Lights Of Dawn: Episodio 5 | Atto 2

Ryan deglutì mentre l'auto sgangherata schivava uno zaino rovesciato sulla carreggiata con una brusca manovra. Gli abbaglianti illuminavano lo sporco asfalto rilucendo sulle sbiadite linee di mezzeria e sui cocci di vetro sparpagliati che rischiavano di bucare gli pneumatici, mentre Dave sterzava ogni pochi metri, accompagnando la manovra con una furiosa imprecazione. Più volte l'auto era morta durante le brusche frenate che il ragazzo eseguiva per non scalare le marce, ed una pioggia di insulti aveva investito le orecchie di Ryan, silenzioso e girato dall'altra parte con il terrore nelle membra immobili. Cercava di ignorare il teppista, ed egli sembrava ricambiare, limitandosi a guidare maldestramente l'auto con le membra sempre più tremanti e pallide ed a sputare astratte insolenze al vuoto. Il suo aspetto era peggiorato dalla partenza, come pure il suo stato mentale, ma Ryan aveva troppa paura per aprire bocca. Il discorso di Candace e lo sguardo da agnella con il quale aveva espresso la sua preoccupazione continuavano a risuonargli nella testa, concentrando l'attenzione del poeta sulle peggiori previsioni, mentre tentava di trovare una distrazione per non prestare attenzione al ragazzo.
Le prime case della zona industriale emersero dall'oscurità, scoperchiate dall'acidognola luce dei fari, e Ryan si pulì un rivolo di sudore colatogli sulla tempia con la manica della giacca. Era da parecchie settimane, ormai, che non metteva più piede ad Alleigh, e gli edifici che era abituato a vedere, così polverosi ed in rovina, gli alienarono la mente ancor più dello sbraitare di Dave. La vetreria della cittadina, un tempo florida e brulicante di camion e operai, ora era sfondata e coperta di grigiastri rampicanti. I ricordi scalciarono la milza del poeta con forza, bruschi ed impietosi.
"Cazzo!" gridò Dave, frenando tanto bruscamente da far scricchiolare le cinture di sicurezza e rivoltare le budella a Ryan, che trasalì per il colpo improvviso. Il possente rimorchio di un TIR occupava mezza carreggiata, afflosciato dentro uno dei canali di scolo dopo la banchisa, e l'auto aveva mancato il rifrangente spigolo per un pelo.
"Merda!" continuò Dave, mentre il poeta stringeva i denti e stava con lo sguardo fisso in avanti, il cuore che batteva all'impazzata "Merda! Merda! Merda! Cazzo!".
Mise in moto l'auto, accelerando goffamente mentre si preparava a sterzare. Ryan percepì lo sguardo dell'uomo posarsi su di lui, ed indugiarvi per qualche secondo. I brividi gli percorsero la schiena mentre la titubanza ed il timore gli bloccarono il viso in posizione frontale. L'auto partì non appena terminò il concerto di imprecazioni, e superò il TIR tossicchiando col motore sgangherato. Quel ragazzo doveva essersi ammalato, e con quell'innaturale, oleoso pallore sembrava un fantasma nella notte. Un fantasma che incuteva terrore in Ryan, con quello sguardo allucinato e folle, ed i tremiti che gli scuotevano le membra sudate. Se una parte di lui lo spingeva a raccogliere il suo coraggio e collaborare, magari almeno dicendo una parola per non dimostrare la totale assenza e sottomissione al silenzio, la sua coscienza era troppo terrorizzata anche solo per respirare troppo a fondo da infastidirlo. Avrebbe affrontato la missione con cautela, e non se lo sarebbe fatto né amico né nemico. Quella sera era stata un inferno, con l'improvviso attacco degli Infetti e quel folle viaggio in auto, e già al turbinio di sfocati pensieri si stavano aggiungendo la preoccupazione per Drake, partito con due sconosciuti per addentrarsi negli oscuri boschi della Rampollaia, ed il rimorso per la responsabilità, che si era visto affibbiare, di recuperare quei preziosi farmaci.
