SAY 'HI' TO HIM FOR ME, WILL YA? (T-BAG)
Mi trovo vicino ad un capannone quando qualcuno mi copre la bocca con una mano e mi spinge con forza al suo interno.
Due degli uomini di Abruzzi iniziano a picchiarmi senza risparmiarmi calci e pugni; si fermano solo quando è il loro capo ad ordinarglielo.
Mi bloccano i polsi con del nastro isolante e mi sbattono contro la superficie liscia di un tavolo.
Non sono né un novellino né uno stupido, so perfettamente in che situazione mi trovo; questo si chiama 'regolamento di conti': un detenuto ha un conto in sospeso con un altro e paga i secondini per avere il loro silenzio.
Ciò significa che in questo momento posso anche urlare fino a consumarmi le corde vocali ma nessuno verrà in mio soccorso, almeno non prima di ritrovarmi la gola tagliata od un pugnale conficcato nel petto.
"Lasciateci soli" ordina John; quando i suoi uomini escono si avvicina a me, solleva la manica sinistra della divisa e mi mostra quello che è un pugnale dalla lama piuttosto affilata.
Mi afferra per la maglietta ed io inizio a singhiozzare, con le lacrime che mi rigano nuovamente le guance.
"Hai ucciso mio cugino e mio nipote. Come hai potuto? Hai ucciso un bambino. Come hai potuto uccidere un bambino innocente?"
"Stai zitto" mi minaccia a denti stretti e con gli occhi spalancati, iniettati di sangue "non ti permetto di dire queste cose. Tu hai stuprato ed ucciso dei ragazzini senza provare il minimo rimorso. Dovrei ucciderti in questo stesso momento, dovrei tagliarti la gola e lasciarti qui ad annegare nel tuo stesso sangue. Ci sono sei famiglie distrutte dal dolore che aspettano solo questo".
Appoggia la lama del pugnale contro il mio zigomo sinistro, appena qualche millimetro sotto l'occhio; deglutisco a vuoto ed un altro gemito mi scappa dalle labbra.
"Ti prego, John, ti prego... Hai ragione, merito proprio questo per ciò che ho fatto ma, ti prego, dammi un'altra possibilità. Ti prego. Dammi un'altra possibilità"
"Ti darò una seconda possibilità per redimerti, Theodore, ma c'è una cosa che voglio in cambio da te"
"Tutto quello che vuoi" sussurro, ripetendolo una seconda volta, sentendo la lama premere con più forza contro la mia pelle "tutto quello che vuoi. Ti prego, John, ti prego! Cambierò!"
"Chiamati fuori" mi mormora all'orecchio sinistro "va da Scofield, chiamati fuori dal gruppo e dimentica per sempre quel buco, hai capito?".
Lo fisso per qualche istante in silenzio, senza fiato: uscire dal gruppo significa perdere l'unica occasione per tornare ad essere un uomo libero; Abruzzi mi afferra per la maglietta ed inizia a scuotermi violentemente perché vuole avere una risposta affermativa.
"D'accordo! D'accordo! Mi chiamo fuori! Mi chiamo fuori dal gruppo!"
"Giuramelo, Theodore, giura che lo farai! Giuralo su Dio!"
"Lo giuro, lo giuro su Dio! Lo giuro su Dio! Lo giuro su Dio!" ripeto urlando; inizio a singhiozzare più forte e mi appoggio al suo petto, supplicandolo di risparmiarmi la vita, di darmi effettivamente una seconda possibilità; lui mi abbraccia per qualche istante e poi mi lascia andare, spingendomi contro il pavimento del capannone.
"Sei un uomo libero. Mantieni la parola data e prega Dio perché abbia pietà della tua anima, Theodore, sempre se ne hai ancora una".
John mi volta le spalle per nascondere nuovamente la sua arma bianca sotto la manica e così facendo commette il peggior errore della sua vita; mi alzo in piedi e sputo sul palmo della mano destra una piccola lametta che nascondevo sotto la lingua.
"Ohh, John, a proposito del tuo Dio..." gli dico, avvicinandomi "salutalo da parte mia appena lo vedrai".
Nello stesso momento in cui si volta gli taglio la gola con la lametta; alcuni schizzi di sangue colpiscono una delle finestre ed Abruzzi si porta la mano destra sul collo, spalancando gli occhi, prima di crollare a terra come una bambola di stoffa.
Riesco a liberarmi dal nastro isolante, che ancora mi blocca i polsi, ed esco ignorando completamente i suoi versi strozzati.
Spero che quel figlio di puttana soffochi nel suo stesso sangue.
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