CAPITOLO 17




Il mio corpo era completamente bloccato, la mia bocca era secca e il cuore batteva a più non posso.
Emily provava qualcosa per me?
Ma era impossibile, visto che stava uscendo con mio fratello. Tutto era così confuso.
"Cosa vuoi dire con questo, Emily?" trovai il coraggio di parlare.
Si portò le mani tra i capelli scuri, nervosamente. Essendo più alta di me, mi fissava dal basso, mordicchiandosi il labbro.
"Voglio dire che.. io ti a-voglio bene Ali, sei la mia migliore amica"
Tirai un sospiro di sollievo, essendo felice di essermi sbagliata. Anche se non sembrava tutto chiaro.
"Starò via per poco, non ti lascio. E se vuoi uscire con mio fratello fallo, sul serio. Almeno sei tu, e non una di quelle galline. Mi va bene." sussurrai, onesta.
Esitò per un secondo, poi avvicinò il corpo al mio, e mi strinse tra le sue braccia.

Uscimmo dalla classe insieme, notando Jessi aspettarci vicino agli armadietti come al solito.
"Conoscendoti, è inutile insistere. Ma, Skype tutti i giorni okay?" parlò malinconica.
Io annuii ridacchiando, posando i libri nel mio armadietto.
"Puoi passare da me stasera? Ti prego, voglio che stiate con me almeno. Non voglio sentire un no come risposta!" disse Jessi.
Io e Emily ci guardammo per un secondo, è una risata scappò dalle mie labbra.
"Sì ma niente alcol! Adesso devo cercare tuo padre per il permesso, dovrò fare parecchi giorni di assenza. Sai dove è?"
Sentivo lo sguardo di Em bruciarmi addosso, sapeva benissimo che non cercavo Harry solo per le assenze.

Jessi, scosse le spalle, "Credo sia in presidenza, dirò alla prof che farai tardi. A dopo" mi baciò una guancia, cercando la classe dopo aver mandato un occhiata ad Emily come per dirle di seguirla.
"Stai attenta okay? Alison non voglio che tu vada da quell'uomo ti prego fai att- " parlò velocemente ma non la feci finire perché le poggiai l'indice sulle labbra.
Erano davvero morbide. Il suo strano senso di protezione nei miei confronti mi faceva davvero sentire bene.
Ridacchiando, la lasciai lì, alla ricerca di quell'uomo dai capelli ricci che tanto mi facevano impazzire.


Mi mordicchiai il labbro leggendo più volte quel cartello sulla porta con su scritto "presidenza".  Mi feci coraggio e bussai.
Aprì un signore sulla sessantina, che mi fece accomodare gentilmente su una delle poltroncine di fronte la cattedra.
"Sono Alison Di Laurentis. Ho bisogno di parlare col preside, tra quanto arriva?" cercai di parlare più educatamente possibile.
Il signore sconosciuto mi sorrise poi parlò: "Arriverà a momenti, doveva solo firmare dei documenti. Può aspettarlo qui signorina Di Laurentis."
Lasciò l'ufficio lasciandomi da sola, affogando ancora nei miei pensieri.
Picchiettai le gambe con le dita, ero abbastanza nervosa e non sapevo cosa dire ad Harry. Non si sarebbe arrabbiato, vero?  Il problema era diverso, come avrei resistito io senza di lui?
Non scopavamo da quella volta a casa mia, e sperai veramente che non avesse toccato qualcuno da allora, come me.

Aspettai qualche minuto camminando per la stanza, quando finalmente la porta si aprì.
Mi scorsi per vedere chi fosse, quando vidi la figura di Harry con una donna. Pensai che fosse una segretaria dal suo abbigliamento, era più o meno simile alla mia divisa scolastica. Solo che la sua camicetta era leggermente sbottonata tanto da intravedere il reggiseno rosso.
Mentre la cinta sui pantaloni di Harry era chiusa male, e i suoi ricci erano spettinati. Non mi ci volle molto per fare due più due e capire cosa fosse successo.
Una parte di me lo sapeva, sapeva benissimo che tipo di uomo fosse Harry. Pensavo che fossi veramente l'unica, anche perché era sposato. Quante amanti aveva?
Deglutii cercando di non piangere, di non sembrare la bambina stupida che infondo, lui credeva che fossi.
"Cosa ci fai qui, Alison?" parlò e la loro attenzione fu tutta su di me. La donna se la spassava, mordicchiando le sue unghie laccate di rosso. Il mio istinto omicida aumentò di molto.
Più che ferita, ero arrabbiata. Mi morsi il labbro, decidendo di non parlare, perché la mia voce sarebbe risultata sicuramente debole.