"Quando arriviamo lì," ringhiò Dave con voce gracchiante, facendo sussultare Ryan "tu devi tenere la bocca chiusa per tutto il tempo.".
Mentre le prime casupole del centro abitato si profilavano al lato della strada, il poeta si voltò con gli occhi strabuzzati verso il ragazzo. Era un cadavere ambulante in preda ai più feroci spasmi, e gli occhi erano iniettati di sangue.
"Hai capito, testa di cazzo? Mi stai ascoltando?" sbraitò nuovamente Dave, spostando lo sguardo dalla strada al terrorizzato poeta per una terribile frazione di secondo. Ryan annuì con le membra paralizzate dalla paura, e sentì gelidi brividi assalire ogni sua vertebra senza pietà.
Dave spalmò sulla manica della camicia una colonna di ceruleo muco appena colata dal naso.
"Bene. Se tu provi anche solo ad aprire la bocca per respirare sei morto. Ricordatelo. Non è difficile da ricordare." concluse quindi, strabuzzando gli occhi trasudanti stanchezza per concentrarsi meglio sulla strada. Ryan rimase immobile, e tentò di sciogliere il nodo che gli stava aggrovigliando le viscere in una morsa d'orrore. Le fredde meningi tornarono a biascicargli in mente le cupe parole di Candace, e tutti i pensieri implosero nell'ansia e nel terrore. Forse aveva ragione. Era stato quel cuore di ghiaccio ad uccidere Ben. Il suo sguardo non esprimeva esitazione nella morte come via d'uscita più semplice. Ora si trattava di una questione di sopravvivenza, e sarebbe stato molto peggio sopportare quel peso che l'assalto di mille Infetti affamati e purulenti.

------------------------------

Il terrore strozzò i singulti di sorpresa nella gola di Drake, mentre il rullare dei ventricoli gli tormentava le orecchie, affievolendo il crepitare del bosco. Lo sconosciuto era apparso in mezzo alla strada dal nulla, abbagliato dai fari del pick-up come un cervo impaurito, e Stuart lo aveva evitato per miracolo, sfoggiando i suoi migliori riflessi per frenare così repentinamente. Ora i tre uomini erano immobilizzati, il rombo del motore ridotto ad un ringhio, l'odore di bruciato dei freni che a malapena copriva il tanfo nauseabondo del selvaggio, anche lui pietrificato e con gli occhi sgranati ed allucinati. Gli istanti di terribile silenzio che si susseguivano sembravano  eterni nel tormento dell'incertezza, nell'asfissia dei polmoni ansimanti dal terrore.
"Chi sei?" gridò infine Stuart, facendo trasalire i due compagni. Il tono della sua voce era improvvisamente più roco e diffidente, e ancora vibrava a ritmo col diaframma contratto.
Lo sconosciuto mosse qualche titubante passo di lato, scalpicciando sull'asfalto bagnato, e fu allora che Drake poté scrutarlo meglio da dietro il cassone. Gli occhi erano spalancati a rivelare scarlatte diramazioni di capillari infranti, e le palpebre erano afflosciate da nere occhiaie. Lo sguardo era quello di una bestia impaurita, di un selvaggio abitante della montagna che solitario aveva vagato a lungo per quei boschi, nonostante si intravedesse un certo sprezzo, un'allucinata sfida vittima della disperazione, segregata al giogo dell'estrema sopravvivenza. Gli abiti erano poveri e sgualciti, senza rattoppi, e la pelle era terrosa e lercia, come se avesse grufolato nel fango in cerca di provviste naturali per più giorni. Le sue membra tremavano violentemente, in bilico tra la rigità e l'epilessia. Ciò da cui era impossibile distogliere lo sguardo, però, era il nebbioso tatuaggio che aveva stampato sullo zigomo destro: una "A" cerchiata piena di fronzoli e svolazzi che faceva intravedere la sua giovane età nonostante la barbetta incolta.
