Presentazioni



Kabukicho è sempre stata una piccola New York. Una persona ci può sempre andare a vederla di giorno, ma si godrà solo la metà di questo posto. E' un distretto che è composto principalmente da strip club, piccoli casinò, locali karaoke e cose così. Quindi se uno ci va di giorno non ci trova niente di interessante, ma se invece si ha la pazienza di aspettare la notte, potrà assistere ad uno spettacolo che davvero può essere paragonato a New York. Un quartiere strapieno di gente che fa le proprie attività con luci technicolor ovunque che rendono l'atmosfera molto anni 80.

Kabuchiko è famosa per essere un punto dove si svolgono diverse attività vietate dalla legge Giapponese, oltre che essere un luogo con parecchi delinquenti a gironzolare. Chi conosce più in profondità questo posto sa soprattutto che se cerchi bene in questo distretto puoi trovare qualcosa di veramente simpatico con qui divertirti. E uno di questi luoghi era proprio sotto un condominio.

Un giovane si mise a fissare dal basso verso l'alto quel condominio particolarmente alto per qualche istante prima di fare il giro dell'edificio per entrare nel garage di quel posto. C'erano poche macchine dentro e seduto su una sedia all'entrata c'era un uomo leggermente in sovrappeso che leggeva una rivista con sguardo annoiato. Quando il giovane con i capelli tinti di azzurro entrò nel garage, il tizio alzò lo sguardo per vedere chi era osservandolo dalla testa ai piedi per capire cosa voleva, "Tu non hai una macchina" disse in tono secco per poi rimettersi a leggere il giornale.

Il giovane lo fissò per qualche istante, poi disse: "Subotenuhigeukiro". Il tizio allora alzò la testa e lo fissò con sguardo leggermente sorpreso; "ah tu sei un combattente quindi" disse alzandosi dalla sedia e poggiandovi il giornale. Il giovane fece di si con la testa, il tizio sbuffò e andò verso il muro accanto, a quel punto iniziò a toccarlo in alcuni punti, come se stesse cercando un pulsante. Infatti dopo un paio di tocchi premette qualcosa che fece un suono simile ad un meccanismo che si attiva, poi dopo qualche secondo una parte del muro dalle proporzioni di una porta indietreggiò grazie a qualche macchinario, lasciando vedere un corridoio illuminato da luci al neon bianche che scendeva giù in profondità. A quel punto il tizio si girò verso il giovane e con un leggero inchino disse: "Entri pure signore". Il giovane dai capelli blu non disse niente, semplicemente aspettò qualche secondo prima di entrare. Dal quel corridoio in discesa si potevano sentire degli urli di ovazione.


Uno street Club chiamato Valentino dall'altra parte del quartiere nel frattempo stava proseguendo a pieno regime con la sua attività. La musica disco era sparata a tutto volume nel club, le ballerine facevano i loro balli provocanti facendo sbavare coloro che li guardavano, le luci rosse fatte per dare quell'area hot al club venivano sparaflesshate in pattern che avrebbero fatto venire una crisi epilettica a chi soffre di questa patologia.

Ma c'era uno che ignorava i balli provocanti, la musica disco e le luci stroboscopiche. Stava seduto molto comodamente su un divano nero, mentre si guardava attorno come se stesse aspettando qualcuno. Una delle cameriere ( vestita molto succinta, come tutte) vide quest'uomo con una cicatrice che gli percorreva in orizzontale il naso e i capelli rasati ai lati quindi, per lavoro si avvicinò a lui e si sedette vicino; l'uomo quando sentì qualcuno sedersi accanto a lui girò la testa. "Ehi, giovanotto" disse ad alta voce la cameriera per farsi sentire fra quella musica, "perché sei così solo? Vuoi per caso qualcosa?"

Il giovane la fissò per qualche istante, poi con un gesto della testa gli disse di guardare il tavolo. La donna lo guardò stranita, quando pose lo sguardo sul tavolo notò che c'era un pezzo di carta con sopra scritto qualcosa. La donna provò a focalizzare meglio la parola, e sopra questo foglio c'era scritto: Subotenuhigeukiro. La donna fece un'espressione sorpresa, poi fissò il giovane, con un espressione molto più seria in volto. Con una mano indicò una porta in fondo al posto, e con la testa poi gli disse di seguirlo. Il giovane si alzò e la segui fino alla porta; quando varcarono la porta si ritrovarono in una specie di sgabuzzino con a terra un tombino che sembrava portare alle fogne.

