REVENGE IS A DISH BEST SERVED COLD (T-BAG)
Sono io il primo ad aprire gli occhi.
Nicole è ancora profondamente addormentata accanto a me: ha la testa appoggiata al finestrino ed alcuni ciuffi di capelli biondi le coprono il viso; il suo respiro lento e regolare li muove appena, come una leggera brezza.
Glieli sistemo con delicatezza dietro l'orecchio sinistro e mi soffermo ad osservare i suoi lineamenti, baciati dai primi raggi di sole.
È così bella che sento fremere ogni muscolo del mio corpo, tuttavia non provo l'impulso primordiale di possederla in questo stesso momento.
Dopotutto non è forse questo l'amore? Un sentimento puro, che va ben oltre la semplice attrazione fisica e l'accoppiamento animalesco; un sentimento che qualunque uomo o donna prova una, al massimo due volte nella propria vita.
Le accarezzo la guancia con la punta dell'indice destro, con delicatezza perché non voglio svegliarla, prima di uscire dalla macchina ed aprire il bagagliaio.
Non voglio lasciare da sola Nicole, ma ho un conto in sospeso che devo chiudere il prima possibile.
Prendo dei vestiti puliti, chiudo il bagagliaio e mi rifugio all'interno del bagno di una pompa di benzina: il completo che indosso è lacerato in diversi punti e sporco di sangue, di conseguenza non posso muovermi o rischierei di attirare subito l'attenzione.
Mi spoglio velocemente, indosso dei pantaloni da ginnastica, una maglietta ed una felpa; sistemo il cappuccio sopra la mia testa e frugo all'interno delle tasche fino a quando non trovo un piccolo oggetto metallico, con un display luminoso su cui spicca una luce rossa che si accende e spegne ad intermittenza.
Un altro acquisto di cui solo io sono a conoscenza.
Il segnale luminoso mi conduce ad un albergo lussuoso, uno di quei posti dove c'è sempre un portiere in uniforme ad accogliere gli ospiti; non posso usare l'ingresso principale e così entro tramite una porta secondaria, riservata al personale delle pulizie.
Percorro diverse rampe di scale e mi fermo davanti alla camera quattrocentocinque; controllo un'ultima volta lo schermo e poi busso due volte.
Sento dei passi avvicinarsi e qualcuno apre la porta: il volto allegro di Adam si trasforma subito in una maschera di terrore quando i suoi occhi si posano su di me; approfitto del suo smarrimento per entrare nella suite e punto l'indice destro contro tre ragazze, probabilmente delle prostitute, che mi guardano sconvolte.
"Voi. Fuori" sibilo, perché non voglio estendere la mia vendetta anche a loro.
Ho promesso a Nicole di non uccidere più persone innocenti, non voglio rimangiarmi la parola una seconda volta.
"Ti prego, T-Bag, possiamo trovare un'accordo... Una soluzione al nostro problema" balbetta quando restiamo da soli, allungando le mani davanti a sé, in una posizione di difesa; non lo ascolto e prendo in mano una bottiglia di champagne da un secchiello pieno di ghiaccio.
"Non m'importa se tu e quel grasso maiale di Bellick mi avete legato ad una sedia" dico a denti stretti "non m'importa se mi avete torturato ed umiliato. Non m'importa se avete rubato i cinque milioni. Non m'importa se mi hai sputato in faccia e se sono stato legato al termosifone. Non m'importa neppure se sono stato costretto a lasciare la mia mano dentro quella casa. Hai firmato la tua condanna nello stesso momento in cui hai afferrato Nicole per un braccio e l'hai trascinata in una stanza al primo piano"
"No! T-Bag! lasciami spiegare! Io non...".
Non voglio ascoltare le sue parole, non m'importa delle sue scuse che non possono rimediare a ciò che ha fatto.
Lo colpisco alla nuca con la bottiglia di champagne.
Impiego così tanta forza che il vetro si frantuma e si sparpaglia sul pavimento insieme al liquido frizzante; dalle labbra del ragazzo esce solo un flebile gemito: cade sulle proprie ginocchia e poi scivola di lato, mentre il sangue esce dalla profonda ferita che ha.
Profonda, ma non letale se medicata in tempo.
Ed io voglio assicurarmi che questo non accada.
Appendo fuori dalla porta il cartello con scritto 'NON DISTURBARE', accendo la radio ed alzo il volume quando trovo una canzone country, dal ritmo piacevole.
Nella suite c'è un divanetto di pelle rossa con affianco un tavolino su cui sono posati un bicchiere stretto, dal collo alto, riempito di champagne ed una scatola di cioccolatini; svuoto tutto il contenuto del bicchiere in un unico sorso e poi passo ai cioccolatini, senza mai staccare gli occhi dall'agonia che Adam sta vivendo.
Resto impassibile davanti alle sue suppliche, alle sue richieste d'aiuto e perfino alle sue lacrime; la mia espressione non cambia neppure quando, piangendo, inizia a ripetere la parola 'mamma'.
Da ragazzino mi sono ritrovato spesso in situazioni simili, mai nessuno è venuto in mio soccorso.
Impiega quasi un'ora ad esalare l'ultimo respiro e finalmente posso spostare la mia attenzione altrove.
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