Lights Of Dawn: Episodio 5 | Atto 1
Lights Of Dawn Official Soundtrack:
https://soundcloud.com/ecklyn/sets/lights-of-dawn-official
Dave arrancò mentre si precipitava nel rimorchio color azzurro arrugginito. Barcollando, diede un forte calcio al lercio materasso, che si schiantò sulla parete ferrosa producendo un rumore metallico. Afferrò il walkie-talkie con mani tremanti, ed imprecò mentre un conato di vomito iniziava a risalire su per la scarna gola. La crisi di astinenza iniziava a martellare. Già lo sforzo che aveva fatto per non mostrarsi malato davanti a Jordan era stato immane, ed il pensiero di continuare a sopportare quel dolore per tutta la notte era insopportabile. La vista si stava pian piano annebbiando, e lui ne era conscio.
Ricacciato indietro il rigurgito, Dave abbassò gli occhi sgranati e membranosi sull'apparecchio, e fissò le sue mani armeggiare con il selettore dei canali ed il tasto per attivare il microfono. Gli sembrava di essere un burattinaio celestiale, manovratore assente del proprio corpo. Un corpo sudato, bollente, tremante e che aveva disperato bisogno della propria droga.
"Cazzo!" imprecò, non appena vide che il walkie-talkie era già acceso da un pezzo "Anton, ci sei?". L'uomo tese le orecchie scarlatte, bramoso di captare la voce roca dell'uomo. Nulla si udiva fuorché lo statico rumore di fondo.
"Anton!" ripeté con le corde vocali straziate, mentre la testa non ne poteva ormai più di tutto quello stress e di tutto quel casino. L'apparecchio sputazzò qualche granulare sussurro, e, subito dopo, il pesante respiro di un uomo fece brillare di sollievo le membra di Dave.
"Hai fegato a svegliarmi a quest'ora. Che vuoi?" domandò la voce rude e cupa che fuoriusciva dal walkie-talkie.
"Anton!" Dave sorrise goffamente con i denti giallastri e bavosi dalla bramosia "Ne ho bisogno. Ne ho subito bisogno, cazzo!". Le dita nodose di Dave vibravano violentemente, più raggrinzite e oleose che mai, mentre l'uomo succhiava l'aria tra le labbra in attesa della risposta.
Dopo aver crepitato qualche secondo, il walkie-talkie riprese a cinguettare "Io ne ho ancora abbastanza. Ma tu che mi porti?".
La fredda atonalità dell'individuo spiazzò Dave, che rimase perplesso per qualche secondo. Anton era sempre stato un uomo impassibile, ma quella risposta così brusca e impietosa non era da lui. Almeno non sarebbe stata da lui prima dell'Apocalisse. Dave si portò l'apparecchio alle labbra screpolate con un tremito d'incertezza, gli occhi sgranati nell'oscurità.
"Armi. Armi da fuoco. Ce ne abbiamo parecchie qui." rispose infine, colto da una fitta ai reni improvvisa. Imprecò mentre la sudicia falange si staccava dal nero tasto laterale del walkie-talkie lasciando un'umida impronta.
"Preparo tutto per il tuo arrivo allora." rispose improvvisamente il walkie-talkie con una nota di sarcasmo "Ci vediamo nel blocco del primo soccorso.".
Detto ciò, il walkie-talkie smise di soffiare, e tornò muto come una tomba nel frastuono degli abitanti della diga che si preparavano per il peggio. Dave lanciò l'apparecchio sul lurido materasso senza complimenti, ed inspirò a fondo per contrastare una fitta alle tempie. Quella crisi di astinenza lo stava divorando dall'interno come mai prima d'ora. Il sangue sulle sue mani, l'attacco alla diga, i nuovi arrivati... Tutto era successo troppo in fretta, e non gli aveva dato il tempo di ragionare. Si era spinto troppo oltre questa volta. E non avrebbe rimediato a nulla senza versare altro sangue.
"Cazzo!" esclamò, barcollando per uscire dal rimorchio. Ora doveva solo continuare a recitare bene, e se la sarebbe cavata. Il suo corpo ormai sapeva che il premio era a poche decine di minuti di viaggio e pazienza. Doveva solo essere paziente e guidare senza parlare, e avrebbe preso quello che si spettava.
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Il pick-up di Larry sobbalzava e sussultava mentre percorreva il dissestato sentiero ghiaioso, e produceva un fastidioso rumore di rimestìo di oggetti metallici ogniqualvolta cozzava contro una croda o una buca fangosa. Drake era seduto sul cassone, e il suo stomaco iniziava a supplicare pietà mentre le membra dell'uomo ballonzolavano seguendo il moto del veicolo. Il bosco era completamente buio, e Stuart stava facendo un miracolo, riuscendo a guidare quello scassato pick-up su una strada così sgangherata con la sola luce dei fari. Pochi minuti fa Delfino aveva comunicato con voce impanicata tramite il walkie-talkie che aveva contato gli Infetti che circondavano il rifugio, giungendo alla conclusione che fossero poco meno di una ventina, ed aveva intimato poco gentilmente alla compagnia di muovere il culo, tanto grave era la situazione.
