DROP EVERYTHING (NICOLE)


Karla mi propone di andare a pranzo insieme nello stesso ristorante italiano in cui siamo state già una volta, ed io accetto, già sapendo che vuole parlarmi.

Mentre usciamo da Fox River lancio un'occhiata al cortile del Braccio A, con la speranza di vedere Teddy, ma stranamente non c'è.

Quando ci sediamo davanti ad un tavolo decorato con una tovaglia rossa e bianca, Karla si passa entrambe le mani nei capelli.

"Ieri sera mi hai chiesto di tacere se la nostra amicizia vale qualcosa per me"inizia, mordendosi il labbro inferiore "e proprio perché ci tengo alla nostra amicizia mi sento in obbligo di avvisarti"

"Karla..." intervengo io, ma lei m'interrompe, continuando con il discorso che si è preparata.

"Ascoltami, Nicole, io sono qui da qualche mese e credo di aver capito come funziona all'interno di Fox River: ci sono detenuti pericolosi, detenuti meno pericolosi e detenuti innocui. Poi ci sono quelli che bisogna assolutamente evitare. T-Bag è uno di quelli. Io non so che cosa ti ha detto, ma sono sicura che si tratta solo di una lunga serie di bugie"

"Tra me e lui non c'è mai stato nulla..."

"E perché ieri stavate per baciarvi?"

"Non lo so. Non lo so. Stava semplicemente per accadere" mormoro scuotendo la testa, stringendo alcune ciocche di capelli tra le mani "io... Io ho bisogno di vederlo, capisci?"

"È proprio questo ciò che mi preoccupa. Il modo in cui parli di lui, lo sguardo che hai... Nicole, ti stai innamorando di una persona che ha commesso cose orribili e che passerà il resto della sua vita dietro le sbarre. Non voglio costringerti a prendere decisioni affrettate, ma forse è meglio se te ne vai da Fox River prima di ritrovarti con il cuore spezzato".

Ecco, ha pronunciato esattamente le parole che temevo.

Abbandonare Fox River, dimenticare Teddy e ricominciare una nuova vita molto lontano, magari in un altro Stato.

"Ti prometto che ci penserò e quando avrò preso una decisione sarai la prima persona a cui la comunicherò" le rispondo, sforzandomi di sorridere e lei ricambia, già più tranquilla.

Poco dopo il nostro rientro in carcere, due guardie scortano T-Bag in infermeria ed io capisco subito che c'è qualcosa che non va: ha lo sguardo perso nel vuoto e nessuna ferita sul viso o sulle braccia.

"Non sappiamo che cosa è successo esattamente" dice una delle guardie, rispondendo ad una mia domanda "lo hanno trovato in cortile che urlava e piangeva come un bambino. L'unica cosa certa è che il direttore gli ha comunicato che hanno ucciso suo cugino e suo nipote".

Mi volto a fissare l'uomo per qualche istante, sbalordita, prima di rivolgergli un'espressione di disgusto: ha appena descritto quello che è successo a T-Bag con estrema calma, come se fosse una cosa della minima importanza.

"Uscite immediatamente dal mio Studio"ordino a denti stretti ad entrambi; appena la porta si chiude gli appoggio le mani sulle guance e cerco di attirare la sua attenzione "Teddy... Teddy... Theodore... Riesci a sentirmi? Ti prego, rispondimi".

Lui non risponde e continua a fissare il vuoto, ritento una seconda volta e finalmente socchiude le labbra per pronunciare quattro parole.

"So chi è stato"

"Come?"

"So chi è stato ad uccidere mio cugino e mio nipote" ripete una seconda volta, fissandomi con uno sguardo duro e freddo, lo stesso che devono aver visto le sue vittime "Abruzzi. È stato lui a farlo"

"Ma... Ma questo è impossibile... Lui è rinchiuso qui dentro..."

"Ma i suoi uomini sono fuori. Si, deve essere andata così... Ha ordinato a qualcuno di farlo..."

"E per quale motivo avrebbe dovuto ordinare l'omicidio di due persone innocenti?" gli domando.

Teddy non risponde e si chiude nuovamente nel mutismo più totale; non ho prove con me, ma so che mi sta nascondendo qualcosa di estremamente importante, e per la prima volta mi ritrovo a temere per la sua vita.

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