FREEDOM; PRIMA PARTE (T-BAG)
La tensione gioca brutti scherzi a chiunque, anche ai soggetti più forti, soprattutto quando sei in procinto di evadere da un carcere di massima sicurezza.
Scoppio a ridere improvvisamente e gli altri del gruppo si voltano a fissarmi.
"Che cosa c'è di così divertente?" mi domanda C-Note, in un tono tutt'altro che amichevole, ancora offeso perché qualche giorno prima ho paragonato la sua mano alla zampa di una scimmia.
"Quello" rispondo, indicando una guardia con un grosso cane lupo a guinzaglio "il magnifico piano del nostro Michelangelo ha una piccola crepa. Come facciamo con i cani? Se sentono il nostro odore non riusciremo ad andare molto lontano"
"Semplice. Togliamo il nostro odore dalle nostre celle. Usate quello che volete, ma cercate di farlo entro domani sera"
"Forse domani sera è troppo tardi" interviene Westmoreland, unendosi al nostro gruppo.
Qualcosa non va, me ne accorgo subito, perché ha una mano appoggiata al fianco sinistro ed il volto pallido, quasi cereo.
"Perché?"
"C'è stato un piccolo problema: Bellick ha scoperto il buco nella stanza delle guardie"
"Impossibile! L'ho ricoperto io, ho seguito tutte le istruzioni di Michael!" dice Sucre, sbalordito.
"Qualcuno ha fatto la spia" commenta, allora, Abruzzi.
"Non ha senso" rispondo io, appoggiandomi alla recinzione "tutti noi abbiamo solo da guadagnare con questa evasione... Perché qualcuno avrebbe dovuto spifferare ogni cosa a Bellick? Lui ha sempre sospettato che ci fosse qualcosa dentro la stanza delle guardie, ha semplicemente avuto fortuna"
"Dove si trova adesso?" domanda Scofield, con una punta di agitazione nella voce.
"Dentro al buco. Legato ed imbavagliato. L'ho colpito alla testa, quindi non dovrebbe risvegliarsi prima di un paio di ore"
"E se qualcuno vede la sua macchina nel parcheggio?"
"E se riesce a liberarsi dalle corde?".
Il panico dilaga in pochi istanti e le domande si susseguono rapidamente, accavallandosi l'una con l'altra; io non pronuncio una sola parola, ma stringo con più forza gli anelli di metallo della recinzione, perché so di essere ad un solo passo da crollare a terra, e non voglio che gli altri mi vedano ancora piangere e tremare.
"Non accadrà nulla di tutto questo!" esclama Scofield, ponendo fine alla lunga serie di quesiti "scapperemo. E lo faremo questa sera alle nove, quando le porte delle celle scatteranno"
"E pensi che gli altri detenuti non vedranno noi sei che c'infiliamo dentro un buco nella tua cella? E tuo fratello? Hai dimenticato che si trova ancora in isolamento?" gli chiedo, scoppiando a ridere una seconda volta; Michael mi guarda e risponde senza la minima esitazione.
"Te l'ho già detto una volta, T-Bag: non preoccuparti di queste cose, limitati a fare la tua parte e non commettere sciocchezze, perché anche il più piccolo passo falso potrebbe compromettere l'intero piano. Se i tuoi nervi non sono abbastanza saldi per affrontare un'evasione e vuoi chiamarti fuori, questo è il momento di dirlo. E lo stesso vale per tutti voi. Questa è l'ultima occasione per ripensarci, poi non si potrà più tornare indietro".
In mensa ognuno di noi pranza nella più totale solitudine, senza occupare lo stesso tavolo: abbiamo molto a cui pensare e dobbiamo trovare la giusta concentrazione per quello che dobbiamo affrontare tra poche ore.
Qualcosa cade sopra le mie gambe: abbasso lo sguardo e mi rendo conto che si tratta di un piccolo pacchetto marrone che Abruzzi ha appena lanciato; proprio a lui rivolgo uno sguardo perplesso.
"John... Pensavo avessimo già fatto pace... Non era necessario farmi un regalo. Aspetta... Non dirmi che ti stai dichiarando?"
"È più forte di te sparare cazzate ogni volta che apri la bocca, Theodore? Non è un regalo e non è da parte mia. Te lo mandano Michael e C-Note, sto distribuendo pacchetti come questo anche agli altri della squadra"
"E cosa contiene?"
"Una tuta da lavoro ed un sacchetto di plastica pieno di candeggina. La tuta l'ha procurata Scofield, mentre Franklin ha pensato alla candeggina. Dal momento che dobbiamo introdurci nel reparto psichiatrico per arrivare in infermeria, dobbiamo confonderci tra i pazienti. Loro indossano sempre una tuta completamente bianca"
"Mi stai dicendo che devo trascorrere l'intero pomeriggio a scolorire un indumento?"
