FREEDOM; SECONDA PARTE (T-BAG)


Appena arrivo dall'altra parte del buco, mi accorgo che il resto del gruppo indossa già la tuta bianca, e così faccio lo stesso mentre aspetto Scofield e Manche.

Quando tutti e nove ci troviamo all'interno del tunnel, sorge un nuovo problema: la tuta di David non è completamente bianca, bensì di un azzurro pallido, slavato.

"Razza di stupido ragazzino" lo ammonisco con uno sguardo furioso "se veniamo scoperti a causa tua, giuro che ti ammazzo con le mie stesse mani. Non sei nemmeno in grado di svolgere un compito così semplice"

"Ci ho provato! Ma più di così non sono riuscito a togliere il colore!" prova a giustificarsi; cerca con lo sguardo Michael per avere un supporto da parte sua, ma lui non risponde e ci ordina di restare in silenzio e di seguirlo, perché il conto alla rovescia è già partito ed un'ora può essere un lasso di tempo veramente breve per un gruppo di detenuti che sta cercando di evadere da un carcere di massima sicurezza.

"Fermi!" esclama Michael dopo diversi minuti "fermi! Zitti! Lo avete sentito anche voi?".

Socchiudo gli occhi, e sento quello che sembra essere un gemito lontano e soffocato.

"Cazzo! Bellick!" dico, spalancando gli occhi "da dove provengono i lamenti?"

"Da questa parte... Almeno credo... Dobbiamo muoverci prima che qualcuno possa sentirlo"

"Lascia fare a me, Michelangelo" rispondo, superando lui e tutti gli altri; procedo lungo il condotto che si snoda a destra, ed arrivo appena in tempo per evitare che Bellick riveli la sua posizione: gli copro la bocca con la mano sinistra e con l'altra afferro un coltellino che porta appeso alla cintura "non provare a pronunciare una sola parola o ti taglio la gola come ad un maiale"

"Calmati, non saranno necessarie misure così drastiche" interviene Abruzzi, raggiungendomi insieme a Westmoreland e Sucre "lo porteremo con noi e lo lasceremo in un posto più sicuro, dove faticheranno a trovarlo, ma non possiamo ucciderlo"

"Eppure con un taglio alla gola sarebbe tutto più semplice"

"Vuoi davvero discutere di questa faccenda? Se non ci muoviamo a tornare dagli altri, se ne andranno senza di noi. Hai dimenticato che non abbiamo molto tempo a nostra disposizione?".

Non rispondo, lascio la presa sul grasso maiale ed osservo in silenzio John e Sucre che gli legano nuovamente i polsi dietro la schiena, e gli coprono la bocca con un panno di stoffa; torniamo dagli altri e riprendiamo a percorrere diversi tunnel, fino a quando arriviamo sotto a quello che è un grosso tombino.

"Restate qua, io arrivo subito. Legate Brad ad uno di quei tubi ed assicuratevi che il nodo sia ben saldo" sussurra Scofield, prima di sparire nell'oscurità quasi totale; obbediamo ancora una volta al suo ordine e poi ci sediamo a gambe incrociate, in attesa del suo ritorno.

Lancio un'occhiata a Westmoreland, che si trova poco lontano da me: ha il respiro piuttosto affaticato e non so per quanto ancora potrà resistere; in verità non so neppure se riuscirà ad uscire da Fox River nelle condizioni in cui si trova ora.

Sento un basso singhiozzo provenire dalla mia destra e cerco Tweener con lo sguardo.

"Cerca di avere i nervi saldi. Te l'ho detto, se qualcosa va storto per colpa tua e torniamo dietro le sbarre, ti ammazzo con le mie stesse mani".

La mia voce viene sovrastata dal suono di una sirena.

È scattato un allarme.

Nei nostri visi si dipinge la stessa espressione terrorizzata e tutti, probabilmente, facciamo lo stesso pensiero: Scofield è stato scoperto ed ha cantato come un canarino.

Invece, pochi istanti più tardi, il diretto interessato torna da noi, puntandoci contro il fascio di luce di una torcia.