"Chi sei?" ripeté Stuart, con un'amara incrinazione che supponeva diffidenza e cautela. Poteva davvero essere un selvatico, un uomo vagante da settimane nei boschi, dimentico della parola umanità. Servivano prudenza e diffidenza. Quello sguardo di disperazione ricacciava nelle viscere tutta l'imprevedibilità di quel forestiero.
"Ce l'hai un nome?" insistette Dean, squadrandolo con diffidenza. Drake sciolse le membra, ancora atrofizzate dal panico improvviso, e si accorse di aver stretto morbosamente il calcio di una delle armi senza essersene accorto, tanto da sbiancare le nocche. Ascoltò il suo cuore placarsi, ed i suoi polmoni smettere di ansimare, e tese le orecchie per calarsi nella situazione in modo definitivo. Per quanto la sua prima impressione, contaminata dall'infarto, gli avesse fatto apparire quell'uomo come un Calimano dei più selvaggi, ora che la mente si era fatta più lucida Drake si accorse che non poteva essere un selvatico abbandonato a se stesso da settimane. I capelli, nonostante fossero arruffati qua e là, erano piuttosto puliti, la barba non era stata tagliata da pochi giorni, ed indossava un paio di occhiali che riflettevano vividamente la luce giallastra dei fari. Probabilmente era in cammino da qualche giorno, o in fuga da qualche ora.
"Rispondi, cazzo!" sbottò Stuart, tirando su col naso con impazienza ed un brivido di timore.
Fu allora che scoppiò l'inferno.
Lo sconosciuto fu velocissimo a muoversi, e Drake ebbe tempo di riflettere su quello che stava accadendo solo grazie ad i riflessi, ancora caldi per la brusca frenata del pick-up, L'uomo portò la mano dietro la schiena con una rapidità sorprendente, e la forte luce degli abbaglianti fece intravedere ai tre compagni la sagoma della pistola solo dopo un tempo troppo lungo per dar loro il tempo di reagire. Il primo proiettile colpì Dean alla testa, per come Drake riuscisse a distinguere da quella scomoda posizione, ed il sangue fresco schizzò sul parabrezza posteriore, formando una colata vermiglia mentre il cadavere dell'uomo si accasciava su se stesso in uno spasmo di sorpresa.
Stuart non ebbe il tempo di finire l'imprecazione che le sue labbra secche avevano iniziato a formulare, e, con due colpi al petto ed al collo, fu freddato impietosamente dallo sconosciuto subito dopo il suo compagno. La sua testa cadde in avanti, trattenuta dalla cintura di sicurezza, con gli occhi sgranati dal terrore e dallo stupore, come Drake poté intravedere dallo specchietto retrovisore del pick-up. In meno di una frazione di secondo erano entrambi morti e sgorganti caldo sangue nei loro ultimi tremori febbricitanti, afflosciati davanti ai buchi sul parabrezza come picconate sul ghiaccio.
Drake si lanciò giù dal cassone con un balzo disperato ed allucinato, e le sue membra si mossero rapidamente da sole, spegnendo il barlume di coscienza nell'encefalo del ragazzo per dare spazio ai soli istinti primordiali di sopravvivenza. Un paio di colpi fischiarono vicino alle orecchie di Drake, ma la sua posizione protetta dalla cabina del pick-up gli permise di abbassarsi in fretta e sgusciare sotto il veicolo in un impeto di caliginoso terrore. Il tempo si restrinse in una serie di attimi, fotogrammi sfocati di cui era padroni solo i suoi riflessi e l'adrenalina che gli galoppava nelle vene. Percepiva improvvisamente tutto, e il rumore della ghiaia scossa lo fece trasalire quando si infilò tra la bruna strada ed il fondo del pick-up.
