CAPITOLO 16




Harry continuava a baciarmi, e io continuavo a stringerlo fortemente a me.
Mi staccai dopo vari secondo per riprendere ossigeno, notando che i suoi occhi erano socchiusi. Era una scena così dolce da vedere.
"C'è mio fratello, e mio padre a momenti. Ci vediamo domani?" sussurrai.
Il mio sguardo, non so come, si calò sui suoi pantaloni e rabbrividii quando vidi la sua erezione. Cosa, si era eccitato per un semplice bacio?
Vide la mia espressione, e si morse un labbro.
"Non so come, ma mi ecciti pure se mi accarezzi i capelli, diamine. Forse è meglio che vada, a meno che.."
"Vai!" lo bloccai, sapendo quello che stava per dire.
Non gli avrei mai fatto un pompino con la mia famiglia di sotto. Non siamo dei tipi silenziosi, anche se mi mancava veramente sentirlo dentro di me.
Uscimmo dalla mia stanza e lo accompagnai gentilmente verso la porta.
"Grazie Mr. Styles! Ci vediamo." parlai ad alta voce mandando un'occhiata ad Harry, e lui ridendo, uscì di casa.

Avevo lo sguardo di mio fratello che mi bruciava sul corpo.
"Cosa voleva quel tizio? È uno dei tuoi soliti guai?"
"Cosa non ti è chiaro sul fatto che non devi parlarmi?" urlai.
La scena del bacio tra lui e Emily era ancora fresca nella mia mente.
"Mi dispiace, non la sto prendendo in giro, mi piace veramente." parlò.
Ne fui sollevata, anche se ero arrabbiata, non volevo vedere Em soffrire.
"L'ho baciata solo una volta, credimi. La seconda te ne avrei parlato, ti prego Lison, io vor.." le sue parole furono interrotte dal campanello che suonava ancora.
Sbuffando, mi affrettai ad aprirla, ma vorrei non averlo mai fatto quando vidi mio padre e mia madre.
Sorrisi a mio padre, mi faceva veramente piacere vederlo. Mentre per mia madre, sarebbe potuta morire, le cose sarebbero uguali.
"Puoi lasciarci sole?" disse lei a mio padre.
Stavo per ribattere ma mio padre annuii, facendomi spostare per entrare, rimanendo me e quella donna da sole.
"Cosa vuoi, Ana? Mi hai già rovinato la vita una volta, non farlo di nuovo. Non so se riuscirò a ricompormi di nuovo." mormorai, stringendo gli occhi per evitare di piangere.
Ultimamente, piangevo troppo spesso.

"In Italia ti ho visto mentre stavi scopando un uomo ubriaco. Avevo solo tredici anni, capisci quanto mi hai distrutta? Sono passata dal vedere la famiglia felice a mia madre a letto con uno sconosciuto. E alla fine, hai cercato di pagarmi per far sì che stessi zitta. Te ne rendi conto?" urlai. "Non hai neanche chiesto scusa! Mi hai solo offerto dei soldi per stare zitta. Per paura che papà lo sappia, e che la tua carriera da milionaria si sporchi. Ora vieni qui dopo anni per sistemare le cose? Io voglio che tu sparisca." mi avvicinai a lei, singhiozzando. "Per sempre."
Rientrai in casa sbattendole la porta in faccia, sperando che se ne andasse, correndo tra le braccia dell'unico uomo che è sempre riuscito a consolarmi, mio fratello.

Mi svegliai in camera mia, chiedendomi come fossi finita qui, visto che mi ero addormentata tra le braccia di mio fratello.
Sembravo essere tornata bambina. Notai che fossero le 7:00, quindi dovevo prepararmi per andare a scuola.
Dopo una lunga doccia calda, indossai la mia uniforme scolastica. Quella gonnellina era davvero fastidiosa.
Avevo ancora gli occhi rossi per ieri; cercai di coprire quelle occhiaie con del fondotinta, aggiungendo del mascara sugli occhi e un lucida-labbra. Per fortuna, i miei capelli biondi erano mossi quindi li pettinai solo leggermente e potevo andare.
Uscii dalla mia stanza dopo aver preso la borsa, e scesi le scale verso la cucina. Mio padre preparava i pancake e mio fratello li mangiava. Sembrava tutto come una volta. Sorrisi a quella dolce scena, prendendo un pezzo di pancake dal piatto e portarmelo poi alla bocca.
"Ti accompagno io a scuola?" parlò mio fratello. Annuii poi rivolsi l'attenzione a mio padre.
"Papà, posso parlarti?" balbettai, e lui dopo uno strano sguardo, annuii. Fissai mio fratello e lui mi comprese, lasciando poi la cucina.
"So cosa è successo con tua madre ieri. Dopotutto la amo ancora, e voglio ritornare come prima, ci stiamo lavorando Alison, ti prego.." i suoi occhi azzurri erano fissi nei miei, come il ghiaccio.
Non capivo mio padre, onestamente avrei mandato a fanculo quella donna dopo tutto quello che ha fatto.
"Ho preso una decisione papà. Io ho bisogno di stare da sola per un po'" deglutii, guardando la sua reazione, per continuare.
"Mi basta anche solo una settimana, due giorni, ma devo prendermi una breve pausa da questo posto. Potrei andare dalla zia." finii.
Quasi si affogò col latte che stava bevendo.
"Vuoi davvero andare a Barcellona? Alison, è lontanissimo.."
Avevo bisogno di fermare tutto questo schifo che mi circondava in questa città, e magari, cercare di convincere i miei a farmi restare lì per sempre.
"Si papà, solo per pochi giorni, ti prego." lo implorai.
Lui sospirò, portandosi una mano tra i capelli.
"Okay, va bene. Però solo una cosa, niente guai con Stella, tua cugina. Chiaro?"
E io sorridente, corsi ad abbracciarlo, sentendomi a casa, la mia vera casa.