"L'entrata è quella" disse la donna indicando il tombino. Il tizio con la cicatrice sulla faccia si girò e fece un accenno di inchino per ringraziarla prima di sollevare il tombino. La donna fece una smorfia stranita, "non parli molto" disse la donna mentre guardava il giovane scendere per il tombino. Lui si fermò quando metà del suo corpo era quasi sceso, la fissò per qualche secondo e poi alla fine disse: "non amo parlare. Dopo chiuda il tombino" e poi alla fine scese. Quando si ritrovò nella fogna trovò delle luci al neon bianche ad illuminarla. Si poteva sentire il rumore dell'acqua che scorreva lungo il percorso e la naturale puzza di fogna. Il giovane sapeva che doveva raggiungere la fine di quella specie di corridoio con le luci al neon bianche, sapeva che ci voleva un po'. Si accese una sigaretta e iniziò a camminare lungo quel posto.


"Perché vuoi una monster se siamo ad un bar Phoebe?" Chiese l'uomo con i capelli tinti di viola guardandola un po' storta mentre puliva un bicchiere, "Perché sai benissimo che è la mia bevanda preferita" rispose la ragazza con un sorriso strafottente. L'uomo smise per qualche secondo di pulire il bicchiere per fissarla negli occhi torvamente, "io posso farti un cocktail degno degli dei e tu vuoi quella robaccia che fa più male che altro?" Il sorriso della ragazza si sostituì con un espressione un po' minacciosa, "non mi interessa se fa male o meno elegantone del cazzo voglio che tu mi dia una lattina di Monster al più presto prima che-" "calma Phoebe" disse una voce roca da un'altra parte. Phoebe si girò, e quando vide chi era smise di fare l'arrabbiata e divenne subito allegra.

"Shiggy!" Esclamò lei con tono felice; il giovane con la faccia secca non disse niente, semplicemente lanciò una Monster verso Phoebe, che con un po' di difficoltà facendola saltellare sui palmi delle mani l'afferrò. "Sei fantastico" disse lei mettendo d'avanti a se il suo pugno, che Shigaraki ricambiò. "Ma perché vuoi dargli quell'immondizia liquida?" Chiese a denti serrati Kurogiri guardando Tomura; "lo sai com'è fatta" rispose semplicemente Shigaraki poggiando una mano sulla spalla della giovane, lei annuì mentre apriva la lattina. Kurogiri continuò a pulire il bicchiere mentre borbottava maledizioni e cosacce, ma i due non ci fecero caso.

Poi dalla porta del bar una ragazza con i capelli neri ed un ciuffo rosa vestita da scolara entrò, salutando. "Salve Hizuko" rispose Kurogiri alzando lo sguardo e sorridendo leggermente. Phoebe quando salutò la ragazza si ricordò pure dell'ora. "Cazzo tra poco si inizia" disse lei mettendosi le mani tra i capelli. "Scusate ma devo andare, sapete che cosa devo fare tra poco" disse la ragazza mentre usciva dal bar. "Ah come si chiamava quel codice? Sotebur..." "Subotenuhigeukiro" le rispose Shigaraki, "grazie Shiggy, arrivederci" e poi corse verso un luogo dove poteva trovare l'entrata per l'arena.

Kurogiri guardò con un po' di disgusto la Monster che Phoebe non aveva neanche bevuto, "non capirò mai perché gli piace questa pozione del demonio." Hizuko a sentirlo alzò gli occhi al cielo e disse esasperata: "andiamo Kuro, adesso stai forzando"


Nel frattempo, sempre nello stesso quartiere, una ragazza vestita casual stava camminando per una stradina piena di gente e vari negozi per i fatti suoi, camminava con passo veloce perché doveva andare da qualche parte e di fretta. Non stava prestando molta attenzione mentre camminava perché andò a sbattere contro qualcuno; lei si girò per vedere chi era.

Era incappata in un uomo alto probabilmente due metri e mezzo con indosso una maglietta nera ed un giubbotto grigio fatto di cotone. Indossava dei pantaloni del colore del giubbotto e delle scarpe in cuoio nero. Il suo fisico era imponente, con muscoli così pompati che si potevano vedere i lineamenti di essi anche attraverso la giacca. Il tizio girò la testa e la guardò con un'espressione che non lasciava trapelare alcuna emozione, la osservava molto attentamente.

Alcune persone si erano messe a guardare quella scena, molte di loro avevano uno sguardo preoccupato, come se sapessero cosa stava per succedere. La ragazza chiese scusa, prese alcune sue cose cadute a terra, fece un'inchino frettoloso e si rigirò per andarsene. Ma il tizio mise una mano sulla spalla della ragazza e la fece rigirare per guardarla in faccia. La sua espressione adesso trasaliva una sola cosa: minacciosità. "Scusami, mi daresti tutti i tuoi soldi?" Chiese lui con un sorriso falsamente generoso. La tipa, che non aveva capito le sue intenzioni ma che poteva percepire quell'aura di pericolo intorno a quell'uomo enorme, deglutì e rispose la prima cosa che gli venne in mente: "C-Cosa?"