"Si, T-Bag, se vuoi evadere devi fare la bella lavanderina. La tuta deve essere perfettamente bianca ed asciutta per questa sera" mi ordina Abruzzi, categorico, appoggia una mano sulla mia spalla destra e poi si allontana per dare a Westmoreland le stesse istruzioni; nascondo il pacchetto sotto la maglietta che indosso e finisco di mangiare la brodaglia all'interno del mio piatto.
Quando mi alzo per riporre il vassoio, lancio per puro caso un'occhiata ad un altro detenuto, seduto davanti ad un tavolo poco lontano, mi avvicino ed indico la ciotola di cavoletti di Bruxelles ancora intatti.
"Marcus... Posso?"
"Prendili pure, ma hanno lo stesso odore di una carcassa in putrefazione"
"Proprio quello che cercavo" mi limito a rispondere con un sorriso; ne afferro una manciata, e li infilo in una tasca dei pantaloni prima di allontanarmi.
Nello stesso momento in cui le porte scorrevoli delle celle si chiudono, appendo un asciugamano bianco davanti le sbarre, tiro fuori i cavoletti e li nascondo all'interno del materasso.
Mi siedo sul pavimento ed apro il pacchetto che Abruzzi mi ha consegnato: dentro, effettivamente, ci sono una tuta blu ed un sacchetto che contiene un liquido trasparente, simile all'acqua.
Il lavandino non è abbastanza profondo per un'operazione simile, così sono costretto ad usare la tazza del cesso: lascio cadere dentro l'indumento, rompo il sacchetto di plastica e svuoto tutta la candeggina, assicurandomi che neppure una goccia cada sul pavimento; un odore pungente mi aggredisce subito le narici, ma lo ignoro ed inizio a sfregare con forza la stoffa, in modo che il colore esca il più velocemente possibile.
Forse non sono il perfetto casalingo, ma so svolgere le faccende domestiche: quando ero solo un ragazzino dovevo occuparmi della pulizia della casa.
Mia madre non poteva farlo a causa della malattia mentale, mentre l'uomo che ha contribuito alla mia nascita era sempre troppo impegnato a bere.
Non so per quanto tempo continuo a strofinare e sfregare la stoffa, ma quando finalmente sollevo la tuta da lavoro il colore non c'è più; la strizzo con cura per assicurarmi che non ci siano macchie, e poi la nascondo sotto la brandina.
Tolgo l'asciugamano, e lo utilizzo per pulirmi le mani e le braccia ancora intrisi dall'odore di candeggina.
Non posso andarmene da Fox River senza avvisare Nicole, e senza vederla un'ultima volta in caso qualcosa andasse storto nel piano, ma non posso neppure provocarmi qualche taglio perché C-Note ha ancora il mio punteruolo, e così sono costretto a dare una testata ad una parete: la vista mi si annebbia per qualche istante, sento qualcosa di caldo e viscoso scivolare lungo il lato sinistro del viso, e capisco di avere un taglio proprio sul sopracciglio.
Mi avvicino alle sbarre e urlo fino all'arrivo di un secondino.
"Lasciami indovinare..." dice lui, in tono strascicato "per qualche strana ragione quel taglio è apparso nel tuo sopracciglio sinistro e vuoi andare in infermeria per essere medicato?"
"Cavolo! Un secondino con un cervello ed il senso dell'umorismo? Credevo fosse solo una leggenda" commento con una bassa risata mentre la porta scorrevole si apre; lui non risponde, si limita ad afferrarmi per il braccio destro ed a trascinarmi lungo il corridoio, in direzione dell'infermeria.
Quando entro nello Studio di Nicole, mi basta un solo sguardo per capire che qualcosa la preoccupa.
"Sono tutti agitati perché Bellick non si è presentato a lavoro questa mattina. Tu sai qualcosa di questa faccenda?" mi domanda subito, senza un cenno di saluto o una parola dolce.
"Io sono un detenuto, Nicole, mentre lui è un uomo libero. Come posso far scomparire un uomo libero dall'interno della mia cella? È una cosa impossibile" rispondo, con un sorriso; non so se sospetta di me, ma non le lascio il tempo di dire altro "questa notte evadiamo".
La sua espressione cambia radicalmente, ed inizia a balbettare, impallidendo.
"Cosa..."
"Scofield aveva un piano di riserva e questa notte lo metteremo in atto. Domani sarò un uomo libero, questa volta non sono parole al vento"
"E dove andrai? Voglio dire... Una volta fuori le mura... Michael ha progettato anche quello?"