"Sono riuscito ad azionare l'allarme antincendio del reparto psichiatrico. Dobbiamo aspettare che facciano evacuare l'intera struttura e poi possiamo uscire" c'informa, con lo sguardo rivolto verso il tombino.

Lo imitiamo e restiamo per lunghi minuti in silenzio, ad ascoltare il rumore di voci che gridano ordini ed il rumore di passi concitati; quando tutto si riduce ad un mormorio lontano usciamo dal nostro nascondiglio, ma prima rivolgo un largo sorriso a Bellick, che non può fare altro che assistere alla nostra fuga.

Michael ci guida in direzione del reparto psichiatrico, entra nell'ingresso principale e parla con un infermiere, dicendogli che siamo un piccolo gruppo di pazienti rimasto indietro.

Dal momento che in questo posto sono rinchiusi i matti, siamo costretti a comportarci di conseguenza, per non creare sospetti; abbasso lo sguardo ed inizio a mordere la manica destra della tuta, ed il resto della squadra compie gesti simili, passando velocemente davanti all'infermiere.

"Ehi!" esclama lui, all'improvviso, indicando Tweener "la sua tuta non è dello stesso colore delle altre. Non è uno dei pazienti"

"Hai ragione..." risponde Scofield, prima d'infilare l'ago di una siringa nel suo collo e premere fino in fondo lo stantuffo: l'uomo cade subito a terra, profondamente addormentato, a causa di un forte sonnifero e noi attraversiamo l'edificio quasi correndo, arrivando ben presto al corridoio che collega questa struttura a quella dell'infermeria.

Sucre controlla che sia completamente libero prima di farci cenno che possiamo percorrerlo.

Finalmente davanti a noi c'è la porta dell'infermeria.

È il nostro piccolo Michelangelo il primo ad aprirla, e scopriamo che dall'altra parte ci sono tre persone: Burrows, una guardia e la dottoressa Sara Tancredi.

"Vi prego" ci supplica l'uomo, alzando le braccia "il mio stipendio è così basso che non sono intenzionato ad ostacolare la vostra evasione!".

Non ascolto le sue parole e lo colpisco con un pugno in volto; frugo all'interno delle sue tasche e quando trovo una piccola chiave, la passo a Scofield, in modo che liberi suo fratello dalle manette che lo tengono immobilizzato al lettino.

"Ammanetta la guardia" dice poi, passandomele, ed io lo faccio subito, ma quando mi accorgo che il secondino ha un altro paio di manette attaccate alla cintura, le sfilo e le nascondo dentro una tasca dei pantaloni, senza farmi vedere dagli altri.

Michael si avvicina a Sara, che per tutto il tempo è rimasta in silenzio, le blocca i polsi con una fascetta di plastica e le accarezza velocemente il viso, credendo di non essere visto.

Sapevo di non essere l'unico, ed ora ne ho avuto la prova.

Non solo tra Scofield e Sara c'è qualcosa che va oltre il semplice rapporto tra paziente e dottoressa, ma lui l'ha convinta a collaborare in silenzio con noi, sicuramente grazie alla promessa di un futuro insieme al di là delle mura di uno squallido penitenziario; esattamente come io ho fatto con Nicole.

Rivolgo la mia attenzione all'unica finestra presente nello Studio: al di là del vetro ci sono delle spesse sbarre metalliche.

"Non voglio rovinare questo bellissimo momento, ragazzi, ma abbiamo un altro piccolo problema, a meno che qualcuno di voi sia in grado di passare attraverso le sbarre. Come facciamo ad uscire? Hai pensato anche a questo?" domando a Michael, impaziente; lui non risponde, si limita ad aprire una vetrinetta ed a srotolare il tubo di una pompa che serve in caso d'incendio.

Ordina a Sucre ed a C-Note di prendere i materassi di due brandine, e di posizionarli sotto la finestra, mentre lui lega un'estremità alle sbarre di metallo e l'altra attorno alla maniglia che c'è all'interno dell'ascensore in corridoio; schiaccia un pulsante, esce dalla cabina ma l'ascensore, anziché partire, riapre le porte scorrevoli.

"Non è possibile!" esclama lui; tenta una seconda volta, ma ottiene lo stesso risultato.