È questa la fregatura con lui, perché quando mi fa bene, me ne fa più di chiunque altro. Quando mi fa male, pure.
Non c'era bisogno di parlare per capire cosa volevo, i miei occhi erano nei suoi, e sapevo che mi capiva perfettamente.
Lasciai la stanza, in silenzio, felice di me stessa per non aver versato neanche una lacrima.
Camminai verso il bagno, fermandomi per il suono che proveniva dal mio cellulare.

Da: Stella
A: Alison
Alistronz, chiamami quando atterri! e fammi sapere in che locale vuoi andare la prima sera. Mi manchi cuginetta :P xx -S

Ridacchiai quando lessi quel messaggio. Stella è sempre stata una ragazza simile a me. Ed è per questo che quando siamo insieme tendiamo sempre a combinare guai. Mi ricordo che ai miei 15 anni mi ha obbligato a fare un tiro dalla sua canna nel letto di mio padre.

Per fortuna nel bagno non c'era nessuno.
"Alison?" sentii parlare dal corridoio, era Harry che mi cercava?
Non avevo voglia di vederlo, e parlargli, così mi chiusi nella cabina del bagno aspettando che andasse via.
Ma ovviamente, non fu così.
"Non posso stare a lungo nel bagno delle ragazze, ti affretti ad uscire?" la sua voce roca era così bella.
"Vattene" sbottai duramente. "Fai schifo Harry, la prossima volta non ci penserò due volte a dirlo a tua figlia!" continuai.
Diede un forte pugno alla porta, tanto che mi fece sobbalzare dallo spavento.
"Non posso costringerti a scopare come la prima volta, se tu non volevi non potevo.." si fermò.
La prima volta? Cosa?
"Quando mi hai costretta?" aprii la porta, uscendo da quel bagno schifoso per guardarlo negli occhi. "Eh? Rispondi!"
"Quando eri ubriaca a casa mia Alison. Mi dispiace veramente i-io non faccio così, ma tu eri nuda nel mio letto e davanti a me, non sono r-riuscito a.." balbettò cercando con lo sguardo una reazione da parte mia.

Ed era per questo che non avevo sentito dolore quella volta, perché effettivamente, mi aveva già scopato e non ero vergine. Ed era per questo che non ricordavo esattamente cosa fosse successo quella sera, ritrovandomi vari succhiotti per il collo. Ed era anche per questo, che avevo la sua maglietta.
Non potei non dare la colpa anche a me stessa, per essermi ubriacata a casa sua, e per aver girato nuda nella sua stanza. Socchiusi gli occhi, sospirando per calmarmi. Non riuscivo ad essere arrabbiata con lui neanche un minuto.
"Sarebbe successo comunque, non pensare che io abbia abusato di te, per favore. Quando si parla di te, non mi controllo."
"Non per questo Harry! Hai scopato con quella donna ore fa. Ti rendi conto? Mi sento.. io.. Tradita!" urlai.

Adesso, non vorrei essere nei panni di Patricia. Non sapevo come sua moglie non vedesse tutto questo.

"È meglio che stai lontano grazie, Harry." sussurrai. Anche se sapevo che appena tornata, non avrei resistito mezzo secondo.
"Vuoi farmi impazzire per caso? Non voglio starti lontano. Non posso, perfavore. Resta, almeno tu."

"No, non puoi continuare così"

"Ti prego, come vuoi che resista senza di te?"

Il mio cuore si sciolse a quelle parole, e senza pensarci, unii la bocca alla sua.

Purtroppo, non c'era connessione tra la mia mente e il mio cuore.

Se lui mi usava per scopare quando stava male, l'avrei fatto anche io.