Il sorriso dell'uomo scese in un'istante dopo che la ragazza disse quella parola, trasformando la sua faccia in un'espressione tesa e incazzata. L'uomo a quel punto con incredibile velocità l'afferrò per una gamba, si girò completamente alla sua destra e con un movimento dal basso verso l'alto come se stesse sbattendo un martello la fece sbattere con immane violenza sul cofano di un'auto lì vicino, sfasciandola completamente con il motore e attivando gli allarmi della macchina.

La gente che era lì a guardare si mise a gridare terrorizzata vedendo quella scena, non volevano assolutamente interferire con quel mostro. La ragazza era incredibilmente viva, il tizio l'aveva fatta sbattere tutta la parte d'avanti del suo corpo sul cofano della macchina, tutto il suo corpo era dolente e ammaccato, qualche osso probabilmente è stato disintegrato all'impatto, il suo naso era distrutto completamente e sanguinante. E la faccia era gonfia e livida. Era svenuta dal dolore.

Il tizio la girò delicatamente per vedere il suo corpo. A vederla era messa proprio male, i suoi occhi erano girati al contrario, sembrava un cadavere. Per sicurezza mise l'indice e il medio di una sua mano sul collo della ragazza per controllare il battito, che c'era. A quel punto frugò nelle tasche della ragazza per vedere se c'era un portafoglio o comunque qualche yen. Trovò un portafoglio azzurro in una tasca con la zip nel pantalone della ragazza. Lui se lo mise in tasca e si rigirò per andarsene indisturbato.

Ma all'improvviso un tizio con i capelli lunghi sbucò dalla folla correndo velocissimo verso il borseggiatore, spiccò un balzo a pochi centimetri di distanza dalla macchina e con un grido di battaglia diede un fortissimo calcio in faccia all'energumeno, conficcandogli la testa sul tettuccio della macchina già sfasciata e bloccandolo. Il rapinatore non aveva avuto neanche il tempo di reagire tanto era stato veloce. Appena il tizio atterrò sulla strada in un istante roteò sulla sua gamba sinistra e con un movimento circolare colpì con un calcio rotante dritto allo stomaco del tizio, accompagnandolo ad un altro urlo da battaglia. Quel calcio aveva urtato sul corpo del borseggiatore come se fosse una frusta, perché il colpo aveva squarciato in quel punto la maglietta nera e aveva lasciato un segno rossissimo sulla pancia. Aveva anche ammaccato la portiera della macchina perché il calcio aveva spinto violentemente il borseggiatore.

L'uomo si piegò su se stesso per il dolore, staccandosi dalla macchina alla quale era conficcato. Stette piegato per qualche secondo, poi guardò il suo aggressore (che stava in posizione di difesa) con sguardo omicida. "MALEDETTO...!" Gridò lui, scattando rapidamente verso il combattente. Tese il braccio indietro, appena fu vicino a quest'ultimo piantò saldamente la gamba opposta al braccio per terra e con un movimento circolare tirò un gancio fortissimo e veloce verso il tizio. Il giovane dai capelli lunghi indietreggiò per schivarlo, poi rapidamente mise la sua gamba avanti, la piantò saldamente a terra, si girò su di essa e con l'altra diede un calcio verso l'alto sul mento del tizio, facendolo saltare da terra.

Riuscì a cadere su due piedi, traballando un poco. Emise uno strano grugnito e sputò un po' di sangue. L'omaccione non aveva visto benissimo chi lo aveva aggredito, di solito quando si arrabbia si butta come un toro senza pensarci due volte su chi lo ha fatto arrabbiare; adesso che si era fermato potette vedere meglio chi aveva d'avanti. Quando riconoscete chi era rimase per un primo momento stupito, poi fece un sorrisetto. "Eri tu Sanji" disse il tizio grattandosi la nuca. Sanji non disse niente, era sempre in posizione difensiva. "Hiroya" disse il giovane con tono rimproverante, "perché hai sbattuto quella donna su quella macchina?" Hiroya fece spallucce e sbuffò, "niente di che, volevo rapinarla" rispose girando la testa per vedere come stava la donna. Sembrava messa relativamente bene, nonostante la botta che aveva ricevuto. "Non dovevi essere così violento" rimproverò Sanji abbassando leggermente la guardia, "soprattutto con una donna." L'energumeno stette in silenzio per qualche secondo, poi sbuffò. "Naaaaah" disse lui come per negare muovendo la testa, ci fù un minuto di silenzio. "Senti, vuoi una parte dei soldi che ho rubato?" Ruppe il ghiaccio Hiroya prendendo il portafoglio della signora dalla sua tasca, ci guardò dentro per vedere quanti yen c'erano lì dentro. "So che ne hai bisogno per l'affitto, le tasse e cose così." Prese una manciata di banconote Yen e le tese d'avanti a Sanji.