L'assassino che aveva appena brutalmente freddato Dean e Stuart si mosse, strascicando i piedi stanchi sull'asfalto, mentre Drake tendeva tutti i suoi muscoli, gonfio di allucinati respiri ansimanti. Trattenne il fiato mentre osservava con la coda dell'occhio le suole del figuro spostarsi con chirurgica calma attorno al cassone, in secondi che gli parvero lunghissimi e filtrati da una patina di terrore ed incertezza.
L'uomo aggirò il cassone del pick-up con passi cadenzati e prudenti. Forse credeva che il ragazzo fosse scivolato giù per la scarpata, che dopo pochi metri si immergeva nel nero bosco sottostante, o forse era conscio del nascondiglio del ragazzo ed era pronto a stanarlo dal lato del veicolo che dava sulla vallata boschiva davanti a lui. Drake aspettò con il cuore che gli martellava nelle orecchie, ed aspettò ancora, finché l'uomo non fu abbastanza vicino al ciglio della strada, forse immerso nell'azione di scrutare la foresta in cerca del ragazzo superstite. Il suo corpo agì allora, nel disperatissimo gesto che gli pareva il migliore in quelle circostanze. Un gesto estremo e privo di colpe e rimorsi. Un fulmineo roteare di membra spinto dal sottile filo che legava la sua vita a quel momento, e che il ragazzo eseguì senza pensare.
Estrasse la gamba sinistra, sulla quale era rannicchiato sotto il veicolo, e tirò un potente calcio sulle caviglie dell'assassino, girato di schiena a squadrare ogni abete della vallata. L'uomo fu colto di sorpresa, e gridò mentre perdeva l'equilibrio. Solo un calcio bastò perché la sua schiena si piegasse all'indietro, facendolo ruzzolare sull'asfalto bagnato. Un secondo calcio di Drake, rigido e violento, gli proiettò il cranio verso la scarpata, e lo sbilanciamento del corpo già afflosciato a terra lo fece schizzare in avanti.
L'uomo precipitò giù per la scarpata emettendo grida strazianti con voce gracchiante e stupita, e rotolò sbracciandosi dalla disperazione giù per le ripidi pendici del monte. I cespugli ed i rovi della selva gli lacerarono le vesti e la carne ulteriormente, e la disperazione condusse l'uomo a vuotare gli ultimi colpi rimasti nel caricatore della pistola. Gli spari risuonarono più secchi e cupi di quelli che avevano trapassato Stuart e Dave, stonanti con le grida laceranti del figuro. Drake lo fissò ruzzolare giù per la scarpata, lottando scoordinato per rimanere aggrappato nonostante l'umidità e la pendenza, ed iniziò a rialzarsi solo quando lo ebbe perso di vista. Un paio di latrati d'Infetto risuonarono lugubri in lontananza, ed il frusciare dell'uomo contro rovi ed arbusti sostituì le grida di panico.
Drake fuoriuscì dal nascondiglio, e dovette aggrapparsi al lato del cassone per restare in equilibrio. Le gambe erano prese da spasmi violenti, e gli sembrava di avere al loro posto due cilindri di carne insensibile e vacillante. Gli strilli dell'uomo ripresero, più strazianti e più acuti, accompagnati dai ruggiti di un paio di Infetti, stavolta più vicini, probabilmente attirati dal frastuono che aveva prodotto lo sconosciuto rotolando giù per la rupe. Le orecchie di Drake si riempirono di un vuoto ronzio, mentre le grida laceranti e gutturali dell'uomo spolpato vivo si mischiavano con il fosco canto delle cicale. Lo sguardo del ragazzo si appannò, e Drake dovette fare uno sforzo immenso per riacquistare lucidità. Veli opachi si sfilacciavano e si sbucciavano davanti alla sua cornea, mentre mille pensieri assalivano la sua mente dopo che il vuoto istinto di sopravvivenza aveva represso ogni volontà. Il puzzo del sangue ancora caldo era improvvisamente più intenso e florido, e la luce dei fari e delle luci di sicurezza infastidiva il ragazzo. La calma materiale e cerebrale tornò solo quando le strazianti urla cessarono, e si udì solamente l'impercettibile macinare carne delle ganasce putrescenti degli Infetti. Drake si gettò sull'asfalto, e tossì rauco, spalancando i polmoni all'aria guasta della montagna. Si sdraiò sulla schiena dolente. La quiete calò sulla montagna, ovattata dall'opaco velo che ammantava i sensi, intirizzendo ogni poro della carne pulsante, e le sagome degli alti pini tornarono nere e frastagliate, schermando la luce fioca dei giallastri fari del pick-up.