Il ragazzo inspirò l'aria fredda ed umida, nel tentativo di fermare la nausea, e cercò di aguzzare la vista per scrutare la buia selva che lo circondava. I rami nodosi dei larici si contorcevano nell'ombra, mentre il veicolo sfrecciava sobbalzando sul plumbeo pietrisco. Sembravano deformarsi, allungandosi crudelmente ad agguantare tutto ciò che disturbava il loro ligneo letargo, ed i brividi percorsero gelidi la schiena del ragazzo. Tra poco oltre che agli alberi ci sarebbero stati gli Infetti a tentare di ghermirlo, se Delfino aveva detto il vero. Sarebbe stato da solo, nella notte, con due sconosciuti e senza un vero e proprio piano per distrarre o ammazzare qualche decina di Infetti, per di più stremato dalla nausea.
"Come va là dietro? Tutto bene?" esclamò Dean, provocandogli un violento sussulto. L'uomo era seduto sul posto a fianco del guidatore, e aveva sporto il capo dal finestrino aperto, torcendo il collo per fissare il ragazzo con la coda dell'occhio. La sua barba ondeggiava e fluttuava in modo grottesco, tentando di scavalcargli la spalla al vento.
"Sì." rispose Drake, alzando la voce per sovrastare il rauco tossire del motore sullo sterrato. Stuart sterzò bruscamente per eseguire un tornante che non aveva ben illuminato con i fari, e il ragazzo lo sentì imprecare fra sé e sé. Grazie alla luce accesa dell'abitacolo del pick-up, lo poteva vedere sudato e concentrato sulla strada, i capelli ancora unti del sangue degli Infetti.
"Ho una domanda" esclamò Drake, notando che la testa di Dean stava tornando nell'abitacolo. Voleva continuare la conversazione per pensare ad altro e far passare la nausea.
"Come ammazziamo gli Infetti quando arriviamo al rifugio? Delfino ha detto che sono circondati...".
Dean sospirò mentre ricacciava fuori il capo e tirava su col naso "Abbiamo una buona dose di armi con noi" rispose, indicando i moschetti deposti sulle casse accanto al ragazzo "Certo, se Dave non avesse insistito per portarsene via la maggior parte sarebbe stato più facile. Ma ci inventeremo qualcosa, tranquillo. In una situazione come questa non hai tempo per pensare.".
Drake annuì silenziosamente, spostando lo sguardo sulla mezza dozzina di sgangherati fucili d'epoca accatastata di fianco a lui. Le baionette tintinnarono, sballottate dall'ondeggiare del veicolo come le sue povere viscere. Solo un fucile d'assalto era stato loro concesso oltre a quegli antiquati moschetti, tanto aveva insistito Dave mentre s'incamminava barcollando insieme a Ryan.
"Tu che facevi prima dell'Apocalisse? Eri uno studente?" gli domandò Dean, evidentemente stufo di fissare le aspre curve fiocamente illuminate dai fari che Stuart imboccava senza parlare.
Drake sospirò, e maledisse quell'ingenua domanda. Aveva voglia di fare conversazione per sgombrare la mente, certo, ma non di risvegliare ricordi del suo passato.
"Frequentavo il liceo ad Alleigh, ma sono di Davourwoods." rispose, cercando di non far trapelare secchezza nel tono "In ogni caso che importanza ha?".
Dean corrugò la fronte, stirando le tempie ed il collo torso con profonde rughe "In che senso che importanza ha?".
"Voglio dire che il passato è passato. Non conta più nulla. Ora conta solo la forza che hai nelle braccia e la tua capacità di restare vivo senza più la garanzia di una vita vera. Dobbiamo guardare al futuro. Odio quando le persone mi fanno ricordare il passato." rispose Drake, voltandosi a fissare un cartello stradale appena superato, che rifletteva fiocamente le rossastre luci di posizione.
"Non sono così nichilista, per l'amor di Dio. Era solo una domanda, comunque." esclamò l'uomo. Il pick-up sbandò lievemente per l'urto con le radici di un grosso ceppo troppo vicino alla carreggiata. Drake fissò Dean mentre staccava la mano dal bordo del finestrino aperto e stendeva il braccio fuori dal veicolo. Avrebbe voluto rispondergli e far fuoriuscire tutta la frustrazione e l'odio profondo che provava in quel momento per quel tipo di vita, ma decise di restare zitto. Era troppo stanco per incominciare un dibattito, specialmente con Dean, che aveva la faccia di uno che si sarebbe ricordato quanto faceva schifo il mondo solo dopo un sufficiente trauma, da bravo ottimista.