Afferro il suo polso sinistro e do una rapida occhiata all'orologio che indossa.

"Quindici minuti, Michelangelo. Sono trascorsi già quindici minuti e noi siamo ancora all'interno di Fox River"

"Non capisco... Dovrebbe funzionare..."

"Lasciate fare a me!" esclama, allora, Tweener.

Entra nella cabina, stringe il tubo con la mano sinistra e con la destra preme il pulsante per la terza volta: finalmente l'ascensore si mette in funzione, e dopo qualche istante la pressione è così forte che le sbarre si staccano dalla finestra e cadono sui materassi, senza provocare il minimo rumore.

Dall'altra parte c'è un cavo piuttosto robusto che si collega ad un palo, molto probabilmente abilitato alle comunicazioni: attraversa tutto il cortile del Braccio A e passa vicino al muro da cui dobbiamo saltare.

La porta dello Studio si apre ed entra Tweener, con il fiato ansante.

"Chi è il primo a partire?"

"Lincoln. Ho organizzato tutto questo per lui, è giusto che passi per primo" risponde Michael, prima di dare una pinza al fratello maggiore "questa ti serve per tagliare il filo spinato, altrimenti non possiamo saltare"

"D'accordo" si limita a dire Burrows; stringe la pinza tra i denti, afferra il cavo con entrambe le mani e cerca di arrivare dall'altra parte il prima possibile, occupandosi del filo spinato prima di fare dei cenni a tutti noi.

"Adesso è il mio turno" si fa avanti Abruzzi, afferrando a sua volta il cavo.

"Ehi!" protesta subito C-Note "e questo chi l'ha deciso?"

"Io, dal momento che sono l'unico ad avere un mezzo di trasporto per la fuga in Messico... O te lo sei già dimenticato?".

Benjamin non replica e nello stesso momento in cui John sparisce, la porta dell'infermeria si apre di nuovo ed appare un uomo che non ho mai visto prima: indossa una tuta completamente bianca, e questo significa che è un vero paziente del reparto psichiatrico.

Punta l'indice destro contro Scofield ed inizia a farneticare, pronunciando parole senza senso.

"Vengo anche io con voi... Me lo ha promesso lui... Me lo ha detto... Ero il suo compagno di cella... Vengo anche io o inizio a urlare..."

"Che cazzo vuole questo individuo?"

"Patoshik. È stato il mio compagno di cella quando Sucre non voleva far parte della squadra. Aveva intuito qualcosa riguardo al significato dei miei tatuaggi, per questo motivo ho fatto in modo di essere portato nel reparto psichiatrico. È stato lui a fare i disegni. Gli ho promesso che lo avrei fatto evadere insieme a noi, ma non credevo che...".

Michael non riesce a terminare la frase perché scoppio a ridere.

"Che mossa geniale. Davvero una mossa geniale. Facciamo evadere tutta Fox River, dal momento che continua ad entrare gente nel gruppo!" esclamo, stringendo i pugni per resistere all'impulso di colpire la parete alle mie spalle.

"Neppure tu dovevi essere parte della squadra, T-Bag, eppure sei qui. Se apri ancora una volta la bocca per lamentarti, ti butto giù da questa finestra"

"Davvero, pesciolino? Ne saresti davvero capace?" domando a Scofield; mi avvicino a lui in modo che i nostri visi si sfiorino "secondo me non hai abbastanza palle per farlo. Tu sei una di quelle persone che non ama avere le mani sporche di sangue e fa fare tutto il lavoro agli altri. Anche adesso. Aspetti in silenzio di vedere che ci scanniamo tra di noi perché a te importa solo di Lincoln"

"Su una cosa hai ragione: voglio bene a mio fratello, ed anche se non ho mai commesso un omicidio, sono pronto ad ucciderti se provi ad ostacolarmi. Lui resta insieme a tutti gli altri. Te lo ripeto un'ultima volta: apri ancora la bocca per lamentarti e ti butto giù da questa finestra" sussurra lui, mentre Patoshik raggiunge Burrows ed Abruzzi.