Drake era confuso. Parecchio confuso. Troppe cose erano successe in così pochi secondi. La sua mente smarrita stava masticando pensieri ed emozioni con febbricitante difficoltà, e tutti gli avvenimenti della sera gli stavano scorrendo davanti agli occhi spenti come una terribile pellicola allucinata.
Tastò con le mani tremanti la nuda terra umidiccia che infangava il bordo della strada, tentando di assaporarla col tatto, tentando di riacquistare lucidità, di riportare i suoi brividi cerebrali ad un livello tangibile. Il ringhio del motore del pick-up iniziò a prendere consistenza, emergendo dalla nebbia come un'ombra oscura, ed anche il freddo metallo della lamiera su cui aveva poggiato il corpo iniziò a diventare gelido. I pensieri si stavano finalmente dividendo in ordinate categorie, e la situazione iniziava a prendere una cupa solidità, alimentata dal mantice dei polmoni ansimanti.
Era appena sopravvissuto ad uno stronzo assassino, ed alle sue pallottole velenose. Dean e Stuart erano morti, invece, davanti ai suoi occhi. I loro cadaveri stavano marcendo dentro la cabina del pick-up, gonfi di sangue e, presto, di vermi. Anche lo stronzo era morto. Con un calcio dalla rapidità che non avrebbe potuto immaginare, lui lo aveva scaraventato giù dalla scarpata, ed ora gli Infetti si stavano dividendo la sua carne. Presto, però, sarebbero stati da lui, attirati dall'odore del sangue dei corpi. Doveva fare qualcosa, eppure restava lì, fermo immobile, respirando l'aria gelida con tutta la sua foga, lasciando scorrere il flusso dei pensieri senza badare a nulla. Fissava il vuoto nero davanti a lui, gli scuri pini che delineavano i monti, il puzzo di morte che si stava spandendo nell'aria come una buia nube dagli oscuri presagi. E si percepiva immobile, lì, freddo come il ghiaccio, palpitante come un neonato immerso nella calda placenta della madre, sgombro di pensieri e dolore.
Doveva andare a salvare il neonato, invece, al rifugio di Harold. Ecco qual era la sua missione, ora ricordava con lucidità. Doveva alzarsi.
Improvvisamente Drake percepì qualcosa sulla guancia. Un tepore improvviso, umidiccio, che gli fece dilatare le scarlatte narici. Stava piangendo, con le palpebre spalancate, la bocca contratta da un ghigno serrato. Qualcosa stava fuoriuscendo, si stava sfogando, ma non capiva cosa. Lasciò che le lacrime trapelassero dai bulbi oculari e gli scaldassero il viso tremante, e pianse senza saperne il motivo, troppo saturo di emozioni ed idee, accasciato sull'infangato pneumatico di un pick-up immerso nel buio.
Restò seduto per un altro paio di minuti prima di rialzarsi. Tirò su col naso, pulendosi il muco con la manica inzaccherata, e strizzò i piovosi occhi per restare lucido. Doveva togliere i due corpi dall'abitacolo, spogliarli e caricarli sul cassone. Avrebbe guidato fino al rifugio, in un modo o nell'altro, a dispetto dei suoi diciassette anni, e avrebbe salvato il piccolo dagli Infetti.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top