretto a ucciderti".
Al mio ritorno in albergo trovo Nicole profondamente addormentata; potrei rimanere intere ore in silenzio a fissarla, ma dobbiamo abbandonare la città il prima possibile.
Sono proprio queste le parole che le ripeto mentre cerco di svegliarla.
"Abbandonare la città?" domanda Nickie, con voce assonnata "perché dobbiamo abbandonare la città? Qualcuno ti ha riconosciuto?"
"No, ma sono riuscito ad ottenere ciò che volevo" rispondo, mostrandole il foglietto con il nuovo indirizzo della mia ex compagna; lei lo prende in mano, lo fissa, ed il suo sguardo si rabbuia improvvisamente.
Per un momento ho il timore concreto di vedere la carta trasformata in tanti piccolo coriandoli; fortunatamente questo non accade ed il foglio ritorna nella tasca della felpa che indosso.
"Bravo, sei riuscito a sedurre quella donna ed a ottenere l'indirizzo che volevi"
"In verità... I fatti si sono svolti in un modo leggermente differente" ribatto, scompigliandomi i capelli; Nicole solleva il sopracciglio destro e chiede ulteriori spiegazioni.
"Che cosa è successo?"
"Si, è vero, sono riuscito a sedurla e sono riuscito anche ad ottenere l'indirizzo, proprio come il mio piano prevedeva. La situazione è leggermente precipitata quando ha visto questa appesa in una bacheca nell'ufficio postale" tiro fuori da una tasca dei pantaloni la mia foto segnaletica "mi ha riconosciuto e sono stato costretto ad ucciderla. Avrebbe parlato. Non possiamo permetterci di avere la polizia alle costole"
"D'accordo" mormora semplicemente lei, mordendosi il labbro inferiore "se ti aveva riconosciuto non potevi fare altro".
Per un momento, per un solo breve momento, mi sembra di vedere l'ombra di un sorriso compiaciuto sul suo volto: tutto, però, è così veloce che non capisco se è accaduto veramente o se è stato solo un parto della mia immaginazione.
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