"Lui ed il fratello si sono accordati con Abruzzi per avere un passaggio in aereo" le spiego "ma ho il sospetto che lo stesso non vale anche per il resto della squadra. Soprattutto per me, dal momento che io e John abbiamo sempre avuto diversi contrasti. Non ti preoccupare, Nicole, troverò un posto sicuro dove nascondermi e appena le acque si saranno calmate, verrò a cercarti e ce ne andremo dall'Illinois"
"Ma, Teddy, se riuscirete a scappare sarà un'enorme bufera mediatica! Le luci non si spegneranno fino a quando tutti voi sarete di nuovo all'interno di Fox River o di un altro penitenziario! E se ti catturano in un altro Stato? E se ti uccidono? E se ti condannano alla pena capitale? Non hai pensato a queste opzioni?"
"Ci penserò quando arriverà il momento, adesso m'importa solo di evadere".
È tenero e quasi commovente vedere come Nicole si preoccupa per me: nessuno lo ha mai fatto prima, tranne Susan, almeno fino al giorno in cui ha scoperto chi sono e cosa ho fatto.
Con lei, invece, è completamente diverso perché è a conoscenza del mio passato.
"C'è una cosa che devi sapere e riguarda proprio questa sera" mormora poi, prendendo posto a mio fianco, sul lettino "gran parte dello staff ha dei sospetti su noi due. Nessuno mi ha mai chiesto qualcosa, ma so quello che pensano e so anche quello che bisbigliano alle mie spalle. Karla, poi, ha anche visto il nostro bacio mancato. La colpa non è tua, è solo mia. Non sono stata abbastanza attenta e furba da tenere nascosta ogni cosa... Non potevo immaginare che proprio questa sera ci sarebbe stata la vostra evasione e quindi... E quindi ho accettato l'invito a cena di una guardia".
Pronuncia le ultime parole velocemente, quasi senza riprendere fiato, poi mi guarda in silenzio ed in attesa di una risposta o di una reazione da parte mia; stringo la mano sinistra attorno al bordo del lettino, e Nicole riprende a parlare, affrettandosi a dire che non prova nulla per il suo cavaliere galante.
Anche se non ha detto il suo nome, so che si tratta della stessa giovane guardia che mi ha portato il flacone con le finte pillole ed il bigliettino: solo una persona innamorata può rischiare tanto per un semplice favore.
"Detesto quando le altre persone toccano qualcosa che mi appartiene" rispondo alla fine, mordendomi la punta della lingua "ma non potevi fare altro. Non sono arrabbiato con te, Nicole, ma devi promettermi che non ci sarà nessun dopocena o la situazione potrebbe cambiare drasticamente".
La minaccia non è rivolta a lei, ma non so se lo ha capito.
"Te lo prometto, Teddy. Credo che... Credo che per tutta la cena continuerò a pensare a te" sussurra, prima di sospirare.
So che per me è arrivato il momento di tornare in cella, ma non voglio andarmene.
Non prima di avere ricevuto qualcosa che desidero da tempo.
"Nicole"
"Si?".
La guardo in silenzio, e mi mordo di nuovo la punta della lingua.
"Ricordi quando ti ho detto che volevo darti il mio primo bacio da uomo libero?"
"Si"
"Dato che mi aspetta una notte molto impegnativa, credo sia meglio riscuoterlo ora" sussurro, con un sorriso appena accennato.
Non aspetto una sua risposta: appoggio la mano destra sulla sua nuca, l'attiro a me e la bacio, assaporando finalmente il gusto dolce delle sue labbra.
Mi muovo con delicatezza, senza essere troppo violento od invadente, perché ho la certezza che al primo scatto brusco o possessivo potrebbe tirarsi indietro, terrorizzata; scopro con piacere che lei ricambia in modo timido, come se fosse il suo primo bacio, e questo non fa altro che accrescere il mio desiderio.
Sono io il primo ad allontanarsi ed a porre fine al momento d'intimità; riprendo fiato e le sorrido ancora, ricevendo a mia volta un sorriso come risposta.
"Buona fortuna, Teddy" mormora muovendo appena le labbra, ancora umide; mi accarezza velocemente la guancia destra e poi fa entrare due guardie nel suo Studio.
Appena torno nella mia cella, mi lascio cadere sul materasso della brandina e mi passo la lingua prima sul labbro superiore e poi su quello inferiore, godendomi un'ultima volta il gusto della bocca di Nicole prima che sparisca del tutto.
Sono sicuro che anche il resto della squadra sta riflettendo su quello che li aspetta al di là delle mura di Fox River.
Sucre vuole ricongiungersi con la sua fidanzata per crescere insieme il figlio che sta aspettando.
Westmoreland vuole rivedere sua figlia un'ultima volta, prima che il cancro la divori completamente.