"Ecco" disse, tirando su la manica a mostrare l'avambraccio nudo "questo tatuaggio ce lo siamo fatti io e mia moglie a Parigi, durante la nostra luna di miele. Sembrano dei punti e delle linee senza senso a prima vista. Ma se unisci insieme i punti del tatuaggio di mia moglie e quelli del mio indovina cosa esce fuori? La costellazione dell'ariete. Questo perché sia io che mia moglie siamo nati in Aprile, e abbiamo l'ariete come segno zodiacale...".
Drake annuì serio ed annoiato, mentre l'uomo si ricopriva con la manica i punti e le linee che aveva appena sfoggiato, sospirando mogio.
"Era dai suoi genitori giù in pianura mentre è successo tutto. L'ho sentita un'ultima volta solo in una telefonata, dopo non ne ho saputo più niente. Hanno tagliato le linee e così via." continuò l'uomo, la barba che ancora ondeggiava grottesca al lieve vento provocato dalla rapida salita del pick-up "Ma non ho mai perso la speranza di rivederla. Anche se non so se sia viva o morta, di notte ancora sogno che alla fine di tutto ci incontreremo di nuovo, e rideremo in faccia al fato. Se non avessi la speranza di rivedere mia moglie non avrebbe senso continuare. A che scopo sopravvivere? A che scopo soffrire in questo mondo morto per ancora qualche mese? Se non hai la speranza, ragazzo, finisci nella pancia di quelle bestie con più facilità di quello che credi, perché non hai nessun motivo per lottare.".
Detto ciò, Dean sparì di nuovo nell'abitacolo, e sussurrò qualcosa a Stuart, ancora sudato e con gli occhi sgranati per la concentrazione. Il pick-up aveva ormai percorso parecchi chilometri ed aveva affrontato un buon dislivello in salita. Drake calcolò che il rifugio era poco distante. Forse mancava solo qualche minuto. Era difficile orientarsi con quel buio che assorbiva ogni albero, ogni crinale, ogni belva selvatica. Il discorso di Dean, per quanto ingenuo ed aforistico, lo aveva rattristato parecchio, e gli aveva fatto tornare in mente i suoi genitori. Poco fa li aveva rinnegati davanti a Ryan. Aveva detto che non c'era più speranza, che ormai conveniva restare lì alla diga e sopravvivere piuttosto che partire per cercare chimere che altro non avrebbero causato se non profonda delusione. Il nichilismo e l'illusione si dibattevano dentro di lui, e lui ne era consapevole, e si struggeva come non mai, riverso sul cassone di uno scassato pick-up a notte fonda. Gli ritornò alla mente la poesia sulla speranza che Ryan gli aveva letto due giorni prima, eccitato come uno scolaretto. Sospirò malinconico. L'aveva giudicata oggettivamente, pur sapendo che il suo compagno non l'aveva scritta con l'intento di creare qualcosa di piacevole per tutti. Ryan era un bambino, un illuso. Lo aveva accudito, ed era partito con lui alla ricerca dei suoi genitori. Chi altro avrebbe fatto qualcosa del genere se non un adulto ancora immerso nelle fanciullesche illusioni che non aveva mai voluto rinnegare? Eppure era una persona stupenda, e finora l'unico amico che avesse mai avuto. Era stata necessaria l'Apocalisse per farglielo incontrare, certo, ma ora entrambi si stimavano e riconoscevano come non era mai successo, e a Drake piaceva recitare la parte del figlioccio, consapevole che Ryan era un ottimo sognatore ed un pessimo padre.
"Attento, cazzo!" strillò Dean all'improvviso.
Il pick-up frenò di colpo, facendo schizzare in avanti il ragazzo, la cui schiena si schiantò sul ruvido vetro che divideva l'abitacolo dal cassone. Le armi caddero a terra, sparpagliandosi, ed il sibilo dei freni sovrastò il cicaleggio della selva mentre il cuore di Drake palpitava in preda alla tensione improvvisa. Ignorando il dolore alla schiena, il ragazzo si alzò barcollando, il sangue che pulsava nelle tempie, e spalancò la bocca quando vide il motivo di quell'arresto così brusco.
Un uomo sudicio e scamiciato era in piedi davanti al veicolo, ansimante ed abbagliato dalla luce dei fari. Sembrava essere sbucato all'improvviso dai contorti tronchi del bosco, e Stuart lo aveva mancato di pochi centimetri. Il suo volto era scavato, ed un'espressione di terrore ne saturava ogni profonda ruga. I capelli erano sozzi ed arruffati, e sembrava davvero un selvaggio, colto dai potenti fari giallastri del pick-up, che plasmavano un gioco di ombre e contrasti sulla lercia giacca terrosa e sulla pelle emaciata.
Seguitò un lungo silenzio, interrotto solo dal tonante palpitare dei cuori, prima che il ferino straniero biascicasse qualcosa.
"Aiuto" gracchiò la voce vibrante d'orrore "Aiuto..."
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