Jason mi aveva gentilmente accompagnato a scuola con la moto, lui era al quinto anno essendo già maggiorenne. Tutte quelle galline fuori scuola, avevano gli occhi a cuoricino quando fissavano mio fratello.
Notai da lontano Jordan, Jessi, Emily, Andreas chiacchierare. Il loro sguardo incrociò subito il mio e Jessi sorridente, mi chiamò.
Mi avvicinai a loro sussurrando un "ciao" poi ascoltai i loro stupidi discorsi.
"Mi mancavi." sussurrò Jordan al mio orecchio e io rabbrividii.
"Vado a Barcellona!" esclamai improvvisamente. I loro sguardi furono puntati verso di me.

"Seria?"

"Eh?"

"Cosa?"

"Oddio! Per quanto?" chiese Jessi.

"Giorni, o settimane. Non lo so."

"Come faremo senza di te?"

Jessi mi abbracciò e io ricambiai, stringendola tra le mie braccia.
"Starete meglio dai! Entriamo prima che comincino le lezioni. " sorrisi falsamente, forse per non piangere.
Camminammo insieme quando Jordan mi fermò, facendo cenno agli altri di andare avanti.
"Alison, ho capito che volevi stare sola per questo non ti ho chiamata. Ora te ne vai a Barcellona? Sul serio?" parlò frustato. I suoi occhi nocciola si scurirono.
"Mia madre è tornata in giro in città, e non ho voglia di vederla, mai e poi mai. Ho bisogno di staccare la spina. Non resisti giorni senza di me?" ridacchiai.
"No Alison, non resisterei neanche ore a saperti lontana da me, capisci?" rispose serio.

Sembrava veramente tenerci a me.
Mi avvicinai a lui e gli stampai un bacio sulle labbra. Lui sorrise e avvolse le braccia intorno ai miei fianchi. Sentivo uno strano calore, ma non era quel calore. "Chiamami tutti i giorni okay? Solo qualche giorno, poi promettimi che tornerai. Io ti amo Alison, capito?" sussurrò sulle mie labbra. Annuii, e il suono della campanella ci fece staccare. Senso di colpa.
Adesso, dovevo solo affrontare Harry, e sapevo che non sarebbe stato facile.

La prima ora di geografia era andata bene, non avevo visto ancora Harry in giro, e avevo preso un bel sette, che non vedevo dai tempi della preistoria.
Stavo per uscire dalla classe, ma qualcuno come al solito mi fermò. Già sapevo chi fosse, non avevo bisogno di voltarmi.
"Cosa vuoi Emily? Sei felice che me ne vada? Puoi farti mio fratello anche nella mia stanza, è libera. " sbottai, incontrando finalmente i suoi occhi scuri.
"No Alison, non andartene, ti prego. Lo lascio se vuoi, ma non andare via. Voglio che tu stia qui, voglio vedere il tuo sorriso, i tuoi capelli biondi che scuoti in continuazione, oppure quando ti lecchi il labbro perché sei nervosa. Per favore." sussurrò.
Mi guardava così spesso? Voleva lasciarlo solo per rendere felice me?

"Persone che mi amano, ma io non ho amore da dargli. Altre invece che mi rifiutano, e mi maltrattano. Non fanno altro che farmi male, Emily. Come vuoi che io resta qui? Sto morendo dentro, non ho più forza. " sospirai, poggiando la schiena contro il muro, esausta.
"E io come dovrei sentirmi,eh? Hai mai parlato di me a qualcuno? Hai mai parlato di me a qualcuno con gli occhi che luccicano, con un sorriso stupido che non riesci a nascondere neanche se ti ci metti veramente? Hai mai parlato di me come se fossi una cosa preziosa da proteggere, come se stessi parlando della cosa più preziosa del mondo? Come si parla delle librerie, dell'odore dei libri nuovi? Della primavera, dei fiori, del primo bacio, del primo bagno al mare? Hai mai parlato di me con le persone a cui tieni di più dicendo che non volevi che andassi via, trattenendo le lacrime? Hai mai parlato di me con il rossore sulle guance, guardando di lato, vergognandoti appena perché è una sensazione che non hai mai provato?" urlò.
Il mio corpo si bloccò.

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