Il pubblico che fino a d'ora era rimasto in un silenzio anormale iniziava a borbottare un pochino su cosa avrebbe fatto il giovane che tirava calci. Sanji stette in silenzio per una manciata di secondi, teneva la testa leggermente abbassata, come se stesse riflettendo. Sanji sbuffò, ruppe la guardia e si avvicinò a Hiroya per prendere le banconote. Le contò per un'istante. L'energumeno aveva un leggero sogghigno mentre guardava Sanji contare i soldi. "Ah, per altro sei molto forte lo devo ammettere, picchi bene." Sanji si mise i soldi in tasca e si voltò, "non sei l'unico temuto qui, ricordatelo" disse prima di andarsene in mezzo alla folla. Hiroya lo guardò andarsene con un'espressione che non lasciava trapalire nessuna emozione; "buona fortuna nell'arena" gridò alla fine Hiroya per farsi sentire da Sanji ormai distante. Sanji continuò a camminare facendo finta di non sentirlo. Subito dopo lo scontro chiamarono l'ambulanza per la ragazza. Arrivò pure la polizia a fare qualche domanda o indagine; ma non fecero niente, anche questa temeva Hiroya, sapevano benissimo cosa era in grado di fare quell'uomo.


Nel frattempo su un treno che si dirigeva verso la stazione più vicina a Kabukicho, una coppia di fidanzati stava dormendo insieme. Avevano le teste poggiate una sopra l'altra come cuscino e ronfavano placidamente. Il giovane era smilzo, alto con dei capelli castani e gli occhi neri. I suoi polsi erano parecchio sottili ed indossava una una felpa blu, rossa e bianca con capuccio con delle orecchie da coniglio blu. La giovane invece era più bassa del ragazzo con cui stava dormendo, aveva i capelli tinti di rosa messi a codino ed i suoi occhi erano di color marrone chiaro. Si era messa del trucco che rendeva le sue guance rossastre e indossava un cappotto per coprire un costume... Particolare che teneva addosso. In faccia aveva una maschera nera.

Il treno dopo qualche minuto di viaggio raggiunse la 'fatidica' stazione. Quando si fermò i passeggeri vennero spinti per l'inerzia in avanti, e la coppia quindi venne spinta e venne svegliata bruscamente cadendo faccia a terra. Emisero un gemito di dolore che prese l'attenzione dei passeggeri lì vicino. Il giovane scuotete la testa per riprendersi e si guardò a torno. Provò a riaccendere il cervello per capire il contesto. Poi gli venne in mente che doveva vedersi con Tamao fuori dalla stazione. "Kazuho" disse mettendosi in ginocchio scuotendo la sua ragazza per vedere se non aveva perso i sensi per la botta. Lei borbottò qualcosa mentre si svegliava, scuotetela testa per riprendersi più velocemente e chiese confusa: "s-siamo arrivati?" Koichi disse di si muovendo la testa. "Cacchio... Muoviamoci!" Disse lei un po' agitata; la coppia si alzò e con nonchalance uscirono dal treno.

Quando uscirono dalla stazione rimasero lì ad aspettare per qualche minuto per vedere dove si trovava Tamao. Dalla folla di gente che entrava e usciva dalla stazione videro un braccio che si agitava come se volesse richiamarli, ed era chiaramente il braccio di Tamao. "Ehi!" Esclamò Tamao per farsi sentire da Koichi e Kazuho. I due giovani la notarono e si avvicinarono alla ragazza con i capelli marroni legati con un codino nero. Indossava una felpa azzurra con sotto una gonna blu scuro, e con dei calzini lunghi bianco neri e delle scarpe marroni senza particolari caratteristiche. I suoi occhi erano verdi.

"Ciao Tamao" salutò Kazuho abbracciando Tamao, che ricambiò il saluto. "Ciao anche a te, Pop" ricambiò Tamao sorridendo; quando si staccarono dall'abbraccio Kazuho disse con una smorfia: "chiamami così quando faremo i commentatori, Queen." La ragazza ridacchiò, poi abbracciò anche Koichi, che anche lui ricambiò l'abbraccio sorridendo. Pop fece il broncio arrossendo vedendo quella scena. "Si ok ma adesso andiamo, abbiamo un lavoro da fare" disse Koichi mentre si staccava dall'abbraccio; le due ragazze annuirono e si incamminarono verso un punto di ritrovo per raggiungere l'arena.

Kazuho diede una gomita a Koichi mentre camminavano, cosa che fece sussultare il giovane. "Ma... Perché?" Chiese il ragazzo guardando la ragazza. Lei non si voltò, disse semplicemente "hai abbracciato Tamao." Il ragazzo fece un espressione stranita, "che c'è? Non posso abbracciare un'altra ragazza?"

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