Abruzzi vuole uccidere Fibonacci, l'uomo che lo ha fatto rinchiudere qua dentro, prima di tornare dalla moglie e dai suoi due gemelli.
C-Note, a sua volta, vuole tornare dalla famiglia.
Scofield e Burrows vogliono raggiungere il Messico, ma sono sicuro che dietro c'è ben altro che hanno sempre evitato di raccontare nei minimi particolari.
Per quanto riguarda me, invece, ho dei conti in sospeso con Susan.
Le ore trascorrono con una lentezza quasi estenuante, e poco prima dell'inizio della nostra seconda pausa, arrivano due guardie che prelevano Scofield dalla sua cella, perché il direttore ha bisogno di parlargli con la massima urgenza.
Merda.
"Tic Toc, Scofield... Tic Toc..." gli sussurro quando passa davanti alle mie sbarre, per ricordargli che il momento dell'evasione si avvicina sempre di più; Michael non mi degna di una sola occhiata e l'espressione imperturbabile che ha in viso non cambia minimamente.
Circa dieci minuti più tardi, le porte scorrevoli si aprono automaticamente; indosso una felpa grigia perché in questi giorni il clima è piuttosto rigido, e sotto ad essa infilo la tuta bianca prima di raggiungere velocemente la cella di Scofield: Sucre, Abruzzi, C-Note e Westmoreland sono già arrivati.
"Ormai dovrebbe già essere qui..." mormora Sucre, visibilmente agitato, stringendo nella mano destra il rosario che ha sempre attorno al collo.
"È meglio che torni in fretta" dice a sua volta C-Note, muovendosi nervosamente "perché potremo avere un piccolo problema".
Fa un cenno con la testa ed io rivolgo la mia attenzione all'altro lato del corridoio: l'ex gruppo di Benjamin ci sta osservando e non sembra avere buone intenzioni.
Hanno preso le distanze da lui nello stesso momento in cui lo hanno visto trascorrere sempre più tempo in compagnia mia e di Abruzzi.
Fortunatamente Michael fa ritorno dall'ufficio del direttore ed io non perdo tempo ad aggredirlo a parole.
"Si può sapere per quale motivo Pope aveva urgenza di vederti?"
"Diciamo che mi sono assicurato la presenza di Lincoln in infermeria" risponde con il suo solito sorrisetto indecifrabile "abbiamo un'ora a nostra disposizione. Dobbiamo sbrigarci"
"Io entro per primo" interviene Benjamin, ormai è così agitato che ha la fronte completamente imperlata di sudore "i miei ex compagni vogliono sistemare un paio di faccende con me, e sono sicuro che non saranno soddisfatti fino a quando vedranno il mio cadavere in una pozza di sangue. Entro io per primo nel buco"
"D'accordo" risponde Michael, senza opporre la minima resistenza.
C-Note entra nella cella e sposta il lavandino, mentre gli altri si posizionano in modo da coprire l'entrata, ed io fronteggio il gruppo.
"Spostati, T-Bag" mi ordina uno di loro "sappiamo che tu e gli altri del vostro gruppo state nascondendo Benjamin"
"Strano... Vedo la tua bocca muoversi ma sento solo versi animaleschi uscire" rispondo, con un'espressione confusa; vengo spostato bruscamente, ma quando entrano nella cella di Scofield e Sucre è ormai troppo tardi: il loro ex Capo è già dentro al buco ed il lavandino è di nuovo al suo posto.
Quando si allontanano, io e Michael sistemiamo con cura un asciugamano bianco davanti l'entrata della cella, spostiamo di nuovo il lavandino e Abruzzi, Sucre e Westmoreland s'infilano velocemente all'interno del tunnel.
Sto per fare lo stesso, quando l'asciugamano si solleva ed appaiono Tweener e quella palla di lardo di Manche, il cugino di Sucre.
"Anche loro sono nella squadra" dice Scofield, prima che io possa aprire bocca.
"E questo da quando?"
"Manche ha procurato le vostre tute e la divisa da guardia per me. E per quanto riguarda Tweener, ho un debito nei suoi confronti e sono intenzionato a rispettarlo. Vengono anche loro con noi"
"Bene" rispondo a denti stretti, per nulla entusiasta della novità, afferro David per la felpa e lo spingo verso il lavandino "tu entri prima di me, così posso assicurarmi che non giocherai qualche brutto scherzo".
Aspetto che sparisca anche lui dall'altra parte del buco e poi, finalmente, arriva il mio turno di assaporare il primo passo verso la libertà.
N.D.A: Spero che questi quattro capitoli riescano a compensare i due che non ho potuto pubblicare la scorsa settimana! Mi scuso ancora per il disguido!
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