La nostra discussione viene interrotta da un gemito improvviso: Westmoreland si è accasciato sul pavimento, la mano sinistra appoggiata al fianco ormai non riesce più a nascondere la macchia di sangue che continua ad espandersi; Michael lo raggiunge, gli chiede spiegazioni e Charles racconta, con un filo di voce, che è stato Bellick a ferirlo, dopo aver scoperto il buco nella stanza delle guardie.

"Sara può curarti, se le tolgo la fascetta..."

"No, Michael" lo interrompe Westmoreland, con il volto grigio "è troppo tardi per me, ma voglio che tu sappia una cosa. Le voci che circolano su di me sono vere solo in parte. Nello Utah, nel Double K. Ranch non ho seppellito un milione di dollari. Bensì cinque".

Mentre Charles esala il suo ultimo respiro, cala il silenzio.

Io, Scofield, Tweener, C-Note, Sucre e Manche stiamo pensando la stessa cosa.

Cinque milioni.

Cinque fottutissimi milioni di dollari.

Una bella cifra per chi vuole ricominciare una nuova vita in un posto lontano.

"Non possiamo fare più niente per lui. Andiamo. Forza. Ci resta poco tempo".

La voce del nostro geniale architetto pone bruscamente fine alle mie fantasie e mi porta alla realtà: siamo ancora in sei nella stanza, ed i minuti trascorrono sempre più velocemente.

Il mio turno arriva dopo quello di Sucre, C-Note e Tweener; afferro con entrambe le mani il cavo e cerco di arrivare dall'altra parte il più in fretta possibile, evitando accuratamente di guardare verso il basso: non so con esattezza quanti metri mi separano dall'erba del cortile, ma se mollo la presa nessuno mi salverà da un trauma cranico assicurato.

Burrows allunga la mano destra, riesco ad afferrarla e mi siedo sul bordo del muro.

"Che cosa devo fare?"

"Lasciati cadere, gli altri ti prenderanno"

"Che cosa?" domando a denti stretti, incredulo "stai scherzando, Burrows? Lo sai che se lo faccio nessuno mi afferrerà?"

"O scendi di tua spontanea volontà o ti spingo io".

Non sta bluffando, glielo leggo nelle iridi scure, completamente diverse da quelle del fratello minore.

Chiudo gli occhi e mi lascio cadere nel vuoto.

Contro ogni mia previsione qualcuno mi afferra, evitandomi un violento impatto con l'asfalto; appena i miei piedi toccano il suolo, mi appoggio ai mattoni che formano le mura e prendo un paio di profondi respiri, per rilassare i muscoli ed i nervi: non c'è alcuna differenza tra l'aria che si respira all'interno di Fox River e l'aria che adesso soffia contro il mio viso, eppure mi sembra completamente diversa, come se avessi cambiato continente.

Il sollievo, però, sparisce subito perché i fari posizionati all'interno delle quattro torrette di sicurezza s'illuminano all'improvviso, seguiti da un'acuta sirena.

"Che cosa succede?" domando, anche se ho già capito tutto.

"Ci hanno scoperti" sussurra John "Michael è ancora dall'altra parte"

"Michael!".

Ognuno di noi sente l'urlo carico di disperazione di Lincoln, ma è impossibile capire che cosa sia accaduto con esattezza; mi allontano di qualche passo, ma Abruzzi se ne accorge subito e mi afferra per il polso destro.

"Che cosa stavi facendo?"

"Dobbiamo andarcene, se restiamo qui ci troveranno! Ed io non sono intenzionato a tornare dentro, non ora che sono di nuovo un uomo libero!"

"O tutti o nessuno, Theodore. Finché tutti non saranno da questa parte nessuno muoverà un solo passo"

"D'accordo" ringhio, liberandomi dalla presa.

I minuti passano; Scofield e Burrows riescono a raggiungerci, ma con loro non c'è Manche.

"Dov'è mio cugino?" domanda subito Sucre.

"Il cavo si è spezzato e lui è caduto. Lincoln mi ha afferrato appena in tempo. Da questa parte" risponde Michael, indicandoci una strada secondaria.

Inizia a correre e noi sette lo imitiamo.

Ecco, penso per risparmiare fiato, ci siamo riusciti.

Siamo evasi da Fox River.

Siamo liberi.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top