BROKEN AND EMPTY (NICOLE)


Per tutta la notte non riesco a dormire: continuo a girarmi e rigirarmi sul materasso, ed ogni volta che chiudo gli occhi nella mia mente si forma la domanda a cui non ho avuto una risposta.

Teddy è convinto che suo cugino e suo nipote siano stati uccisi per ordine di John Abruzzi; è ovvio che vuole vendicarsi, l'ho letto nei suoi occhi in infermeria, ed è proprio questo a farmi paura.

Non conosco Abruzzi, ma non bisogna essere dotati di una mente geniale per capire che è una persona pericolosa e che è meglio non averlo come nemico: potrebbe intuire qualcosa e decidere di agire prima di Teddy; potrebbe torturarlo, ferirlo gravemente o ucciderlo all'interno di uno dei capannoni che ci sono nel cortile ed abbandonare là il corpo.

Per tutta la notte non riesco a dormire.

Quando mi reco a Fox River, ho la testa che pulsa violentemente e faccio fatica a reggermi sulle gambe; Karla capisce che qualcosa non va con una semplice occhiata, mi segue nel mio Studio e mi domanda che cosa mi preoccupa.

"Va tutto bene" rispondo, sforzandomi di sorridere.

No, in realtà non va tutto bene.

Non va bene niente.

Non riesco a scrollarmi dalla pelle l'orribile sensazione di una catastrofe imminente.

Voglio vedere T-Bag; voglio parlare con lui, voglio abbracciarlo, ma non posso fare nulla di tutto questo: non posso ordinare a delle guardie di prelevarlo dalla sua cella e portarlo in infermeria per dei controlli fittizi, perché Bellick sta aspettando proprio un passo falso simile per andare da Pope ed assicurarsi di farmi perdere il lavoro.

Di conseguenza, non mi resta altro da fare che continuare a svolgere il mio lavoro, nascondendo il turbamento dietro una maschera di assoluta normalità ed aspettare una visita di T-Bag.



La giornata procede in modo tranquillo fino alle prime ore del pomeriggio, tutto cambia drasticamente quando Adam entra in infermeria, pallido e visibilmente agitato.

"Dovete venire subito" dice a me, a Karla ed a un'altra infermiera "hanno trovato un detenuto all'interno di un capannone. Qualcuno gli ha tagliato la gola. Abbiamo già chiamato un elicottero per il trasferimento in ospedale".

Il mondo intero mi crolla sulle spalle.

Il mio pensiero va subito a Teddy e con gli occhi della mente vedo il suo corpo esanime, con il petto che si alza ed abbassa in modo appena percepibile, mentre la vita scivola rapidamente via ad ogni battito del suo cuore; stringo le mani a pugno per resistere all'impulso di correre fuori dall'infermeria e dico ad Adam di accompagnarci subito al capannone.

Lui ed altre due guardie ci scortano nel cortile ancora deserto ed io entro per prima, sforzandomi di non cedere alla tensione e crollare a terra.

Appena vedo il corpo a terra mi blocco.

Non è T-Bag.

È Abruzzi.

Non so per quanto tempo resto in quella posizione, ritorno in me solo quando Karla mi chiama per nome, facendomi capire che la situazione è davvero grave.

"Cercate di bloccare l'emorragia. Ci serve una barella per il trasporto. Andate a prendere una barella" ordino ad Adam ed alle altre guardie; poi mi avvicino ad Abruzzi e m'inginocchio sul pavimento "va tutto bene. Andrà tutto bene, te lo prometto".

Lui mi fissa, ma non sono sicura che abbia sentito le mie parole.

Pochi istanti dopo lo spostiamo sulla barella e quando usciamo, l'elicottero del pronto soccorso è già atterrato e gli operatori si occupano di tutto il resto.

Nel frattempo gli altri detenuti sono usciti per l'ora all'aria aperta ed osservano la scena a debita distanza, grazie all'interno di diverse guardie e dello stesso Bellick; mi volto per cercare Teddy con lo sguardo e lo vedo in compagnia di un piccolo gruppetto di uomini, tra cui Michael Scofield.

Per qualche istante mi sembra di scorgere un sorrisetto compiaciuto sulle sue labbra, ma poi scompare, sostituito da un'espressione apparentemente preoccupata.

Quando entra nel mio Studio sono così arrabbiata che non sento più il bisogno di abbracciarlo e respirare nuovamente il profumo della sua pelle.

"Non sei contenta di vedermi?" mi domanda, limitandosi a sollevare il sopracciglio destro.

"Che cosa hai fatto?" gli chiedo a mia volta, tormentandomi le mani "che cosa hai fatto dentro a quel capannone?"

"Non capisco a che cosa..."

"Teddy, questa è la prima volta che lavoro all'interno di un carcere, ma non sono stupida. Ieri mi hai detto che ritieni Abruzzi responsabile per quello che è successo a tuo cugino ed a tuo nipote e oggi... Oggi succede questo... Il mio camice era sporco del suo sangue, capisci? Potrebbe non sopravvivere"

"Verserò le dovute lacrime".

Mi passo entrambe le mani tra i capelli e poi riprovo una seconda volta.

"Se non mi dici quello che è accaduto andrò dal direttore a raccontare i miei sospetti"

"Ohh, davvero? Vuoi farlo davvero? Tu saresti pronta a tradire la fiducia che ripongo nei tuoi confronti per questo? Voi donne siete tutte uguali" risponde offeso "siete davvero tutte uguali. Fate promesse che poi non mantenete mai. Fate credere ad un uomo di essere amato e poi non vi fate problemi a sbatterlo fuori di casa dalla porta sul retro, come spazzatura. Ti credevo diversa, Nicole, ma ora penso di aver fatto solo un grave errore"

"Come posso fidarmi di te?" gli domando, rispondendo alle sue accuse, ed ottengo solo di farlo ulteriormente arrabbiare.

"Come puoi fidarti di me? Come puoi fidarti di me? Nicole... Io ti ho salvato la vita qualche giorno fa. Quell'uomo ti avrebbe violentata e poi ti avrebbe uccisa per assicurarsi il tuo silenzio. Io ti ho salvata e ti ho indicato un nascondiglio sicuro. Ero senza manette. Ero libero. Nessun secondino sarebbe arrivato in tempo per salvarti, ma io non ti ho tolto un solo capello"

"Lo so... Ma il tuo passato..."

"Ohh, certo. Il mio passato. Porterò questo peso con me fino alla fine, vero? Ecco il principale motivo per cui tutti ce l'hanno con me qui dentro. Il mio passato. Pope potrà anche dire che tutti meritano una seconda possibilità, ma la verità è che nessuno si sforza davvero di darla a me. Eppure mi sembra di averti dato una prova concreta, Nicole, ma a quanto pare per te non è stato sufficiente. Non ti dirò perché ho tagliato la gola ad Abruzzi e non tornerò qua fino a quando non cambierai idea, se mai accadrà. Chiama le guardie, adesso, voglio tornare nella mia cella".

Sono letteralmente senza parole; per qualche istante resto immobile e cerco di pensare a qualsiasi cosa da dirgli per non lasciarlo andare in questo modo, ma alla fine sospiro ed assecondo il suo desiderio.

Quando esce, scortato dalle due guardie, lascio ricadere le braccia lungo i fianchi: qualcosa tra noi due si è appena rotto in modo irreparabile e questo mi fa sentire vuota.

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