E non me la prendevo con lui per avermi scopata senza permesso, non c'era bisogno di quello sapendo che l'avrei fatto ugualmente.
La sua lingua era sulla mia, le nostre bocche combaciavano perfettamente. Il mio cuore stava così bene adesso.
"Vieni nel mio ufficio, per favore." sussurrò ed io, non ci pensai due volte, che lo seguii chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi trovai contro la porta ed il suo corpo contro il mio. Il pensiero di un'altra donna su di lui, mi faceva ribrezzo.
"Perché hai scopato con lei?"
"Ero solo eccitato. È una puttana Alison, non devi preoccuparti. Sai che ho un debole per te in eterno."
Mi sbottonò la camicetta leccandosi le labbra non appena vide il reggiseno bianco in pizzo.
"Ripeto, per la millesima volta, non indossare più i reggiseni, voglio vederti senza. Chiaro?" sbottò.
Io annuii immediatamente, promettendo a me stessa di non indossarli più. Anche se la mia terza, si sarebbe notata sotto le magliette.
Mi tolse la camicetta e subito dopo il reggiseno, facendomi rimanere a petto nudo. Leccò uno dei miei capezzoli ricevendo un gemito da parte mia. Fece ruotare la lingua intorno, facendomi ansimare fortemente.
"È così che ti piace?" parlò. Ripeté il suo movimento, facendomi gemere ancora e ancora.
Sbottonai velocemente la sua camicia, per accarezzare il suo petto muscoloso che mi mancava tanto. Come faceva ad avere trent'anni un figo del genere?
Non mi tolse la gonna, calò solamente le mie mutandine e passò l'indice tra le pieghe per controllare se fossi bagnata o meno. "Ah.." ansimai.
"Zitta piccola, potrebbero sentirci fuori. E non vuoi che accada vero?" Gemette anche lui.
Sbottonai i suoi pantaloni, cercando di aggrapparmi alla porta per sorreggermi, mentre il mio viso era nel suo collo e il suo profumo mi invadeva.
Mi prese in braccio e mi fece sedere sulla scrivania, lanciando a terra i documenti che c'erano sopra, e posizionandosi tra le mie gambe.
Sfilò i miei slip del tutto, lasciandomi solo la gonna e con la parte sensibile e bagnata aperta.
Le mie mani gli calarono i pantaloni, sulle ginocchia, mordendomi le labbra quando vidi i suoi box della Calvin Klein. Sembrava un modello, era perfetto.

Accarezzò ancora la mia intimità con due dita, premendo col pollice sul mio clitoride.
"Mio dio.." socchiusi gli occhi.
Giocò con le dita intorno alla mia intimità, ricevendo un gemito frustato da parte mia, facendo poi entrare un indice dentro di me.
Ansimai al suo tocco, amavo le sue lunghe dita dentro di me. Lo aiutai , con un movimento di fianchi per far sì che andasse più a fondo.
Quando rimosse il dito, e poi se lo portò alla bocca per succhiare i miei liquidi, gli mandai un occhiataccia. Non ero ancora venuta.

"Non abbiamo tempo piccola, fra poco suonerà quella stupida campanella e non puoi saltare un'altra ora."
Si sfilò i box, posizionandosi verso la mia entrata col suo grande membro, mentre intrecciai le gambe intorno ai suoi fianchi.
"Il preservativo?" balbettai.
"Mi piace sentirti contro di me, pelle a pelle. Quindi, farò attenzione." mi baciò sulle labbra per rassicurarmi.
Con un movimento di fianchi, entrò dentro di me. Lo aiutai anche io, per farlo entrare completamente.
"Alison, sei così stretta.." gemette.
Mi sentivo così bene, così sua.
Mi eccitava davvero vederlo spingere contro di me, sudato ed eccitato. Le sue spinte passarono da lente a veloci, quasi mi uccisero. I miei gemiti si sentivano per tutta la stanza, insieme al rumore della scrivania che prima o poi sarebbe crollata.
"Mio dio, così.." Ansimai quando toccò un punto particolare, forse il cosiddetto "il mio punto G".

"Vuoi che ti sentano tutti? Smetti di gem-Alison.." sussurrò.
"Mi piace così tanto fotterti" parlò "Da oggi, lo farò tutti i giorni, e ovunque."
Strinsi le gambe, sentendolo completamente dentro di me. Per qualche minuto rimanemmo immobili per abituarci a quella sensazione paradisiaca, poi lui uscì velocemente da me, venendo insieme con un gemito.
Scopare con qualcuno prima di dirgli che devi sparire per un po'? Fatto.
Good job, Ali.





Ciao raga! Ho aggiornato subito, visto? Volevo dirvi che la storia non avrà più di 50 capitoli quindi voglio che sia abbastanza breve, magari con un sequel se vi va
Cosa pensate? Cosa accadrà? E Emily?
Fatemi sapere! @payneismyangel

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